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Autore: _Streghetta_    25/09/2012    0 recensioni
E’ buio in cantina, tra i vecchi scaffali si intravede una fonte di luce, le foto in bianco e nero, le scatole piene di ricordi che ti riaffiorano la mente, è quasi buio, forse un po’ di paura mi è entrata in quel momento, una paura interminabile, una paura maestosa che ti penetra nel profondo del cuore e “Bhum!” esplode scorrendo in tutto il corpo.
Le mie lacrime continuavano a scendere dagli occhi,toccando le guance accarezzandole, come il sangue che cola dalle ferite, addolorate, dolore, come sti si frantumasse il cuore, un puzzle immenso difficile da ricostruire...
Qualche volta prima di addormentarmi pensavo a lei, pregavo che stesse bene lassù, parlavo con lei, le raccontavo le mie giornate, le raccontavo di Alex di quanto era bello e di Fede di quanto era dolce...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un foglio bianco, un parola nel silenzio, un movimento nella strada, un solo passo e non torni più indietro, mai più, cominciò tutto così con un passo.Il bagliore della luce era già entrato nella mia stanza, mi stavo stropicciando gli occhi quando entrò nella mia stanza mia sorella piangendo :”Mia svegliati presto, è successo una cosa terribile!!..”disse, risposi :”Vanessa ti sembra questo il modo di svegliarmi?!”, “Vestiti forza” mi ribadì e uscì correndo dalla mia stanza. Mi alzai lentamente dal letto come uno zombi vivente, aprii la armadio e presi un vestitino carino arrivava fino al ginocchio spallino fine e rosso scarlatto, mi mise le ciabatte e scesi.Arrivata chiesi :”Nonna,mamma cosa succede?” ma lei non era lì dopo aver visto quei volti tristi e addolorati forse capii ancora cosa fosse successo mi sporsi un po’ e vidi qualcosa era proprio lì in mezzo al soggiorno una bara le mie lacrime iniziarono a scendere accarezzavano le guance e poi finivano chissà dove, avevo già capito chi c’era ma non dissi niente rimasi in silenzio piangendo e soffrendo.Era da diversi  giorni che stava male mi ricordo quando mi veniva a prendere alla materna mi portava un mandarino, un mandarino era il nostro simbolo, mi ricordo quando gli portavo la minestra nel letto com’era contenta per me era solo una minestra ma per lei molto di più Loretta si chiamava, ecco il suo nome, Loretta lei che era la sapienza, la vittoria e che il suo nome significa corona d’alloro. Continuammo così finché non entrò in soggiorno mio padre ci consolò un po’ particolarmente me, il sorriso mi stava tornando, ma sentivo ancora una fitta al cuore che pigiava e lo sgretolava. Dopodiché ci fu il funerale non avevo il coraggi di chiuderla in quella tomba e in quel forno di lasciare che le sue ceneri volassero via non  avevo il coraggi ma tutto è successo tutto per caso è successo.Continuai a piangere per altri giorni, chiusa in camera, non mangiavo niente pensavo solo e lei soltanto a lei quel mio braccio su cui piangere, a cui chiedere consigli e aiuti.Insomma era un bisogno, una presenza, una nonna che mi aiutasse a crescere anche mia sorella Vanessa era disperata sentivo i sui singhiozzi e i suoi pianti dalla parete.Le mie domande erano sempre le stesse “Perché?Perché proprio a me?Perché il destino mi ha giocato un brutto scherzo?” “Perché?”, non c’era risposta a queste domande il destino me l’aveva portata via come neve che si sciogli d’estate,  come quella salma bianca viene portata via dalla gente,come la cenere portata via dal vento. Le mie lacrime continuavano a scendere dagli occhi, toccando le guance accarezzandole, come il sangue che cola dalle ferite, addolorate, dolore, come se ti si frantumasse il cuore, un puzzle immenso difficile da ricostruire. In quel momento mi sentii sola, avevo paura che lei andasse via davvero avevo paura che mi lasciasse sola per sempre. Avevo paura di restare lì da sola, rinchiusa per sempre, senza bere, ne mangiare.. Senti in lontananza i passi di qualcuno per le scale e poi busso alla mia porta, “Apri Mia, possiamo andare avanti insieme” disse, dalla voce capii che era mia madre, io risposi “No, io ho bisogno di lei, solo di lei del suo volto solare e dolce”, sentii dalla porta il pianto di mia madre allora per consolarla aprii la porta e la feci entrare. Le dissi “Scusa, affronteremo questo insieme”, iniziai a piangere affannosamente, le mi rispose “Sì!” e mi abbraccio senti il suo calore nel mio sangue, fino al mio cuore. Entrò in camera anche mia sorella ci vide strette, strette a piangere che si unì anche lei a noi, quindi adesso anche lei faceva parte di me senti il suo calore e la sua tristezza, in un solo abbraccio. Andai a letto ancora disperata, ma tranquilla pensavo che lei lassù stava meglio di noi quaggiù in terra, mi misi a parlarci pensavo che lei gironzolasse intorno a me e che in quel momento, solo in quel momento era lì e mi stava e mi doveva ascoltare. Mi svegliai la mattina, ero ancora stanca e girovagavo per casa, mi resi conto che ero sola, feci colazione e mi vestii con una maglietta e jeans, accesi il cellulare una chiamata persa di Federico, provai a richiamarla ma il cellulare era spento. Il telefono squilla, rispondo velocemente dico “Pronto chi è?”, risponde “Pronto, sono io la mamma vai giù in cantina e cerca dei documenti importanti in una scatola rossa!”, risposi “Sì mamma” e riattaccai. E’ buio in cantina, tra i vecchi scaffali si intravede una fonte di luce, le foto in bianco e nero, le scatole piene di ricordi che ti riaffiorano la mente, è quasi buio, forse un po’ di paura mi è entrata in quel momento, una paura interminabile, una paura maestosa che ti penetra nel profondo del cuore e “Bhum!” esplode scorrendo in tutto il corpo. Ho aperto una scatola, tanti ricordi mi hanno riaffiorato il cuore, la mente, il pensiero, il desiderio, foto, disegni, immagini… Eccola lì la sua foto, la sua bellissima foto, la nonna da giovane, con vestitino carino e un fiocchetto in testa, la lacrime cominciano a scendere, cerco di non piangere ma è più forte di me.. Chiudo tutto e scappo in camera mia, chiudo la porta e mi rifugio sotto il mio cuscino e continuo a piangere, il cellulare squilla, ma non voglio rispondere ma se fosse Fede devo rispondere.. Dico “Pronto, chi è?”, “Sono Fede, tutto okay? Ti sento un po’ strana?”, “Sì tutto okay, mi hai chiamato ieri?”, “Sì, ti volevo chiedere se potevamo vederci? Forse ora non puoi?”, “Adesso va benissimo vieni a casa mia tra dieci minuto! Ti voglio bene! Ciau!” “Anch’io ti voglio bene, Ciau!”.. Fede è il mio migliore amico è dolcissimo, carino e amorevole, “Ciau” è il nostro saluto.
 
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Suona il campanello, vado ad aprire è Fede gli stampo un bacio sulla guancia e lo abbraccio, lui è felice lo vedo dal suo sorriso, è felice, solare, dolce..
Entra e mi dice “Ehi, che succede? Stavi piangendo?”, “Mmmhhh……Sì…” Perché?” “Perché mi manca..” “Non ti preoccupare supereremo tutto insieme, noi due e dai fammi un sorriso”, un sorriso esce spontaneo dalla mia bocca. Decidiamo di guardare un film il cartone Tarzan era il nostro cartone preferito fin da piccoli, sognavamo un giorno di andare in una foresta lui era Tarzan e io Jane, per tutto il film sto stretta a lui, ridiamo, scherziamo e ci divertiamo, lui si che sa come farmi tornare il buon umore. Squilla il telefono rispondo è Aria una delle mie migliore amiche mi ricorda che oggi alle 17.00 c’è pattinaggio, io gli dico che non mi sento bene però se non ci vado l’allenatrice si arrabbierà, riattacco e guardo l’ora sono le 16.30, corro subito su in camera e dico “Fede mi potresti dare uno strappo fino alla pista?”, “Sì, certamente!”. Mi vestii leggins e canottiera, mi feci una coda e scesi, entrai in macchina,  lui disse “Posso rimanere a vederti?”, “Sì, però se cado non ridere!”, “Sì, lo prometto!”. Arrivati scesi dalla macchina velocemente e gli dissi di raggiungermi dentro, entrai e l’allenatrice Marta mi disse di muovermi, salutai Aria e Olli, vero nome Olimpia l’altra mia migliore amica. Entrai in pista mi allenai duramente Fede era sempre lì a guardarmi, ma notai qualche volte la sua assenza, dicevo forse è in bagno, starà prendendo una boccata d’aria, poi tornava subito in un batter d’occhio.
 
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Finita la lezione salutai Aria e Olli, Fede gentilmente mi riaccompagnò a casa.
Entrata salutai mamma e papà, mamma si arrabbiò perché non avevo cercato i documenti e avevo lasciato la casa tutta in disordine, però poi mi disse che lei e papà partivano per due settimane e andavano a fare una vacanze per scordare alcuna faccende, mi disse anche che partivano Venerdì pomeriggio, cioè traq due giorni. Cenammo e io andai subito nella mia camera era una sera d’estate calda e afosa, uscii di sera con Aria e Olli, ci raccontammo barzellette e indovinelli, poi arrivò Fede con Leo, Luca e Alex, a me piaceva Alex era così carino e dolce. Li salutai subito scoccandogli un bacio, lui lo  sapeva che a me piaceva ma non si faceva avanti. Dopodiché arrivò Vanessa con la sua amica Carlotta, ci divertimmo un sacco quella sera.. In seguito io e Vanessa tornammo a casa quando toccai il letto mi addormentai subito. Qualche volta prima di addormentarmi pensavo a lei, pregavo che stesse bene lassù, parlavo con lei, le raccontavo le mie giornate, le raccontavo di Alex di quanto era bello e di Fede di quanto era dolce… Mi svegliai tardi, quando scesi mio padre e mia madre erano pronti per partire li salutai ed andarono via, risalii su per farmi una doccia, ero in accappatoio scesi un secondo giù e vidi i ragazzi, ma poi risalii subito su, mi vestii con un vestito verde. Poi riscesi li salutai, Alex mi chiese se potevamo parlare in privato, in quel momento era molto imbarazzata ma Fede mi diede una spinta, andammo in giardino, lui cominciò dicendo “Mia, mi piaci molto, sei carina e dolce”, “Grazie, anche tu mi piaci” ero davvero imbarazzata, lui “Allora perché stasera non usciamo solo noi due insieme?”, “Sì” risposi, “Ti passo a prendere alle 8.00” disse, “Okay” risposi, rientrammo io avevo il sorriso stampato sulla bocca, Fede, Aria e Olli mi chiesero cosa ci eravamo detti ed io gli dissi che stasera saremo usciti insieme.
 
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Sono le 7:00, sono uscita ora dalla doccia, non so cosa mettermi tiro fuori tutto dall’armadio, trovato, mi metto un vestito attillato blu scuro con delle ballerine, sono agitatissima. Arriva mia sorella con qualcosa in mano, da lontano non riesco ha decifrare cos’è, poi mi mette al collo una splendida collana di perle mi disse che era di nostra nonna che voleva che la indossassi per un evento speciale.
Sono le  8:00 non è ancora arrivato, cammino da una parte all’altra, sarà in ritardo di pochi minuti.
 
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Sono le 8:30, i minuti passano e lui non arriva……
Ora sono le 9:00 non so che fare, forse è successo qualcosa, lo chiamo, no non lo chiamo..
 
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 Sono le 10:00 lui non è arrivato, corro su in camera e inizio a piangere, urlo butto giù tutto e poi mi rifugio sotto il mio cuscino, arriva Vanessa e mi dice “Non ti preoccupare..”, io rispondo “Vattene!!!..”, continuo a piangere e lui non arriva, lo voglio qui adesso deve arrivare, “Nonna, aiutami!”, “Ti prego, aiutami…… qualcuno mi può aiutare!!” Urlo!.. Poi mi calmo un po’, e stringendo forte la collana, le racconto tutto, le faccio della domande, ma non risponde, CAVOLO NON RISPONDE, ”Perché? Perché non risponde?”, Ho bisogno di LEI!!!!!!..... Ho bisogno di te adesso!!.. Devi RISPONDERE!!!!....
 
  
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