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Autore: jeffer3    26/09/2012    7 recensioni
AU
Brittany, ragazza tranquilla del McKinley, vuole finire il liceo senza problemi. Cosa accadrà quando una Santana Lopez, completamente cambiata dagli anni precedenti, finirà per entrare nella sua vita?
Dal capitolo I:
"Fu allora che per la prima volta si girò, guardandomi fissa negli occhi.
Dio, avevo sbagliato, non erano marroni.
Erano neri. Come la pece. Un colore che in quel momento sembrava essere un tutt’uno con la sua anima.
Sembrava si stesse scatenando un tornado in quegli occhi, un terremoto, capace di scuotere qualunque cosa, qualsiasi persona.
Anche me.
Un fuoco. Erano occhi come il fuoco."
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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“Perfetto. E’ la seconda mattinata che non si fa vedere. Nessun segno, nessun tentativo di contatto, nessuno stramaledetto piccione viaggiatore. Niente di niente. Ed è anche venerdì, maledizio-“
“Britt, parli ancora da sola?” mi si accostò, una Rachel tutta sorridente all’uscita da scuola.
“Io non parlo da sola.” Ribattei, seccata, facendola ridacchiare.
“No, eh? Dialogavi con gli uccelli?”
“Già.” Concordai, distratta. “Almeno loro si fanno vedere.”
“Sì, beh, ho la soluzione a tutti i tuoi problemi!” esclamò tutta contenta.
“Sarebbe?” chiesi, incuriosita, fermandomi di botto.
“Tieni.” Fece, allungandomi un fogliettino di carta, con un sorrisetto compiaciuto.

Lo afferrai un po’ titubante e lessi una serie di numeri.
“33792- ok, cosa sarebbe? Ti prego dimmi che non è il numero di un qualche insegnante di canto, ti ho già detto e stradetto che-“
“No, no!” mi interruppe, subito. “Ma per chi mi hai preso?! Ti ci avrei trascinato di peso, altro che numero” precisò, indignata, per poi riprendere subito dopo “E’ il numero di una persona a caso, di tua conoscenza. Il numero…” continuò, poi, abbassando il tono di voce e avvicinandosi di più, come a dire un segreto “di un’ispanica a caso.”
 
Numero.
Ispanica.
Gioia.
Allegria.
Sole. Cuore. Amore.
Felicit- aspetta un attimo.
 
“Come diavolo l’hai avuto?!” chiesi, con voce stridula.
“Beh…” iniziò, grattandosi la nuca “Ti vedevo in difficoltà ecco… blateravi da sola per i corridoi! Quindi, sì, insomma, l’ho chiesto a Quinn” concluse, facendomi bloccare.
“Cioè… tu…” cercai di articolare i pensieri, ma l’unico mio obiettivo al momento sembrava quello di staccare la testa a morsi alla mia, ormai prossima alla morte, migliore amica.
“E’ solo un numero, suvvia!” sminuì, subito, ridacchiando nervosa.
“Hai chiesto il numero di SANTANA LOPEZ. L’hai chiesto alla sua migliore amic-“
“Nonché mio attuale interesse amoroso” puntualizzò, venendo completamente ignorata da me.
“Rendendo, quindi, ormai universalmente noto il mio interesse nei suoi confronti!” sbottai, gesticolando come una forsennata.
“Come se non si fosse capito, poi.”
Lo disse a bassissima voce. Ma non abbastanza.
“Scusami?!”
“Oh, andiamo, Quinn non è mica ritardata!” esclamò, allontanandosi leggermente “Tu che chiedi da due mattine a questa parte continuamente di lei. Tu che sei completamente impazzita. Tu che borbotti per i corridoi. Tu ch-“
“SSSSHHHH!” la bloccai, massaggiandomi con i polpastrelli le tempie “Non ti voglio sentire.”

“Ehi ragazze!”

Proprio in quel momento, si avvicinò a noi una Quinn, con un sorrisetto divertito stampato sulle labbra.
“Ciao…!” ricambiò subito la mia amica, rivolgendole uno sguardo di pura adorazione.
“Ehi, Quinn” feci, tentando di sembrare tranquilla.
“Di che stavate parlando?”

Oh, ma sapevo perfettamente che lei aveva capito l’argomento in questione, in realtà.
Non a caso mi osservava attenta, fra l’incuriosito e il divertito.
 
“Beh, Brit-“ provò a parlare Rachel, prontamente interrotta da me.
“Stavamo giusto confrontando le nostre tesi su un negozio.”
“Un negozio? Di che tipo?” chiese, alzando un sopracciglio, mentre la mia amica sbuffava sonoramente.
“Telefonini, a quanto pare.” Feci, gelida, facendola ridere sonoramente.
“Brittany, lo sai che potevi chiedermelo tu tranquillamente il numero di Santana, vero?” mi chiese, poi, allegra, facendomi arrossire fino alla punta di capelli.
“B-bhe, v-verament-“
“E’ stata una mia idea, Quinn” commentò, osservandomi Rachel, cercando di nascondere, al contempo, il suo bisogno di scoppiare a ridere. “Lei non ne sapeva null-“
“INFATTI!” urlai, precedendola. “Niente di niente!”
“Capisco…” fece, divertita, la Fabray. “Ad ogni modo, anche lei cercava il tuo numero.”
“Sì, ma infa- che hai detto, scusa?”  feci, allibita, realizzando solo in un secondo momento quello che mi aveva detto.

“Devo proprio andare.” Disse, poi, lanciandomi un ultimo sguardo divertito. “Tu vieni con me, Rach?” si rivolse, poi, alla mora al mio fianco, mentre io ancora cercavo di riprendermi da quella pseudo-rivelazione di poco prima.
“Assolutamente! Ci vediamo domani, Britt!” mi salutò, velocemente, per poi allontanarsi con la Fabray, mentre io, un po’ imbambolata, mi avviavo verso casa a piedi.




 
Lungo la strada, non feci altro che ripercorrere mentalmente tutto ciò che era successo fino a quel momento e che aveva a che fare con Santana.

Insomma, ci eravamo quasi baciate.
Due volte.
Eravamo quasi morte.
Lei ha quas- no, ha decisamente fatto il culo ai due grassoni.
Non si era fatta vedere.
Non si era fatta sentire.
Per due giorni.

Ma voleva il mio numero.

E io ero ancora fuori casa, di fronte la porta di ingresso, con il numero composto sul cellulare, aspettando un’illuminazione divina.
Che potevo dirle poi?!

‘Ciao sono Brittany, che fine infausta hai fatto?!’
No, probabilmente, no.
‘Ciao, sono Brittany, mi chiedevo cosa ti fosse successo’
No.
‘Ciao, sono Brittany.’
Mh.
Sì, magari ci aggiungevo anche un ‘E la contatto dalla Fastweb’
Bene.
Avevo seriamente qualche problem-

 
“Che fai?”

Sollevai di scatto la testa dal telefonino, richiamata, come un calamita, da quella voce, che – ormai ne ero sicura – avrei riconosciuto fra mille.
Anche in uno stadio alla finale dei mondiali di calcio.
Anche ad un concerto pieno zeppo di persone.
Ovunque.

“Ehi!” la salutai, subito, osservandola appoggiata alla portiera della sua macchina, con le mani nelle tasche.

Qualcosa, però, catturò subito la mia attenzione.
Un segno violaceo, ormai poco visibile, sul volto.
Decisamente non c’era quando l’avevo vista per l’ultima volta.

“C-cosa hai fatto alla faccia?” le chiesi, quindi, avvicinandomi a lei, riponendo il cellulare.
“Ho preso una botta” rispose, con noncuranza. “Tu, piuttosto, che facevi qui fuori?” mi domandò, poi, con un sorrisetto divertito.
“B-beh… vedevo l’ora!”

Sono proprio un asso nel pensare a scuse credibili, eh?
Non a caso, la vidi sollevare le sopracciglia, con l’espressione di chi la sa lunga.
 
“Ti ho cronometrato. Sei stata a fissare lo schermo per 5 minuti e 36 secondi.”
“36 secondi, eh?”
“Già, quasi 37, nanosecondo più, nanosecondo meno.” Aggiunse, trattenendo una risata.
“Hai messo un po’ di crema su quel livido vero?” le chiesi, invece, ora che mi ero avvicinata ancora e vedevo il danno da vicino.

L’argomento a quanto capii, non doveva starle comodo.
Anzi, non doveva piacerle per niente.
Quel tale che disse che ‘gli occhi sono lo specchio dell’anima’ doveva aver incontrato una copia sputata di Santana.
Come minimo.

“Non è niente.” Commentò, a bassa voce.
“Dai, vieni.” La esortai, facendole strada verso la porta di casa.
“No, insomma, non vorrei disturbar-“
“Tranquilla, non c’è nessuno” le dissi, regalandole un piccolo sorriso, che lei si apprestò, all’istante, a ricambiare.





 
“Allora… fammi vedere” la esortai, una volta presa la crema.
“Ti ho detto che non è niente” ridacchiò, per l’ennesima volta, da quando eravamo entrate in casa.
“Lo vedo che non è ‘niente’. Ma così ti si leverà prima questo livido dallo zigomo” commentai, avvicinandomi a lei, che si era seduta su uno degli sgabelli della cucina.
“Non ti arrendi mai, vero?”
“Eh, no!” confermai, sedendomi su una sedia proprio di fronte.
 
Osservai i suoi lineamenti perfetti.
Dio, sembrava una dea.
Era bellissima.
Solo quel segno stonava in tutta quella perfezione.
Mi ritrovai a chiedermi, ancora una volta, come se lo fosse fatto.
 
“Non ti ho evitato.” Disse, poi, dal nulla, facendomi risvegliare da quella mia contemplazione.
Mi limitai semplicemente a guardarla negli occhi, esortandola implicitamente a continuare a parlare.
“Non- ecco, non volevo presentarmi a scuola così” mise in chiaro, indicandosi leggermente il viso. “Ma, volevo parlarti… volevo vederti.” Continuò, seria, allungando la mano sulla mia.
 
Benessere.
Puro e semplice benessere scaturì da quel piccolo contatto.
Dio, di questo passo ne sarei diventata dipendente.
 
“Anch’io…” commentai, a bassissima voce, un po’ imbarazzata, facendola sorridere intenerita “Cioè… insomma dopo la serata dell’altra volt- ehi, aspetta!” mi bloccai, ricordandomi solo allora di una cosa fondamentale. "sono stati quei due scimmioni a farti questo segno?!” chiesi, allora, credendo di aver fatto due più due.
“No.” Rispose, subito, distaccata, abbassando lo sguardo. “E’ che…” iniziò, cercando le parole adatte.
“Che?” la incitai, sinceramente curiosa.
“Io…”

Mi guardò fisso negli occhi.
C’era qualcosa in quello sguardo.
Non so esattamente cosa riuscii a leggervi.
Era… combattuta, credo.

“Ho sbattuto contro la porta della cucina” concluse, poi, facendomi corrucciare per un attimo.
“Davvero?” le chiesi, allora, stralunata.
“Già.”
“Ok. Facciamo un gioco.” Proposi, allora, stappando il tappino della crema, guadagnandomi un’occhiata incuriosita.
“Va bene…”
“Io ti faccio una domanda a cui tu devi rispondere sinceramente.” Dissi, osservandola incupirsi momentaneamente “Puoi decidere o meno di rispondere, non è obbligatorio. La sincerità però sì.” Misi in chiaro “Chiaramente, poi, mi farai tu una domanda e lo stesso farò io.”
“Una domanda a testa, insomma?” chiese, poi, alzando un sopracciglio.
“Quante si vogliono, non è importante” chiarii, subito “Inizio io.”
“Ok.”
“Ti sei davvero fatta male da sola?”

Vidi delinearsi sul suo volto l’ombra di un sorriso amaro.
 
“Questo…” fece, indicandosi “E’ solo colpa mia. Non è altro la diretta conseguenza delle mie azioni” disse, lasciandomi una strana sensazione addosso. “Che facevi fuori la porta?” chiese, poi, sorridendomi.

Ah, già. Il gioco prevedeva anche questo.
 
“B-beh… osservavo qualcosa sul cellulare.” Risposi, velocemente, iniziando a spalmarle la crema sulla parte offesa.
“Ehi!” sbottò, fintamente indignata “Che risposta è?!”
“Bene!” accordai, sbuffando “Vedevo un numero.”
“che numer-“
“tocca a me fare domande!” la bloccai, subito, facendola corrucciare.
 
Adorabile.
Semplicemente adorabile.
Anche con quel piccolo broncio a solcare quelle labbra perfette.

“Dunque… Dove hai imparato a fare a botte?”
“Ho un sacco da boxe a casa” disse, sollevando le spalle.
“Tutto qui?” chiesi, un po’ scettica.
“Beh, sì, qualcuno mi ha dato qualche consiglio qua e  là, ma alla fine è stato molto ‘fai da te’ insomma” chiarì, mentre un sorrisetto sadico si faceva largo sul suo volto. “Di chi era il numero?” chiese, quindi, facendomi arrossire.
 
Fantastico.
Mai e poi mai avrei confessato.
 
“A quando risale la tua ultima relazione?” chiesi, allora, ignorando completamente la domanda.
“Ehi!” sbottò, puntandomi, giocosamente, un dito contro. “dovresti rispondermi!”
“Eeeeh no!” mi difesi subito, alzando le mani “Si può anche non rispondere, avevo detto! Fa parte delle regole…” conclusi, con una sollevata di spalle.
“Bene…” sbuffò, contrariata “Che avevi chiesto?”
“Ultima relazione.” Risposi, prendendomi un bicchiere d’acqua.
“Ehm…” fece, un attimo pensierosa “Per relazione intendiamo anche sesso occasionale?” chiese con noncuranza, facendomi sputare tutto il contenuto del bicchiere.
La fissai, stralunata.
“che ho detto?!” si difese, facendo poi una faccia schifata “Sembravi un idrante comunque.”
“Seh…”
“Beh?”
“Cosa?”
“Vale anche il sesso occasionale?”
“No, intendo relazione seria!” misi in chiaro.
“Oh, beh, allora…” iniziò pensierosa “Seria… proprio…nessuna” concluse, scioccandomi.
“C-cioè, t-tu…”
“E tu?” chiese, poi, ignorando il mio balbettamento.

Avevo avuto qualche relazione di poco conto.
Ma fino ad allora, solo una poteva considerarsi seria.
Jennifer era stata l’unica con cui credevo avrei potuto avere un futuro.
Certo, questo fino a quando non decise di trasferirsi, un anno fa, dall’altro capo del mondo.
 
“Una.” Risposi, allora, facendola chiaramente incuriosire.
“Ch-“
“Una ragazza, Jennifer. Si è trasferita in Europa.” Sintetizzai, brevemente, facendole capire che non mi andava di parlarne. “Quindi non hai mai detto ‘ti amo’?” chiesi, a mia volta.
“No. Decisamente no.” Fece, lapidaria. “Non sono il tipo.”
 
Non era il tipo?
 
“In che senso?”
“Hai mai fatto del sesso occasionale?” mi ignorò, poi, facendomi strozzare per la seconda volta con l’acqua.
“Ma che domande sono?! Vuoi farmi affogare per caso?!” sbottai, decidendomi a riporre il bicchiere sull’isola della cucina definitivamente.
“Oh, andiamo!” fece, ridendo “Sono domande semplici ed innocue. Sei tu quella strana!”
“Io?!?”
“Sì!”
“Comunque no!” mi decisi a risponderle. “Non sono il tipo.” Aggiunsi, ripetendo le sue stesse parole, fissandola con uno sguardo di sfida, a cui rispose con una risata.
“Sei divertente.” Disse, osservandomi divertita. “tocca a te.” Mi esortò, poi.
“Vuoi solo quello da me?” chiesi, allora, seria.
“Quello cosa?” fece, non capendo.
“Una botta e via” misi in chiaro, osservando le espressioni del suo volto intenerirsi.
“Non saresti il tipo comunque, no?” fece, allora, retorica “Quindi, suppongo che debba prendere la strada più lunga” aggiunse, dandomi un buffetto sulla guancia.
 
Quella frase bastò a farmi incastrare completamente il respiro in gola.
Probabilmente mai come in quel momento gioii internamente.


“Tocca a te…” la esortai, poi, con voce flebile.
“Posso baciarti?”

 
Rettifico.
Quella domanda fu pura felicità.
Non mi scomodai nemmeno a risponderle.
Mi limitai semplicemente ad avvicinarmi, così come fece lei, facendo scontrare, finalmente e per la prima volta le nostre labbra.
Fu inizialmente un bacio semplice. Dolce.
Ma si trasformò, ben presto, in un bacio più passionale e meno casto, nel momento in cui anche le nostre lingue si incontrarono. Così come i nostri corpi.
Le mie mani corsero ad afferrare la sua vita. Le sue, i miei capelli.

Era la sensazione più bella del mondo.
 
Ci staccammo, poi, per mancanza di ossigeno, mantenendo, però, unite le nostre fronti.
Notai i suoi occhi ancora chiusi.
Le sue labbra distese in un piccolo sorriso.
Quando posò il suo sguardo nel mio, mi sembrò di vedere mille galassie. Mille stelle. Mille pianeti.
Tutti lì.
Davanti a me.
 
“Non avrei sopportato un’altra interruzione” commentai, facendola ridacchiare.
“Concordo pienamente” disse, prima di rituffarsi sulle mie labbra, da cui, tuttavia, fu costretta a staccarsi nel momento in cui sentimmo la porta di casa aprirsi.
No. No. No. N-

“Briiiitt! Siamo a casa!” esclamò mia madre, facendomi imprecare non poco internamente.
“Mamma siamo qui…” dissi, con un tono di voce tagliente, che fece ridere di gusto l’ispanica davanti a me.
“Siamo? Ma- ah! Ciao Santana!” fece tutta contenta, una volta entrata in cucina, seguita da MaryG e mio padre.
“Buonasera a tutti” salutò, cortese, riservando a tutti un piccolo sorriso.
“Abbiamo interrotto qualcosa?” chiese, poi, la mia pestifera sorella, facendomi arrossire di botto.
“MA SI PUO’ SAPERE CHE VAI BLATERANDO!?” sbottai, dandole una leggera spinta, che la fece scoppiare a ridere.
“Quindi la risposta è sì!” fece, lanciando occhiate allusive ai miei, mentre Santana la vedevo grattarsi con la coda dell’occhio la nuca, sembrando disinteressata.

Ma che tenerina era?!
Chi l’aveva paragonata ad un drago sputafuoco e ad un mangiamorte incazzato nero doveva avere dei paraocchi non indifferenti.

 
“MaryG, non far imbarazzare tua sorella…” iniziò mia madre, mentre io le riservavo un applauso.
“Ecco, brava mamma, diccel-“
“Tanto c’eravamo già arrivati tutti da un pezzo!” aggiunse, poi, facendomi bloccare di colpo.
“Diciamo pure da quando abbiamo messo piede in cucina” concordò mio padre, con un sorrisetto divertito, mentre riponeva la spesa in alcuni cassetti.

Merda.

“Ma che dite tutti quanti?! Ma insomma! Basta, noi andiamo di sopra!” sbottai, prendendo una Santana, che cercava di contenere le risate, per il polso.
“Resti a cena, Santana?” chiese, poi, mio padre, allegro.
“Oh, beh” iniziò, cercandosi di riprendere ancora dagli scambi di battute precedenti “Non vorrei disturb-“
“Ma che disturbo! Ci farebbe molto piacere, invece! Vi chiamiamo quando è pronto!” concluse, poi, entusiasta mia madre, mentre la latina le rivolgeva un sorriso imbarazzato.





 
“Lo sai che subirai il terzo grado a cena, vero?” le chiesi, una volta entrata in camera, chiudendo la porta alle nostre spalle.
“Ahà…” annuì lei, avvicinandosi, con un sorrisetto divertito.
“E lo sai che diranno cose vergognose ed imbarazzanti su di me, a cui tu non dovrai mai e poi mai e ancora MAI credere?” feci, ancora.
“Ahà…”
“E lo sai che mia sorella farà di tutto per metterci a disagio con conclusioni degne di Einstein e del mago Merlino?”
“Ahà…” fece, ancora, arrivando a un soffio dalle mie labbra.
“E lo sai che-“
“Lo sai che parli davvero tanto?” chiese, alla fine, lei prima di azzerare le distanze fra le nostre labbra, stoppando sul nascere ogni mia paranoia.








Tetraedro dell'Autrice

Alè! ci siamo!
mi scuso per il capitolo-schifezzuola... è un po' più lungo degli altri, però diciamo pure che non so quanto sia accettabile visto il rincoglionimento in cui ormai sguazzo da settimane a questa parte!

Cooomunque, ho solo qualche comunicazione di servizio da dare...

Il prossimo capitolo arriverà intorno a martedì prossimo, più o meno... ho un esame lunedì, quindi sono tipo alla frutta psico-fisicamente parlando e questo capitolo c'è entrato giusto giusto!

Buone notizie però!
Da quel martedì in poi *rullo di tamburi* gli aggiornamenti saranno molto più veloci e contenutisticamente parlando più accettabili...

Eyes Like fire,
il cui acronimo ho realizzato essere 'ELF' (cosa che, sì, mi ha fatto ridere come un'idiota), sarà aggiornata più spesso... mentre 'Scommettiamo?' sarà aggiornata una volta a settimana visto che c'è bisogno di maggiore scervellamento!

come sempre ringrazio tuttissimi, davvero! E soprattutto grazie anche della pazienza... dai, che poi diventerò un'autrice con tempi di aggiornamento accettabili (salvo caduta in depressione post-bocciatura DDDDD: *fa le corna*)


A presto, bella gente! :DD
 
  
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