Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: TheFirstMrsHummel    22/09/2012    2 recensioni
Kurt riusciva a vedere le lacrime che si stavano formando negli occhi di lei. Oh, merda, in che cosa mi sono immischiato? pensò.
Dave continuò a parlare con la stessa freddezza, senza alcuna inflessione particolare. “Non ti voglio qui. Te l’ho detto migliaia di volte, non ti voglio vicino a me.”
“Questa volta è diverso, David,” spiegò, mentre una goccia salata le scivolava lungo la guancia. “Non sono qui solo per una visita. Ho lasciato L.A. e sono tornata a Lima. Voglio provare a riaggiustare le cose con te e so che ci vorrà del tempo. Sono tornata per restare, David. Non significa niente per te?”

---
All'inizio dell'ultimo anno, compare una donna sconosciuta che chiede di David Karofsky. Kurt la aiuta a trovarlo e strada facendo scopre qualcosa sul passato dell'ex-bullo.
[Fic Kurtofsky tradotta da LaGrenouille | Traduzione rivista il 6/11/15]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Dave/Kurt
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi scuso in anticipo per la lunghezza della N.d.A. Potete saltarla, se volete.

Ancora una volta, vorrei ringraziare tutti coloro che si sono fermati a recensire questa storia. È ovvio che abbia toccato un argomento molto sensibile e, basandomi sui commenti e i messaggi che mi sono arrivati, sembra che in molti abbiano avuto esperienze di vita che rendono questa fic particolarmente rilevante o perfino dolorosa. Vorrei solo dire che, sebbene io abbia le mie idee sul perdono, non le voglio forzare su nessuno che possa pensarla diversamente. So che ci sono molte persone in questo fandom che non pensano che Dave si meriti di essere perdonato e, nonostante io non lo capisca, rispetto sinceramente la loro opinione. Se la mia vita fosse stata diversa, forse anch’io avrei trovato le sue azioni imperdonabili. Quindi posso capire che ci sia un numero consistente di persone tra voi che non credono che lui debba perdonare Sandy o anche lasciarla rientrare nella sua vita. Se sei uno di quei lettori, spero che tu sappia che niente di quello che ho scritto ha lo scopo di contrastare i tuoi sentimenti. Sia mia madre che mio padre sono stati abbandonati da un genitore quando erano molto piccoli (mio padre era un neonato e mia madre aveva quattro anni) ed entrambi avevano modi molto diversi di fare i conti con ciò. Dunque penso di trovarmi in una posizione inusuale: riesco a vedere entrambe le fazioni, dato che li ho osservati entrambi alle prese con la decisione di perdonare o no, oppure di permettere una riconciliazione con il genitore assente più avanti durante la loro vita.

Quello che ho scoperto scrivendo trame più impegnate è che a prescindere da quale sia la mia intenzione quando scrivo, la storia viene filtrata attraverso le esperienze del lettore, e ognuno ne trarrà qualcosa di diverso, a seconda di cosa abbiano vissuto. Mi meraviglia sempre quando qualcuno mi scrive per dirmi che qualcosa che ho redatto al tavolo della mia cucina (di solito dopo un bicchiere di vino o due) li fa riflettere sulla loro vita, sulle scelte che loro e altri hanno fatto, etc. Penso che Max si debba sentire così quando i fan gli raccontano su Twitter o su Facebook che la sua interpretazione del personaggio li ha ispirati a fare coming out. Da una parte, è solo fanfiction. Ma dall’altra, quando decido di scrivere di argomenti controversi o dolorosi, ho la responsabilità di riconoscere che quello che scrivo ha la possibilità di ferire o di aiutare le persone nella loro vita reale. Quindi credo che il punto di questa divagazione sia che voglio che tutti sappiano che m’importa tantissimo se questa o qualsiasi altra delle mie storie abbia causato un qualche turbamento interiore in voi. E che voi tutti sappiate che quando parlo di queste cose, non lo faccio a cuor leggero.

 

 

Dave sapeva che vedere Sandy fosse inevitabile, una volta che avesse iniziato a venire regolarmente al liceo. Kurt gli comunicava diligentemente ogni volta i suoi arrivi e le partenze, quindi sapeva che ogni settimana era a scuola due e ogni tanto tre volte. Con quella frequenza, era impossibile riuscire a evitarla del tutto. Era terrorizzato dal pensiero di imbattersi in lei in modo inaspettato, come nel parcheggio o roba simile. Quella era una delle cose che aveva odiato di più, quando aveva cercato di rimettersi in contatto con lui da bambino. Sbucava sempre fuori dal nulla e lui non aveva mai la possibilità di prepararsi mentalmente. E così appariva un biglietto o una telefonata, senza che lui se lo aspettasse… e ogni volta era come un pugno nel petto. Gli sembrava di non avere alcun controllo, quando si trattava di sua madre; detestava quella sensazione. Era quella la ragione per cui faceva tanta fatica ad accettare di essere gay; non voleva essere diverso, ma a prescindere da quanto ci provasse, non era qualcosa che potesse cambiare.

Pensava che forse era per quello che l’approccio di Kurt alla caffetteria aveva funzionato così bene con lui. Gli aveva lasciato quel controllo, il potere di decidere se era o no disposto a lasciare che sua madre gli venisse così vicina. D’altro canto, Kurt conosceva più di chiunque altro l’importanza di sentirsi al sicuro. Non voleva farlo, ma dopo la loro lunga conversazione continuava a vedere delle similitudini tra quello che gli aveva fatto e quello che Sandy aveva fatto a lui. Si preoccupava della possibilità di incontrarla nei corridoi, quindi nei giorni in cui sapeva che fosse lì, li percorreva a tutta birra con la testa abbassata. Quante volte Kurt aveva dovuto fare lo stesso a causa sua? Cercare di volare basso e sperare che Dave non comparisse all’improvviso per spintonarlo contro un armadietto o terrorizzarlo in generale?

Non s’illudeva: il suo comportamento in quelle ultime settimane prima che l’altro si trasferisse erano state completamente fuori di testa. Era stato ossessionato dal bisogno di provocare delle reazioni in lui: l’aveva seguito con fredda determinazione e aveva trovato soddisfazione quando le iridi verdi, così espressive, si riempivano di paura, rabbia o qualsiasi altra cosa che gli facesse sapere di aver avuto un effetto. E tutto ciò era ruotato attorno al controllo. Non gli era piaciuto il modo in cui gli aveva fatto sentire cose che non voleva sentire. Aveva voluto sapere cosa avrebbe provato se Kurt lo avesse baciato di sua volontà, invece di spingerlo via. Ed era stato capace di passare più di un’ora a chiedersi che aspetto avesse sotto tutte quelle camicie in tessuto Oxford e quei papillon. Quindi aveva cercato di riprendere il controllo facendogli provare di rimando cose contro la sua volontà. Aveva avuto il potere di decidere se la sua giornata sarebbe stata buona o brutta, ed era diventato così contorto e confuso da trarre piacere da questa possibilità.

Dopo che l’altro si era trasferito e la sua testa si era schiarita un po’, inorridì nel rendersi conto di quanto disturbati e anormali fossero diventati i suoi pensieri. Era felice che Kurt se ne fosse andato, perché altrimenti avrebbe potuto fare qualcosa di davvero, davvero brutto. Qualcosa che l’altro non sarebbe stato in grado di perdonargli.

Poco dopo la sua partenza, cominciò a rendersi conto di non essere attratto solo da Kurt. Lui era stato il primo, sebbene non fosse sicuro se fosse a causa della sua innegabile bellezza o del fatto che fosse l’unico gay dichiarato che conoscesse. Probabilmente entrambe le cose. Si era fissato su di lui, ma una volta che se ne fu andato, cominciò ad accorgersi che anche altri suoi compagni stuzzicavano il suo interesse. Più che altro Sam (gran bel culo), Mike Chang (addominali da schianto) e Anthony (sorriso fantastico). Cominciò anche a guardare del porno su internet, ma solo foto e solo di un ragazzo da solo. Non si sentiva ancora abbastanza a proprio agio per anche solo pensare di guardare due uomini insieme. Per quando Kurt fu tornato al McKinley, trovare un altro ragazzo attraente era praticamente normale. Quindi l’apprezzamento di Dave per tutto ciò che di meraviglioso c’era in lui (così tante cose che era impossibile elencarle tutte) non lo turbava più, né lo faceva sentire come se stesse perdendo il controllo.

E a quel proposito, Dave aveva deciso che forse la migliore cosa da fare per la pace della sua mente era essere lui a decidere quando e dove avrebbe rivisto Sandy. Non voleva parlarle o informarla della sua presenza. Ma pensava che se fosse riuscito a lasciarsi alle spalle il loro primo incontro, quattro mesi prima, con l’imboscata nell’aula di musica, allora sarebbe riuscito ad affrontare la possibilità di imbattersi in lei, se mai ciò fosse successo. E fu così che si ritrovò a dirigersi verso l’auditorium, invece di starne alla larga come faceva di solito dopo uno degli SMS di Kurt.

Avvicinandosi alla porta non sentì della musica, solo voci. Non appena vi s’infilò, si premette immediatamente contro la parete di fondo, non volendo essere visto. La maggior parte dei membri delle Nuove Direzioni sedevano sul palco, Kurt incluso: era adagiato contro un amplificatore e stava parlando con Mercedes e Blaine. Indossava quei jeans bianchi attillatissimi che erano stati la causa principale, due anni prima, della scoperta di quanto fosse strepitoso il suo sedere. Stava anche esibendo un dolcevita leggero e avvolgente, a righe bianche e nere, che probabilmente, vista la sua tendenza a vestirsi a strati, andava sotto a qualche altro indumento. E come previsto, scorse un maglione grigio di lana sfilacciata posato sul lato posteriore della cassa. Notò che c’erano numerose camicie di flanella, giacche, maglioni e altri indumenti gettati di lato sul palco e dedusse che dovevano star facendo una pausa dopo una prova intensa e stancante. Sandy non si vedeva da nessuna parte, dunque lui si mosse in avanti con cautela e si sedette nell’ultimissima fila. Dopo che Santana l’aveva trascinato a vedere il Glee Club esibirsi in Born This Way, sapeva che tra le forti luci di scena e la penombra della platea, se ci si trovava in fondo all’auditorium si era praticamente invisibili.

A malapena riusciva a togliere gli occhi di dosso a Kurt, proprio come quel giorno di aprile: a vederlo lì in piedi, così alto e fiero e a sprizzare sicurezza di sé da ogni poro con Gli Piacciono I Ragazzi stampato sulla T-shirt, l’aveva trovato completamente diverso da quando aveva tremato e stretto gli occhi di fronte ai suoi abusi. Quel giorno era anche stato il momento in cui si era davvero accorto di quanto fosse cambiato fisicamente dal secondo anno di liceo. Sapeva che fosse cresciuto in altezza, ovviamente: era rimasto sconvolto, il primo giorno dell’anno scorso, quando gli aveva rovesciato addosso una granita di ben tornato solo per mancare e centrargli il petto. Ma c’erano altre cose, come il fatto che il suo viso non fosse più morbido e arrotondato, ma più cesellato e spigoloso. E ogni volta che indossava qualcosa di attillato, come quel dolcevita, Dave riusciva a vedere dei muscoli definiti sul torace e nelle braccia. Lo rendeva ancora più attraente, per lui, proprio come probabilmente ai ragazzi etero piaceva vedere nelle ragazze i seni ingrandirsi e i fianchi arrotondarsi man mano che gli anni di scuola passavano.

Si sarebbe potuto sentire come un voyeur – capace di osservare l’altro ragazzo solo nell’ombra – se non fosse che lo stava vedendo faccia a faccia con una certa frequenza, in questi giorni. Poco tempo dopo la loro conversazione al Lima Bean, Kurt l’aveva intercettato nell’atrio per chiedergli che ne pensasse di fondare il gruppo di incontro PFLAG1 a cui aveva accennato l’anno prima. “Sono stato così occupato col Glee e con le iscrizioni ai college di New York, che mi è uscito di mente,” gli disse. “Ma abbiamo ancora l’intero secondo semestre e se riusciamo a farlo partire, dovrebbe avere abbastanza slancio perché se ne occupi qualcun altro, dopo che io e te ci saremo diplomati.” Dave aveva acconsentito a una velocità quasi imbarazzante e da allora s’incontravano in biblioteca e alla caffetteria per parlare del progetto. Alcuni dei suoi compagni di squadra gli avevano dato delle grane per quello, ma lui non aveva dato loro peso, dicendo che aveva accettato di farlo l’anno precedente e che ‘l’amministrazione’ gli stava facendo mantenere la parola. Aveva cominciato a importargliene sempre meno di quello che pensavano gli altri atleti, man mano che l’ultimo anno passava. Sapeva che ciò fosse in gran parte causato dal fatto che ora gli interessava molto di più quello che pensava Kurt di lui, ma anche perché si rendeva conto di quanto poco sarebbe importata la sua reputazione al liceo tra meno di sei mesi. Non aveva intenzione di essere un Lima Loser: come il compagno, anche lui aveva fatto ricerche e inviato domande d’iscrizione a diversi college nel corso dell’anno. In molti non l’avrebbero pensato, guardandolo, ma era un candidato molto appetibile per le università: i suoi voti erano sopra la media, aveva eccelso negli sport e i Bully Whips – e ora il PFLAG – gli avrebbero dato punti bonus nel campo dell’impegno sociale. Dopo aver ascoltato Kurt parlare di quanto fosse stupefacente New York, aveva perfino fatto domanda alla Columbia e alla Fordham, le due università della città con un programma di football.

Kurt stava parlando vivacemente, muovendo le mani in quel modo carino che usava sempre quando era emozionato per qualcosa. Mercedes e Blaine gli sorridevano di rimando, e il secondo aveva quello sguardo adorante che a volte gli vedeva in volto quando era con il suo ragazzo. Trovava interessante il fatto che, mentre di tanto in tanto Blaine avesse quell’espressione quando era con Kurt, non la vedeva mai sul volto dell’altro. Forse era diverso quando erano da soli (cosa a cui tentava con tutte le forze di non pensare), ma per la maggior parte del tempo, quando li vedeva in mensa o tra una lezione e l’altra, non avrebbe mai pensato che fossero una coppia, se non l’avesse saputo per certo. Forse volevano solo essere discreti, nonostante tutti al McKinley sapessero che erano insieme. Comunque, anche quando Kurt menzionava il suo ragazzo, la sua voce non comunicava più calore o affetto di quando parlava di Finn, Rachel o uno dei suoi amici. D’altro canto, forse stava solo cercando di risparmiare i sentimenti di Dave. A questo punto era convinto che dovesse sapere di piacergli in quel senso. Passavano fin troppo tempo insieme perché lui riuscisse a nascondere qualcosa che provava così intensamente e Kurt era una persona estremamente perspicace. Se anche gli desse fastidio, però, non l’aveva mai dato a vedere.

All’improvviso qualcuno batté le mani, facendolo sussultare. E poi sentì la voce di sua madre. Si rimpicciolì nel sedile. “Okay, ragazzi,” disse ad alta voce. “La pausa è finita! Dobbiamo rimetterci a lavoro. Abbiamo fatto dei grandi progressi, ma non è ancora preciso come dovrebbe essere.” Uscì dalle quinte e si guardò attorno, perentoria. “Su, muovete quei culetti, rapidi!” Il suo tono era deciso, ma non cattivo o prepotente; pensò che non dovesse andarci troppo pesante con loro, dato che le Nuove Direzioni sorridevano e ridevano, alzandosi in piedi, borbottando solo un po’. Sandy indossava dei pinocchietti larghi, color terra di Siena, una corta maglietta che metteva in mostra il suo ventre piatto e scintillanti scarpe da ballo da sala col tacco alto. I suoi lunghi capelli erano raccolti in una crocchia con quelle che sembravano delle bacchette. Vederla senza che lei lo sapesse era un’esperienza molto strana. Normalmente il solo fatto che lei fosse riapparsa nella sua vita lo faceva incazzare, quindi quando posava davvero lo sguardo su di lei stava già tremando di rabbia. Ma questa volta non si sentiva esattamente arrabbiato. Invece avvertì il dolore e la tristezza invaderlo, osservandola correggere gentilmente la prima posizione di Rachel e sorridere in modo incoraggiante a Finn mentre questo tentava di eseguire un passo dall’aria difficile. Perché non ha potuto essere così paziente, così premurosa con me? pensò. Sarebbe stato così difficile amarmi abbastanza da rimanere? Sentì le lacrime accumularsi negli occhi, cosa che non accadeva da anni, quando pensava a lei. Di solito oscillava tra la furia incandescente e l’indifferenza più fredda, quando pensava a Sandy. Non era sicuro del motivo per cui il cuore lo stesse torturando con quel dolore così profondo, questa volta, ma così stavano le cose. Che tipo di persona sarei stato se tu ci fossi stata per me? Scommetto che non sarei stato così pieno di rabbia. Magari non sarei mai stato un bullo. Magari avrei potuto essere come Kurt e non avere problemi con l’essere gay. Magari non me ne sarebbe fregato nulla di quello che pensavano gli altri e tra Kurt e me avrebbe potuto esserci amicizia, al posto di mesi di torture. Gli mancò il fiato quando le lacrime cominciarono a sgorgare e si schiaffò una mano sulla bocca per evitare che il prossimo suono fosse un singhiozzo.

Sul palco, ignara della sua presenza, la coreografa e i membri del club eseguirono una combinazione di passi. “Okay,” esclamò lei. “Era fantastico!” Sorrise ampiamente. “Penso che siamo pronti a riprenderlo dall’inizio.”

“Ballerai con noi la prima volta?” chiese Kurt.

“Beh…” iniziò lei, pensierosa. Gli altri ragazzi cominciarono a saltare e a chiederglielo tutti insieme, quindi lei si arrese, ridacchiando come una ragazzina. “Va bene, lo farò con voi la prima volta.” Tutti esultarono. “Ma,” aggiunse, “niente sbirciatine. Conoscete tutti la coreografia come il palmo della vostra mano. Non c’è bisogno di imbrogliare e iniziare a guardare me per vedere cosa viene dopo. Capito?” Annuirono come un sol uomo, dirigendosi ai propri posti.

La musica, dai suoni pesantemente digitali, cominciò.2 Dave si sfregò gli occhi e tirò su col naso, grato della distrazione. Pensò che adesso avrebbe potuto sgusciare via senza essere notato, ma parte di lui voleva restare e guardarli. Non per vedere Sandy ballare, ovviamente: ma per i suoi coetanei, specialmente Kurt. Dal momento in cui aveva attirato la sua attenzione, Dave era stato incantato dal modo in cui il suo corpo flessuoso si muoveva durante le esibizioni; il modo in cui ruotava i fianchi, fletteva le gambe e le tendeva con fare attraente. In seguito quel fatto lo aveva fatto incazzare, ma mentre lo guardava tutto quello a cui riusciva a pensare era quanto Kurt Hummel fosse sexy. Era sempre bellissimo, ma quando si esibiva era erotico da morire. Sapeva che vedere ‘la schifosa checca’ ballare da solo o in coppia disturbava molti studenti alle assemblee, soprattutto i maschi. Ma lui non concepiva come si potesse guardarlo muoversi e non pensare che fosse sensuale al massimo. Solo pensare al modo in cui aveva ballato durante 4 Minutes e Toxic lo faceva rimanere immobile esattamente dov’era, invece di alzarsi e andarsene.

Brittany!” chiamò Artie.

It’s a new generation… of party people,” cantò la ragazza di rimando.

Get on the floor, get on the floor,” rappò lui.

Mentre la biondina cantava il verso successivo, gli altri membri e la donna cominciarono a muoversi in modo sinuoso per il palco. “Let me introduce you to my party people. In the club… huh!

Artie ricominciò a rappare: era così veloce che non riusciva a capire tutte le parole. Ma non era che stesse facendo poi tanta attenzione. Tutti quelli del club stavano ballando in un modo in cui non li aveva mai visti, tranne forse per Mike Chang e Brittany. Stavano usando uno stile hip hop estremo, con popping e locking così decisi che si sorprese che nessuno si fosse fatto male.3 Persino Finn, che come aveva imparato dopo la sua breve partecipazione al Glee faceva fatica a eseguire anche la più semplice delle coreografie, era straordinario e per niente impacciato. Kurt, come al solito, aveva un aspetto incredibile. Si mosse verso la parte frontale del palco e, sebbene lui sapesse che non poteva vederlo, gli sembrò che lo stesse guardando dritto negli occhi. “Brazil, Morocco!” cantò, insieme agli altri. “London to Ibiza! Straight to L.A. New York, Vegas to Africa!” Dave avvertì il cavallo dei pantaloni farsi sempre più stretto, il che non era affatto inusuale quando osservava il ragazzo durante uno spettacolo.

La musica passò a un ritmo più lento e questa volta fu Santana a cantare. “Dance the night away, live your life and stay young on the floor…” Le mosse da veloci e aggressive diventarono aggraziate e sensuali. Le ragazze tesero le gambe e ognuno dei loro partner si accucciò, così che loro potessero posarne una sulla loro spalla. Quindi i ragazzi si alzarono lentamente, sollevando l’arto di ogni compagna sempre più in alto e guardandole appassionatamente negli occhi. Anche Kurt, che era in coppia con Tina, aveva un’aria mascolina e intensa. E da quand’è che quelle ragazze sono così flessibili? si chiese, con gli occhi spalancati. Dio santo, sembra che stiano per spaccarsi in due. Cos’ha fatto Sandy, le ha allungate con la ruota o roba simile?

E a proposito di sua madre, vide che non aveva un partner – il che aveva senso perché lei non faceva effettivamente parte del numero – ma anche senza, la sua gamba era tesa in alto proprio come quelle delle altre, e Dave non poté fare a meno di essere colpito da quel livello di equilibrio. Ovvio che è brava. Tutti quegli anni lontano da me stava lavorando a quel tipo di capacità. Era molto più importante imparare quelle mosse che cambiarmi i pannolini o accompagnarmi all’autobus scolastico, pensò, sarcastico. Riportò l’attenzione al resto del gruppo, mentre la canzone tornava a un ritmo dance pulsante. Doveva ammetterlo, questo era il numero migliore che aveva mai visto fare al Glee Club. Non sembrava affatto uno spettacolo da liceo: era più qualcosa che ci si aspetterebbe di vedere in un video musicale o a un concerto. Faranno un culo così agli altri cori alle Regionali e alle Nazionali di quest’anno. Kurt sarà felicissimo. Quel pensiero lo fece sorridere.

Guardò la coreografia fino alla fine, più che altro osservando Kurt e godendosi il brivido piacevole che gli dava. Era difficile non notare Sandy, però, anche se cercava di evitarlo. Era semplicemente a un altro livello rispetto agli adolescenti che la circondavano, per quanto fossero diventati dei grandi ballerini nell’arco dell’ultimo mese. I suoi occhi insistevano a ritornare su di lei, attirati contro la loro volontà dalla sua eccellente tecnica e presenza scenica. Sospirò. Non sapeva quando fosse riuscito a trovare la distanza necessaria per apprezzare quello che facesse quella stronza egoista, ma chiunque non fosse cieco o stupido doveva ammettere che era una ballerina straordinaria. E lui, ovviamente, non era né l’uno né l’altro. Non vuol dire niente, pensò. Non significa che mi piaccia ora, solo perché so ammettere la sua bravura.

Tutti quanti si bloccarono perfettamente nelle loro pose finali – quella di Kurt, ovviamente, aveva un gran carattere. Non fu finché non sentì le mani avvicinarsi l’una all’altra che si accorse che per poco non aveva iniziato ad applaudire. Wow, tu si che sai come non farti notare, Karofsky, si rimbeccò, afferrando i braccioli come se ne dipendesse la sua vita. Guardò i ragazzi sul palco saltellare in giro, al settimo cielo, abbracciandosi e ridendo felici. Kurt corse dalla coreografa e l’abbracciò; scorse lei che gli dava un veloce bacio sui capelli. L’affinità che c’era tra loro due era evidente e Dave si agitò un po’. Non sono geloso, s’impose. Non che lui le piaccia o viceversa. Qualsiasi cosa ci sia tra loro non è affar mio. Lei mi ha già rovinato fin troppe cose e non ho intenzione di lasciarle avere alcuna influenza sull’amicizia che ho con Kurt. Non avrò problemi col fatto che si piacciano, cascasse il mondo.

Le prove si stavano avvicinando alla fine e i membri del club stavano iniziando a raccogliere i loro indumenti più pesanti. Udì Sandy dire a tutti di bere molta acqua e di fare stretching, e lo prese come il segnale che gli suggeriva di uscire prima di venire beccato. Mentre si allontanava dall’auditorium, il suo cellulare vibrò. Lo estrasse, vedendo che era un messaggio di Kurt. Abbiamo appena finito, diceva. Sta uscendo adesso e useremo l’uscita est, okay?

Okay, rispose lui. Grazie x avermelo detto. C vediamo doma a lezione?

Un attimo dopo, il telefono vibrò nuovamente. Certo. Vuoi incontrarci al LB dopo scuola per parlare dei poster per il PFLAG?

Digitò la risposta, non cercando neanche di nascondere lo stupido sorrisone che stava esibendo. Va bn! Porterò il PC, magari possiamo fare qlcs con Photoshop?

Qualche secondo dopo, ricevette la replica dell’altro, che lo riscaldò tanto da fargli sembrare che tutte le cose negative mai capitategli si fossero sciolte al sole. Sarebbe una figata! Hai sempre idee *magnifiche*. Non vedo l’ora! :D

Rimise il cellulare nella tasca posteriore e s’incamminò a passo svelto nella direzione opposta all’uscita est. Voleva arrivare a casa in tempo per lavare un carico in modo da potersi mettere la sua camicia preferita a scacchi rossi e bianchi, il giorno successivo.

 

 

Ah, On The Floor è di Jennifer Lopez, featuring Pitbull.

 

 

*N.d.T.

1 – Un gruppo PFLAG (Parents, Families and Friends of Lesbians and Gays; si legge ‘pi-flag’) è un’organizzazione non a scopo di lucro statunitense il cui scopo è quello di fornire supporto a, come dice il nome stesso, genitori, famigliari e amici di persone omosessuali, bisessuali e transgender, oltre a queste persone stesse, ovviamente. Oltre a ciò si pongono come obiettivo anche l’educazione – per eliminare tutta la disinformazione presente nella società – e la difesa dei diritti di chi viene discriminato.

2 – Per chi la volesse ascoltare in contemporanea, cliccate qui.

3 – Popping: (detto anche hitting) è uno stile di danza funk e danza hip hop basato sulla tecnica della rapida contrazione e successivo rilassamento dei muscoli, che causa una sorta di scatto nel corpo del ballerino, chiamato pop (schiocco) o hit (colpo). Queste contrazioni sono eseguite continuamente al ritmo di musica in combinazione con altri stili mimici; fonte. Locking: abbina a movimenti distinti e veloci delle braccia, movimenti fluidi e molleggiati delle gambe, eseguiti su melodie funk; […] si basa sul concetto di ‘lock’: eseguire movimenti veloci per poi bloccarli all'istante; fonte.

 

V.d.T.

Piaciuto? La cosa che mi piace di più di questa fic è che l’autrice non sta a prendere in giro nessuno. Dave e Kurt sono pienamente consapevoli del rapporto complicato che c’è tra loro e non hanno paura di affrontarlo a viso aperto. E poi non si può negare che l’argomento del genitore assente venga trattato con profondità e rispetto.

La ragione per cui ho lasciato (e lascerò) tutti i riferimenti alle reazioni dei recensori di FF.net a questa fic è proprio la nota all’inizio del capitolo.. più una nel capitolo finale. Capirete quando ci arriverete. ;D

Intanto.. Grazie a lal23 per aver messo TFMH tra gli autori preferiti (let me love you! *__*) e a chi segue la fic (dada_92 la fedelissima, donysailormars, EmmaAlicia79, ladybaker, SenapePizzica e serelily)! Un altro grazie, ovviamente, a chi legge e basta! ^__^

A.. venerdì prossimo! XP Sabato sono impegnata, quindi vi beccate l’aggiornamento un giorno in anticipo!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: TheFirstMrsHummel