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Autore: lady hawke    24/09/2012    5 recensioni
Benché siamo abituati a vedere Thor e Loki nei panni di due dei asgardiani grandi e forti, c'è stato un tempo lontano in cui erano solo due bambini da poco affacciati alla vita, tempi in cui si sentivano davvero fratelli e in cui combinavano sufficienti guai per far perdere il sonno ad Odino, il Padre degli Dei. Piccole avventure tra rune, spade di legno e boschi.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fandral, Hogun, Loki, Sif, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Note: Eccomi con un nuovo aggiornamento! E’ bellissimo pubblicare una storia già finita e non dover smadonnare per finire in tempo un capitolo. Le avventure dei nostri bambolotti asgardiani continuano. Ovviamente, come sempre, l’inventiva mia incontra e si scontra con la mia demenza, che è parecchia, e con i personaggi che a volte vorrebbero sembrare furbi, benchè io glielo impedisca con tutte le mie forze. Spero vi piaccia. A presto! ^^

Capitolo terzo

La lezione con le spade di legno lasciò il piccolo drappello di bambini esausti e pieni di lividi.
Sif aveva preso tremendamente sul personale il trucchetto di magia del suo avversario, e continuò a protestare a gran voce, finchè sua madre, una splendida nobildonna della corte, non venne a recuperare lei e Fandral affinchè facessero merenda. Un'ancella ebbe l'ingrato compito di scortare via i due principi asgardiani, onde evitare che i bambini si azzuffassero di nuovo, Hogun subì la stessa sorte, facendosi portare via dalla madre.
- Comunque usare certi trucchetti non è valido. - insistette Thor, mentre affondava i denti in una fetta di pane e marmellata.
- Preferisci essere un guerriero morto, ma onesto? - rispose Loki, massaggiandosi la mano sinistra su cui aveva preso diversi colpi. In realtà, con la baruffa che ne era uscita aveva preso molti più calci di quanti non fosse riuscito a darne, ma finché non avesse avuto segni visibili non se ne sarebbe dato pena in alcun modo.
Thor rifletté sulla frase del fratello, prima di rispondere. - Almeno mi sarei guadagnato il Valhalla!
Loki sospirò, e tentò con un'altra strada. - Se il comandante dell'esercito muore come un bamboccio subito le linee nemiche sfonderebbero le difese e la guerra sarebbe persa. Uno che muore così nel Valhalla non ci va.
Thor, di nuovo, ponderò attentamente la sua risposta. - Hai ragione. - annuì convinto dalle parole del fratello. - Ma allora conviene avere un mago a disposizione, ed essere guerrieri valorosi.
- Chi fa da sé fa per tre. - concluse Loki, mettendosi a mangiare.
Giunti ormai nel pieno del pomeriggio, ai giovani principi asgardiani erano concesse svariate ore di libertà. Avrebbero avuto ancora molti anni a disposizione per farsi riempire le giornate da doveri, impegni e lezioni, ma erano ancora in quella fascia d'età in cui la presenza della madre o di un'ancella bastava a tenere d'occhio i loro passatempi, in genere.
- Loki, mi annoio. - Thor stava osservando da qualche tempo il fratellino, impegnato a sistemare piccoli soldatini attorno alla riproduzione di un forte, simulando un lungo assedio.
- Mi dispiace per te. - rispose l'altro, continuando, con aria molto concentrata, a sistemare le sue pedine.
- Facciamo qualcosa? - insistette Thor.
- Tipo?
- Andiamo a fare qualche esplorazione. Andiamo fuori.
Loki alzò gli occhi e si mise ad osservare il fratello. - Heimdall ci vedrà.
- Mica andiamo a fare qualcosa di male. Andiamo con Fandral e Sif!
Quest'ultima frase fece venire, a Loki, una gran voglia di lasciar perdere e desistere. Sif avrebbe di nuovo piagnucolato su quanto lui fosse stato ingiusto, e Fandral l'avrebbe difesa a spada tratta solo perché era una ragazza. Stava per rispondere a Thor che sarebbe stato felice di rimanere a giocare da solo, quando il fratello lo prese per un braccio e lo trascinò via, spargendo ovunque sul pavimento dorato, i poveri soldatini in stato di assedio.
- Dove state andando? - chiese Agata, l'ancella che li stava sorvegliando.
- Fuori, in giardino. - si ritrovò a mentire Loki, chiedendosi perché non avesse fatto immediatamente la spia.
Trascinato come un sacco di patate dal fratello, Loki zigzagò per le stanze, i corridoi e i cortili del palazzo, in cerca di Sif e Fandral. Li trovarono nel cortile della dimora di Sif, intenti a rincorrersi per il prato. Come li videro arrivare, si fermarono.
- Perché l'hai portato qui? - chiese Fandral, fissando Loki con astio.
- Perché è mio fratello. - rispose Thor con semplicità.
- Io non ci volevo venire, è lui che mi ha portato. - rettificò Loki.
- Mica potevo lasciarlo solo, no? - Thor sentiva molto il bisogno di dover proteggere il fratellino minore. Così gracilino e serioso, lasciarlo da solo non poteva che fargli del male.
- Invece sì. - Sif e Loki risposero all'unisono. Nel momento in cui si accorsero dell'assurdità della cosa si fissarono come due gatti pronti a graffiarsi.
- Hogun dove'è? - chiese a quel punto Thor, per cambiare discorso.
- A casa penso, perché?
- Perché voglio andare fuori le mura, Fandral. - spiegò Thor, tutto orgoglioso. Un mormorio eccitato si diffuse tra i bambini, eccezion fatta per Loki.
- Heimdall ci vedrà. - ripeté. - E saremo puniti.
- Un guerriero non viene mai punito. Solo i bambini lo sono. - disse Fandral, di colpo estremamente affascinato dall'idea di lanciarsi in un'avventura pericolosa e proibita.
- Ma noi siamo bambini. - precisò Loki, con logica inafferrabile.
- Hai forse paura? - gli chiese Sif.
- Ma figurati. - rispose Thor per lui. - Andiamo a prendere Hogun. - e Loki fu di nuovo trascinato come un pacco per mezza Asgard.
Non fu difficile convincere Hogun a partecipare: non appena gli fu spiegato il piano lui rispose semplicemente con un “Ci sto”, e si mise a seguire gli amici. Arrivati a quel punto, l’avventura poteva avere inizio. Corsero fino alle mura del palazzo senza nemmeno pensare a come sgattaiolare via. Ogni porta era sorvegliata da almeno due guardie, dettaglio che rendeva complicato darsela a gambe.
- Bene. Non si può uscire. E ora? – chiese Loki, con aria di superiorità. Accidenti, era il più piccolo lì in mezzo, ma sembrava il solo in grado di ragionare.
- E ora troviamo un modo. – disse Fandral. – Le porte non sono chiuse, quindi ci basta passare senza farci notare.
- Io e Thor siamo due principi di Asgard, voi siete figli dei membri della corte, non siamo fatti per passare inosservati.
Rimuginarono in silenzio, osservando numerosi asgardiani uscire ed entrare dalla città a piedi o a cavallo.
- Ehi, c’è un carro parcheggiato lì. – disse Hogun. – Potremmo nasconderci.
Tutti si voltarono verso Hogun, sorpresi. In genere era tremendamente silenzioso, e sentirlo parlare così assennatamente dava una strana sensazione agli altri bambini.
- E’ una buona idea. – convenne Loki. Hogun in fondo non gli stava così antipatico: rompeva molto meno le scatole di altri.
Cercando di non farsi vedere da nessuno, i cinque bambini si avvicinarono al carro.
- Ci vorrebbe un modo per passare del tutto inosservati. - disse Sif. - Tipo...
- Tipo un trucco? - chiese Loki. - Adesso se uso la magia ti va bene?
- Se dobbiamo diventare fosforescenti pure noi lascia perdere. - disse Thor. - Io non ci tengo.
Loki fissò il fratello con odio, ma non raccolse la provocazione. - Possiamo rimanere rintanati qui fino a sera, allora, se non volete correre il rischio.
Erano parole pensate appositamente per scatenare una notevole reazione; Loki sapeva che gli amici di suo fratello e lo stesso Thor erano molto permalosi su questioni come il coraggio e il valore.
- Avanti, trova il modo di renderci invisibili ai loro occhi! - sbottò Fandral.
Sospirando, Loki si concentrò per rendere se stesso e gli altri bambini invisibili agli occhi dei presenti, poi si intrufolò nel carro, seguito dagli altri. Nonostante fossero nascosti da un telo, il bambino scrutò attentamente tutti gli altri, temendo che qualcuno fosse effettivamente diventato verde, ma non era così, e quando il mezzo cominciò a muoversi provò un confortante senso di sollievo e successo.
- Bene, come faremo a scendere, però? - chiese Sif.
- Appena saremo abbastanza lontani salteremo. - disse Thor, assumendo un'aria da leader responsabile. Rimasero ad osservare, sbirciando dal telo, la campagna che si apriva davanti a loro con aria incuriosita. Non capitava spesso che venisse concesso loro di mettere il naso fuori dal palazzo, e quando accadeva, avveniva sempre sotto una sorveglianza così stretta dal rendere la cosa noiosa.
- Direi che siamo già abbastanza lontani, no? - disse Fandral. - Possiamo scendere qui.
- E' una buona idea. Al tre ci buttiamo fuori, pronti?  - disse Thor. - Uno, due, tre! - di colpo, tutti e cinque sgusciarono fuori e si buttarono sul sentiero in terra battuta; alcuni atterrarono in piedi, altri inciamparono e misero fine alla corsa con il sedere.
- Ahi. - si lagnò Fandral, rimettendosi in piedi. Si lagnò evidentemente a voce troppo alta, perché l'uomo seduto a cassetta si voltò, e non fu affatto felice di vedere cinque bambini sgattaiolare via dal suo mezzo.
- Brutti birbanti, che ci facevate nascosti là sotto? - urlò, fermando il cavallo.
- Niente. - tentò di dire Loki, in genere il più rapido dei cinque, a parlare. - Solo un passaggio. Un passaggio piccolo. - specificò.
- Ah è così, vero? - vedendo che l'uomo stava scendendo per, presumibilmente, conferire con loro in maniera non troppo pacifica, Loki decise di prendere in mano la situazione: - VIA! - urlò, mettendosi a correre. Gli altri lo seguirono per i campi senza fiatare. Corsero a perdifiato per un tempo sufficientemente lungo a sfiancarli: non avevano osato guardarsi indietro e avevano continuato ad avanzare.
- Potevi dircelo che la tua magia non valeva niente. - disse Fandral, con il fiatone.
- Non lo sapevo. - si giustificò Loki. - Non so mai quanto a lungo dura.
- Almeno non ci ha seguito. - disse Thor, guardandosi indietro. Attorno a loro c'erano vastissimi campi, e di fronte a loro, in lontananza, si intravedeva un bosco. - Potremmo andare là, nella foresta. - disse poi.
- Perché? - chiese Sif.
- Oh be', magari possiamo incontrare qualche animale pericolosissimo con cui battersi.
- Thor, non mi sembra una cosa molto saggia.
- Se Loki ha paura possiamo lasciarlo qui e farlo tornare a piedi da mammina. - intervenne Fandral, mentre Hogun annuiva in silenzio.
- Immagino torneremo a casa a piedi tutti quanti, prima o poi. - rispose Loki. - E poi non ho paura, è solo un'idea stupida.
- Per me non è stupida. Andiamoci. - la giovane Sif decise di difendere l'idea del suo amico e, davanti a tutti, si mise in marcia. A quel punto, si misero tutti in marcia. Il grano nei campi era ancora verde, ma era già abbastanza alto da intralciare i movimenti dei bambini, in particolare di Loki, che era il più basso di tutti. Camminavano con calma: avevano corso così tanto e così velocemente che ora proseguivano un po' per inerzia un po' per desiderio di avventure; di che natura, non avrebbero saputo dirlo nemmeno loro. Arrivarono di fronte ad un piccolo canale che separava i campi dall'inizio del bosco vero e proprio; non aveva molta acqua, ma se avessero pensato di attraversarlo a piedi si sarebbero inzaccherati fino alle caviglie. Decisero di saltarlo, operazione che riuscì con successo a tutti quanti, anche se schizzi di fango volarono un po' ovunque. Nel frattempo si stava avvicinando la sera, e la luce penetrava con maggior difficoltà tra le fronde degli alberi.
- Mio padre dice sempre che in una foresta come questa si possono trovare un sacco di cinghiali, magari riusciamo a catturarne uno! - disse Fandral, entusiasta. - Sarebbe a dir poco magnifico.
Loki guardò in direzione del bambino, chiedendosi come pensasse di portarlo a casa, il suddetto cinghiale. E quello, in fondo, era il problema minore: un incontro con un animale così gigantesco si prospettava inquietante e poco divertente.
- Dicono anche che ci sono gli spiriti nella foresta. - disse Sif, avanzando guardinga. - Sono invisibili e aggrediscono i viandanti.
- Se osano aggredirci li mandiamo via! - disse Thor, sicuro. - Sono il figlio di Odino, non oseranno nemmeno avvicinarsi a me.
In qualche modo le parole del principe asgardiano convinsero tutti, suo fratello incluso, che avere con loro il futuro re di Asgard li avrebbe protetti da qualunque disavventura. Era un pensiero sciocco, che non si basava su nessun dato concreto, ma essendo tremendamente rassicurante, credergli era un piacere.
Avanzarono nel bosco sempre più scuro, con le orecchie ben attente a captare rumori interessanti. Trovarono una lumaca di enormi dimensioni scivolare su un tronco morto coperto di muschio verde, e fecero fuggire diversi pennuti a causa del rumore che producevano attraversando il fitto sottobosco. Videro perfino una grassa lepre in una piccola radura ma, come li scorse, fuggì ad una velocità tale che inseguirla divenne semplicemente inutile.
 - Non troveremo mai niente, qui. – osservò Sif, sfiduciata. – Forse è il caso che torniamo a casa, potrebbe fare buio presto, e potrebbero cercarci.
- E’ impossibile che non ci sia nessuna grande preda, qui, però. – insistette Fandral.
- In questa stagione il sole ci mette un po’ a tramontare, ma quando sarà buio non sarà facile tornare indietro. – disse Loki. Se fossero stati in vista del palazzo sarebbe stato sufficiente camminare in quella direzione, ma lì, attorno a loro, non c’erano che alberi.
- Allora forse è meglio cominciare a tornare a casa. – convenne Thor. – Possiamo ritentare un altro giorno, se non ci scoprono.
- Per me va bene. – Hogun ruppe il silenzio e si affiancò all’amico, cominciando a ripercorrere a ritroso il percorso che avevano fatto poco prima. Tutti gli altri seguirono a ruota mentre sopra di loro, sui rami degli alberi, iniziavano a svegliarsi gli animali notturni. Camminarono in silenzio per un po’, tutti variamente delusi e stanchi: l’unico rumore percepibile era il rumore dei loro passi sul terreno accidentato.
Ad un certo punto, alla loro destra, si sentì il rumore di un ramo spezzato.
- Cos’è stato? – chiese Sif, a voce bassissima.
- Un qualche animale. – rispose Fandral, sguainando la sua spada di legno. – Uno grosso.
Si misero tutti in silenzio, e poco dopo si sentì di nuovo il rumore di rami spezzati provenire dalla stessa direzione. Hogun fece segno agli altri di seguirlo, e cominciò a muoversi in direzione del suono. A Loki quella non pareva affatto una buona idea, ma sapeva che se avesse parlato o si fosse rifiutato sarebbe stato considerato un debole e un piscia-sotto; tutto sommato preferiva evitarsi epiteti simili, una volta ogni tanto. Bastò fare pochi passi, prima di trovarsi di fronte a quello che cercavano; non era un cinghiale come avevano sperato, ma qualcosa di più grosso e potenzialmente più pericoloso: un troll. Dava loro le spalle, e ciò rendeva possibile vedere le sue enormi fattezze; era più alto di qualunque cosa che i bambini avessero mai visto, gigantesco, possente. Ricordava vagamente un uomo troppo cresciuto, con la differenza che emanava un fetore inimmaginabile, probabilmente emanato dalle rozze pelli che indossava; al di sotto di esse si vedeva spuntare una coda pelosa.
Sif, Fandral e Loki si coprirono il naso con una mano, schifati. Si guardarono tutti e cinque negli occhi, immobili e spaventati, spaventati per davvero: tutti sapevano che i troll erano creature crudeli e malvagie che rapivano i bambini, e nessun atto di coraggio da parte loro avrebbe cambiato questa realtà. Se fossero stati guerrieri grandi e grossi avrebbero potuto combattere, ma così…
Senza parlarsi, decisero di arretrare lentamente. Con un po’ di fortuna avrebbero potuto non farsi notare e farla franca, ma mentre cominciavano a muoversi Hogun, il taciturno bambino che quasi mai faceva udire la propria voce, starnutì. Sgranarono tutti gli occhi, puntandoli su Hogun, non meno sorpreso di loro, ma il danno ormai era fatto, il troll si era voltato e li aveva visti. Il suo volto, se possibile, era ancora più disgustoso del resto: gli occhi infossati, scuri, con una luce strana, il naso prominente e grande, una bocca piena di denti marci e labbra sottili e quasi nere. Emise un verso orribile, e i cinque bambini temettero fosse un richiamo per altri suoi simili.
Preso dal panico, Thor prese una pietra e gliela tirò addosso. – Verso i campi, ORA! – urlò.
Di nuovo, si trovarono a correre a perdifiato, mentre il troll, armato di ascia, cominciava a inseguirli. Correre nel bosco era molto più difficile che farlo per i campi: il terreno era pieno di rami, radici, sassi, e la stessa visibilità, con la sera che avanzava, diveniva sempre più scarsa. I troll non erano creature particolarmente intelligenti, ma erano brave ad individuare le prede più deboli, motivo per cui Loki sentì su di sé una pressione infinita: cercava di tenere il passo di Thor, e nel farlo pregava affinché Heimdall, nel suo scrutare Asgard, li vedesse e avvisasse qualcuno. Arrivati a quel punto, le ire di suo padre non erano niente rispetto a quello che stavano passando ora. Sentirono un tonfo dietro di loro e, voltandosi, videro Sif a terra, tradita da un mucchio di foglie secche. Fu rapida ad alzarsi e, per niente decisa a mettersi a piangere o a fare qualcosa tipicamente da femmina, prese anche lei una grossa pietra e la tirò addosso al troll, colpendolo in faccia.
La cosa non piacque affatto alla creatura, ormai pericolosamente vicina a loro: la spada di Fandral era inutile, perché avvicinarsi al punto di poterlo colpire con quell’arma sarebbe stato un suicidio, Hogun aveva con sé delle frecce, ma dalla punta di legno, e poco efficaci, gli altri tre erano ugualmente armati. Ripresero a correre, Thor aveva agguantato la mano di Sif perché riprendesse velocità, ma la stanchezza cominciava a farsi sentire. Prima che le cose peggiorassero ancora, Loki sfruttò lo stesso trucchetto che aveva usato con Sif durante il loro duello: creò una proiezione che cominciò a correre in un'altra direzione, nel tentativo di distrarre il troll: una preda sola e lenta era sicuramente meglio di cinque molto rapide. Il piano sembrò funzionare, e ciò diede loro il tempo di allungare un po’ il passo, prima di nascondersi dietro ad un tronco enorme: il bambino dovette tirare Thor e Sif per una manica, affinché gli dessero retta.

  
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