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Autore: comet91    20/09/2012    13 recensioni
Strawberry Momomiya frequenta l'ultimo anno di liceo e la sua vita scolastica non è delle migliori. Non capisce nulla di fisica e detesta profondamente la sua professoressa. Ma se arrivasse un nuovo professore? Magari biondo e dagli occhi di ghiaccio? E se questo professore le complicasse la vita ancora più del previsto? L'amore non è tutto rose e fiori e la nostra Strawberry lo scoprirà presto, aiutata dalla migliore amica Lory e da un pasticcere sempre pronto a consigliarla. Una commedia scolastica incentrata sulla coppia Strawberry x Ryan :)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Keiichiro Akasaka/Kyle, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 – Azione e Reazione
 




Quando le labbra di Shirogane si erano posate sulle sue, Strawberry era stata colta troppo alla sprovvista per fare caso a quel brivido intenso ed infinito che le era salito lungo la schiena. Qualsiasi sensazione era stata cancellata dalla sorpresa, che subito dopo aveva lasciato inevitabilmente spazio alla rabbia. Sconvolta, era tornata a casa, entrata in camera sua e aveva chiuso di scatto la porta alle sue spalle, lasciandosi scivolare lentamente a terra. Una volta che il respiro era tornato regolare, aveva portato una mano a sfiorare le labbra, mentre le sue guance si coloravano di rosso.
Il mio primo bacio…
 
“Che cosa?!” Lory era una ragazza molto calma che difficilmente alzava la voce, ma non poté fare a meno di urlare incredula di fronte alla confessione dell’amica.
“Ssssh! Non gridare!” la pregò Strawberry, tappandole la bocca. Si guardò attorno, aspettando che gli sguardi curiosi dei suoi compagni di classe si volgessero altrove, poi lasciò andare la presa.
“Scusami. Ma stai parlando sul serio?”
La rossa annuì, imbarazzata.
“Ti ha baciata?!” il suo tono era nuovamente TROPPO alto.
“Insomma!” la rimproverò.
“Shirogane ti ha baciata?” sussurrò lei, sconcertata. Strawberry le fece un ulteriore cenno con la testa. “Oh mamma. Ma sei sicura?”
 “Come posso non esserne sicura?! Ha messo le sue labbra sulle mie! Così!” esclamò, facendo schioccare le labbra nella simulazione di un bacio.
“Ma è un nostro, un tuo insegnante! Non potete avere una relazione, è…!”
“Non abbiamo nessuna relazione!” la interruppe Strawberry, stizzita. Si sentiva tremendamente in imbarazzo a parlarne, ma non voleva avere un segreto con la sua migliore amica. “L’ha fatto per punirmi” aggiunse.
“Punirti? Ma che significa?” Lory sembrava ancora più sconvolta, così si affrettò a liquidare la questione dicendole che era una lunga storia.
“Strawberry?”
“Sì?”
“Ti è piaciuto?”
“Lory!!” stavolta fu lei a gridare. Avvampò e, per la prima volta, ripensò alle emozioni che le aveva suscitato quel bacio. Le era piaciuto? Non ne era certa. Era durato così poco e lei ne era rimasta così scioccata che non riusciva a ricordare, nonostante quel lieve contatto fosse estremamente vivido nella sua mente.
 
Nello stesso momento, Ryan sedeva di fronte a un Kyle alquanto divertito.
“Sai che è maleducazione spiare gli altri?” disse, irritato.
“Oh, io e tua madre eravamo solo molto curiosi. Vero Katherine?”
“Of course”. La donna fece roteare lo sgabello su cui era seduta e sorrise in modo infantile.
Erano in pasticceria da dieci minuti e non avevano fatto che ridere alle sue spalle quei due. Ryan scosse il capo esasperato, Kyle e sua madre formavano una coppia invincibile in questi casi.
“Allora?” chiese l’amico, curioso.
“Cosa?”
“Hai baciato Strawberry”
“E quindi?” disse, sorseggiando il suo caffè e mettendo in piedi la perfetta maschera di indifferenza che da anni si portava dietro.
“Do you like her?” si intromise sua madre, un sorriso malizioso dipinto sul suo volto.
Il biondo alzò gli occhi al cielo, mentre sentiva quelli degli altri due puntati su di sé. Ma cos’ho fatto di male?, si disse.
“Volevo solo prenderla in giro” Kyle e Katherine si scambiarono uno sguardo d’intesa molto eloquente. “E non sono affari vostri!” sentenziò Ryan, infastidito. Appoggiò sul bancone la tazzina, prese la sua giacca e uscì brontolando dal locale.
“Non sembra, ma si imbarazza con poco” mormorò il pasticcere, quando la porta si fu richiusa.
La donna scoppiò a ridere. “He is so cute”
“Carino? Se Ryan ti sentisse si arrabbierebbe ancora di più” rispose l’altro.
Calò il silenzio e forse entrambi pensarono alla stessa cosa. Fu Kyle, infine, a parlare. “Tuo figlio non ne parla, però sta ancora molto male. In questi due anni si è chiuso ancora di più in se stesso, ma non può continuare così per sempre. Forse avvicinarsi a una ragazza come Strawberry gli farà bene”
Katherine annuì, convinta. “He needs someone”
“Già, ma non lo ammetterà mai” concluse, con un sorriso.
 
 
Ryan arrivò a scuola con i nervi a fior di pelle. Le domande lo infastidivano, soprattutto quelle personali. Entrò in aula senza dire una parola e tutti gli alunni presero posto in silenzio. Solo allora volse uno sguardo alla classe e, per qualche impercettibile secondo, indugiò su Strawberry. Teneva gli occhi bassi, il viso un po’ arrossato che mal celava l’imbarazzo. Lottò con se stesso per trattenere un sorriso divertito, poi diede inizio alla lezione.
Strawberry non aveva il coraggio di alzare lo sguardo. Non si era mai sentita così a disagio prima, avrebbe voluto essere in qualsiasi posto ma non lì. Sentiva gli occhi azzurri di Shirogane trafiggerla di tanto in tanto e, ogni volta, inevitabilmente, le tornava in mente la distanza ravvicinata a cui se li era trovati il giorno prima.
Lory le diede una leggera gomitata, invitandola a seguire la lezione, ma la ignorò. Temeva di incrociare quelle iridi di ghiaccio ed era spaventata ancor più dalla propria reazione: poteva un bacio farla sentire così tesa?
Ryan era infastidito, quella sciocca non stava seguendo una parola del nuovo argomento. Decise però di lasciarla in pace, chiedendosi se non avesse esagerato con quel bacio. Ma era un semplice bacetto innocente, pensò. Ad ogni modo, per tutta la lezione le permise di crogiolarsi nei suoi pensieri, sapendo che avrebbe avuto tempo di rimproverarla nel pomeriggio.
L’arrivo dell’intervallo fu una boccata d’aria fresca per Strawberry. Senza nemmeno aspettare che Shirogane salutasse la classe, corse fuori dall’aula con in mano un sacchetto. Salì a due a due i gradini che portavano alla terrazza e trovò, con piacere, che Mark la stava già aspettando.
“Ciao!” esclamò, godendosi la piacevole sensazione che andava a sostituirsi a tutte le altre.
“Ehi. Scusami ancora tanto per ieri… mi dispiace, ci tenevi alla festa” mormorò lui, con un sorriso dispiaciuto.
“Ah… bè, non preoccuparti! E’ tutto a posto” rispose. “E poi alla festa ci sono andata lo stesso”
“Da sola?”
“Sì” si limito a dire, tralasciando il particolare Shirogane mi ha baciato. “E ti ho preso questi” Gli porse il pacchetto, con le mani che tremavano. Osservò in silenzio il moro che lo apriva e guardò sognante il sorriso che si dipingeva sul suo viso.
Dorayaki! Mi piacciono moltissimo, grazie Strawberry!” esclamò e inaspettatamente le si avvicinò, avvolgendola in un abbraccio caloroso.
Rimase interdetta a quel gesto e, quando le venne in mente di ricambiare, Mark si era già allontanato. Arrossì e sentì il cuore battere un po’ di più.
“Adesso devo andare” disse lui, ma quando arrivò alla porta si fermò di colpo e si voltò a guardarla. “Facciamo la strada insieme al ritorno?”
Il volto della rossa si illuminò. Ora sì che il cuore le batteva forte. “Sì!” acconsentì, felice.
Rimasta sola, si appoggiò alla ringhiera e inspirò profondamente. Vado a casa con Mark, vado a casa con Mark! Gli aveva già perdonato la mancanza del giorno prima, non aveva importanza. L’unica cosa che contava era poter passare del tempo con lui.
“Ah, ecco dov’eri” la voce alle sue spalle la trafisse, esattamente come erano in grado di fare i suoi occhi. Finse di non aver sentito, mentre cercava di tenere a bada l’imbarazzo.
“Ti aspetto oggi subito dopo la scuola, per le ripetizioni” disse Shirogane, che nel frattempo le si era affiancato. Lei lo ignorò.
“Sto parlando con te, Momomiya” insistette.
“Non ci vengo” sussurrò, girando il viso dall’altra parte. Non riusciva a guardarlo.
“Come?”
“Ho detto che non ci vengo!” gridò lei, trovando per la prima volta il coraggio di incrociare i suoi occhi. Vi lesse indifferenza.
Shirogane guardò il suo viso assumere quell’innaturale tinta accesa a cui si stava ormai abituando. “Il motivo?” domandò.
“Lo sa benissimo!”
“Tutta questa agitazione per un bacio?”
Sentì la rabbia risalirle da dentro, pronta a esplodere. Non ci ragionò nemmeno un secondo, sollevò il braccio pronta ad assestargli uno schiaffo. Non gliene importava niente se stava per picchiare un insegnante. Ma Shirogane prontamente le bloccò la mano a mezz’aria, a pochi centimetri dal suo viso. Le si avvicinò ignorando i suoi tentativi di divincolarsi e strinse la presa attorno alle sue dita.
“Mi lasci andare!” protestò Strawberry, ma la stretta era ferrea.
“Ti sto parlando come tuo professore” soffiò lui, a un millimetro dalle sue labbra. “Ho preso l’impegno di aiutarti e lo farò”
“Non lo voglio il suo aiuto!” tentò ancora di dimenarsi, inutilmente.
“Ma ne hai bisogno. Non hai molta scelta”
“Mi sta facendo male!”
Il biondo allentò la presa e sentì la ragazza rilassarsi. Ma per poco. Lo schiaffo di Strawberry lo raggiunse in pieno viso, tanto forte da lasciargli il segno. Uno stormo di uccelli, che sembrava lì per assistere alla scena, prese il volo quando il rumore dello schiaffo risuonò nell’aria.
“Adesso siamo pari” disse, arretrando di qualche passo e sorridendo compiaciuta. “Ci vediamo dopo, professore” poi scappò via, in contemporanea con il suono della campanella.
Ryan rimase sulla terrazza, sinceramente colpito. Si toccò la guancia. Sanguinava, doveva averlo preso con le unghie. Sorrise. “Certo che ne ha di coraggio…” mormorò, tra sé e sé.
 
Il resto della giornata passò tranquillamente e Strawberry non pensò più a Shirogane. Almeno fino alla fine delle lezioni, quando si rese conto che la sua passeggiata con Mark verso casa era saltata.
Aspettò il ragazzo all’uscita, in compagnia di Lory. Le si strinse il cuore quando lo vide arrivare sorridente.
“Vogliamo andare?”
“Mark, non posso” cominciò. “Ho un impegno, me ne ero dimenticata”
Il ragazzo la guardò stupito, poi alzò le spalle. “D’accordo. Dai, prima o poi riusciremo a stare un po’ insieme” disse, facendole l’occhiolino. Rincuorata, sorrise.
“Scusami davvero! Allora… io vado… Ciao” si allontanò di corsa, tra il dispiacere e la sorpresa. Mark era molto più esplicito negli ultimi tempi. Sembrava davvero che avesse voglia di stare con lei. Il problema era capire come.
Mark e Lory la guardarono allontanarsi, confusi.
“Midorikawa” la chiamò Mark. “A quanto pare Strawberry ci ha abbandonati oggi. Ti accompagno a casa”
La ragazza dai capelli verdi arrossì, colta alla sprovvista.
“Dai, andiamo”
“N-no. Ti ringrazio, Aoyama. Sei… molto gentile, ma non posso” mormorò, in completo imbarazzo. Detto ciò, scappò via. Si fermò pochi passi più avanti, quando fu certa che Mark non poteva più vederla. Ascoltò il battito impazzito del suo cuore e strinse la maglietta in corrispondenza di quel punto. Calmati, calmati!, si intimò. Ma non c’era niente da fare.
 
 
Nel frattempo, Strawberry era arrivata a casa di Shirogane. E, esattamente come la prima volta, indugiò davanti all’entrata. Lo detestava, era certa che si stesse prendendo gioco di lei. Quanto avrebbe voluto dirgliene quattro!
“Allora? Hai intenzione di stare lì ancora per molto?!”
Soffocò un gridolino e si guardò attorno. Ma cosa…? Poi si rese conto che la voce proveniva dal citofono. Eppure non aveva suonato. Il cancello si aprì e lei entrò, percorrendo il vialetto. Shirogane l’aspettava sulla porta.
“Come faceva a sapere che ero qua fuori?” domandò lei, senza preoccuparsi di salutarlo.
“Si chiama videocitofono, Momomiya. Mai sentito?”
“Non cominci a prendermi in giro. Sono qua per le ripetizioni e basta” entrò superandolo e si diresse in soggiorno.
Quando Shirogane la raggiunse, si era già accomodata ed i libri erano già pronti sul tavolino.
“Vedo che hai fretta di imparare, finalmente” commentò lui, prendendo posto. Strawberry non rispose. Non sapeva se, tra le varie emozioni che aveva dentro, era maggiore la rabbia o l’ansia. Sicuramente,entrambe vincevano su tutte le altre. Prese in mano la penna, invitandolo a cominciare la lezione.
Il professore la studiò per qualche secondo. “Oggi non hai seguito una parola di quello che ho spiegato” disse, infine.
“E’ solo colpa sua. Iniziamo?” insistette. “Sono indietro rispetto ai miei compagni, no? Muoviamoci, voglio recuperare”.
“E va bene” trovava divertente quella situazione, ma decise di non dirle nulla. Ci teneva alla pelle. “Apri il libro a pagina 210. Parliamo della dinamica, oggi. Ti dirò le cose basilari perché tu possa comprendere l’argomento che ho spiegato stamattina e che non hai ascoltato”
Strawberry ignorò la frecciatina e scrisse a grandi lettere il nome dell’argomento.
“L’altra volta ti ho accennato cos’è la dinamica, te lo ricordi?” le domandò. La ragazza ci pensò un attimo su, poi, con non molta convinzione, disse: “E’ un ramo della meccanica. Studia il moto dei corpi… credo”
Shirogane rimase piacevolmente sorpreso, ma lei non poté notarlo. Fino a quel momento non l’aveva guardato in viso, si sentiva troppo a disagio. Ed era anche stupita del fatto che lui non l’avesse ancora punita in qualche modo per lo schiaffo ricevuto, anche se avrebbe sicuramente trovato un modo per fargliela pagare. Ne era certa, il che accresceva ancor più l’agitazione.
“La dinamica si basa su tre principi fondamentali…” mentre lui iniziava a spiegare, trovò il coraggio di sollevare lo sguardo. Ne studiò di nascosto i lineamenti del viso, soffermandosi sui capelli che scendevano disordinati sulla fronte. Passò agli occhi, abbassati sul libro e, senza rendersene conto, si incantò sulle labbra. Sembravano così morbide. In effetti lo sono, pensò arrossendo. Si vergognò del suo pensiero e cercò di tornare ad ascoltare ciò che il professore stava dicendo. Si era già persa! Poi lui girò il capo verso di lei e solo allora notò il cerotto sulla guancia. Stava per domandarsi cosa gli fosse successo, quando capì da sé.
“Sono stata io?” gli chiese, interrompendolo. Shirogane le rivolse uno sguardo interrogativo. “Il cerotto” aggiunse. Il biondo portò una mano a toccarsi la guancia e le sorrise. Un sorriso che Strawberry non riuscì a comprendere del tutto.
“Voi donne avete la brutta abitudine di portare le unghie lunghe” disse. Inspiegabilmente, lei arrossì.
“Mi dispiace” mormorò, torturando una ciocca di capelli.
“Siamo pari, no?” e le sorrise complice. Strawberry non ricambiò.
“Non è stato carino quello che ha fatto. Ed è contro le regole”
“Sei stata tu a darmi uno schiaffo” si difese.
“Sa cosa intendo…”
Ryan sbuffò, notando la sua serietà. La fissò per un attimo, poi le si avvicinò con un movimento fluido e rapido. Strawberry si trovò imprigionata tra il divano e il corpo del ragazzo e un’ondata di panico la travolse.
Istintivamente portò le mani a coprirsi la bocca. Non voleva un altro bacio, assolutamente. Tutti quelli che aveva immaginato negli ultimi anni, avevano come protagonista Mark. Non un suo insegnante, accidenti!
“Sei una bambina” disse lui, senza muoversi di un millimetro.
“Ah, davvero?” ribatté, stando attenta a non dargli modo di raggiungere le sue labbra.
“Quello non era un bacio, Momomiya”
Lei spalancò gli occhi, senza capire. “A me sembrava proprio di sì”
“Hai sentito la mia lingua?” la domanda diretta di Shirogane la fece arrossire fino alla punta dei capelli.
“Ma che domande fa?!” gridò, scandalizzata. A malincuore, doveva ammettere di non avere esperienza in questo genere di cose. Parlarne le creava imbarazzo.
“Rispondi. Hai sentito la mia lingua?” ripeté lui, avvicinandosi un altro po’.
La ragazza distolse lo sguardo, mentre al rossore si aggiungeva il caldo, poi obbedì e rispose: “No!”
“Ecco. Appunto”
Ma dove vuole arrivare?, si domandò. “E con questo?!” disse, cercando di indagare.
“Momomiya, quando ti bacerò, e intendo un bacio vero, la sentirai eccome” le sussurrò, con voce roca. In altre circostanze, Strawberry l’avrebbe trovato terribilmente sexy, ma in quel caso le parole e il tono della sua voce non fecero altro che imbarazzarla all’inverosimile. Per non parlare del sorriso malizioso che le rivolse subito dopo.
Deglutì, cercando di pensare a qualcosa, ma si sentiva come se le avessero staccato la spina e non potesse più ragionare. Poi, trovò la forza di parlare. “M-ma.. ma che significa?!” gli domandò, abbassando le mani e lasciando perdere la protezione della bocca.
“Che quello che ti ho dato non era un bacio” le sorrise innocente, rialzandosi. Strawberry rimase qualche secondo rannicchiata contro lo schienale del divano, finchè non riuscì a riacquistare la lucidità.
“Per me è stato un bacio!” esclamò, fuori di sé dalla rabbia.
“Il che mi fa pensare che tu non ne abbia mai ricevuti altri” rispose Ryan, aspettandosi un’altra reazione furiosa da parte sua. Quando questa non arrivò, capì di aver fatto centro. Osservò Strawberry chinare il capo e arrossire, mentre la frangia le nascondeva gli occhi.
“Il tuo ragazzo non ti ha mai baciata?” le domandò. La vide sussultare.
“Mark non è il mio ragazzo” rispose, per chiedersi poi per quale motivo gli stesse dicendo quelle cose. “E lei che razza di professore è? Baciare un’alunna…”
Shirogane la interruppe. “Sono un supplente, infatti. E non era un bacio, ti ripeto. Era una semplice punizione”
“E lei punisce così le studentesse?!” sbraitò, indignata.
“No, solo te in realtà” ribatté lui. “Ma se ti dà così fastidio, non capiterà più. A meno che non sia tu a volerlo, sia chiaro” la provocò.
“Mi dà fastidio!” confermò Strawberry, incrociando le braccia. Era furente.
Ryan si sentì un po’ in colpa. “Dai, torniamo a studiare” le disse, cercando di chiudere la discussione. La rossa alzò il capo e lo guardò.
“Sono arrabbiata. Lei è un mio insegnante. Non voglio che ci siano tensioni. Se io le rispondo male, rischio che lei mi prenda di mira e che la mia pagella faccia ancora più schifo dell’anno scorso” disse, con grande sincerità. Forse stava ragionando ad alta voce, pensò Ryan.
“Invece mi tieni testa. E questo mi diverte” le spiegò, optando anche lui per una spiegazione sincera. Strawberry sembrò poco convinta. “Sul serio? Non mi abbasserà i voti visto come mi sono comportata?”
“Momomiya, non sono il genere di professore che fa questi giochetti. E qui non siamo in classe. Ma sia chiaro che esigo comunque rispetto”
La ragazza annuì. “E lei rispetterà me?”
“Affare fatto” rispose, porgendole la mano. Strawberry la strinse, sorridendo. Si stupì quando lui ricambiò: era il sorriso più bello che avesse mai visto.
Tornarono sui libri, considerando chiuso l’argomento “bacio”. Non voleva più parlarne. Shirogane aveva detto che non era stato un bacio, punto. Perciò poteva ancora sperare di dare il primo a Mark. Decise di pensarla così, poi si concentrò su ciò che il professore aveva iniziato a spiegarle.
“La dinamica si basa su tre principi fondamentali. Il primo di questi è detto principio d’inerzia, noto anche come legge inerziale di Galilei” disse, mentre lei prendeva appunti a gran velocità. Sorrise, poi continuò enunciando il principio: “Un corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, finché non interviene una forza a modificarne lo stato”.
Le fece qualche esempio e Strawberry sembrò afferrare al volo il concetto. Così proseguì con la spiegazione. “Il secondo principio, o legge di Newton, afferma che un corpo su cui agisce una forza su­bisce un'accelerazione direttamente propor­zionale all'intensità della forza e inversa­mente proporzionale alla massa del corpo”
La rossa lo guardò con un’espressione da “non ho capito nulla”, che trovò divertente. “Ehm… cioè?” chiese.
“Te lo spiego in parole più semplici. Hai presente il carrello del supermercato?” lei annuì. “Se è vuoto devi imprimere un forza minore per spingerlo, rispetto a quando è pieno” si fermò un attimo per permetterle di assimilare l’informazione, poi continuò. “Se poi lo spingi e lo lasci andare, questo si muoverà più velocemente o più lentamente a seconda che sia pieno o vuoto e della forza impressa nella spinta”
“Aaah, ho capito! Ok” confermò allegramente. Poteva dire tutto di Shirogane, ma non che non fosse un bravo insegnante.
“Bene, prima di dirti l’ultimo principio, passiamo alla parte pratica” disse lui. Strawberry sbuffò: parte pratica = esercizi = formule. Detestava le formule.
“Non lamentarti, te la stai cavando bene fin qui” la incoraggiò il biondo.
Passarono una mezz’ora d’inferno (per lei) tra simboli e numeri. Strawberry faceva davvero fatica, ma con un po’ d’aiuto e diversi rimproveri riusciva ad arrivare alla soluzione senza grandi problemi. Ryan poteva ritenersi soddisfatto della sua allieva. Compilarono buona parte dei fogli che il professore le aveva assegnato, ma ne mancavano ancora tanti. Troppi.
“Ci sei con questi esercizi?” le domandò Shirogane, mentre lei si lasciava cadere con la testa sul tavolo.
“Sì. Mi esce il fumo dal cervello, basta” implorò.
“Passiamo all’ultimo principio. Qua ti divertirai di più” il prof le fece l’occhiolino, catturando la sua attenzione. “Principio di azione e reazione” le disse, facendole segno di scrivere. Svogliatamente, Strawberry seguì l’indicazione.
“Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria” citò lui. “E ora la parte divertente”
Strawberry lo seguì con la sguardo mentre si alzava e si dirigeva verso il mobile alle loro spalle. Aprì un cassetto e ne estrasse una corda. La ragazza lo guardò interrogativa.
“Hai mai giocato al tiro alla fune?” le domandò.
“Sì… ma cosa centra?”
“Alzati”
“Agli ordini…” mormorò, infastidita. Non sopportava quel tono autoritario.
Shirogane le porse un’estremità della fune e afferrò l’altra. La guardò sorridendo. “Facciamo una scommessa? Chi vince decide la posta” propose poi.
“Non sarebbe equa. Lei è sicuramente più forte di una ragazza”
“Dimostramelo” la provocò. E, come era ovvio accadesse, Strawberry accettò immediatamente la sfida.
Si misero in posizione e, al via, cominciarono a tirare. Come previsto, Shirogane era molto più forte, ma cercò di trattenersi per dare spazio di manovra anche a lei. Strawberry, dal canto suo, si impegnava a fondo. Tirò con tutta la forza che aveva, ma Ryan non si muoveva di un millimetro. Piccole goccioline di sudore cominciarono a percorrerle il viso. Cercò di mantenere la presa con una sola mano e portò l’altro braccio ad asciugare la fronte, ma in quel momento Shirogane impresse più forza trascinandola di qualche passo verso di sé. Lei gli rivolse un’espressione corrucciata, a cui lui ripose con un sorriso compiaciuto.
“Mai abbassare la guardia” le disse. “E ora ascoltami bene. Ad ogni azione” indicò lei, senza smettere di tirare “corrisponde una reazione uguale e contraria” concluse, puntando il dito verso se stesso. “Hai capito?”
Strawberry sorrise entusiasta: “Aaah,sì ho capito!” esclamò, esaltandosi. Forse un po’ troppo. Nella gioia di aver compreso il principio, allentò la presa sulla corda. Ryan immediatamente ne approfittò e, in un attimo, Strawberry si ritrovò catapultata verso di lui. Andò a sbattere contro il suo petto marmoreo, sentendo un certo dolore al naso. Shirogane perse l’equilibrio, stupito dalla forza con cui le era caduta addosso. Si ritrovarono entrambi a terra. O meglio, lui a terra, lei sopra di lui.
Strawberry si sollevò, massaggiandosi il naso. Quando si rese conto di essere seduta su di lui, arrossì violentemente.
“Azione e reazione, Momomiya. E’ chiaro?” disse lui, mentre si tirava su con il busto, sostenendosi con i gomiti.
“C-chiaro”
“Ho vinto” le fece presente, sorridendo divertito.
“E’ stato sleale! Mi ha distratta!” si difese Strawberry, tirandogli un leggero colpo sul braccio.
“E’ solo colpa tua, mia cara”
“Mi rifiuto di fare qualsiasi cosa che sia sconveniente!” ci tenne a precisare, incrociando le braccia.
Ryan alzò un sopracciglio, perplesso. “Momomiya, sei seduta sopra di me. Più sconveniente di così…”
Avvampando, Strawberry si alzò. Era rossa più che mai.
“Allora? Cosa vuole?” gli domandò, temendo la risposta. E se mi chiede un altro bacio? O peggio? Pensò, in preda all’agitazione.
“Offrimi un caffè, scema” 
“Perché mi insulta?!” gridò.
“Perché si vede lontano un miglio che stavi pensando a cose sconce. Mi dispiace per te, ma voglio solo un caffè. Andiamo” le lanciò la giacca leggera che indossava quand'era arrivata e andò a prendere la propria.
Strawberry si trovò nuovamente ad arrossire. Capitava un po’ troppo spesso. Sbuffò e mise via i libri, brontolando tra sé e sé.
“Allora, sei pronta?” la esortò Ryan, impaziente.
“Sì, prof!” esclamò, oltrepassando la porta tenuta aperta dal ragazzo.
“Cos’è tutta questa confidenza?” le chiese lui, dando due giri alla serratura.
Professore è troppo formale. Posso chiamarla prof?”
“No”
“D’accordo, prof” ribatté allegramente.
Ryan le diede una leggera spinta, facendola barcollare. Strawberry rispose con una linguaccia.
Dopotutto, quella situazione non dispiaceva a nessuno dei due.








E finalmente ecco anche il sesto capitolo :)
Ne approfitto per ringraziare tanto tanto le persone che mi seguono e che mi hanno fatto gli auguri per la guarigione e per l'esame (è andato benissimo! Grazie mille :D)! Spero che questo capitolo vi ripaghi dell'attesa dell'ultima settimana xD E' un pochino più lungo degli altri, ma spero non vi abbia annoiato!
A presto!
Baci,
Comet
  
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