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Autore: CaptainKonny    25/09/2012    1 recensioni
[Questa è una fanfiction dedicata ad una serie televisiva terminata nel 2005 "Il tocco di un Angelo".. Tengo a precisare che non sono una fanatica di film religiosi, ma questo telefilm era particolare, sapeva prenderti fino alla fine.. e siccome ho saputo che l'anno scorso è morto il mio personaggio preferito (John Dye che interpretava Andrew l'angelo della morte) ho deciso di dedicargli questa storia, una puntata in più di una delle sue migliori serie, anche se il titolo è preso da una delle loro puntate la storia è differente].. La famiglia Potter è una delle famiglie più felici che esistano: genitori perfetti, figli adorabili, ma come ogni pace che si rispetti qualcosa deve turbare la tranquillità di questa famiglia.. la figlia più grande soffre di uno scompenso cardiaco, ma si guarda bene dal dirlo alla famiglia e al suo ragazzo. Toccherà ai nostri angeli portare un pò di sollievo alla famiglia e aiutarli in questa triste avventura.. . Spero vi possa piacere questo mio piccolo capriccio di storia. Un bacione!! ;) :)
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La lista

 

 

Era da quando si era coricata che continuava a tossire, rigirandosi nel letto. Le lenzuola spiegazzate sembravano una trappola pronta in ogni momento ad intrappolarla. La gola riarsa dal troppo tossire grattava fastidiosamente. Le gote rosate e la fronte imperlata di sudore per colpa di quel caldo che si era creato, pieno di umidità. I capelli bagnati attaccati alla fronte. I tre angeli se ne stavano lì, in piedi. Tess guardava la scena con una faccia sdegnata, come se fosse una barbarie lasciare che accadesse una cosa del genere, ma erano le regole umane dopotutto. Andrew se ne stava zitto, con le mani in tasca, consapevole che non avrebbe potuto fare niente fino al giorno dopo. Monica si rodeva il fegato, quello non era proprio un suo incarico ed ogni suo intervento attivo era per così dire, fuori luogo. Ma lei, che era la più sensibile del gruppo, sopportava ancor meno la vista di quella scena. Guardò il suo supervisore..

Tess fece una smorfia storcendo la bocca, poi si voltò verso le due finestre dietro di loro e, con un impercettibile cenno del capo, le aprì. L’aria rinfrescò l’ambiente e quel caldo diminuì. La ragazza non si voltò più e i colpi di tosse sembrarono diminuire; solo verso le cinque del mattino riuscì finalmente a godere di un buon riposo.

 

-Ellie Ellie sveglia! Sveglia! Si va in montagna!- Will era piombato sul suo letto come un macigno, svegliandola di botto, con un gran spavento.

Inizialmente non riuscì a capire, per prima cosa doveva riuscire ad aprire gli occhi che se ne stavano ostinatamente chiusi. Se li sfregò più volte: la prima per aprirli e la seconda per fare andar via la patina trasparente che le impediva di vedere chiaramente. L’immagine che si trovò davanti fu quella di suo fratello, seduto sopra di lei, con un sorriso a trentadue denti, che la guardava aspettandosi qualcosa da lei.

-Ma si può sapere che c’è?- domandò lei con voce impastata. Notò solo allora che Will era già vestito, ma non con il vestito della scuola, jeans pesanti e un maglione di pile rosso. Ellie si voltò verso il comodino, dando un’occhiata alla sveglia.

-Andiamo Ellie! Alzati!- continuò lui.

-Ma tu non dovresti essere a scuola?- domandò lei sbadigliando, dopo aver verificato che erano quasi le otto.

-Si va in montagna!- esclamò lui, saltando giù dal materasso e mettendosi a saltellare sul posto. Ellie si mise a sedere, non capendoci ancora niente.

-Che vuol dire che si va in montagna?-

-Vuol dire che se non ti alzi partiremo senza di te pigrona! Avanti dai!- le rispose sorridendo sua madre, cacciando la testa dentro la sua stanza. Ellie si sentì come rinascere. Se ne andavano. Per un paio di giorni lontani dalla vita comune e dalla solita routine. E in particolar modo durante un periodo lavorativo: adorava i suoi genitori.

Lei non sapeva che l’evento del giorno prima aveva fatto riflettere i suoi a tal punto che si erano decisi a prendersi una breve vacanza, giusto per recuperare almeno una piccola parte di tutto il tempo che avevano perso. E in particolar modo per poter passare più tempo con i loro figli cercando di far dimenticare loro al più presto quella catastrofe.

Ellie si trascinò fuori dal letto, prese un paio di jeans e una felpa, gli scarponcini e si chiuse in bagno. Quando ne uscì era pronta per partire. Le ci vollero dieci minuti per preparare una borsa con i ricambi di due giorni. La chitarra ovviamente non poteva mancare. Misero tutto nel baule e salirono in macchina. James al volante ogni tanto fischiettava e cantava, mentre moglie e figli ridevano sotto i baffi per le varie stonate che faceva. Arrivarono soltanto alle dieci. La loro era una piccola casa di montagna ad un piano. All’ingresso c’era un enorme stanza divisa in due: a destra la sala con il camino e due divani, mentre a sinistra la cucina completa di piano cottura. Proprio dalla parte opposta dell’ingresso un lungo coridoio con ad entrambi i lati una miriade di stanze più due bagni. C’era posto per almeno una decina di persone in quella casa. Di fianco alla casa un casotto per la macchina.

-Andrew!- esclamò Ellie stupita.

Il babysitter se ne stava in piedi di fronte alla porta d’entrata, le braccia incrociate davanti al petto e un sorriso fiero sul volto. Di certo i ragazzi non si aspettavano di trovarselo lì.

-Sì, abbiamo pensato fosse carino invitare anche lui.- rispose Lily, sorridendo.

La famiglia andò incontro al suo nuovo amico salutandolo gioiosamente. Will lo abbracciò, mentre i genitori si limitarono ad una stretta di mano. Ellie si accontentò di salutarlo con la mano e ricambiare il sorriso di benvenuto.

-Ciao Andrew! Sei qui da molto?- domandò Lily.

-Da circa un’ora. Ho preferito arrivar prima per sistemare un paio di cosette.-

-Sempre al lavoro tu eh!- lo prese in giro James.

Andrew rise. Guardò di sottecchi Ellie mentre entravano tutti in fila in casa.

Will si fiondò come un kamicaze sul suo letto delle vacanze, mentre il babysitter lo aiutava a trasportare la valigia piena di vestiti in camera. Di certo quel bambino non avrebbe messo a posto i vestiti nelle prossime ore.

-Allora: qual è il programma di oggi?- domandò Ellie, dato che ormai i piani della sua giornata erano saltati.

La madre alzò lo sguardo dalla scarpiera in cui stava cercando le sue vecchie pantofole.

-Oh, beh.. ecco.. direi che possiamo anche fare un giro a cavallo.- propose, azzardando l’idea.

-Quan’è che si va a cavallo?- chiese Will, sentendo le parole magiche che gli facevano rizzare le orecchie. Ellie trattenne un sorriso sotto i baffi.

-Oggi pomeriggio.- rispose il padre.

L’urlo che ne derivò fu indescrivibile, basta sapere che suscitò l’ilarità degli altri quattro.

Fu una mattinata particolarmente tranquilla, gli unici rumori erano quelli delle ante che sbattevano, le cerniere delle borse e la voce di Will che si sentiva ogni tanto da dietro la porta della sua camera. Per Andrew fu la giornata più tranquilla da quando era stato assunto. Lily aveva insistito particolarmente per poter preparare lei stessa il pranzo e lui si era quindi ritrovato comodamente seduto sul divano con in mano il giornale del giorno.

Dal garage arrivavano i rumori sospetti del motore dell’auto di papà. Notare che era ferma da più di qualche anno e non era particolarmente nuova.

 

La sua stanza rispetto a quella in città era molto grande. I muri di legno caldi, le assi che cigolavano, le pesanti coperte di piuma d’oca, la chitarra appoggiata nell’angolo più lontano della stanza e la scrivania sotto la finestra esattamente come a casa. Era tutto così rassicurante e caldo. Se ne stava seduta alla scrivania, lanciando ogni tanto occhiate fuori dalla finestra, al limpido cielo azzurro con le sue nuvole bianche a forma di pecorelle. Si era dimenticata come ci si sentiva quando si staccava dalla vita quotidiana, per andare in un posto più silenzioso. Le sembrava di poter volare. Le pareva che persino le difficoltà della realtà attuale fossero più affrontabili; era la seconda volta in poche settimane che si ritrovava seduta davanti ad un pezzo di carta, con in mano una penna, senza sapere esattamente cosa scrivere, soltanto ne percepiva il bisogno. Come se ci fosse qualcuno con cui comunicare, e l’unico modo per farlo era scrivere; in segreto. Non sapeva esattamente da dove inizare, perciò decise di lasciar fare alla propria mano..

 

1-     TROVARE TANTI AMICI

2-     SUONARE LA CHITARRA

3-     CANTARE

4-     VOLER BENE A QUALCUNO IN MODO SPECIALE

5-     AVERE IL RAGAZZO

6-     PIANGERE AD UN MATRIMONIO

7-     SUONARE IN UN GRUPPO

 

-Tess, cosa sta facendo esattamente?- domandò Monica, entrambe in piedi in un angolino della stanza, invisibili agli occhi della ragazza.

-Vedi angelo mio, alcune persone per sfogarsi trovano conforto nello scrivere. Questo perché credono che si possa comunicare qualcosa in più. Esattamente come quando si canta. È come un modo per esprimere qualcosa che, detto semplicemente a parole, non avrebe lo stesso significato.-

-Ma per chi scrivono?-

-O dipende! C’è chi scrive per tutti, e questo è quello che tendenzialmente fanno gli scrittori: vogliono far ridere, esprimere un’opinione, raccontare una storia.. etc. C’è chi invece scrive per non dimenticare, come chi tiene un diario segreto. E c’è chi invece scrive perché sente di aver un grande bisogno di aiuto, ma non sa a chi chiederlo, e non c’è nessuno che al momento possa capirlo.-

-E Ellie?-

-Ellie sta affrontando l’unica cosa che non si può vincere nell’unico modo che ritiene più opportuno. Sotto sotto anche lei sa che sta scrivendo a Dio, esattamente come l’ultima volta. Solo che, certe volte, è difficile anche scrivere e sapere cosa scrivere.-

 

8-     IMPARARE UN’ALTRA LINGUA

9-     VIAGGIARE PER ALMENO UNA VOLTA FUORI DAL PROPRIO PAESE

10-CANTARE DA SOLISTA

11-RICEVERE UN COMPENSO PER UN SERVIZIO FATTO PER AMICIZIA

12-ANDARE A CAVALLO

13-SCRIVERE UNA LETTERA A DIO

14-SCRIVERGLI UNA SECONDA VOLTA

15-FARE QUALCOSA DI IMPORTANTE

16- (ricevere una risposta)

 

(Tess e Monica)

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Will strisciava a pancia in giù nell’erba, gli occhi fissi sul suo bersaglio. La schiena dell’uomo era curva sotto il sole, mentre le braccia gli circondavano le braccia ripiegate contro il petto. Il sole illuminava i suoi capelli rendendoli dorati, mentre lo sguardo si perdeva nelle colline e nelle valli sottostanti. Si diede una spinta con i piedi e cadde con tutto il suo peso addosso all’uomo, circondandogli il collo con le braccia, mentre questo voltava leggermente il capo per lanciargli un’occhiata bieca.

-Sai, mi stavo giusto chiedendo dove fossi finito.- lo prese in giro Andrew.

-Mi hai sentito?- domandò il bambino, capendo di essere stato scoperto.

-Respiri più forte di un elefante.- rispose questo, prendendolo e facendogli il solletico, così da toglierselo dalle spalle.

-Hei voi due! Venite o no?- Andrew e Will si voltarono in direzione della casa. Ellie stava in piedi in cima alla salita, pronta per una scampagnata: era ora della gita a cavallo!

Dovettero fare circa un chilometro a piedi prima di arrivare al maneggio in cui erano tenuti i cavalli. Un enorme capannone in legno, con un corridoio al centro e ai lati due file di box. Molte persone facevano custodire i propri cavalli lì dentro. La famiglia Potter aveva i loro: uno marrone chiaro con le zampe e la criniera neri e una striscia bianca in mezzo al muso, uno nero con la criniera bianca, uno dal manto rossiccio e uno bianco con la criniera, le zampe e la parte finale del muso neri con riflessi castani. Per Andrew ne presero uno massiccio, pezzato bianco e nero.

 

Cavalli di Ellie e Andrew

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http://images1.fanpop.com/images/photos/1800000/Horse-Wallpaper-horses-1899102-1600-1200.jpg

 

-Sai cavalcare Andrew?- domandò James una volta in sella.

-Sì signore. Quando non ho lavoro me ne vado anche io spesso in montagna a fare una cavalcata.- rispose l’altro con un sorriso.

-Buono a sapersi. Così d’ora in poi potrai venire sempre con noi.- aggiunse Lily.

I due fratelli si erano già lanciati sull’immensa prateria verdeggiante, il cielo azzurro e il sole alto. Non potevano scegliere una giornata migliore. Andrew inspirò l’aria fresca a pieni polmoni, mentre il sole gli riscaldava gentilmente il viso e le braccia scoperte fin dove le maniche erano state arrotolate. Lui e i genitori dei due ragazzi avanzavano lenti mandando i cavalli al passo o al massimo al trotto, ma difficilmente andavano forte. Davanti a loro Will e Ellie andavano ad un galoppo serrato oppure lasciavano semplicemente le briglie sciolte, lasciando i cavalli liberi di correre come credevano. Parlarono del più e del meno, i due adulti interrogarono il babysitter sulla sua vita, su cos’altro facesse e cosa avesse fatto in passato, se aveva una famiglia o se era solo. Come sempre quando gli venivano poste quelle domande Andrew si sentiva un po’ a disagio. Era orgoglioso della sua vita, ma di certo era difficile parlarne con normali esseri umani, che non avevano certezze su cose di cui lui era ormai certo. Difficile spiegare cosa facesse nella vita dando una risposta esauriente, quando in realtà non lo si poteva spiegare, risultando così molto evasivo e sospettoso. Ma i due sembrarono accettare di buon grado la sua riservatezza e non insistettero troppo. Dopo essersi inoltrati in un sentiero nel bosco, lo seguirono fino ad una radura alcuni metri sopraelevata, finchè non giunsero ad una piccola cascada che scendeva dall’alto del monte.

-Bene, direi che possiamo fermarci qui!- disse James, smontando da cavallo.

-Ma papà! Più in alto c’è una vista favolosa e uno spiazzo aperto.- lo riprese gentilmente la figlia. Nel frattempo anche Lily ed Andrew erano smonati.

-Andate voi due!- propose la madre.

-Andiamo Will! Aspettateci prima di ripartire.- disse la ragazza facendo voltare l’animale. Lei e il fratello si inerpicarono più in alto, stanto attenti a non spingersi troppo vicino al bordo. Nel frattempo gli adulti avevano tirato fuori le borracce e una coperta su dove sedersi senza sporcarsi.

-Potevi andare anche tu con loro se volevi!- disse Lily rivolta ad Andrew –La vista da là è davvero spettacolare non ci sono dubbi e poi sappiamo quanto sei legati ai ragazzi.-

-Grazie, ma preferisco fermarmi qui. Ne avremo di tempo da passare insieme.- rispose gentilmente l’altro, sorridendole.

 

“Cielo”

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I cavalli brucavano l’erba lì vicino, le gambe a penzoloni contro la roccia mentre i fili d’erba solleticavano le giovani gambe.

-Stai attento a non cadere.- disse Ellie, mentre tirava fuori dalla borsa legata alla sella una bottiglietta d’acqua.

-Sì.- rispose Will, alzandosi poco dopo in piedi, sul bordo del diruppo. Da là la vista era spettacolare, si poteva vedere tutta la valle sottostante, poche erano le case da quelle parti. Pascoli verdi, macchie di alberi e sulle vette più alte la roccia nuda. Il bambino guardò più in alto, nel limpido cielo azzurro le nuvole bianche giocavano a rincorrersi. Anche Ellie si avvicinò a fissare quella montagna bianca, soffice all’apparenza, dove il sole nascosto dietro faceva apparire raggi d’orati disegnando ombre e forme. Osservò il fratello chiudere gli occhi e allargare le braccia col sorriso sulle labbra, mentre il vento leggero gli accarezzava i capelli.

-Ellie, ti immagini che bello poter volare?- le disse.

La ragazza prese un respiro a pieni polmoni prima di rispondere, guardandosi attorno.

-Sì, sarebbe bello.- rispose lei a bassa voce.

Sarebbe stato bello fare un sacco di cose. Se solo ce ne fosse stato il tempo.

 

Nel tornare in dietro ci fu una piccola gara di famiglia. Si parlava degli ultimi trenta metri prima del maneggio, facendo andare i cavalli di corsa, il busto piegato in avanti, le mani strette attorno alle redini e i sorrisi dipinti sui volti. Andrew li raggiunse ridendo con occhi scintillanti mandando il suo cavallo ad un galoppo veloce, gli piaceva vedere le famiglie felici di stare insieme. Consegnarono i cinque animali al custode.

-Andata bene la passeggiata signori?- domandò l’uomo.

-Benissimo grazie.- rispose la madre, ancora presa a ridere.

-Ti è piaciuta la passeggiata Andrew?- domandò Will.

-Certo che mi è piaciuta.- gli rispose l’amico, appoggiandogli una mano sulla testa in un gesto affettuoso.

-Ellie stai bene?- la voce di Lily riscosse tutti quanti da quella felicità, come se si fossero dimenticati che lei non stesse bene. Ma a parte Andrew nessuno poteva in verità saperlo. La donna aveva una mano appoggiata su una spalla della figlia, mentre lei si sosteneva con la schiena allo stipite della scuderia. La ragazza sorrise.

-Sì, tutto bene. Sono solo stanca. Questa passeggiata mi ha esaurito.- rispose questa con il fiatone, il volto lasciava chiaramente trasparire la sua stanchezza.

L’angelo e la ragazza si guardarono negli occhi come se stessero chiaramente parlando.

Pochi minuti dopo sembrava tutto passato. Le battute, il buon umore, l’allegria. Ellie sembrava quella di sempre con la sua spensieratezza e Will l’adorava come sempre. Andrew chiudeva la fila, ma li guardava da lontano, come se un’imminente disgrazia stesse per cadere su di loro; l’unico a non essersi lasciato trasportare dalla realtà delle cose. Non entrò in casa con loro mentre si preparavano per la cena, li avrebbe aspettati fuori.

 

-Come procede Angiolone?- gli chiese una voce.

Andrew non ebbe bisogno di girarsi per capire chi fosse e non lo fece. Si diresse al laghetto mogio e silenzioso per andarsi a sedere sulla riva e circondarsi le gambe al petto, come per tenersi al sicuro, mentre la donna da dietro lo seguiva standogli accanto.

-Tutto a posto.. per ora.- sottolineò le ultime due parole sospirando.

Si passò una mano sopra al viso e tra i capelli cercando di allentare quell’ansia che continuava avere in corpo e che non riusciva più a sfogare in alcuna maniera.

-Lo so che è difficile.-

-Tess io non ce la faccio più. Questa cosa mi sta distruggendo. Non so se riuscirò a resistere.-

-Devi farcela angelo mio. Se tu non ce la farai allora chi potrà farlo?- gli chiese lei, cercando di fargli capire che non poteva mollare proprio adesso.

-Oggi è stata di nuovo male e.. temo sia solo l’inizio di una lenta agonia purtroppo.- disse lui, mentre gli occhi chiari ricoperti da un leggero strato di lacrime fissavano la superficie piatta del laghetto. E questo era talmente calmo e placido che sembrava lo stesse tirando in giro contro le sue sventure. Il cielo si rifletteva in lui portando quella luce che lui conosceva bene e amava con tutto se stesso e nel frattempo pregava, che in un qualche modo andasse tutto bene.

-Non ti dirò che andrà tutto bene. E non ti dirò nemmeno che dovevamo aspettarcelo, sapevamo che sarebbe andata così e sappiamo tutti come finirà. L’unica differenza è che questa missione si è rivelata più lunga di quanto ci aspettassimo.- una mano esile andò ad appoggiarsi su una spalla dell’uomo. Andrew si voltò a guardare la sua amica.

-Tess io vorrei aiutarla, ma non posso farlo finchè lei non saprà la verità.- disse lui in un soffio.

-Andrew tu sei un ottimo angelo. Non ho alcun dubbio che tu saprai quando è il momento giusto per dirle la verità. E Lui ti sarà vicino.- lo incoraggiò riferendosi a Dio.

-Domani Monica verrà per darti un sostegno, come dicevi tu il peggio sta per arrivare e lo dovremo affrontare tutti insieme. Io e Monica cercheremo di dare a te e quella famiglia tutto il sostegno e il tempo di cui avrete bisogno. Ellie ha bisogno di te adesso più che mai.-

-Tess come faccio a parlarle di una cosa che lei conosce bene mentre io non conosco nemmeno la sua famiglia?-

-Ascoltami bene, la sua mente adesso è tormentata dallo stesso male che sta tormentando la tua di mente. Perciò credimi se ti dico che non ti sarà difficile comunicare con lei. Ma le devi far capire assolutamente che anche se è sola ad affrontare questa battaglia, non sarà mai sola ad arrivarci. Nessuno dei suoi genitori può salvarla dal suo destino, ma possiamo renderle queste ultime settimane le più belle della sua vita.- sorrise Tess.

Andrew afferrò la mano dell’amica tenendola ben stretta, mentre il suo sguardo andava di nuovo a perdersi tra gli alberi di quel giardino in terra cercando la forza di cui aveva bisogno.

 

-Ehi, tutto okay?- Andrew si voltò in direzione di quella allegra voce che lo chiamava.

Ellie gli si stava avvicinando, stretta nella calda tuta che aveva appena indossato. Un enorme sorriso le splendeva sul volto. Lui cercò di ricambiarlo.

-Direi di sì, e tu?- le chiese alzandosi.

-Io? Bene. Direi che mi ci voleva proprio una bella doccia e non vedo l’ora di ficcarmi sotto le coperte.- rispose. Andrew rise.

-Sicura di stare bene?- le domandò questa volta, con un briciolo di serietà in più che mise sull’attenti la ragazza.

-Certo.- disse lei, come se fosse una cosa ovvia.

-Meglio così.-

-Sai Andrew, secondo me ti preoccupi troppo.- gli disse.

-Secondo me invece mi preoccupo esattamente quando mi devo preoccupare.-

-Adesso però inizi a inquietarmi.- aggrottò le sopracciglia mentre lo guardava.

-Ti chiedo scusa, non era mia intenzione.-

-Non fa niente. Ad ogni modo ero venuta a dirti che la cena è pronta.- disse lei con un fievole sorriso.

-Grazie.-

-Andiamo dai!- disse lei dandogli un leggero pungo sulla spalla e invitandolo a seguirla dentro. Lui si lasciò andare ad un altro breve sorriso prima di seguirla.

 

‘Andrew’

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Lily cucinava bene quasi quanto Andrew. Il suo preparare feste e stare accanto a personale e catering di tutti i tipi le aveva insegnato molto su come preparare qualcosa e aggiungere un pizzico di allegria e buon umore qua e là. Ad Andrew rammentò molto l’ultima volta che era stato a cena a casa Potter, si era divertito molto anche quella sera, prima che Ellie si sentisse male. Non poteva evitarlo, era più forte di lui: ogni tanto lanciava qualche occhiata alla ragazza, leggermente pallida ma non in modo preoccupante. Quello che effettivamente lo metteva un po’ in agitazione erano quei continui ma brevi colpi di tosse che lei abilmente nascondeva o in una risata o nel tovagliolo, soffocando il rumore e lasciando che tutti si divertissero ignari della situazione. Avrebbe tanto voluto alzarsi in piedi e dire quello che effettivamente c’era da dire o anche solo fare qualcosa per calmarla, ma solo Dio in quel momento poteva qualcosa. La serata finì tardi. Erano quasi le undici quando rimboccò le coperte di Will, prima che la madre passasse a dargli la buona notte visto che in quel momento era con la figlia più grande.

-Che ne pensi di questo posto Andrew?- gli chiese il piccolo.

-E’ molto bello. Un ottimo posto sia per divertirsi che per riflettere.- rispose il babysitter.

-Già. Qui c’è molto silenzio.- concordò il bambino, sbadigliando apertamente.

-Buona notte campione. Adesso dormi che domani è un’altra lunga giornata.- gli diede un bacio sulla fronte e una carezza tra i capelli prima di alzarsi sorridendo.

-‘Notte Andrew.- bofonchiò il bambino.

Mentre usciva dalla stanza non potè evitare di sentire le voci di Ellie e Lily provenire dalla porta leggermente aperta e si fermò ad ascoltare; senza cattiveria.

-E questo cos’è?- domandò Lily alla figlia, notando il pezzetto di carta sulla scrivania.

-Niente. Non sapevo cosa fare e ho fatto degli scarabocchi. Devo ricordarmi di buttarlo.- rispose velocemente Ellie, ma Andrew dalla voce potè sentire una nota di disagio, quasi temesse che il vero scopo di quel pezzetto di carta potesse saltar fuori.

-Tesoro sei sicura che vada tutto bene? E’ da un po’ che ogni tanto ti vedo.. non so.. strana.-

-In che senso?- domandò Ellie con un sorriso.

-Non lo so, forse me lo sto solo immaginando.-

-Lo penso anche io.- rispose Ellie andando vicino alla madre e abbracciandola stretta, quasi volesse rassicurarla. Andrew a vedere quella scena, anche se in disparte, si sentì stringere il cuore. Era ingiusto.

-Buona notte mamma.-

-Buona notte.- rispose la madre baciando la figlia prima di uscire.

Andrew e Lily si salutarono e, appena lei lo superò, i suoi occhi si incrociarono inevitabilmente con quelli della ragazza ancora ferma sul posto, ma con uno sguardo triste e preoccupato esattamente quanto il suo.

-‘Notte Ellie.- disse lui.

-Buona notte.- riuscì a buttar fuori lei, anche se aveva una gran voglia di chiudere quella porta quasi a lasciar fuori tutto il mondo e le cose che la facevano star male, rimanendo da sola, solo lei e il suo male. Ma si trattenne. Diede la buona notte al babysitter e si ficcò sotto le coperte. Solo dopo che ebbe infilato quel ‘pezzetto di carta’ in mezzo ad un libro, lontano da occhi indiscreti.

 

‘Ellie triste’

http://www.google.it/imgres?q=sad+girl&start=103&um=1&hl=it&biw=1440&bih=742&addh=36&tbm=isch&tbnid=wTbYw75YmZY_OM:&imgrefurl=http://www.colourbox.com/image/young-sad-girl-sitting-on-asphalt-image-4040336&docid=-HjM7epcq9l0EM&imgurl=http://www.colourbox.com/preview/4040336-18221-young-sad-girl-sitting-on-asphalt.jpg&w=480&h=319&ei=pIRgUP_hF6ji4QTX_YDABg&zoom=1&iact=hc&vpx=766&vpy=325&dur=667&hovh=183&hovw=275&tx=170&ty=61&sig=102583031392295238092&page=5&tbnh=147&tbnw=191&ndsp=25&ved=1t:429,r:3,s:103,i:101

  
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