Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: Daymy91    10/04/2007    3 recensioni
Ff nata dopo il finale della seconda stagione: e se nella vita di House comparisse una strana ma bellissima donna... più legata a lui di quanto tutti pensino? PS: ff principalmente cotton, con qualche risvoltino qua e là...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Scusate tanto per il ritardo di questo cap… ma ho avuto parecchio da fare in questo periodo, tra scuola,compiti,amici…

Rieccomi!!! J

Vorrei iniziare questo cap,ringraziando tutti coloro che hanno recensito,ma anche coloro che hanno solo letto! …GRAZIE!! Il vostro appoggio mi è fondamentale!

 

Inoltre,dedico questo capitolo alle mie amiche Francy e kitten93,che mi hanno aiutato a mettere insieme le idee per la sua realizzazione; Ragazze… non so se lo leggerete,ma questo ve lo devo!

 

Spero che sia di vostro gradimento!

 

Un saluto a tutti!

 

Miky91

Capitolo 12

 

 

 

23 Dicembre. h 9:30

Princeton Plaisboro Teaching Hospital

 

“Non sei più il mio capo”

 

Cosa volevano dire quelle parole?

Forse stava solo scherzando… del resto solo lui poteva licenziarla oltre a Cuddy e,comunque,Cuddy stessa non avrebbe avuto motivo di farlo. Certo… si poteva anche considerare il fatto che lei stessa aveva dato le dimissioni…

 no.

 Il diagnosta non l’aveva mai vista così triste.

 

… Ma che diavolo stava succedendo?!?

 

 

House si voltò leggermente e vide a distanza di qualche metro Wilson,ancora poggiato alla balconata con lo sguardo perso nel vuoto.

 

-Wilson!!- Esclamò di colpo,facendo trasalire l’amico.

 

L’oncologo gli lanciò un’occhiataccia. –Ho da fare.- Si limitò a dire,senza nemmeno calcolare il diagnosta che si era avvicinato velocemente. –Devo compilare dei documenti,fare delle visite e… -

 

-Ok,ok. Ti rubo solo 5 minuti del tuo “Tempo prezioso”. D’accordo?-

 

Wilson sbuffò e si diresse verso il suo ufficio. –No. Sono troppi.-

 

-Ma che diamine vi prende a tutti questa mattina?!?-

 

-Niente.- Concluse l’amico,scomparendo dietro la porta del suo ufficio.

 

 

Wilson si sedette alla sua scrivania.

Fissò per qualche istante la porta,aspettandosi la comparsa del diagnosta che però non avvenne.

Annuì sollevato e gettò lo sguardo nei documenti di quella giornata.

Non aveva proprio voglia di parlare con House.

Voleva rimanere da solo a riflettere.

Riflettere su quella rabbia che aveva iniziato a pervaderlo. Perché era tanto arrabbiato? Del resto,ciò che aveva sempre combinato House non gli aveva mai toccato più del dovuto… già,ma allora perché adesso lo odiava così tanto?

 

La porta si aprì lentamente,facendo spazio alla figura del diagnosta.- Jimmy…- la voce di House era più pacata di qualche minuto fa. Era entrato nella stanza e ora era in piedi di fronte alla scrivania dell’amico.- Non credi debba sapere il perché un mio dipendente è stato licenziato?-

 

Wilson lo guardò interrogativo. –Ma di chi parli??-

-Di Cameron!-

-Cameron non è stata licenziata.- Rispose,ritornando a firmare varie scartoffie. –L’hanno trasferita.-

 

House non credeva alle sue orecchie. –Cosa!?- Niente negli ultimi anni lo aveva scosso tanto. –Perché!? Perché nessuno mi ha detto niente!?!- Urlò,dando dei violenti colpi al pavimento con il bastone.

 

-Adesso,se non ti dispiace,dovrei lavorare.- Lo ignorò Wilson.

 

-Già,continua pure a prescrivere farmaci inutili e a far finta di niente… tanto chi se ne frega se io so o no cosa succede alla mia equipe!!- Continuò.- Tanto sono solo il capo…- Si diresse furioso verso la porta. –Ora vediamo se Cuddy mi rifila la stessa cosa!-

 

-Finiscila!!- Esclamò di colpo l’oncologo,alzandosi dalla poltrona.- Cameron non era obbligata a riferirti del trasferimento! E poi vorrei sapere il perché non mi hai detto niente di te e Cuddy!!-

 

House lo guardò stupito. Non si aspettava certo una reazione così… per non parlare di quel che aveva appena detto!

-Anche se Cameron non aveva l’obbligo di dirmelo… -

 

Wilson si passò una mano in fronte,cercando di calmarsi. –Credi che sarebbe cambiato qualcosa?-

 

Quella domanda lo zittì del tutto. Sarebbe cambiato qualcosa se Cameron glielo avesse detto?

 

-Naturalmente.- Annuì l’oncologo,non ricevendo la risposta dell’amico.- E per quanto riguarda Cuddy?Anche lei è solo qualcuno con cui passare il tempo?!-

 

House abbassò il capo. –Eravamo ubriachi… niente di personale.-

 

-Altrochè se è personale! House,siete colleghi! Come puoi essere così freddo… -

 

-Che avrei dovuto fare? Sposarmela?!-

 

-Avresti potuto parlarle.-

 

Il diagnosta alzò lo sguardo. – Te l’ha detto lei?-

 

-No,ma di solito uno ci arriva da solo.-

 

-…-

 

- L’avevo vista un po’ giù e allora le ho detto che se aveva qualche problema avrebbe potuto parlarmene.- Fece un sorriso tirato.- Immaginavo fossi tu il problema… ma non credevo ti fossi spinto a tal punto!-

 

House annuì ed uscì velocemente dall’ufficio.

Wilson aveva ragione,lo sapeva.

Si era comportato male nei confronti di Cuddy e forse avrebbe dovuto dirle qualcosa di più di un semplice “Mi dispiace”.

 

 

Dopo qualche minuto entrò nel suo ufficio,si gettò a sedere sulla poltrona della sua scrivania e accese lo stereo.

Si mise a far ruotare il bastone,come di suo solito.

 

“ Se Cameron te l’avesse detto,credi che sarebbe cambiato qualcosa?”

 

Una smorfia gli si stampò sul viso. –Stupido Wilson… - Bloccò il bastone.

 

Anche se avesse voluto

 

Non avrebbe più potuto cambiar nulla.

 

23 Dicembre. h 10:40

Ambulatorio.

-Mi raccomando, tieni il braccio a riposo e vedrai che potrai tornare presto a giocare con la Play Station.- Chase fece un occhiolino al suo piccolo paziente.

 

-Contaci!- Esclamò lui,scendendo dal lettino. –E poi,se vuoi,ti presto un bel gioco!-

 

-No,prima mi devi dare Gothic,ricordi? Me l’avevi promesso.-

 

-Già,vero!- Il bimbo fece un sorriso sbadato. –Allora la prossima volta te lo porto… -

 

Il giovane medico fece un sorriso. -Ci conto.-

 

-Grazie dottore.- Disse la donna,accarezzando il capo del proprio figlio.

 

-Si figuri.- Rispose l’intensivista con sguardo rassicurante. – Vi aspetto fra un mese.-

 

-Grazie,arrivederci.-

 

Chase fece un ultimo sorriso per poi fare cenno all’infermiera di far entrare il prossimo paziente.

 

-dr. Chase?-

 

Lui alzò lo sguardo verso la persona che aveva appena nominato il suo nome:Sandy.

Si guardò attorno confuso… -S… Sandy.- Balbettò. –Che succede? Come mai qui?-

 

-Scusa,cercavo Greg… credevo che fosse di turno.-

 

-Ma oggi,se non sbaglio,è il suo giorno libero.-

 

-Già,ma ha detto che sarebbe venuto comunque… non so perché.- La donna fece spallucce. –Tu non sai dove posso trovarlo?-

 

-No,mi dispiace.-  

 

Lei sospirò e andò per uscire. -Daccordo, grazie.- Si bloccò. – Scusa,ma ho bisogno di parlarti!- Esclamò di colpo.

 

-Ho dei pazienti…-

 

-Non c’era nessun altro in sala d’attesa,oltre a me.-

 

Il giovane medico annuì rassegnato e si andò ad appoggiare sul lettino. –D’accordo. Ti ascolto.-

 

-Domani sera,i miei colleghi,mi anno invitato ad una festa… ti andrebbe ti venirci?... con me?-

 

-Io… avrei parecchio da fare in clinica… - Iniziò lui.- Potresti sempre andarci con House.-

 

Sandy sorrise tristemente. –No, lui odia le feste. Ma non importa,non preoccuparti.- Prese la borsetta che aveva poggiato qualche attimo prima sul bancone. – Scusa se ti ho disturbato.-

 

Chase abbassò velocemente lo sguardo,senza nemmeno salutarla e guadarla andar via.

Entrambi avevano capito che quella del troppo lavoro era solo una scusa ed anche fin troppo banale…

Ma per quanto il giovane medico avrebbe desiderato dirle si ed accompagnarla a quella dannata festa,sapeva benissimo che accettando quell’invito, niente avrebbe potuto prendere una piega tanto storta.

 

Ma perché si andava a trovare sempre in mezzo ad un vicolo cieco?dove veniva sempre messo alle strette fin quando tutto ciò che desiderava,tutto ciò che lo rendeva felice, andava svanendo sempre di più… come era successo con suo padre, come era successo con Allison e come stava accadendo adesso… 

 

 

 

 

 

Sandy entrò in macchina e poggiò il capo alla spalliera del sedile.

 

Perché?... Perché!?

Perché Chase l’aveva rifiutata!?

Che aveva fatto di sbagliato??

 

Si asciugò velocemente le lacrime ed accese l’auto per poi partire,dimenticandosi il motivo per cui era venuta.

Ma del resto… non le andava affatto di farsi vedere da House in quello stato o lui le avrebbe rotto le scatole per tutta la sera.

 

 

 

 

 

 * * *

 

 

 

 

 

 

23 Dicembre. h 18:40

Mensa dell’ospedale

 

Cuddy era seduta ad un tavolo e stava consumando il suo “Pranzo”,visto che prima non aveva potuto per via di una riunione del consiglio trapianti.

Aveva davanti a se un mucchietto di cartelle che non aveva smesso di squadrare da quando si era seduta.

 

Periodo duro,certo… mai come allora aveva avuto tutto quel lavoro addosso.

Tutto questo,grazie al fatto che Cameron se ne era andata e adesso le toccava selezionare vari curriculum che avrebbe poi presentato ad House,per l’assunzione di un nuovo membro per la sua equipe.

 

 

La dottoressa bevve un sorso di caffè.

 

Cavoli… era stanca morta!

 

-Cuddy?- Wilson le si avvicinò,sedendosi nella sedia accanto. – Ancora con quelle cartelle?-

 

-Se non ci penso io a queste cose,chi lo fa?!- sciamò lei,scocciata. Certo avrebbe potuto affidare questo lavoro a qualche altro medico… ma era meglio che ci pensava lei,cercare di trovare una persona che garbava minimamente ad House era un lavoro troppo duro pure per il miglior dottore di tutta la clinica.

 

- House sembrava alquanto incavolato,quando l’ha saputo.-

 

-Lui è sempre “Alquanto incavolato.”-

 

-Lo fai apposta?!- Sbottò l’oncologo,vedendo che la dottoressa non lo calcolava più di tanto.

 

Lei alzò lo sguardo e gli sorrise. –Scusa. Ma devo cercare di finire al più presto con queste cartelle.-

 

-Dai.- L’uomo prese una di queste e l’aprì. –Ti do una mano.-

 

Lei andò per protestare,ma lui la precedette. –Non ti preoccupare,non ho niente di meglio da fare.-

 

-Grazie.-

 

 

 

 

 

 

Era passata mezz’ora ed entrambi squadravano ancora le varie cartelle.

-Finito!- esclamò l’oncologo,gettando un’ultima cartella sopra un mucchietto che si era accumulato con il passare dei minuti.

 

-Anche io.- Rispose la dottoressa,alzandosi dalla sedia. –Finalmente,possiamo andare a riposare.-

 

-Ottima idea.- Rispose Wilson,mettendosi la giacca. –Ah,Cuddy?-

 

-Si?-

 

-Domani è Natale… -

 

La dottoressa lo guardò con sguardo ovvio. –Ma davvero?!.- lo schernì.

 

L’oncologo sorrise. –No… intendevo…. – Continuò. – Io domani non ho voglia di andare alla festa da House… mi sarebbe piaciuto di più se l’avessimo fatta in qualche locale,ma da House!? Insomma… si sa come va a finire, ci ritroveremo tutti a giocare a poker la sera di Natale!-

 

Cuddy non riuscì a trattenere una risata. –Già,hai ragione. Certo non è l’ideale. Ma è sempre un modo per stare un po’ insieme… -

 

-“Insieme” non direi,visto che Cameron non c’è e poi Foreman ha detto che non se la sente… probabilmente ha trovato qualcosa di meglio da fare… -

 

-Devo interpretare tutto questo con il fatto che anche tu hai trovato “Qualcosa di meglio da fare”?- Rispose Cuddy Ironica.

 

-No.- Wilson fece una smorfia. – Del resto,essendo ebreo,non lo festeggio neanche il Natale… sarei venuto solo per stare un po’ insieme.-

 

-Nessuno dovrebbe essere da solo la sera di Natale.- Cuddy si avvicinò all’oncologo,lo squadrò e in fine si mise le mani sui fianchi. –Mi sa che dovrò rimediare io stessa.-

 

-Come?!- La schernì lui. –Dottoressa,non mi starà mica invitando a passare il Natale con lei?!-

 

Lisa sorrise.

Non sapeva perché… forse per il fatto che quella mattina Wilson le aveva tirato su il morale o forse,semplicemente,per ringraziarlo per averla aiutata con i documenti di quella sera… ma adesso vedeva l’oncologo sotto un’altra ottica,più ristretta e più dolce.

Non aveva ancora ben inquadrato cosa fossero quelle strane sensazioni,ma una cosa era certa: Non le dispiaceva affatto passare la sera di Natale con lui.

 

 

 

 

 

23 dicembre. h 20:10

Ambulatorio.

 

House era li.

Disteso sul lettino con un libro che gli copriva il volto.

Aveva passato,stranamente,tutto il pomeriggio dentro quella stanza a fare visite.

 

La porta si aprì di colpo,facendo bloccare l’infermiera che appena vide il diagnosta rimase stupefatta.

Insomma… erano le 20:10 e quello si era addormentato in ambulatorio!

 

Gli gettò un’occhiataccia e chiuse violentemente la porta dietro di se,facendo balzare di colpo il diagnosta.

 

-Ma che diamine…- Balbettò lui,assonnato.

 

-Dr. House! Questa è la quarta volta in un mese che lo sorprendo a dormire in ambulatorio!-

 

-Che ci posso fare… è comodo qui.- Rispose lui sarcastico,facendo uno sbadiglio. –Molto meglio di quelle poltrone scomodissime che ci sono negli uffici!-

 

-Ma che cosa deve fare una persona per farle capire che le poltrone degli uffici non sono state fatte per dormire!?-

 

-Andiamo,Brenda…. – La punzecchiò.- Chi è che non si è mai addormentato a lavoro?-

 

-Io.- Rispose lei ovvia,lanciando al medico un’occhiataccia.

 

Li sbuffò e scese giù dal lettino. -Ok. Me ne vado.-

 

 

 

Il diagnosta uscì velocemente dalla stanza.

Del resto,per quanto l’ambulatorio fosse comodo,niente si poteva paragonare al suo letto!

 

Si diresse all’ascensore e premette il pulsante di richiamo.

 

Passarono pochi secondi da quel gesto all’apertura delle porte,ma questi bastarono per far ricordare al diagnosta tutto ciò che era accaduto durante l’intera giornata,iniziata con Cameron proprio davanti quell’ascensore.

 

Gli venero in mente le sue parole,… il suo sguardo,… la sua tristezza;

 

La scenata che egli stesso aveva fatto a Wilson…

 

Sorrise.

 

e la scenata che Wilson aveva fatto a lui.

 

Squotè la testa.

 

Certo che era sbalorditivo come in una giornata,in una semplice giornata,potessero cambiare tante cose che stravolgano tanto le tue convinzioni… mandando le tue idee a farsi benedire.

Anche le idee di te stesso.

È dura,quando si è convinti di una cosa, accettare che le tue convinzioni siano del tutto opposte al tuo vero sentire.

 

Le porte si aprirono ed House non aspettò oltre per entrare.

Ma,giunto dentro,proprio un istante prima che l’ascensore si chiudesse,il suo sguardo andò a posarsi su una camera.

Una camera che fino a ieri era stata al centro della sua attenzione: La camera di Andy Forder.

 

La cosa che più stupì il diagnosta,in quell’istante,fu che la donna non era sola.

Accanto a lei,seduto su una sedia,ci stava suo fratello Bill.

 

Bill ci era riuscito.

 

Era riuscito a mettere da parte l’orgoglio per lasciar spazio ai suoi sentimenti.

Aveva capito che quella sarebbe stata l’unica soluzione per stare con lei,prima di dirle addio.

 

House fece una smorfia.

Lui ci sarebbe mai riuscito??

 

 

 

 

 

 

 

 

 

23 Dicembre. h 21:15

Casa di Cameron.

 

-Si… domani.- Cameron andò a rovistare nella sua borsa e ne estrasse un biglietto. –Alle… 11:30.-

 

*Ok. Allora ti aspetto.* Rispose qualcuno dall’altra parte del telefono.

 

-Grazie,a domani.- La ragazza chiuse la telefonata ed andò a mettere un ennesimo vestito in valigia.

 

Si stupì,dopo qualche minuto,nel sentire bussare alla porta.

 

Guardò l’orologio: erano le 21:20…

Chi poteva essere?

 

I suoi pensieri vennero interrotti dai nuovi colpi provenienti dalla porta,questa volta più forti.

 

La ragazza scosse la testa ed andò ad aprire.

 

 

Tutti si sarebbe aspettata,meno che lui.

Sgranò gli occhi non riuscendo nemmeno ad aprir bocca,tanta era la sorpresa.

 

-Ciao.- Disse House con sguardo ironico,cercando di rompere il ghiaccio.

 

-Ciao.- Allison poggiò il capo su un lato della porta. –A che devo la visita?-

 

Il diagnosta fece spallucce. -Sono rimasto a secco con la moto.-

 

-Giusto qui?-

 

-ah,non chiederlo a me… è la moto che è rimasta a secco,ricordi?-

 

 –Be,io non sono un benzinaio. Prova alla prossima traversa.- Concluse la ragazza,andando per chiudere la porta.

 

-ok, mi arrendo.- House mise il bastone tra la porta e il muro, costringendo la dottoressa ad aprire nuovamente e a guardarlo in faccia. –Sono curioso di sapere perché hai accettato il trasferimento e perché non hai voluto dirmi niente.-

 

- Non sono affari tuoi sapere o meno il perché delle mie decisioni!- Lo rimproverò lei,con sguardo furioso.

 

-hai ragione… del resto ero solo il tuo capo.- Anche lui adesso nascondeva a stento un po’ di nervosismo. –Perché mai dirmi qualcosa?-

 

Lei annuì e tornò a fissarlo negli occhi. Era dura… soprattutto con lui,con quel suo sguardo gelido. Ma doveva resistere, doveva dimostrargli che ormai non le faceva più alcun effetto. Anche se… difficilmente sarebbe accaduta una cosa del genere. -Domani me ne vado.- Disse secca. –Vado a stare dai miei genitori a Philadelphia così faciliterò il trasloco.-

 

Ad House gli venne un nodo alla gola.

In pratica… quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista.

 

Era un addio.

 

No… non poteva accettarlo! Non da lei. – Sei una stupida se te ne vai ora… -Iniziò. – Hai un ottimo lavoro qui e non puoi lasciare alle spalle tutto il tuo passato per andare in un posto che non hai mai visto prima.-

 

- Tu proprio non capisci… - Disse la ragazza scuotendo la testa tristemente. – Si cresce solo grazie alle esperienze che uno fa, determinanti per il cammino della vita…. Uno non può stare sempre fermo nel suo mondo,aspettando che gli altri si adeguino ad esso,che l’intero pianeta si adegui ad esso. – Si fermò tornando a guardarlo in volto. -… o si finirà col non riuscire più ad accettare la vera natura del mondo assieme a coloro che ne fanno parte.-

 

House non disse una parola questa volta.

 

Cameron si era solo limitata a descriverlo… a descrivere il suo modo di ragionare,di agire.

Cosa che lui stesso non aveva mai fatto.

Ciò che lei gli disse gli rimase impresso come una macchia di inchiostro nero su un foglio bianco.

 

Aveva ragione.

 

Doveva fare le sue esperienze. –E questo che vuoi?- Bisbigliò,abbassando il capo.

 

-Si.- Anche Cameron,adesso, non riusciva più a reggere un sguardo. –Sono stanca di aspettare.-

Era ovvio che quelle parole avessero un doppio significato… che House colse benissimo.

 

-Bene.- Il diagnosta diede due colpetti al pavimento con il bastone. –Era questo che volevo sapere.- si voltò. – Abbi cura di te.-

 

Allison lo guardò allontanarsi,scosse la testa,cercando di cacciare le lacrime che si erano andate ad accumulare come un fiume in piena.

 

 

Chiuse la porta,triste e devastata  come non mai… ora,era veramente tutto finito.

 

 

 

 

-To be continued… -

 

 

 

 

Allora!?

Aspetto con ansia i vostri commenti! ^^

 

Baci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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