Era da quando si era coricata che
continuava a tossire, rigirandosi nel letto. Le lenzuola spiegazzate sembravano
una trappola pronta in ogni momento ad intrappolarla. La gola riarsa dal troppo
tossire grattava fastidiosamente. Le gote rosate e la fronte imperlata di
sudore per colpa di quel caldo che si era creato, pieno di umidità. I
capelli bagnati attaccati alla fronte. I tre angeli se ne stavano lì, in
piedi. Tess guardava la scena con una faccia sdegnata, come se fosse una
barbarie lasciare che accadesse una cosa del genere, ma erano le regole umane
dopotutto. Andrew se ne stava zitto, con le mani in tasca, consapevole che non
avrebbe potuto fare niente fino al giorno dopo. Monica si rodeva il fegato,
quello non era proprio un suo incarico ed ogni suo intervento attivo era per
così dire, fuori luogo. Ma lei, che era la più sensibile del
gruppo, sopportava ancor meno la vista di quella scena. Guardò il suo
supervisore..
Tess fece una smorfia storcendo la
bocca, poi si voltò verso le due finestre dietro di loro e, con un
impercettibile cenno del capo, le aprì. L’aria rinfrescò
l’ambiente e quel caldo diminuì. La ragazza non si voltò
più e i colpi di tosse sembrarono diminuire; solo verso le cinque del mattino
riuscì finalmente a godere di un buon riposo.
-Ellie
Ellie sveglia! Sveglia! Si va in montagna!- Will era piombato sul suo letto
come un macigno, svegliandola di botto, con un gran spavento.
Inizialmente
non riuscì a capire, per prima cosa doveva riuscire ad aprire gli occhi
che se ne stavano ostinatamente chiusi. Se li sfregò più volte:
la prima per aprirli e la seconda per fare andar via la patina trasparente che
le impediva di vedere chiaramente. L’immagine che si trovò davanti
fu quella di suo fratello, seduto sopra di lei, con un sorriso a trentadue
denti, che la guardava aspettandosi qualcosa da lei.
-Ma
si può sapere che c’è?- domandò lei con voce
impastata. Notò solo allora che Will era già vestito, ma non con
il vestito della scuola, jeans pesanti e un maglione di pile rosso. Ellie si
voltò verso il comodino, dando un’occhiata alla sveglia.
-Andiamo
Ellie! Alzati!- continuò lui.
-Ma
tu non dovresti essere a scuola?- domandò lei sbadigliando, dopo aver
verificato che erano quasi le otto.
-Si
va in montagna!- esclamò lui, saltando giù dal materasso e
mettendosi a saltellare sul posto. Ellie si mise a sedere, non capendoci ancora
niente.
-Che
vuol dire che si va in montagna?-
-Vuol
dire che se non ti alzi partiremo senza di te pigrona! Avanti dai!- le rispose
sorridendo sua madre, cacciando la testa dentro la sua stanza. Ellie si
sentì come rinascere. Se ne andavano. Per un paio di giorni lontani
dalla vita comune e dalla solita routine. E in particolar modo durante un
periodo lavorativo: adorava i suoi genitori.
Lei
non sapeva che l’evento del giorno prima aveva fatto riflettere i suoi a
tal punto che si erano decisi a prendersi una breve vacanza, giusto per
recuperare almeno una piccola parte di tutto il tempo che avevano perso. E in
particolar modo per poter passare più tempo con i loro figli cercando di
far dimenticare loro al più presto quella catastrofe.
Ellie
si trascinò fuori dal letto, prese un paio di jeans e una felpa, gli
scarponcini e si chiuse in bagno. Quando ne uscì era pronta per partire.
Le ci vollero dieci minuti per preparare una borsa con i ricambi di due giorni.
La chitarra ovviamente non poteva mancare. Misero tutto nel baule e salirono in
macchina. James al volante ogni tanto fischiettava e cantava, mentre moglie e
figli ridevano sotto i baffi per le varie stonate che faceva. Arrivarono
soltanto alle dieci. La loro era una piccola casa di montagna ad un piano.
All’ingresso c’era un enorme stanza divisa in due: a destra la sala
con il camino e due divani, mentre a sinistra la cucina completa di piano
cottura. Proprio dalla parte opposta dell’ingresso un lungo coridoio con
ad entrambi i lati una miriade di stanze più due bagni. C’era
posto per almeno una decina di persone in quella casa. Di fianco alla casa un
casotto per la macchina.
-Andrew!-
esclamò Ellie stupita.
Il
babysitter se ne stava in piedi di fronte alla porta d’entrata, le
braccia incrociate davanti al petto e un sorriso fiero sul volto. Di certo i
ragazzi non si aspettavano di trovarselo lì.
-Sì,
abbiamo pensato fosse carino invitare anche lui.- rispose Lily, sorridendo.
La
famiglia andò incontro al suo nuovo amico salutandolo gioiosamente. Will
lo abbracciò, mentre i genitori si limitarono ad una stretta di mano.
Ellie si accontentò di salutarlo con la mano e ricambiare il sorriso di
benvenuto.
-Ciao
Andrew! Sei qui da molto?- domandò Lily.
-Da
circa un’ora. Ho preferito arrivar prima per sistemare un paio di
cosette.-
-Sempre
al lavoro tu eh!- lo prese in giro James.
Andrew
rise. Guardò di sottecchi Ellie mentre entravano tutti in fila in casa.
Will
si fiondò come un kamicaze sul suo letto delle vacanze, mentre il
babysitter lo aiutava a trasportare la valigia piena di vestiti in camera. Di
certo quel bambino non avrebbe messo a posto i vestiti nelle prossime ore.
-Allora:
qual è il programma di oggi?- domandò Ellie, dato che ormai i
piani della sua giornata erano saltati.
La
madre alzò lo sguardo dalla scarpiera in cui stava cercando le sue
vecchie pantofole.
-Oh,
beh.. ecco.. direi che possiamo anche fare un giro a cavallo.- propose,
azzardando l’idea.
-Quan’è
che si va a cavallo?- chiese Will, sentendo le parole magiche che gli facevano
rizzare le orecchie. Ellie trattenne un sorriso sotto i baffi.
-Oggi
pomeriggio.- rispose il padre.
L’urlo
che ne derivò fu indescrivibile, basta sapere che suscitò
l’ilarità degli altri quattro.
Fu
una mattinata particolarmente tranquilla, gli unici rumori erano quelli delle
ante che sbattevano, le cerniere delle borse e la voce di Will che si sentiva
ogni tanto da dietro la porta della sua camera. Per Andrew fu la giornata
più tranquilla da quando era stato assunto. Lily aveva insistito
particolarmente per poter preparare lei stessa il pranzo e lui si era quindi
ritrovato comodamente seduto sul divano con in mano il giornale del giorno.
Dal
garage arrivavano i rumori sospetti del motore dell’auto di papà.
Notare che era ferma da più di qualche anno e non era particolarmente
nuova.
La
sua stanza rispetto a quella in città era molto grande. I muri di legno
caldi, le assi che cigolavano, le pesanti coperte di piuma d’oca, la
chitarra appoggiata nell’angolo più lontano della stanza e la
scrivania sotto la finestra esattamente come a casa. Era tutto così
rassicurante e caldo. Se ne stava seduta alla scrivania, lanciando ogni tanto
occhiate fuori dalla finestra, al limpido cielo azzurro con le sue nuvole
bianche a forma di pecorelle. Si era dimenticata come ci si sentiva quando si
staccava dalla vita quotidiana, per andare in un posto più silenzioso.
Le sembrava di poter volare. Le pareva che persino le difficoltà della
realtà attuale fossero più affrontabili; era la seconda volta in
poche settimane che si ritrovava seduta davanti ad un pezzo di carta, con in
mano una penna, senza sapere esattamente cosa scrivere, soltanto ne percepiva
il bisogno. Come se ci fosse qualcuno con cui comunicare, e l’unico modo
per farlo era scrivere; in segreto. Non sapeva esattamente da dove inizare,
perciò decise di lasciar fare alla propria mano..
1- TROVARE TANTI AMICI
2- SUONARE
3- CANTARE
4- VOLER BENE A QUALCUNO IN MODO SPECIALE
5- AVERE IL RAGAZZO
6- PIANGERE AD UN MATRIMONIO
7- SUONARE IN UN GRUPPO
-Tess, cosa sta facendo esattamente?-
domandò Monica, entrambe in piedi in un angolino della stanza,
invisibili agli occhi della ragazza.
-Vedi angelo mio, alcune persone per
sfogarsi trovano conforto nello scrivere. Questo perché credono che si
possa comunicare qualcosa in più. Esattamente come quando si canta.
È come un modo per esprimere qualcosa che, detto semplicemente a parole,
non avrebe lo stesso significato.-
-Ma per chi scrivono?-
-O dipende! C’è chi scrive per
tutti, e questo è quello che tendenzialmente fanno gli scrittori:
vogliono far ridere, esprimere un’opinione, raccontare una storia.. etc.
C’è chi invece scrive per non dimenticare, come chi tiene un
diario segreto. E c’è chi invece scrive perché sente di
aver un grande bisogno di aiuto, ma non sa a chi chiederlo, e non
c’è nessuno che al momento possa capirlo.-
-E Ellie?-
-Ellie sta affrontando l’unica
cosa che non si può vincere nell’unico modo che ritiene più
opportuno. Sotto sotto anche lei sa che sta scrivendo a Dio, esattamente come
l’ultima volta. Solo che, certe volte, è difficile anche scrivere
e sapere cosa scrivere.-
8- IMPARARE UN’ALTRA LINGUA
9- VIAGGIARE PER ALMENO UNA VOLTA FUORI DAL PROPRIO PAESE
10-CANTARE DA SOLISTA
11-RICEVERE UN COMPENSO PER UN SERVIZIO FATTO PER
AMICIZIA
12-ANDARE A CAVALLO
13-SCRIVERE UNA LETTERA A DIO
14-SCRIVERGLI UNA SECONDA VOLTA
15-FARE QUALCOSA DI IMPORTANTE
16- (ricevere una risposta)
(Tess
e Monica)
Will
strisciava a pancia in giù nell’erba, gli occhi fissi sul suo
bersaglio. La schiena dell’uomo era curva sotto il sole, mentre le
braccia gli circondavano le braccia ripiegate contro il petto. Il sole
illuminava i suoi capelli rendendoli dorati, mentre lo sguardo si perdeva nelle
colline e nelle valli sottostanti. Si diede una spinta con i piedi e cadde con
tutto il suo peso addosso all’uomo, circondandogli il collo con le
braccia, mentre questo voltava leggermente il capo per lanciargli
un’occhiata bieca.
-Sai,
mi stavo giusto chiedendo dove fossi finito.- lo prese in giro Andrew.
-Mi
hai sentito?- domandò il bambino, capendo di essere stato scoperto.
-Respiri
più forte di un elefante.- rispose questo, prendendolo e facendogli il
solletico, così da toglierselo dalle spalle.
-Hei
voi due! Venite o no?- Andrew e Will si voltarono in direzione della casa.
Ellie stava in piedi in cima alla salita, pronta per una scampagnata: era ora
della gita a cavallo!
Dovettero
fare circa un chilometro a piedi prima di arrivare al maneggio in cui erano
tenuti i cavalli. Un enorme capannone in legno, con un corridoio al centro e ai
lati due file di box. Molte persone facevano custodire i propri cavalli
lì dentro. La famiglia Potter aveva i loro: uno marrone chiaro con le
zampe e la criniera neri e una striscia bianca in mezzo al muso, uno nero con
la criniera bianca, uno dal manto rossiccio e uno bianco con la criniera, le
zampe e la parte finale del muso neri con riflessi castani. Per Andrew ne
presero uno massiccio, pezzato bianco e nero.
Cavalli
di Ellie e Andrew
http://images1.fanpop.com/images/photos/1800000/Horse-Wallpaper-horses-1899102-1600-1200.jpg
-Sai
cavalcare Andrew?- domandò James una volta in sella.
-Sì
signore. Quando non ho lavoro me ne vado anche io spesso in montagna a fare una
cavalcata.- rispose l’altro con un sorriso.
-Buono
a sapersi. Così d’ora in poi potrai venire sempre con noi.-
aggiunse Lily.
I
due fratelli si erano già lanciati sull’immensa prateria verdeggiante,
il cielo azzurro e il sole alto. Non potevano scegliere una giornata migliore.
Andrew inspirò l’aria fresca a pieni polmoni, mentre il sole gli
riscaldava gentilmente il viso e le braccia scoperte fin dove le maniche erano
state arrotolate. Lui e i genitori dei due ragazzi avanzavano lenti mandando i
cavalli al passo o al massimo al trotto, ma difficilmente andavano forte.
Davanti a loro Will e Ellie andavano ad un galoppo serrato oppure lasciavano
semplicemente le briglie sciolte, lasciando i cavalli liberi di correre come
credevano. Parlarono del più e del meno, i due adulti interrogarono il
babysitter sulla sua vita, su cos’altro facesse e cosa avesse fatto in
passato, se aveva una famiglia o se era solo. Come sempre quando gli venivano
poste quelle domande Andrew si sentiva un po’ a disagio. Era orgoglioso
della sua vita, ma di certo era difficile parlarne con normali esseri umani,
che non avevano certezze su cose di cui lui era ormai certo. Difficile spiegare
cosa facesse nella vita dando una risposta esauriente, quando in realtà
non lo si poteva spiegare, risultando così molto evasivo e sospettoso.
Ma i due sembrarono accettare di buon grado la sua riservatezza e non
insistettero troppo. Dopo essersi inoltrati in un sentiero nel bosco, lo seguirono
fino ad una radura alcuni metri sopraelevata, finchè non giunsero ad una
piccola cascada che scendeva dall’alto del monte.
-Bene,
direi che possiamo fermarci qui!- disse James, smontando da cavallo.
-Ma
papà! Più in alto c’è una vista favolosa e uno spiazzo
aperto.- lo riprese gentilmente la figlia. Nel frattempo anche Lily ed Andrew
erano smonati.
-Andate
voi due!- propose la madre.
-Andiamo
Will! Aspettateci prima di ripartire.- disse la ragazza facendo voltare
l’animale. Lei e il fratello si inerpicarono più in alto, stanto
attenti a non spingersi troppo vicino al bordo. Nel frattempo gli adulti
avevano tirato fuori le borracce e una coperta su dove sedersi senza sporcarsi.
-Potevi
andare anche tu con loro se volevi!- disse Lily rivolta ad Andrew –La
vista da là è davvero spettacolare non ci sono dubbi e poi
sappiamo quanto sei legati ai ragazzi.-
-Grazie,
ma preferisco fermarmi qui. Ne avremo di tempo da passare insieme.- rispose
gentilmente l’altro, sorridendole.
“Cielo”
http://www.memic.net/sfondi/images/desktop/natura/sfondo-desktop-347.jpg
I
cavalli brucavano l’erba lì vicino, le gambe a penzoloni contro la
roccia mentre i fili d’erba solleticavano le giovani gambe.
-Stai
attento a non cadere.- disse Ellie, mentre tirava fuori dalla borsa legata alla
sella una bottiglietta d’acqua.
-Sì.-
rispose Will, alzandosi poco dopo in piedi, sul bordo del diruppo. Da là
la vista era spettacolare, si poteva vedere tutta la valle sottostante, poche
erano le case da quelle parti. Pascoli verdi, macchie di alberi e sulle vette
più alte la roccia nuda. Il bambino guardò più in alto,
nel limpido cielo azzurro le nuvole bianche giocavano a rincorrersi. Anche
Ellie si avvicinò a fissare quella montagna bianca, soffice
all’apparenza, dove il sole nascosto dietro faceva apparire raggi
d’orati disegnando ombre e forme. Osservò il fratello chiudere gli
occhi e allargare le braccia col sorriso sulle labbra, mentre il vento leggero
gli accarezzava i capelli.
-Ellie,
ti immagini che bello poter volare?- le disse.
La
ragazza prese un respiro a pieni polmoni prima di rispondere, guardandosi
attorno.
-Sì,
sarebbe bello.- rispose lei a bassa voce.
Sarebbe
stato bello fare un sacco di cose. Se solo ce ne fosse stato il tempo.
Nel
tornare in dietro ci fu una piccola gara di famiglia. Si parlava degli ultimi
trenta metri prima del maneggio, facendo andare i cavalli di corsa, il busto
piegato in avanti, le mani strette attorno alle redini e i sorrisi dipinti sui
volti. Andrew li raggiunse ridendo con occhi scintillanti mandando il suo
cavallo ad un galoppo veloce, gli piaceva vedere le famiglie felici di stare
insieme. Consegnarono i cinque animali al custode.
-Andata
bene la passeggiata signori?- domandò l’uomo.
-Benissimo
grazie.- rispose la madre, ancora presa a ridere.
-Ti
è piaciuta la passeggiata Andrew?- domandò Will.
-Certo
che mi è piaciuta.- gli rispose l’amico, appoggiandogli una mano
sulla testa in un gesto affettuoso.
-Ellie
stai bene?- la voce di Lily riscosse tutti quanti da quella felicità,
come se si fossero dimenticati che lei non stesse bene. Ma a parte Andrew
nessuno poteva in verità saperlo. La donna aveva una mano appoggiata su
una spalla della figlia, mentre lei si sosteneva con la schiena allo stipite
della scuderia. La ragazza sorrise.
-Sì,
tutto bene. Sono solo stanca. Questa passeggiata mi ha esaurito.- rispose
questa con il fiatone, il volto lasciava chiaramente trasparire la sua
stanchezza.
L’angelo
e la ragazza si guardarono negli occhi come se stessero chiaramente parlando.
Pochi
minuti dopo sembrava tutto passato. Le battute, il buon umore,
l’allegria. Ellie sembrava quella di sempre con la sua spensieratezza e
Will l’adorava come sempre. Andrew chiudeva la fila, ma li guardava da
lontano, come se un’imminente disgrazia stesse per cadere su di loro;
l’unico a non essersi lasciato trasportare dalla realtà delle
cose. Non entrò in casa con loro mentre si preparavano per la cena, li
avrebbe aspettati fuori.
-Come procede Angiolone?- gli chiese una
voce.
Andrew non ebbe bisogno di girarsi per
capire chi fosse e non lo fece. Si diresse al laghetto mogio e silenzioso per
andarsi a sedere sulla riva e circondarsi le gambe al petto, come per tenersi
al sicuro, mentre la donna da dietro lo seguiva standogli accanto.
-Tutto a posto.. per ora.-
sottolineò le ultime due parole sospirando.
Si passò una mano sopra al viso e
tra i capelli cercando di allentare quell’ansia che continuava avere in
corpo e che non riusciva più a sfogare in alcuna maniera.
-Lo so che è difficile.-
-Tess io non ce la faccio più.
Questa cosa mi sta distruggendo. Non so se riuscirò a resistere.-
-Devi farcela angelo mio. Se tu non ce
la farai allora chi potrà farlo?- gli chiese lei, cercando di fargli
capire che non poteva mollare proprio adesso.
-Oggi è stata di nuovo male e..
temo sia solo l’inizio di una lenta agonia purtroppo.- disse lui, mentre
gli occhi chiari ricoperti da un leggero strato di lacrime fissavano la
superficie piatta del laghetto. E questo era talmente calmo e placido che
sembrava lo stesse tirando in giro contro le sue sventure. Il cielo si
rifletteva in lui portando quella luce che lui conosceva bene e amava con tutto
se stesso e nel frattempo pregava, che in un qualche modo andasse tutto bene.
-Non ti dirò che andrà
tutto bene. E non ti dirò nemmeno che dovevamo aspettarcelo, sapevamo
che sarebbe andata così e sappiamo tutti come finirà.
L’unica differenza è che questa missione si è rivelata
più lunga di quanto ci aspettassimo.- una mano esile andò ad
appoggiarsi su una spalla dell’uomo. Andrew si voltò a guardare la
sua amica.
-Tess io vorrei aiutarla, ma non posso
farlo finchè lei non saprà la verità.- disse lui in un
soffio.
-Andrew tu sei un ottimo angelo. Non ho
alcun dubbio che tu saprai quando è il momento giusto per dirle la
verità. E Lui ti sarà vicino.- lo incoraggiò riferendosi a
Dio.
-Domani Monica verrà per darti un
sostegno, come dicevi tu il peggio sta per arrivare e lo dovremo affrontare
tutti insieme. Io e Monica cercheremo di dare a te e quella famiglia tutto il
sostegno e il tempo di cui avrete bisogno. Ellie ha bisogno di te adesso
più che mai.-
-Tess come faccio a parlarle di una cosa
che lei conosce bene mentre io non conosco nemmeno la sua famiglia?-
-Ascoltami bene, la sua mente adesso
è tormentata dallo stesso male che sta tormentando la tua di mente.
Perciò credimi se ti dico che non ti sarà difficile comunicare
con lei. Ma le devi far capire assolutamente che anche se è sola ad
affrontare questa battaglia, non sarà mai sola ad arrivarci. Nessuno dei
suoi genitori può salvarla dal suo destino, ma possiamo renderle queste
ultime settimane le più belle della sua vita.- sorrise Tess.
Andrew afferrò la mano
dell’amica tenendola ben stretta, mentre il suo sguardo andava di nuovo a
perdersi tra gli alberi di quel giardino in terra cercando la forza di cui
aveva bisogno.
-Ehi,
tutto okay?- Andrew si voltò in direzione di quella allegra voce che lo
chiamava.
Ellie
gli si stava avvicinando, stretta nella calda tuta che aveva appena indossato.
Un enorme sorriso le splendeva sul volto. Lui cercò di ricambiarlo.
-Direi
di sì, e tu?- le chiese alzandosi.
-Io?
Bene. Direi che mi ci voleva proprio una bella doccia e non vedo l’ora di
ficcarmi sotto le coperte.- rispose. Andrew rise.
-Sicura
di stare bene?- le domandò questa volta, con un briciolo di
serietà in più che mise sull’attenti la ragazza.
-Certo.-
disse lei, come se fosse una cosa ovvia.
-Meglio
così.-
-Sai
Andrew, secondo me ti preoccupi troppo.- gli disse.
-Secondo
me invece mi preoccupo esattamente quando mi devo preoccupare.-
-Adesso
però inizi a inquietarmi.- aggrottò le sopracciglia mentre lo
guardava.
-Ti
chiedo scusa, non era mia intenzione.-
-Non
fa niente. Ad ogni modo ero venuta a dirti che la cena è pronta.- disse lei
con un fievole sorriso.
-Grazie.-
-Andiamo
dai!- disse lei dandogli un leggero pungo sulla spalla e invitandolo a seguirla
dentro. Lui si lasciò andare ad un altro breve sorriso prima di
seguirla.
‘Andrew’
http://www.photos.onthisside.net/jabbgallery/tbaa/rockhardplaceandrew61.jpg
Lily
cucinava bene quasi quanto Andrew. Il suo preparare feste e stare accanto a
personale e catering di tutti i tipi le aveva insegnato molto su come preparare
qualcosa e aggiungere un pizzico di allegria e buon umore qua e là. Ad
Andrew rammentò molto l’ultima volta che era stato a cena a casa
Potter, si era divertito molto anche quella sera, prima che Ellie si sentisse
male. Non poteva evitarlo, era più forte di lui: ogni tanto lanciava
qualche occhiata alla ragazza, leggermente pallida ma non in modo preoccupante.
Quello che effettivamente lo metteva un po’ in agitazione erano quei
continui ma brevi colpi di tosse che lei abilmente nascondeva o in una risata o
nel tovagliolo, soffocando il rumore e lasciando che tutti si divertissero
ignari della situazione. Avrebbe tanto voluto alzarsi in piedi e dire quello
che effettivamente c’era da dire o anche solo fare qualcosa per calmarla,
ma solo Dio in quel momento poteva qualcosa. La serata finì tardi. Erano
quasi le undici quando rimboccò le coperte di Will, prima che la madre
passasse a dargli la buona notte visto che in quel momento era con la figlia
più grande.
-Che
ne pensi di questo posto Andrew?- gli chiese il piccolo.
-E’
molto bello. Un ottimo posto sia per divertirsi che per riflettere.- rispose il
babysitter.
-Già.
Qui c’è molto silenzio.- concordò il bambino, sbadigliando
apertamente.
-Buona
notte campione. Adesso dormi che domani è un’altra lunga
giornata.- gli diede un bacio sulla fronte e una carezza tra i capelli prima di
alzarsi sorridendo.
-‘Notte
Andrew.- bofonchiò il bambino.
Mentre
usciva dalla stanza non potè evitare di sentire le voci di Ellie e Lily
provenire dalla porta leggermente aperta e si fermò ad ascoltare; senza
cattiveria.
-E
questo cos’è?- domandò Lily alla figlia, notando il
pezzetto di carta sulla scrivania.
-Niente.
Non sapevo cosa fare e ho fatto degli scarabocchi. Devo ricordarmi di
buttarlo.- rispose velocemente Ellie, ma Andrew dalla voce potè sentire
una nota di disagio, quasi temesse che il vero scopo di quel pezzetto di carta
potesse saltar fuori.
-Tesoro
sei sicura che vada tutto bene? E’ da un po’ che ogni tanto ti
vedo.. non so.. strana.-
-In
che senso?- domandò Ellie con un sorriso.
-Non
lo so, forse me lo sto solo immaginando.-
-Lo
penso anche io.- rispose Ellie andando vicino alla madre e abbracciandola
stretta, quasi volesse rassicurarla. Andrew a vedere quella scena, anche se in
disparte, si sentì stringere il cuore. Era ingiusto.
-Buona
notte mamma.-
-Buona
notte.- rispose la madre baciando la figlia prima di uscire.
Andrew
e Lily si salutarono e, appena lei lo superò, i suoi occhi si
incrociarono inevitabilmente con quelli della ragazza ancora ferma sul posto,
ma con uno sguardo triste e preoccupato esattamente quanto il suo.
-‘Notte
Ellie.- disse lui.
-Buona
notte.- riuscì a buttar fuori lei, anche se aveva una gran voglia di
chiudere quella porta quasi a lasciar fuori tutto il mondo e le cose che la
facevano star male, rimanendo da sola, solo lei e il suo male. Ma si trattenne.
Diede la buona notte al babysitter e si ficcò sotto le coperte. Solo
dopo che ebbe infilato quel ‘pezzetto di carta’ in mezzo ad un
libro, lontano da occhi indiscreti.
‘Ellie triste’