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Autore: Leliwen    25/09/2012    7 recensioni
Stiles reclinò per un istante la testa all'indietro, andando a posarla sulla spalla del licantropo, e respirò profondamente, ad occhi serrati e labbra dischiuse.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo III
Chi trova un amico

Lo raggiunse al parcheggio. La Camaro scura aspettava quieta il proprio conducente, come una fiera fedele.

"Derek, qualunque cosa tu stia nascondendo a Peter non ti sta facendo bene."

La macchina si aprì con un suono ovattato, permettendo al proprietario di scivolarvi dentro.

"Isaac, smettila."

Il ragazzo lo seguì sedendosi al posto del passeggero, ignorando l'occhiataccia – e la supplica mascherata da ordine – del suo Alfa. Sfacciatamente, gli puntò i suoi occhi azzurri addosso e incurvò le labbra in un sorriso birichino.

"Dove stai andando?"

Spazientito, Derek mise in moto, stanco di giocare col più piccolo che, al momento, sembrava in tutto e per tutto un cucciolo.

"A casa. Devo riflettere."

Prese una curva in velocità e Isaac si aggrappò con entrambe le mani alla portiera, più per abitudine che per reale necessità. Corrucciò le sopracciglia quando, tornati sul rettilineo, si arrischiò a guardare Derek.

"Mi pare di ricordare che per colpa degli Alfa a piede libero, quello non fosse più un posto sicuro."

"Quello non sarà mai un posto sicuro, non importa quello che succederà. C'è troppo dolore affumicato su quei legni, troppa rabbia. Mio zio ha placato un poco quelle anime, ma non è certo riuscito a zittirle."

Si iniziava a vedere il bosco in fondo alla via. Ad Isaac quella sembrava davvero una pessima idea. Doveva trovare una maniera per farlo desistere ma non sapeva come fare e le emozioni che provenivano da Derek erano quanto di più ambiguo avesse mai sentito.

"Allora perché ti ostini a tornarci? Non credo sia un posto che faccia bene ai tuoi nervi."

"Quella è casa mia."

Isaac ci vide rosso. Letteralmente. I suoi occhi, la dentatura, tutto il suo sembiante stava per tramutarsi in quello di un lupo. Il ringhio che fuoriuscì dalle sue labbra fu assolutamente feroce.

"No. Quella era casa tua. Noi ora siamo la tua casa e tu la nostra."

Derek gli mise una mano sulla coscia e strinse forte. Il ragazzo tornò se stesso in una manciata di secondi, imbarazzato per aver perso il controllo in quella maniera. Gli occhi di Derek si fecero liquidi e preoccupati, mentre entrambe le mani tornavano a stringere il volante. Isaac provò a tornare al discorso d'origine.

"Dobbiamo trovare un nuovo posto ed attrezzarlo prima che gli Alfa si muovano e inizino a battere la città in lungo e in largo per trovarti."

"Lo so. Ma..."

Isaac esultò. Derek aveva fermato la macchina. Sentiva brividi percorrergli la pelle per il pericolo imminente. Non aveva ancora imparato a distinguere i brividi propri da quelli dell'Alfa: quando gli era particolarmente vicino le due cose si confondevano terribilmente. Ad ogni modo, quando Derek scrutava la notte stringendo gli occhi non era mai un buon segno.

"Io ho ancora la casa di mio padre. Potremmo attrezzarla come rifugio provvisorio. Oltretutto sono vicino dei Whittemore, e da lì potremmo tenere d'occhio Jackson, dato che dubito che abbia intenzione di scappare di casa."

Derek ingranò le retromarcia e fece inversione. Isaac tirò un sospiro di sollievo.

"Ok, da te."

"Provvisorio: tu e tuo zio dovrete trovare al più presto un nuovo rifugio. Quella casa è troppo scontata."

Lo redarguì col tono di una maestrina e Derek si lasciò scappare un ghigno storto che alleggerì la tensione degli ultimi minuti.

"Lo so."

Isaac sorrise, sollevando il mento. Era il momento di cambiare argomento.

"Bene. Cosa c'è tra te e Stiles?"

Derek corrucciò le sopracciglia, l'espressione si fece assorta, il suo cuore sembrò battere più forte. Non più veloce, solo più forte. Era una cosa strana, che Isaac non aveva mai sentito prima e che gli fece inconsciamente sollevare gli angoli delle labbra in un sorriso mite. Ma Derek non parve notarlo.

"Niente di particolare, credo. Perché?"

Il ragazzo sollevò le spalle, mentre Derek prendeva l'ennesima curva a gomito un po' troppo allegra.

"Peter era furioso. Perché?"

Chiese osservando di sottecchi le reazione dell'altro. Ma non pareva che Derek avesse troppi problemi a parlare dell'argomento. Pulsazioni regolari, voce bassa un po' triste, ma nessun tentennamento.

"Le mie relazioni – che siano d'amicizia o sentimentali – non hanno mai portato a nulla di buono. Sembra che io attiri i guai come il miele attira le api. Peccato che le mie api siano più pericolose di uno sciame di calabroni impazziti. Credo sia per questo che Peter non è contento."

Il suo cuore accelerò proprio sul finale, e Isaac lo guardò storto mentre, parcheggiata la macchina dietro l'abitazione, scendevano entrambi.

"Davvero?"

"Non lo so, è possibile."

Sbuffò chiudendo la portiera e facendo segno all'altro di fare strada.

"Oggi sei stato molto più che amico con Stiles."

Chiuse la porta alle loro spalle, osservando l'ambiente che non era cambiato di una virgola da quando l'aveva lasciato. Non gli piaceva tornare lì: c'era suo padre e non c'era per tutto il tempo. Si chiese, marginalmente, come Derek riuscisse a resiste coi fantasmi di tutta la sua famiglia ad alitargli addosso.

"Ho imparato a conoscere quali sono i suoi limiti e oggi li aveva abbondantemente superati. Non potevo lasciarlo in balia di se stesso."

Derek era entrato in cucina e aveva aperto il frigo richiudendolo immediatamente. Prese una busta per i rifiuti poi, trattenendo il fiato, ci svuotò dentro tutto il contenuto del frigo. E la richiuse bene.

Isaac, dallo specchio delle porta lo osservava interagire con la propria casa come se fosse stata la sua e, dentro di sé, sorrise. Ma c'era una questione più urgente da affrontare.

"Perché no? Non fa parte del branco."

Derek si girò, poggiò le spalle contro lo sportello chiuso poi, lasciata la spazzatura, infilò le mani nelle tasche, quasi non sapesse che farne.

"Tu dici? Io non ne sarei così sicuro. Come non sono più molto sicuro di Scott, o di Erica o di Boyd o di Jackson. La verità è che al momento non sono più sicuro di nulla."

Isaac si sentì ricolmo della fiducia che l'Alfa gli stava concedendo: vederlo fragile. Poteva non dirgli tutto, poteva sviluppare le strategia solo con Peter, ma era con lui che si faceva vedere in quel modo. Il suo cuore sembrava volergli esplodere nel petto.

E Derek scosse la testa, rassegnato.

"Smetti immediatamente di pavoneggiarti."

Il sorriso di Isaac si fece più largo.


Il Dottor Deaton guardò i due ragazzi che erano rimasti a dargli una mano per pulire la sala dopo che i licantropi se n'erano andati.

Scott era irrequieto, probabilmente perché erano cinque minuti abbondanti che Stiles non apriva bocca e, anche prima, non aveva parlato più di tanto.

"Come mai eri qui?"

Il dottore sollevò un sopracciglio al tono di Scott. Insinuante. Aveva probabilmente avvertito la tensione di Peter e notato il comportamento quasi socievole di Derek e... e cosa? Erano davvero tutti così ciechi gli adolescenti?

Le spalle di Stiles si tesero e la schiena si raddrizzò di colpo. Quello non avrebbe sicuramente fatto bene ai suoi nervi.

"Li ho incontrati per caso."

Una risposta ragionata, un modo per nascondere la verità pur dicendo la verità. Ma Scott inspirò profondamente, allargando le narici in quello che era, senz'ombra di dubbio, un avvertimento.

"E perché non mi hai chiamato immediatamente?"

Gli occhi di Stiles erano enormi, quasi non riuscisse a credere di dover rispondere a quell'interrogatorio. Nuovamente si prese il suo tempo per rispondere. Molto tempo.

"Dovevo guidare."

"Stiles, cosa mi stai nascondendo?"

Scott aveva mangiato la foglia ma non si rendeva conto che Stiles stava per esplodere.

"Cosa vuoi che ti nasconda? Al momento pare che la sola persona cui riesca a mentire sia mio padre e questa non è una bella sensazione."

Scott abbassò la testa, come un cane bastonato e Stiles si morse un labbro.

"Senti, lo so che non è colpa tua, vorrei solo che ricominciassi a fidarti di me."

Il Dottor Deaton provò a inserirsi nel discorso, per evitare che il suo impacciato assistente combinasse qualche casino, ma questi proruppe – quasi un ringhio, in effetti – prima che potesse fermarlo.

"E' difficile fidarsi di te quando Derek ti si struscia addosso!"

Gli occhi castani per poco non uscirono dalle orbite, la bocca si spalancò, annaspando in cerca di una risposta degna. Appena una frazione di secondo prima che il fiume in piena tracimasse dalle labbra esangui.

"Derek cos... oh Dio, dimmi che non hai detto quello che ti ho sentito dirmi! Derek e suo zio sono due psicopatici ma inizio a credere che non sia colpa loro ma che sia un effetto collaterale della vostra maledetta luna piena! Se proprio vogliamo essere puntigliosi avrei preferito avere il mio migliore amico a preoccuparsi della mia sanità mentale! Ma forse, chissà, solo gli Alfa si rendono conto di queste cose. Dovrei proprio andare a controllare, dato che il mio migliore amico da quando è licantropo ha tentato un paio di volte di sbranarmi mentre uno psicopatico non ha fatto altro che salvarmi la pelle!"

Uscì sbattendo la porta, senza nemmeno salutare.

Il Dottor Deaton si mise tra Scott e l'uscita, un'espressione severa e delusa sul volto.

"Credo tu abbia davvero esagerato."

"Devo andare da lui."

Gli rispose provando a superarlo. Ma questi alzò una mano, il palmo rivolto verso il ragazzo, il volto irremovibile. Come riuscisse a bloccare un lupo era una cosa che Scott si stava evidentemente chiedendo e che gli era costata anni e anni di addestramento. Pensione. Lui ci sarebbe morto continuando a fare il suo lavoro, era questa la sola verità.

"No, tu ora resti qui e mi spieghi cosa t'è preso. Perché non hai mai trattato così il tuo amico prima d'ora. E mi sembra di ricordare che è stato lui a rimanerti vicino, nonostante le trasformazioni, la paura ed il resto."

Scott si voltò, serrò una mano e diede un pugno sul tavolo operatorio che, fortunatamente, resistette. Chiedere ad un adolescente di controllarsi era già difficile in una situazione normale e fortunatamente Scott era un ragazzo coi piedi per terra, ma era pur sempre un adolescente e un lupo. Il controllo non faceva parte delle sue abilità primarie al momento.

"Peter."

Ringhiò il nome dell'altro Beta, quasi che in quel modo potesse farlo a pezzi. Il dottore strinse gli occhi, ricordando il comportamento di quell'uomo, rimettendo insieme i pezzi per cercare di spiegarli al ragazzo che aveva innanzi.

"Peter era furioso ogni volta che Derek si avvicinava a Stiles."

Tornò a voltarsi verso di lui e ciò che si scorse nei suoi occhi neri era solo smarrimento. Forse aveva perso i suoi riferimenti e ora, ritrovare la strada di casa, gli sembrava molto più difficile. Sollevò una mano e la lasciò oscillare, come se il movimento potesse mettere un po' d'ordine, o bastasse a riavvolgere il nastro di quella serata assurda.

"Derek era diverso dal solito e Stiles... Stiles si è fatto toccare. Solitamente salta come un grillo appena quello gli si avvicina."

Appoggiò i palmi aperti sul piano operatorio e restò lì, in attesa di una mano che lo conducesse verso la giusta direzione. Una mano che lui, come suo medico e suo – in qualche modo – mentore, era intenzionato ad offrirgli.

"Quindi? Cosa dedurresti da tutto questo?"

E sapeva che il tono usato scavava nella coscienza del mannaro fino a trovare le risposte e a portarle a galla. Non serviva la sua guida. Scott era in grado di trovare da solo la sua strada. Serviva solo compagnia, perché intraprendere certi percorsi da soli potrebbe essere ancora più spaventoso.

"Non lo so. Ma Stiles blatera sempre tanto e non so quanto di ciò che dice o che ha detto sia... ah, non lo so nemmeno io."

"Allora sarà il caso che ti chiarisci le idee prima di andare da lui."

Gli sorrise, posando anche lui le mani sullo stesso piano, senza invadere il suo spazio ma entrando a farne parte. E fu questo a spostare l'attenzione di Scott da se stesso verso il proprio amico. Solo in quel momento fu pronto a sapere cosa altri occhi avevano notato, a sentire una verità diversa – eppure non aliena – dalla propria.

"Lei che ha visto?"

"Un ragazzo fragile, spaventato, che s'è fatto in quattro per i suoi amici. Probabilmente il più forte di tutti quelli che erano in questa stanza. Peter Hale se n'è accorto."

Un cenno della testa del dottore, poi un cenno di quella di Scott. I pezzi di un puzzle tornarono a posto, collocando Peter nuovamente come alleato, anche se sorvegliato speciale. Ma il nodo non era lo psicopatico. Il nodo era tutt'altro.

"E Derek?"

"Derek è l'Alfa del suo branco."

Un'ovvietà con risvolti tutt'altro che banali. Appunto.

"Stiles non fa parte del suo branco."

"Nemmeno tu. Eppure lui ha chiamato tu sei venuto, lui ti ha ordinato di chiamare Jackson Whittemore e tu l'hai fatto."

Il Dottor Deaton lo vide stringere i pugni e gonfiarsi come sul punto di esplodere. Sapeva che aveva ragione, non importava quanto bruciasse. Derek chiamava e loro rispondevano in massa. Nonostante la testardaggine. Appunto.

"Non cambia il fatto che io non faccio parte del suo branco... oddio le parole di quello psicopatico! Ha detto a Stiles che loro sono un branco! Loro, Stiles incluso!"

Il Dottor Deaton si frappose nuovamente tra Scott e la porta: non poteva permettergli di uscire in quelle condizioni. Sia che avesse raggiunto Stiles sia che si fosse messo sulle tracce di Derek, c'era un'alta possibilità di catastrofe.

"Calmati."

"Come posso calmarmi?"

Il suo ringhio fece tintinnare le ampolle e le fiale contenute in quella sala operatoria e forse fu proprio quello a calmare Scott. Il ragazzo, dopotutto, non aveva intenzione di far del male a qualcuno – né tantomeno al proprio chirurgo, non in quel momento per lo meno – o di distruggere anni e anni di lavoro.

Il Dottore alzò le spalle e gli occhi gli sorrisero, come se gli stesse per confidare un importante segreto.

"Beh, pensa che, se è parte del branco, nessuno del branco gli farà mai volontariamente del male."

Ma era evidente che Scott non ne fosse affatto felice.




Salve lettori!
Spero che questo capitolo vi piaccia anche se è un po' un capitolo di passaggio - se così vogliamo chiamarlo.
Spero ardentemente di riuscire a finire il 5° per la prossima settimana così da potervi pubblicare il 4° ma al momento ho un problema di POV non indifferente. Vedremo che ne uscirà fuori.
Grazie per i commenti che mi avete lasciato. Sono uno sprone ad andare avanti.
Alla prossima settimana!
  
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