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Autore: giulina    23/09/2012    4 recensioni
Era spaventata ma lasciava le loro mani sudate intrecciate mentre passavano in mezzo a una folla di persone danzanti, per paura di perderlo o di ritrovarlo con un'altra. E quando lo pensava, quella folla sembrava soffocarla nonostante la sua mano.
Il caffè però, continuava a essere zuccherato da lui. Il suo bacio a occhi chiusi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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 "Noi in che zona siamo?"

"Ne abbiamo una tutta nostra."

 

 

 

 

 




 

A lei piaceva sempre quando lui le strappava due bustine di zucchero di canna e gliele metteva nel suo caffè, che era sempre troppo amaro per i suoi gusti.

Lui, invece, lo zucchero lo metteva solo nel latte che beveva tiepido la mattina. E non sempre gli piaceva, il latte, c'erano dei giorni che lo odiava, come odiava i pomodori. Amava i panini con il tonno che inevitabilmente avevano sempre anche il pomodoro a fette che lui toglieva con una faccia disgustata e metteva nel piatto di lei. Lei che sbuffava e che buttava nel cestino, disgustata. Forse l'odio per i pomodori erano l'unica cosa che avevano in comune.

Oh, no, anche per le feste di compleanno. Lei si ricordava di come lui fosse nervoso per la festa dei suoi diciotto anni, a causa delle bottiglie di vino che pensava fossero poche e della torta che poteva non piacere.

Fumava una sigaretta dietro l'altra -naturalmente le sigarette di lei perché di prepararsi un drum non ne aveva la voglia- e lei rideva di lui perché vederlo così impacciato lo faceva sembrare un bambino indifeso. Si ricorda che le disse: “Grazie a Dio, diciotto anni si fanno una sola volta nella vita.”

Quella sera, dovette pulire il vomito di una ragazzina che aveva voluto fare la grande bevendo. Lo fece soltanto perché a chiederlo fu lui, sempre con quella sua faccia da bambino.

Con quella faccia -con quegli occhi sempre troppo verdi- la convinceva a fare tutto. Come quella volta che fecero il giro del quartiere dentro a un carrello della spesa arrugginito con il sottofondo delle loro risate. Erano ubriachi e alla fine cadettero vicino a un cassonetto che puzzava di carne andata a male e piscio. Lei ha ancora una cicatrice sul ginocchio sinistro. Ne ha tante di cicatrici, per colpa sua. Alcune addirittura invisibili.

Se non ricordava male, quella fu la sera in cui si baciarono per la prima -e unica- volta.

Fu lui a baciarla, sia chiaro. Nel suo sangue c'era sicuramente più alcool che globuli rossi per fargli fare un gesto simile, in mezzo a tutte quelle persone.

Lei era ubriaca come non lo era mai stata, ma quel bacio se lo ricorda come se fosse accaduto qualche minuto prima. Per la prima volta, chiuse anche gli occhi.

Di quel bacio, delle volte ne avevano riparlato ridendo tra di loro, con una leggera malinconia. Lei lo sapeva, che lui non avrebbe più trovato il coraggio di rifare quel gesto e che lei avrebbe continuato a baciare sconosciuti a occhi aperti.

Continuava però, a lasciarsi sfiorare, a farsi arricciare le punte dei capelli sulle sue dita e a ridere vicino, troppo vicino a lui. A cercare di tradurre le sue frasi in una lingua che non conosceva e che forse non avrebbe mai voluto conoscere perché le faceva paura. Ogni tanto, si chiedeva se sarebbe mai finita quella storia che non aveva avuto un inizio da ricordare e che probabilmente non avrebbe mai avuto una vera e propria fine.

Era spaventata ma lasciava le loro mani sudate intrecciate mentre passavano in mezzo a una folla di persone danzanti, per paura di perderlo o di ritrovarlo con un'altra. E quando lo pensava, quella folla sembrava soffocarla nonostante la sua mano.

Il caffè però, continuava a essere zuccherato da lui. Il suo bacio a occhi chiusi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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