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Autore: Papillon_    21/09/2012    7 recensioni
Strawberry, dopo la battaglia con profondo Blu e una perdita devastante, ha deciso di lasciare il Giappone. Sta via per cinque lunghi anni, ma nel profondo del suo cuore sa che, alla fine, dovrà tornare. Perchè ha un nuovo piccolo, dolce motivo per farlo. E forse, anche se lei non lo vuole ammettere, perchè non ha dimenticato quel bellissimo biondino dagli occhi color dell'oceano.
Ma il tempo è un nemico temibile e cambia ogni cosa. E questo Ryan e Straw lo sanno.
Questa è una storia d'amore, di coraggio; una storia di scelte che possono cambiare la vita e il mondo.
Fin dove siamo disposti a spingerci per salvare la persona che amiamo?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Mint Aizawa/Mina, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

right next to you

 

One day when the sky is falling,
I’ll be standing right next to you,
Right next to you.
Nothing will ever come between us,
I’ll be standing right next to you,
Right next to you.

Ryan
 
Quella mi sembrò subito una di quelle feste a cui ti penti di essere andato. Che guardassi a destra o a sinistra, c'erano ragazzi e ragazze che si conoscevano, che ballavano...io ero da solo, come un fottuto palo, diamine.
Come al solito.
E anche grazie a Mina, che non era disposta ad aiutarmi.
 
-Dov'è lei? - le avevo chiesto appena arrivato trattenendole un braccio.
-Ma che...sei tu che hai fatto tutto questo fracasso con la macchina quando sei arrivato? Ma prendersi una decapottabile silenziosa no, eh? - mi aveva risposto lei.
-Rispondi alla mia domanda.
-Senti, biondino, cerca di impegnarti. Lei è qui, e ti aspetta. Non vorrai mica che ti faccia trovare tutto già pronto? Svegliati un po'.
-Vai a fare il...
Ma lei mi impedì di parlare. -Ascolta, io non ti sopporto, ma non per questo non voglio che tu la perda. Cercala, dannazione, Ryan, lei vuole solo te...
 
A ripensare a quello che ci eravamo detti mi venne da ridere. Quello tra me e Mina non era odio; era...boh, non lo sapevo neanche io. Ma, in fondo in fondo, le ero grato di tante cose.
Ormai erano le dieci passate e gli ospiti avevano smesso di arrivare. Di colpo abbassarono le luci, e chiesero alle coppie in pista di spostarsi, perché da un momento all'altro sarebbe arrivata la festeggiata dalla scala grande. Giusto, Mina voleva fare un' entrata in grande stile.
Puah.
Ed eccolo lì, uno dei suoi mille servitori era al centro della sala e, pieno di orgoglio, come se dovesse presentare sua figlia, annunciò con un tono di voce carezzevole: -Ecco a voi, signori e signore, Mina Aizawa.
Ci furono dei cori tra il pubblico, molti bisbigli e sguardi d'intesa. Mina era bellissima nel suo abito scuro, dovevo ammetterlo. Era molto diversa da come la ricordavo la notte scorsa, vestita semplicemente per uscire. Ora mi rendevo conto di cosa fosse diventata.
Una bella donna.
Ma ci fu qualcosa, al di là di tutto, al di là di Mina, che rapì il mio sguardo, che non sembrava non voler più distogliersi da un'altra figura femminile, che leggera e nobile stava scendendo dalle scale. Di tanto in tanto lei e la festeggiata si guardavano e si sorridevano, sembravano conoscersi da sempre.
Era vestita completamente di rosa, un colore che le donava molto. Aveva capelli lunghissimi, e il suo viso era delicatamente coperto da una maschera, che mi impediva di capire chi fosse.
E se fosse stata...
No, non adesso Ryan, no.
Inutile dire che, per tutta la gradinata, mentre tutti quanti guardavano Mina, io continuai a fissare lei.
Dovevo conoscerla.
Mi accorsi che, tra gli applausi degli ospiti, Mina le parlò a un orecchio, e la ragazza misteriosa si voltò a guardarmi.
Mi sorrise, e io sentii un mostro di bramosia chiedermi famelico di avvicinarmi a lei.
Ma, questa volta, avrei dovuto aspettare. Quella donna, quella creatura, non era come le altre, lo sentivo. Nel suo sguardo, quando mi aveva sorriso, non c'era stata malizia, c'era la pura e semplice voglia di conoscermi.
E per una volta, anche io mi sarei dovuto comportare bene. Non meritava da me il trattamento che riservavo alle donne ultimamente.
Solo a pensarci mi sentii male.
Quando i miei pensieri finirono di fluire velocemente, trovai ancora i suoi occhi fissi su di me.

 

You had my child,
You make my life complete.
Just to have your eyes on little me,
That’d be mine forever.

 

Strawberry
 
Emozioni indescrivibili.
Sì, Mina aveva ragione, accompagnarla mentre scendeva dalla scala sarebbe stato un momento indimenticabile. Come lo sarebbe stato anche lo sguardo stupito – e, al quanto seducente – del ragazzo che, come mi aveva detto Mina, non mi aveva tolto gli occhi di dosso per un solo istante.
E io lo avevo guardato, quel ragazzo, che era lo stesso che avevo visto a inizio serata.
E nonostante i nostri occhi si fossero incontrati per pochi istanti, sentii i brividi percorrermi la schiena, quando io gli accennai un sorriso e lui mi rispose, alzando un angolo della bocca.
Non staccai gli occhi dai suoi, finché qualcuno non gli passò davanti, e lui scomparve.
Arrivò il fratello di Mina, era diventato grande...e molto carino.
-Ciao, Strawberry! - mi salutò calorosamente. -Sei bellissima.
-Grazie, Sergio. - risposi, sorridendo. -Anche tu non sei niente male.
-Ti dispiace se ti rubo mia sorella per qualche istante? Vorrei ballare con lei. - mi fece l'occhiolino.
-Certo, fai pure.
-Oh, mio fratello vuole ballare con me, quale onore...- disse Mina scherzando, ma infondo sapevo che ci teneva a ballare con lui.
Io mi spostai un po' dalla pista, in modo da non disturbare chi ballava. Le coppie erano tutte meravigliose, volteggiavano allegre e invidiabili con i loro vestiti magnifici.
-Ti annoi? - disse una voce al mio orecchio. In una normale situazione, mi sarei dovuta spaventare, ma non lo feci, perché quella voce era calda e avvolgente.
E, in un certo senso, mi sembrava di averla già sentita.
Mi voltai di scatto, e quasi non caddi all'indietro per lo stupore. Era lui, il ragazzo che aveva parlato con Mina e che mi aveva sorriso.
Dio, era bellissimo. Più alto di me, biondo, dagli occhi blu e incredibilmente profondi. Maledetta maschera, pensai, mi impediva di individuare metà dei suoi lineamenti. Ma quelli che riuscivo a intravedere mi bastavano. Quello che avevo capito di lui mi bastava. I muscoli delle braccia nascosti dall'elegante vestito, i capelli abbastanza lunghi pettinati alla rinfusa, il suo profumo che mi colpiva come mai quello di nessun altro aveva fatto.
Perché hai questo effetto su di me?
Lui aveva capito che mi sentivo strana. A disagio. E, solo per un istante, mi sembrò compiaciuto di ciò.
Ok Straw, decisa e sicura. Avanti.
Mi voltai di nuovo a fissare le coppie che ballavano.
-Sto benissimo, grazie. - dissi un po' troppo spavalda. Mai che ne combinassi una giusta!
-Non volevo offenderti. - mi disse lui.
In realtà non mi aveva offesa. Ero io come al solito a rovinare tutto.
Mi tirai in dietro i capelli con disinvoltura, passando la mano dalla fronte e percorrendoli in tutta la loro lunghezza. Me li portai davanti alle spalle, e mi voltai di nuovo. Trovai il coraggio di guardarlo negli occhi, anche se me ne pentii subito, perché quasi non sprofondai nel loro abisso.
-Io...non mi sono offesa. - tagliai corto.
-Ti posso invitare a ballare, angelo?
Angelo. Nessuno mi aveva mai chiamata così.
Rimasi a guardarlo mentre mi proponeva di ballare, con la mano destra avanti e la sinistra dietro alla schiena.
C'era qualcosa in me, che mi urlava di fidarmi di lui.
Proprio mentre stavo prendendo la sua mano con la mia, qualcuno mi strattonò e mi portò via con sé. In un battito di ciglia, mi ritrovai tra le braccia di un completo sconosciuto, ed ebbi voglia di prenderlo a pedate in quel posto.
-Cosa vuoi? - chiesi, irritata.
-Ballare con te, mi amor! - rispose questo sconosciuto dall'aria da pesce lesso.
E cominciò a parlare di non so che cosa. In realtà io volevo stare con quel ragazzo, quello dagli occhi oceano, volevo ballare con lui. Ma dov'era? Non lo vedevo più. Nonostante ballassi cercandolo continuamente con gli occhi, lui non c'era.
Forse se ne era andato.
-Si cambia il partner, mi amor, lo siento. - disse il pesce...il ragazzo. Dai lineamenti dedussi che potesse essere brasiliano, e il suo accento mi diede la conferma che non fosse di lì.
In ogni caso, era meglio rimanesse zitto.
-Come? - domandai disorientata.
-Devi ballare con un altro chico! - furono le sue ultime parole. Mi fece fare una piroetta e io rimasi lì, pensando alle sue parole, e pensando di sgusciare via, finché ero in tempo. Poi, qualcuno mi prese delicatamente tra le braccia e sussurrò: -Ti ho presa...
Era di nuovo il ragazzo misterioso.
Gli sorrisi. Non fui in grado di trattenermi.
Mi aveva trovata.
-Grazie. - gli dissi io.
-Di cosa?
-Per avermi cercata. Pensavo te ne fossi andato.
-Sono qui, invece. - e mi sferrò di nuovo quel suo sorriso particolare.
Tra le sue braccia stavo incredibilmente bene. Mi sentivo quasi protetta, lui mi guidava, io mi lasciavo guidare. I nostri sguardi si scrutavano a vicenda; io imparai a memoria ogni particolare del suo viso seminascosto, lui portò pazienza per la mia danza scadente.
A un certo punto si fermò, e io sentii le sue braccia avvolgermi più decise. Fui costretta ad avvicinarmi ancora di più a lui, e sentii un brivido percorrermi la schiena.
-Devi stare più vicina al cavaliere. - mi ordinò dolcemente.
Era una frase che avevo già sentito.
Mi staccai da lui. Non volevo e non potevo crederci, non poteva essere proprio... non doveva essere Ryan.
Cercò di riavvicinarsi.
-Ehi. - sussurrò, cautamente, con la sua voce molto, troppo sensuale, con il tono calcolato, per farmi cadere nella sua trappola...
-No! - quasi gli urlai in faccia.
Corsi lontano, perché non volevo mi raggiungesse. Non ero pronta ad affrontarlo, se era lui, non ci sarei riuscita...
Però lo desideravo, volevo stare tra le sue braccia, volevo mi chiamasse ancora angelo...
Raggiunsi la scala che mi aveva mostrato Mina, e, prima di arrivare in cima, mi voltai – sentivo che mi aveva seguita - e incontrai il suo sguardo.
Togliti quella maschera maledetta, almeno posso guardarti in faccia.
Le sue labbra si serrarono.
Continuai a salire le scale, sperando che si stancasse, sperando che mi lasciasse sola. Invece sentii i suoi passi veloci e furtivi avvicinarsi sempre di più. Ebbi paura, ebbi timore che mi facesse del male. Non fisicamente, sia chiaro.
Solo pensare che quel ragazzo fosse Ryan, mi stava provocando un vulcano di emozioni.
Quando arrivammo a un corridoio deserto, riuscì ad afferrarmi e mi appoggiò al muro, incastrandomi. Non avevo via d'uscita; il suo corpo aderiva al mio e con le mani mi serrava i polsi in una morsa di ferro.
Non lo guardai.
-Hai paura di me? - chiese, incredibilmente serio.
Continuavo a non guardarlo.
Mi strattonò senza troppo vigore e avvicinò più il viso.
-Hai paura di me? - sussurrò piano, come se stesse parlando a un gattino ferito.
Non risposi.
-Non devi averne. - mi rassicurò.
Ma io avevo già paura di lui. Mi aveva già strappato il cuore una volta, lo poteva fare di nuovo, quando voleva. Io avevo già ceduto al suo fascino, cinque anni prima...
-Ho paura di amare. - ammisi. -Ma non ho...paura di te. - mentii, continuando a fissare il pavimento.
-Perché mai dovresti aver paura di amare? - chiese lui.

 

And baby, everything that I have is yours
You will never go cold or hungry
I’ll be there when you’re insecure
Let you know that you’re always lovely
Girl, cos' you are the only thing that I got right now

 

E in quel momento lo riconobbi. Sì, era lui, non potevo più avere dubbi.
Il passato torna sempre a bussare alle nostre porte. Eccomi qui, Ryan, sono io.
-Perché...in passato...- mi fermai. Possibile che non volesse capire? Possibile che non riuscisse a capirmi?
-Voglio vedere chi sei. Togliti la maschera. - ordinai.
Sorrise in modo ambiguo, ma in quel momento, dovevo ammetterlo, mi sembrava più bello che mai.
-Toglimela tu.
Mi lasciò andare i polsi.
Piano piano, continuando a guardarlo negli occhi, la mia mano cercò la sua maschera. Arrivai a toccargliela. Poi esitai.
Sei davvero pronta ad affrontare tutto questo, Straw?
Al diavolo, mi era mancato da morire.
 
Ryan
 
Non avevo dubbi che fosse lei dal momento in cui la vidi scendere dalle scale insieme a Mina. Sì, lo avevo saputo fin dall'inizio, solo che ero troppo stupido per pensarlo concretamente. Il modo in cui si muoveva, il modo in cui parlava, quel dolce suo rossore quando le avevo ripetuto quella famosa frase: “devi stare più vicina al cavaliere...”
L'avevo stuzzicata chiamandola angelo, suscitando in lei chissà quali emozioni.
E ora eccola li, difronte a me, spaventata come un pulcino che viene al mondo e non sa cosa fare. I suoi occhi mi supplicavano di lasciarla andare, eppure il mio corpo non accennava a muoversi: rimaneva lì, a incastrare quello di lei, come per non farla andare via da me.
Con gli occhi praticamente ormai fusi nei suoi, con la mente che viveva, ora, con i pensieri di lei, lasciai che portasse le sue mani all'altezza della maschera, per toglierla e svelare la mia identità.
Ogni istante la sua mano si avvicinava sempre di più, finché arrivò a toccarmi la maschera. Avanti, Strawberry, sono qui.
Ma poi accadde qualcosa. Si fermò di scatto, e girò la testa. Aveva sentito qualcosa. Ascoltai meglio, e lo sentii anche io. Sembrava come qualcosa che veniva lanciato...
E poi il finestrone alla nostra destra si frantumò, e, verso di noi, stava arrivando una sorta di masso irregolare. Avevo paura, e quasi pensai fosse finita. Ma poi, leggera e veloce, Strawberry con il suo corpo protesse il mio, restando sopra di me, quasi abbracciandomi.
Desiderai che quel momento non finisse mai.
Le schegge di vetro erano sparse sopra e intorno a noi. Strawberry si alzò con cautela, rimanendo comunque sopra di me. I capelli le incorniciavano il viso sconvolto; i suoi occhi grandi guardavano in tutte le direzioni sperando di trovare una spiegazione a quello che era appena successo.
Sentimmo dei passi e entrambi ci voltammo di scatto dalla parte della finestra rotta.
Lì c'era la figura incappucciata, quella che aveva già ucciso quella povera ragazza.
Assassino.
 
Strawberry
 
Un secondo e quel masso schifoso ci avrebbe uccisi. Avrebbe ucciso me e...quel ragazzo, a cui non volevo dare un' identità precisa, benché i miei dubbi ce li avessi.
Ero sopra di lui, lo avevo protetto dalle schegge. Non avrei mai permesso che gli venisse fatto del male, in fondo, avevo ancora lo spirito di una mew mew.
Un altro passo, e un altro ancora. Io e il ragazzo ci voltammo all'unisono verso sinistra, e vidi comparire una figura incappucciata. Era stato lui a lanciare quella...cosa, e puntava a noi.
Mi trovai a fissare quell'uomo, stranamente coperto da un mantello nero che lo copriva interamente. Anche lui ci guardava, beffardo e divertito. A un certo punto, sentii qualcosa insinuarsi violentemente nella mia testa: la sentivo quasi scoppiare. Quegli occhi stavano aprendo un varco nella mia mente, si stavano costruendo una strada infernale per distruggermi.
-Strawberry. - Mi stava parlando. Quella bestia viscida stava parlando con me, nella mia testa.
-Sei tornata. - continuò. E io non potei fare a meno di notare quanto fosse estremamente dolce e calda la sua voce.
-Ora potrai scoprire di cosa siamo capaci. - in quel momento, la figura incappucciata alzò la testa e io riuscii a vedergli gli occhi. Una scintilla rosso sangue li attraversò quando incontrarono i miei.
Quell'uomo era Zero, colui che avevo sognato così tante volte.
Non mi lasciava andare. Sentivo il suo bisogno di farci del male, sentivo la sua perversione penetrarmi nel midollo. Si stava impossessando di me.
-Vattene. - gli dissi.
-Non potrai proteggere gli umani, piccola sciocca. Arrenditi.
-Vai via...- insistetti, e lui distolse lo sguardo. Mi sentii liberata da un peso di cento chili. Quasi non svenni.
Poi, Zero scappò via, con il suo mantello che lo rendeva simile a principe della notte.
O a un principe dei demoni.
Sentii le braccia cedere, il mio respiro affaticarsi. Caddi da una parte, ma qualcuno mi prese tra le braccia. Era quel ragazzo, quello che assomigliava a il mio Ryan.
-Andrà tutto bene, angelo. - mi sussurrò.
Non potei fare a meno di aprire gli occhi. Rividi quei lineamenti che avevo ormai imparato a memoria, e gli sorrisi.
-Ryan...- dissi, ormai sfinita. Non sapevo perché avevo detto proprio il suo nome, non volevo saperlo. Ma, in quel momento, era l'unica persona che avrei voluto accanto a me.
Le tenebre mi avvolsero, e sognai. Scappavo da qualcosa, qualcosa di indefinito, che alla fine riusciva a prendermi. Poi, questa cosa, mi poneva davanti a una scelta.
Dammi la tua vita, o dammi quella di Katherine.
Mi svegliai ore dopo, con i capelli appiccicati alla nuca per il sudore, in una delle stanze dell'albergo, e fui lieta di trovare Mina, china su di me, a ripetere: -Forza, tesoro, svegliati...

 

We’re made for one another
Me and you
And I have no fear
I know we’ll make it through

One day when the sky is falling
I’ll be standing right next to you

Right next to you.

 

.

 

.

 

.

La canzone che accompagna il capitolo è Right next to you, di Chris Brown.
Sono contenta di essere venuta prima del previsto perché sapevo che aspettavate il capitolo con tanta ansia. Spero di non aver deluso nessuno. Aspetto di sentire cosa ne pensate!
Come ho fatto con Katherine, vi lascio una mia personale idea di come potrebbe essere Zero ** Io me lo immagino un po' così, come l'attore Shiloh Fernandez, per gli occhi e soprattutto le espressioni che fa. Io più guardo i suoi film più ne sono convinta. E poi diciamolo, è un gran bel ragazzo XD
Un bacione enorme e ci sentiamo presto!
Vostra
Je <3

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E sempre grazie a chi mi segue senza mai mancare...vi adoro! <3 
   
 
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