Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Robix    11/04/2007    10 recensioni
Può bastare un confronto prima di una battaglia a far brillare una luce in mezzo alle tenebre più assolute? Forse si!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DISCLAIMER:
Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

ATTENZIONE:
Tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale. Scene e linguaggio contengono descrizioni e riferimenti ESPLICITI a rapporti di tipo omosessuale. Se non fa per voi, per favore non leggete.

BETA: Dany G.
NOTA DELL'AUTRICE:
^__^ Nuova oneshot dedicata alla mitica Dany G.
Tesoro grazie del sostegno e del prezioso aiuto. Baci Rob ^__^


La seconda guerra, così veniva ormai riconosciuta da tutti, era divenuta l’argomento del giorno, richiedendo a gran voce i suoi tributi di morte e prevaricazione.
La Gazzetta del Profeta, si era trasformata in un vero e proprio bollettino di guerra. Non vi era più notizia che non avesse a che fare con omicidi, rapimenti, ferimenti ed attacchi ai danni dei babbani. Nulla che non ricordasse costantemente, quanto si fosse tutti maledettamente in pericolo.
Nessuno più stentava ancora a dubitare del ritorno al potere dell’Oscuro Signore e dei suoi seguaci, specialmente dopo l’improvvisa, quanto inaspettata, morte del preside Albus Silente e dell’attacco perpetrato ai danni di Hogwarts.
Anche i più restii, i riluttanti per partito preso e i riottosi cronici, dovettero capitolare ed ammettere che la pace era ben lontana e che nulla, purtroppo, fosse più come prima. L’intera comunità magica era allo sbando, alla disperata ricerca di certezze, squassata dal terrore e dal senso d’impotenza.
I membri dell’Ordine della Fenice, dopo essersi ritrovati senza leader a causa degli ultimi avvenimenti che avevano violentemente minato la loro forza fisica e morale, decisero quasi all’unanimità che fosse giunto il momento di riunirsi di nuovo a Grimmauld Place, un po’ perché era l’unico luogo veramente sicuro, un po’ perché non potevano farsi trovare impreparati e privi di qualunque strategia.
Harry, nonostante la sua giovane età, era diventato suo malgrado la loro nuova guida e sentiva più che mai il peso di quell’enorme fardello. Come poteva lui, un ragazzo di soli diciassette anni compiuti da poco, guidare con esempio ed essere un riferimento per tutti coloro che erano coinvolti nel conflitto? Senza Silente al suo fianco, ad aiutarlo ed istruirlo, non ce l’avrebbe mai fatta.
Eppure, la necessità divenne virtù e contrariamente a quanto lui stesso avesse mai creduto possibile, la cosa si evolse pian piano e si consolidò con il tempo. L’Ordine ritrovò un equilibrio e quella stessa fiducia ed appoggio incondizionati nel giudizio del loro leader che erano venuti a mancare con la morte del preside Silente.
“Harry, tu solo c’eri e tu solo sai cosa è veramente successo quella notte sulla torre di astronomia. Se credi veramente alla loro innocenza, io sono disposto a credere a te” aveva replicato Remus Lupin stupendo tutti i membri riuniti a consiglio quando il moretto cercò, con non poche fatiche, di sostenere l’innocenza di Severus Piton e Draco Malfoy.
“Ti ringrazio Remus, lo apprezzo molto” aveva risposto aggiungendo poco dopo “Vi state chiedendo perché lo sto facendo? La risposta è una soltanto: Silente avrebbe voluto così” e con quelle poche parole era stato sancito il reintegro del professore di pozioni nel gruppo, con tanto di figlioccio al seguito.
Inutile dire che il rimpatrio dei due fuggiaschi non fu digerito tanto presto anzi, alcuni non lo digerirono affatto. Ogni membro dell’Ordine non riusciva ad essere totalmente rilassato in presenza dei due mangiamorte i quali, benché facessero del loro meglio e avessero dimostrato di essere davvero dalla parte del bene, dovettero sudare parecchio prima di poter anche solo pensare di essere stati nuovamente accettati.
Passarono otto mesi da quella notte ma sembrava che fosse accaduto solo ieri.
Ron viveva malissimo la convivenza forzata con il giovane Malfoy il quale, sentendosi puntualmente sotto accusa, rispondeva a tono scatenando discussioni e liti apocalittiche.
Fu però nel bel mezzo di un diverbio particolarmente acceso tra il rosso e Draco che Harry crollò. Stanco delle responsabilità e dei doveri a cui era sottoposto, teso a causa dell’imminente scontro con Voldemort e sfinito di dover fare continuamente da paciere per il bene comune, si alzò e furente si diresse nella camera del biondo aprendola con un calcio.
I due erano uno di fronte all’altro, con tanto di bacchette sguainate puntate ai loro petti e si stavano insultando molto pesantemente.
“Pezzente abbassa quell’arma se non vuoi che lo faccia io per te” sibilò Draco.
“Altrimenti che mi fai lurido mangiamorte” replicò duro Ron.
“Non minacciarmi lenticchia, potresti pentirtene” soffiò l’altro facendo un passo avanti.
“Non ho paura di un vile come te, furetto” fu la risposta ben scandita del rosso.
“Ridillo se hai il coraggio gran pezzo di merda” ringhiò il biondo senza neanche essersi accorto dello spettatore.
“Qui l’unico che dovrebbe star zitto e ringraziare di trovarsi qui, sei solo tu” replicò il grifondoro.
“Ringraziare per cosa Weasley, di essere obbligato a vedere la tua brutta faccia ogni santissimo giorno?”
“Forse avresti preferito vedere quella del tuo caro paparino ad Azkaban? Non temere sarai presto accontentato”
“Non nominare mio padre” ringhiò Draco cattivo “Non osare”
“Sei merce avariata Malfoy, proprio come lui. E quando finalmente Harry se ne accorgerà, sarà più bello sbatterti fuori da qui a calci in culo”
“Potter tienilo fuori da questa storia, è solo tra me e te, o forse non riesci a sopravvivere senza di lui a farti da balia?”
“Come osi? Per ora quello al quale fa da balia e per il quale ha garantito personalmente, sei tu” insorse rabbioso il sesto figlio di Molly e Arthur Weasley “Non ha dovuto farlo per me. Io a differenza tua, merito di stare qui”
“Ho già dimostrato che la sua fiducia è stata ben risposta” soffiò l’altro punto sul vivo.
“Non spetta certo a te giudicare” disse Ron “Spetta a noi membri del consiglio e personalmente, non vedo tutta questa buona fede”
“Fottiti” sibilò il serpeverde esasperato il quale, giusto un attimo prima di recitare un incantesimo paralizzante, si vide prendere e sbattere al muro con rabbia.
Harry lo stava guardando ansimante, scuotendo la testa e con una strana luce delusa negli occhi. Perché lo guardava così? Si era solo difeso accidenti. Draco percepì un’amarezza e uno sconforto in quello sguardo penetrante, che non aveva mai visto prima di allora in nessuno dei membri. Cercò di divincolarsi, ma il moro lo spinse contro il muro con maggiore vigore.
“RON” gridò Harry senza distogliere lo sguardo dal biondo “CREDEVO AVESSI COSE PIU’ IMPORTANTI A CUI PENSARE CHE PERDERE TEMPO LITIGANDO CON MALFOY”
“Scusami, ma lui è sempre così..” provò a replicare l’amico.
“NON M’INTERESSA, VOGLIO CHE QUESTA DISCUSSIONE FINISCA E CHE SUCCEDA ORA” scandì secco Potter con un tono nella voce che non ammetteva repliche. L’amico tentennò, avrebbe voluto rincarare la dose di insulti e dirgli quanto non sopportava vederlo prodigarsi per un bastardo simile, ma l’imperioso “ORA RON” lo indusse ad astenersi dal farlo.
Il rosso annuì e s’incamminò, ma non prima di aver lanciato al suo rivale uno sguardo vittorioso. In fondo lui era stato congedato e poteva andarsene, invece a quanto pareva, Harry avrebbe riservato a Draco un cazziatone senza precedenti. Soddisfatto il portiere se ne andò lasciandoli soli. Malfoy cercò di liberarsi nuovamente ma le mani del grifone ancora lo stringevano.
“Potter mi lasci o cosa?”
“Zitto” sibilò il moretto.
“Mi sono solo difeso dai suoi insulti, cosa avrei dovuto fare?” chiese intuendo quale fosse la domanda che in quel preciso istante rimbalzava in quella testa scapigliata.
“Per una volta prova ad essere più maturo” fu la replica del moro che strattonandolo un’ultima volta mollò finalmente la presa.
“Non rispondo se non vengo provocato e Weasley lo fa di continuo”
“Uno pari Draco, per tutti gli anni passati”
“Com’è che difendi sempre il tuo amichetto?” chiese a bruciapelo il serpeverde.
“Cosa?”
“Hai capito benissimo, perché devo essere sempre io quello cattivo tra i due? Non avevo fatto assolutamente nulla”
“Perché è un ruolo che ti ha sempre calzato a pennello” sussurrò il moro spossato “Pertanto perdonalo, se non è così propenso a fidarsi di te”
“Non posso restare un secondo da solo che mi sento accusare di ordire chissà quali trame e di complottare contro l’Ordine. Non mi è permesso palesare i miei dubbi e le mie perplessità durante le riunioni altrimenti mi viene carinamente ricordato che, essendo solo di passaggio, ciò che penso non è importante. Se faccio qualcosa è perché ho un secondo fine, se non faccio nulla, sono la solita piattola che si approfitta della tua ospitalità. E se per caso mi azzardo a nominare la mia famiglia, mi viene sottolineato che se mi mancano tanto, posso sempre trovarli tutti ad Azkaban, a braccia aperte che mi aspettano” sputò tutto d’un fiato “Se non mi volevate qui, perché avete permesso che restassi?” chiese furente.
“Ti prego Draco fammi un favore, cresci” gli rispose Harry dirigendosi sconsolato verso la porta. Aveva ben altri problemi al momento che dover gestire le manie di persecuzione del biondo, gli bastava e avanzava dover arginare la follia dirompente di Voldemort.
“Che cazzo vuoi da me Potter? Non mi gratto se non mi prude” sibilò il biondino offeso.
“Non voglio nulla, solo un po’ di meritata pace” rispose l’altro continuando a camminare.
“Stronzo” sibilò sempre più rabbioso.
“Ti ho sentito” mormorò Harry afferrando la maniglia.
“Ma fottiti!” ribatté avvilito: nonostante tutto non voleva che il moro lo giudicasse un ragazzino capriccioso. Erano lontani i giorni in cui si comportava da principino viziato. Perché tutti, lui in primis, sembravano non accorgersene?
“Se vuoi ti chiamo Piton così ti lamenti con lui e mi fai dare una punizione?” domandò Harry senza voltarsi iniziando ad aprire la porta.
“Crepa Potter” sussurrò Malfoy dando voce ai suoi pensieri.
Fu allora che il moro si arrestò, con una mano ancora appoggiata alla porta mezza aperta. Fece un profondo respiro e voltandosi a guardarlo, con una serietà disarmante, rispose “Tranquillo Malfoy, domani non mancherò” dopodichè senza dar modo all’altro di replicare uscì dandogli le spalle.
Un cruciatus lo avrebbe sorpreso meno. Draco restò immobile a fissare il vuoto che Harry, andandosene, aveva lasciato dietro di sé. Per la prima volta dopo tanti anni non riusciva a capire se il moro lo stesse prendendo in giro. Cos’era quella, la solita frase d’effetto per farlo sentire una merda ed in colpa per ciò che gli aveva sibilato in un attimo di rabbia? O solo un modo per rinfacciargli ancora una volta quali fossero i suoi doveri, abbandonandosi allo sfogo dovuto alla tensione del momento che stava vivendo? Solo una cosa era più che certa: la voce del grifone non era mai stata tanto arrendevole.
Draco scosse la testa, si mise la propria bacchetta in tasca e deciso a chiarire, si diresse a gran passo verso la camera del moro. Non bussò nemmeno, la aprì risoluto richiudendola l’istante successivo sigillandola. Non sarebbero usciti di lì sino a quando la tensione fra loro non si fosse allentata.
“Cosa vuoi Draco?” chiese una voce proveniente dal letto sfatto “Sarei un po’ occupato al momento” rincarò Harry sdraiato supino e con un braccio a coprirgli gli occhi.
“A fare cosa? Compatirti?” gli domandò duro.
“Anche, ora se vuoi scusarmi” replicò senza nemmeno guardarlo in faccia indicandogli con la mano l’uscita.
“Guardami quando ti parlo Potter o non merito nemmeno questo?” sibilò seccato di venir ignorato.
Harry fece un sonoro sospiro, poi si sollevò a sedere, rivelando il suo petto glabro e muscoloso, segnato da numerosi cicatrici.
“Cosa vuoi?” chiese puntando le sue iridi verdi sul fastidioso ospite.
“Chiarire con te” rispose il biondo deglutendo a causa dell’agitazione che al momento riusciva ancora a mascherare.
“Cosa vorresti chiarire?”
“Quello che è successo prima” riuscì a dire Malfoy notando la tuta da combattimento di Harry appoggiata sul baule poco distante dal letto. Era ancora macchiata del sangue dell’ultimo incontro avuto con Voldemort e i suoi seguaci.
“E’ tutto a posto Draco, so che non lo pensavi veramente, va bene così” sussurrò il moro alzandosi per recuperare la propria bacchetta che, incastrata nello specchio crepato, doveva essere stata scagliata con rabbia pochi istanti prima contro l’anta centrale dell’armadio alla sua destra.
“No che non va bene”
Harry fece un altro sospiro ma non rispose.
“Cosa volevi dire?” chiese il biondo temendo la risposta che avrebbe ricevuto.
“Niente”
“Dimmelo per favore”
“Nulla Draco, davvero”
“Ma tu hai detto..” disse il biondino agitato venendo interrotto da un serafico “So cosa ho detto, ma non deve riguardarti. A nessuno di voi deve”
Draco credette di sentire il proprio cuore annaspare, di sicuro aveva perso un paio di battiti. Riguardò confuso tutta l’attrezzatura solitamente usata durante gli scontri contro i Mangiamorte e il loro Signore. Perché era lì e pronta per essere utilizzata? Poi capì.
“E’ domani vero?” balbettò.
Harry non rispose e si voltò a guardare fuori dalla finestra.
“Perché non ce l’hai detto?” chiese il biondo tradendo una certa apprensione nella voce.
Ancora silenzio.
“Potter cazzo, cosa vuoi fare: andare da solo?” chiese strattonandolo e obbligandolo a voltarsi.
“Si” fu la sola parola che uscì dalle labbra del moretto.
Malfoy iniziò a scuotere la testa energicamente “No, non lo farai. Voldemort non sarà mai da solo”
“Si invece, è un piccolo accordo fra di noi e so che lo manterrà”
“Ma ti senti? Sei impazzito forse? Da quando ti fidi di quel bastardo?” insorse il biondo.
“Da quando percepisco ciò che sente e vuol fare, ancora prima che la faccia”
Il biondo boccheggiò, non poteva capacitarsi di ciò che stava sentendo.
“Non posso credere che Lupin sia d’accordo con te. Conoscendolo non ti permetterebbe mai di fare una stronzata simile” gli disse cercando di fargli ammettere la verità.
“Fattene una ragione Malfoy, lui fa ciò che gli dico di fare” replicò deciso Harry. Mai come in quel momento, fece valere la sua autorità di leader.
“Menti, tu non hai detto niente, gli altri membri dell’Ordine non sanno nulla. Neanche i tuoi amici più cari”
“Non è importante che lo sappiano tutti”
“Spiegami almeno perché?” domandò sconcertato.
“E’ ora di finirla con tutte queste morti, non riesco più a sopportarle” sussurrò Harry spostando lo sguardo altrove. Nel dire quella semplice frase la sua voce aveva tremato.
“Non è immolandoti che risolverai la situazione”
“LUI È ME CHE VUOLE, STA SEMINANDO MORTE E DISTRUZIONE PER STANARE ME” gridò il moro indicandosi “TROPPE PERSONE HANNO GIÀ PAGATO CON LA VITA L’UNICA COLPA DI AVER VOLUTO DIFENDERE IL SOTTOSCRITTO. NON VOGLIO CHE SUCCEDA PIÙ” rincarò deciso.
“Certo che sono morte, ma erano consapevoli di quello a cui andavano incontro. Non puoi buttare al vento il loro sacrificio” lo spintonò fuori di sé.
“NON VOGLIO PIÙ PERDERE NESSUNO” ansimò il moro “RIESCI A CAPIRLO O È TROPPO DIFFICILE?”
“Certo che lo capisco, cosa credi che non veda la disperazione nei tuoi occhi quando qualcuno di noi viene ferito?” replicò deciso zittendolo “Non sono cieco, io ti osservo. Mi accorgo quando stai soffrendo, lo si scorge dalla tensione del tuo viso, dal respiro mozzato che cerchi di nascondere, dall’ansia e dalla preoccupazione che traspare da ogni tuo gesto. Sei un libro aperto Harry, lo sei sempre stato per me. Forse è per questo che a scuola riuscivo a toccare le corde giuste per ferirti” il moro sbuffò ma prima che potesse replicare Draco continuò “Sei talmente trasparente nei tuoi modi di fare che si capisce perfettamente quanto tu ti senta in colpa, ma tu non sei responsabile delle nostre vite. Abbiamo scelto noi di esserti accanto in questa guerra e siamo ben consci di cosa rischiamo”
“Per favore, non sai un cazzo di me” ringhiò lanciandogli uno sguardo risentito.
“Più di quanto tu creda” fu la risposta del biondo.
“VAFFANCULO MALFOY, LASCIAMI IN PACE” si rivoltò Harry allontanandolo da sé.
“Cos’è? ti ruga sapere che posso conoscerti meglio dei tuoi amichetti del cuore? Il cattivo Malfoy che ha capito chi è Harry Potter, con le sue paure e le sue debolezze” rispose il serpeverde ritornando alla carica.
“NON SAI NIENTE DI ME, NIENTE” gridò saltandogli al collo atterrandolo.
“So che sei stanco di dover essere il grande Harry Potter” ansimò nella concitazione della lotta furibonda che li vedeva avvinghiati a terra “So che non sopporti essere considerato il prescelto, il salvatore, l’unica speranza di due mondi, uno che ha saputo solo sfruttarti e l’altro che non ti merita” gli sibilò ricambiando il colpo appena ricevuto in pieno stomaco.
“Patetica questa psicologia da quattro soldi Malfoy, dimmi qualcosa che non so e che non è già stata scritta sulla Gazzetta del Profeta” boccheggiò Harry strattonando i fini capelli dorati della sua nemesi rubandogli un gemito di dolore.
“So che vorresti scappare, andartene e fregartene dei tuoi doveri di San Potter. Nessuno ti ha chiesto cosa ne pensavi, nessuno ha voluto sapere se volevi diventare l’eroe. Ti hanno eretto a loro paladino della luce, senza nemmeno chiederti il permesso” continuò il serpeverde atterrandolo di nuovo.
“Tutto qui?” gemette Harry per una ginocchiata nel costato.
“No in effetti c’è dell’altro” ansimò il biondo al suo orecchio premendogli la testa a terra “Sei furente con Silente per essersi fatto ammazzare quella notte. Per non averti detto che era già tutto programmato e che Piton avrebbe eseguito solo un suo preciso ordine. Non l’hai ancora perdonato di averti abbandonato, di averti lasciato da solo a gestire responsabilità più grandi di te, senza neanche averti rassicurato ed averti istruito a dovere. Ma credimi, non ne hai bisogno. Silente sapeva che eri pronto, sapeva che te la saresti cavata anche senza di lui al tuo fianco a farti da padre, confidente, amico e mentore. Sei già oltremodo potente Harry, come puoi non accorgertene?”
“Smettila” ansò il moro sorpreso “Non sai di cosa parli” disse cercando di sollevarsi e liberarsi dalla posizione supina in cui Draco lo bloccava a terra.
“Non ho ancora finito” ringhiò il biondino rafforzando la presa “So anche che sei arrabbiato con Black per averti strappato quel barlume di famiglia che ti era rimasta, per averti illuso e privato del sogno di una vita quasi normale, accanto ad una persona che diceva di amarti e che speravi ti potesse dare ciò che da sempre brami: affetto e amore. Ma lui non c’è più e tu questo non riesci a perdonarglielo, vero?”
“Smettila” ripetè Harry con la voce rotta dall’emozione. Come poteva sapere tutte quelle cose? Neanche Ron ed Hermione erano in grado di leggergli dentro così a fondo. Come poteva riuscirci Malfoy, lui che non si era mai soffermato a vedere cosa ci fosse aldilà della facciata Potter?
“So che sei arrabbiato con Weasley, la Granger e tutto l’Ordine, perchè sembrano non capire che stai morendo dentro. Non serve Voldemort per questo, stai facendo tutto da te. Me ne accorgo ogni volta che ti chiudi nei tuoi silenzi, quando non ti lasci avvicinare e lasci il mondo fuori a compatirti. L’ho capito quando hai smesso di sorridere e di gioire per ciò che di bello c’era ancora intorno a te, permettendo al senso di colpa e al rimorso di avere la meglio” gli disse storcendogli un braccio dietro la schiena obbligandolo a restare immobile sotto di sé. Mai come in quel preciso istante gli occhi di Draco ardevano di determinazione, Harry non poteva vederli ma li percepiva puntati su di sé come lame implacabili.
Una piccola pausa e poi il biondo continuò “Eppure loro non sembrano accorgersi di nulla, pretendendo da te che tu sia sempre un esempio ed un punto di riferimento, quando invece delle volte, avresti più bisogno di loro di sfogarti, di urlare, piangere e spaccare qualcosa. In fondo non pretendi poi molto: basterebbero un misero abbraccio di conforto o una pacca comprensiva sulle spalle, vero?” Harry scosse la testa una volta sola poi lentamente iniziò a tremare. Merlino, quanto faceva male sentirgli dire tutte quelle cose. Era come se riuscisse a leggergli nel più profondo del cuore “E non credere che non abbia capito che sei arrabbiato anche con me, per essere stato tanto debole da farmi marchiare e stupido quanto basta per essermi fatto ricattare e minacciare da quell’essere infame. Non mi perdonerai mai per aver fatto entrare i mangiamorte ad Hogwarts e non riuscirai mai a guardarmi negli occhi, senza ritenermi in parte responsabile per la morte di Silente”
“Lasciami Draco” balbettò il moretto scosso dai singhiozzi “Lasciami, ho detto” ripeté con gli occhi gonfi di pianto, ma di colpo si vide voltare e sbattere a terra supino. Malfoy ansimante e spettinato, a cavalcioni su di lui, lo fissava rabbioso. Harry si stupì di vederlo tanto sconvolto: sul suo viso non vi era traccia di sadica soddisfazione per averlo messo alle strette, ciò nonostante non poté impedire alla propria bocca di sussurrare tremante “Bravo, ora che ti sei divertito, vattene”
“Ancora una cosa” disse il biondo chinandosi e bloccandogli le braccia a lato della testa “So che hai paura, che sei terrorizzato per domani, ma non di venir sconfitto, con quell’evenienza hai imparato a convivere benissimo anzi, sono convinto che in cuor tuo delle volte tu l’abbia anche invocata. No, tu temi di poter vincere e ritrovarti di nuovo solo, senza uno scopo nella vita, venerato da una massa di imbecilli che non sanno veramente cosa desideri il tuo cuore. Tu sei consapevole di poter vincere, sei più potente di Voldemort, lo sei sempre stato”
Il bel grifone scoppiò a piangere a dirotto. Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il suo tanto odiato, temuto e stracolmo, vaso emozionale. Cercò di divincolarsi ma Draco strinse ancora di più la presa sui suoi polsi conficcandogli le unghie nella pelle ambrata.
“TI ODIO” gli urlò Harry con quanto fiato aveva in gola continuando a piangere “PERCHE’ NON MI LASCI IN PACE, PERCHE’?” gridò paonazzo per lo sforzo di liberarsi dal giovane il quale, con sempre più fatica, continuava a trattenerlo.
“Perché a differenza tua io non ti odio e non voglio che tu vada ad affrontare Voldemort con questo atteggiamento rassegnato di chi, ormai, sa già come andrà a finire. Avrebbe vittoria fin troppo facile, non trovi?”
“FOTTITI DRACO, POTRO’ PUR ESSERE PADRONE DI CREPARE QUANDO VOGLIO?” sbraitò il moretto riuscendo a liberare una mano ed a sferrargli un pugno in piena bocca. Malfoy ansimò di dolore: il colpo gli aveva lacerato il labbro inferiore, facendoglielo sanguinare e bruciare furiosamente, ma ciò nonostante rispose “No che non lo sei, non sta a te decidere”
“E PERCHE’? NON HO MAI POTUTO DECIDERE PERSONALMENTE DELLA MIA VITA, CHE MI SIA ALMENO CONCESSO DI FARLO DELLA MIA MORTE” gridò sempre più forte.
“Verrà un giorno quando sarai un vecchio decrepito rompipalle pluridecorato che annega nel suo stesso piscio, in cui potrai scegliere se andartene al creatore oppure no. Fino ad allora, ricordati che è troppo facile pensare di farla finita, troppo semplice piangersi addosso e lasciare che Voldemort decida per te”
“IO HO DECISO LURIDO BASTARDO” urlò colpendolo ad un fianco “VOGLIO MORIRE, VOGLIO SMETTERE DI SOFFRIRE COSI’ TANTO” aggiunse scattando di lato ma venendo riafferrato e ributtato nella medesima posizione di poco prima.
“No codardo di merda, tu non hai le palle per toglierti la vita da solo e fai in modo che lo faccia lui” insorse Draco asciugandosi il proprio sangue, che gli era scivolato dal mento imbrattando entrambi “Cos’è? Aprirai le braccia quando ti lancerà addosso l’Avada Kedavra?”
“Vaneggi” sibilò il moro ansimante.
“Davvero, allora perché non ti tagli le vene?” chiese afferrandogli i polsi deciso “Perché non ti tracanni di nascosto una delle pozioni venefiche di Severus?” domandò colpendolo violentemente alla bocca dello stomaco e facendolo annaspare “Potresti usare uno degl’incantesimi oscuri su te stesso?” ipotizzò strattonandogli i capelli corvini “Portati alla pazzia Potter, oppure chiedimi di farlo per te, se ti fa sentire meglio?” disse infine puntandogli la propria bacchetta alla gola.
Harry sgranò gli occhi. Quell’ultima frase lo aveva scioccato: davvero Draco lo avrebbe ucciso se glielo avesse chiesto?
“La verità è che sei più vivo di quanto tu non voglia confessare. Ma hai paura, una fottutissima paura di ammetterlo”
“Sono stanco, per una volta vorrei essere solo Harry. Ma non mi è permesso, lo capisci?” gli rispose con gli occhi che si riempivano nuovamente di lacrime.
“VORREI SAPERE CHI TI HA MESSO IN TESTA TUTTE QUESTE STRONZATE. SONO STATI I TUOI AMICI A FARTI CREDERE CHE AL BAMBINO SOPRAVVISSUTO NON FOSSE CONCESSO AMARE E DIVERTIRSI O TE LE SEI RACCONTATE DA SOLO?” gli urlò furente, e senza lasciargli il tempo di ribattere aggiunse con un tono più pacato ma sempre deciso “Mi spiace deluderti San Potter, Dio esiste, ma non sei tu. Pertanto scendi da quel cazzo di piedistallo su cui ti hanno messo e guarda in faccia alla realtà: non puoi e non devi sobbarcarti tutte le pene del mondo, non è questo che ti si chiede. Se veramente lo vuoi, ciò che devi fare, è il meglio che puoi, con ciò che possiedi. Per una volta combatti per te, non per loro, ne per una causa suprema, solo per te, per Harry” ansimò “Cristo, hai tutta una vita davanti per poterti prendere le tue rivincite ed essere sfacciatamente felice. Non puoi voler davvero gettare la spugna così, non dopo gli sforzi e l’impegno profusi sino ad ora?”
“E se non m’interessasse Draco? Se non avessi nulla e nessuno per cui combattere?” gli chiese all’improvviso il moro inconsapevole della reazione che avrebbe scatenato nell’altro.
Lo schiaffo che il biondo gli tirò fu improvviso e lo lasciò senza fiato. Sentì chiaramente il labbro lacerarsi a causa dell’anello all’anulare del serpeverde e tutte le cinque dita spalmarsi pienamente contro la sua guancia destra. Fu talmente forte che Harry credette di vedere l’occhio schizzare fuori dalla sua orbita o almeno sentire lo zigomo creparsi. Ansimante lo fissò incredulo e si sorprese di vederlo ancora con la mano tremante, sollevata a mezz’aria. Lo sentì deglutire pesantemente e lo vide avvicinarsi nuovamente sino a che non si ritrovarono a meno di una spanna l’uno dall’altro. I loro respiri affannosi sembravano andar di pari passo, così come i loro cuori, che frenetici, martellavano incessantemente nei loro petti.
“Come puoi dire di non aver nulla e nessuno per cui combattere?” sibilò “Hai te stesso e se solo questo non ti bastasse, guardati intorno Potter, sei circondato da persone da cui tornare e con cui essere felice” ansimò mentre, per la prima volta da quando avevano iniziato a discutere, le sue gote si rigavano di lacrime “C’è Remus che ti adora, Hermione e Ron che morirebbero per te, il resto della famiglia Weasley al completo che ti ama come un figlio o un fratello. Tonks, Moody, la McGranitt e quel mezzo gigante, sono tutti al tuo servizio e disposti a lottare al tuo fianco fino alla fine, persino Piton ti stima e ti considera un grande mago. Cosa vuoi di più?” chiese scuotendo lentamente la testa.
Harry non rispose, chiuse gli occhi e cercò di voltare il viso ma Draco glielo afferrò bruscamente rigirandolo nella sua direzione ed obbligandolo a guardarlo di nuovo “Guarda il tuo sangue Harry” disse toccandogli il labbro spaccato e sporcandosi le dita per poi sollevarle perché le vedesse “E’ uguale al mio” sussurrò facendo lo stesso sul proprio mento.
“Senti il tuo cuore” continuò prendendogli la mano e posandogliela sul suo petto, per poi spostarla sul proprio ed ansimare “Batte forte quanto il mio. Possibile che non lo capisci? Non sei solo, non lo sei mai stato” singhiozzò.
“Draco..” balbettò il moretto scioccato da quelle parole “Ti prego..” mormorò posando il proprio palmo sulla guancia di lui “Non devi piangere per me”
“Certo che no, sfregiato egoista, piango per me” sibilò tra i singulti “Piango perché non ti rendi nemmeno conto di quanto mi mancheresti” ammise liberandolo finalmente dalla sua presenza “Piango perché sono un idiota, perché per anni ho sperato che tu capissi, convinto che prima o poi ti saresti accorto che c’è già chi ti ama e desidera solamente poterti rendere felice”
“Draco..” ansimò Harry alzandosi di scatto e correndo a richiudere la porta, impedendogli così di andarsene.
“Spostati” sibilò il biondo asciugandosi gli occhi.
“Draco aspetta” sussurrò sul suo collo.
“Non ho più niente da dirti Harry, fai pure le tue scelte, non sarò io ad impedirti di prenderle. Se è ciò che vuoi veramente, sei libero di fare come meglio credi”
“Aspetta resta, credo che tu mi debba delle spiegazioni” disse posandogli una mano sulla spalla.
“No, volevi un motivo per combattere contro Voldemort, io te ne ho dati più di uno. Se ne vuoi altri, torna da me” Detto questo aprì la porta e scansando una folla di allarmati curiosi, si rintanò in camera propria.
“Harry che è successo?” domandò Hermione notando il suo viso contuso e sconvolto.
“Cosa ti ha fatto?” chiese Ron stringendo i pugni.
“Stai bene?” disse infine Molly vedendolo squadrare con uno sguardo spiritato la porta della camera del biondo.
“Ha.. Harry, ci stai spaventando” mormorò la McGranitt.
“Sto bene” sussurrò il moro dopo essersi ripreso da quella trance volontaria “Tranquilli, solo uno scambio di opinioni un po’ acceso”
“Sicuro?” domandò Hagrid.
“Si” disse toccandosi il labbro lacerato e soffermandosi a guardare il sangue carminio rimasto sulle proprie dita.
“Perché non vieni giù con noi?” propose Bill gentilmente.
“No scusate, ma voglio restare un po’ da solo” disse ritornando in camera propria per poi richiudersi la porta alle spalle senza tante esitazioni.
“Ma..” provò a dire Ron, bloccato subito da Moody che gli sussurrò “Lascia perdere ragazzo, non è questo il momento”
“Non possiamo lasciarlo così, è ferito” disse Hermione preoccupata.
“Una sberla e qualche pugno non hanno mai ucciso nessuno. Lasciamolo stare” aggiunse Tonks riponendo la propria bacchetta nel mantello: ancora cinque secondi ed avrebbe sfondato la porta del moro.
“Non sta bene, avete sentito cosa ha urlato” balbettò Ginny “Dobbiamo fare qualcosa”
“Draco ha già provveduto” asserì Remus.
“Scherzi?” insorse la rossina.
“No, niente di tutto ciò che poteva essere detto o fatto è stato tralasciato. Ora spetta a lui scegliere”
“Ma Remus non possiamo fidarci di lui, non dopo quello che abbiamo sentito” rincarò la piccola di casa Weasley.
“Se può farlo Draco, possiamo farlo anche noi” e detto questo se ne ritornò nel salone seguito da tutti gli altri membri dell’Ordine.

L’indomani Draco si svegliò di pomeriggio inoltrato. Non aveva cenato e dopo aver trascorso una notte insonne, solo alle prime luci dell’alba aveva ceduto alla stanchezza e vestito, era crollato tra le braccia di Morfeo.
Non appena i suoi occhi si riaprirono, ci mise qualche istante a realizzare di preciso che ore fossero, ma soprattutto che giorno fosse. Il crepuscolo che intravedeva fuori dalla finestra non lo aiutò: anche la sera prima tutto si era svolto al calar del sole. Quando però realizzò che erano già trascorse ben ventiquattr’ore, il suo primo pensiero fu per Harry. Si alzò di scatto e corse in camera del moro. Voleva dirgli ciò che non era riuscito a confessargli apertamente la sera prima, urlargli che lo amava da anni e che per Merlino, non gli avrebbe mai permesso di lasciarlo da solo. Aveva bisogno di lui, non poteva neanche immaginare la propria vita senza di lui accanto. Sarebbe stato un vero tormento vivere ogni giorno senza incrociare il suo sguardo speranza, senza godere delle fossette che gli spuntavano ad ogni sorriso, senza fantasticare su quelle labbra rosse, sicuramente create per essere baciate e per farlo impazzire.
Doveva confessargli tutto e doveva farlo prima che se ne andasse.
Non appena i suoi occhi si abituarono alla penombra, come temeva notò che la divisa, appoggiata sulla cassapanca ai piedi del letto, non c’era più e lui nemmeno. Improvvisamente un brivido gli percorse tutta la colonna vertebrale, lasciando dietro di sé l’amara consapevolezza d’aver perso un’occasione ed il rimorso di non aver fatto tutto il possibile. Tremante si diresse sino al giaciglio sfatto del moro e vi si sedette sopra. Si portò le mani al viso ed inspirò profondamente non riuscendo ad impedire a nuove lacrime di cadere silenziose sulle sue gote.
Remus lo trovò così, al buio e singhiozzante.
“Draco” mormorò riuscendo a catturare la sua attenzione.
“E’ tornato?” chiese il biondino con la voce rotta dal magone senza sollevare la testa.
“Mi dispiace” sussurrò il licantropo che fece un passo avanti e gli porse una mano.
“Quando è partito?”
“Ci siamo accorti che mancava ieri sera, quando siamo saliti per dirgli che la cena era pronta”
“Iera sera? Ma…” balbettò il serpentello accettando l’invito ad alzarsi.
“Aveva già deciso, probabilmente se non fossi andato da lui, sarebbe uscito molto prima” spiegò l’uomo cercando di rassicurarlo.
“Ecco perché era a torso nudo, si stava preparando” pensò Draco memore di come lo aveva trovato “E’ stato tutto inutile” imprecò poco dopo.
“Non è vero e lo sai”
“Sì invece, non è servito a niente” balbettò il biondino “E’ andato comunque”
“Si, ma con un motivo in più per tornare, grazie a te. Ho apprezzato molto ciò che hai fatto per lui e sono certo che anche Harry abbia capito”
Le lacrime ricominciarono a scivolare sul bel viso di Draco che scuotendo la testa disperato gridò “CERCHIAMOLO, POTREBBE ESSERE FERITO DA QUALCHE PARTE”
“Dove? Sai che anche volendo, sarebbe un’impresa titanica. Harry ha schermato la propria bacchetta per non farsi rintracciare”
“Non possiamo abbandonarlo, ci sarà pure un modo per aiutarlo”
“Hai fatto tutto ciò che potevi, ora dobbiamo solo aspettare e sperare che torni da noi”
“AAHHHH DIO” urlò iniziando a prendere a calci il letto del moro “IDIOTA, PERCHE’ HA VOLUTO ANDARE DA SOLO, PERCHE’?”
“Non saremmo mai riusciti ad impedirglielo, lo conosci”
Draco scosse di nuovo la testa, non voleva e non poteva accettare che non lo avrebbe più visto varcare quella porta. Tutto era niente senza di lui.
“Bastava che me lo avesse chiesto e lo avrei seguito in capo al mondo” singhiozzò tristemente.
“Lo so e lo sapeva anche lui, è per questo che non lo ha fatto” sussurrò Lupin stringendolo a sé mentre il biondino scoppiava in un pianto disperato e si abbandonava al dolore.
“Non voglio che muoia, non ora che ho trovato il coraggio di..” balbettò senza riuscire a finire la frase.
Remus lo strinse più forte, comprendeva benissimo cosa stesse provando il giovane Malfoy: perdere una persona amata è una sensazione devastante. Per lui era stato lo stesso quando Sirius era caduto oltre il velo. Si era sentito inutile e in colpa per non essere riuscito ad aiutarlo. Cosa dire in quel momento? Sapeva che nessuna parola poteva essere di conforto ad un animo così travagliato, allora si limitò a stringerlo e ad accarezzargli la testa. Solo quando i singhiozzi del biondino parvero diminuire, Lupin lo liberò dal suo abbraccio e dolcemente lo invitò a scendere per mangiare qualcosa.
Nel salone tutti i membri dell’Ordine della Fenice erano riuniti a tavola, nessuno osava fiatare, né fare il ben che minimo commento su quanto accaduto il giorno prima. Quando videro entrare Lupin, accompagnato da un Malfoy visibilmente provato e con gli occhi arrossati gonfi di pianto, pensarono subito al peggio.
“Che cazzo hai da guardare Weasley?” domandò secco Draco sedendosi ed assottigliando lo sguardo. Non voleva essere compatito da nessuno, men che meno da quel pel di carota che riusciva ad irritarlo tanto.
“E’ la prima volta che ti vedo piangere Malfoy” rispose Ron sinceramente colpito.
“C’è sempre una prima volta per tutto, ma non credere, sarà anche l’ultima” sibilò il serpeverde.
“Non ti scaldare, non era un insulto” replicò il rosso alzando gli occhi al cielo “Se avessi voluto offenderti, avrei potuto dire che stranamente anche i bastardi hanno un cuore”
“Sempre gentile” soffiò il biondo.
“Con te mi riesce benissimo” fu la replica sarcastica che ricevette.
“Fottiti” sibilò Draco scattando in piedi ed impugnando la propria bacchetta.
“Provaci” lo incitò Ron facendo altrettanto.
Nessun membro dell’ordine intervenne, non era la prima discussione tra Ron e Draco e sicuramente non sarebbe stata l’ultima, perché sprecare fiato? Annoiati si limitarono ad osservare i due giovani sperando che cessassero quanto prima quel fastidioso quanto ridicolo litigio. Molti decisero che si poteva comunque iniziare a mangiare. L’unica che si fece sentire fu Hermione la quale, seccata da quella palese dimostrazione d’immaturità, domandò “Ragazzi perchè non abbassate quelle bacchette ed affogate il vostro esubero di testosterone nella minestra?”
“Perché adesso lo schianto amore” rispose il rosso “Così me lo levo dalle palle una volta per tutte”
“Provaci stronzetto, vediamo se ci riesci” replicò Draco ma prima che potesse aggiungere altro una bacchetta tintinnò al centro della tavola attirando l’attenzione dei due duellanti e degli altri commensali “Usate anche questa allora, tanto a Voldemort non serve più” esclamò una voce affaticata che un istante dopo ebbe tutti gli sguardi puntati su di sé.
Ferito alla spalla ed alla gamba sinistra, con numerose escoriazioni sul viso, Harry sostava a pochi passi da loro reggendosi il fianco destro. La sua mano stava tamponando una vistosa ferita situata poco sotto il costato. La tuta era lacerata in più punti e lasciava intravedere numerosi lividi e bruciature. Non era in gran forma, ma non sembrava essere in pericolo di vita.
“Harry” sussurrò Lupin alzandosi per soccorrerlo seguito a ruota da Piton, la McGranitt e Tonks mentre grida di gioia esplosero da tutti gli altri. L’esultanza per la sconfitta di Voldemort era passata nettamente in secondo piano rispetto all’euforia dettata dal rivedere Harry quasi sano e salvo. Per i festeggiamenti ufficiali ci sarebbe stato tempo, ora era giusto concentrarsi solo sul loro amico.
“Ben tornato ragazzo” gridò Moody mentre il suo occhio magico roteava felice.
“Cominciavamo a disperare” singhiozzò Molly Weasley soffiandosi rumorosamente il naso “Ma dove sei stato santo cielo? Ti credevamo ferito chissà dove”
“Ho fatto una passeggiata” rispose il moretto con lo sguardo puntato su l’unico che non si era avvicinato per celebrarlo.
“Dove sei andato?” chiesero Ginny ed Hermione in coro.
“A trovare una persona”
“Chi?” domandarono tutti tranne Draco che rispose anticipando la sua risposta “Silente”
Tutti si voltarono verso il serpeverde che aveva ripetuto una seconda volta quel nome senza distogliere il contatto visivo da Harry il quale, dopo un attimo che parve eterno, annuì. Ancora una volta Malfoy aveva capito prima di tutti. Lo conosceva davvero e sapeva vedere e sentire ciò che gli altri osservavano e percepivano solamente. Gli sorrise pieno di gratitudine e commosso spiegò “Volevo che fosse il primo a sapere che avevo vinto, che ero finalmente libero. Mi sono inginocchiato sulla sua tomba, ho pianto come non mi era mai successo di fare eccetto forse ieri sera e gli ho confessato tutto ciò che provavo. Gliel’ho gridato con quanto fiato avevo in gola che ce l’avevamo fatta, scoppiando in una risata liberatoria, che credo sia durata un quarto d’ora. E più ridevo, più mi sentivo vivo. Gli ho chiesto di perdonarmi per aver dubitato del suo affetto nei miei confronti e per non essere riuscito ad impedire che si sacrificasse per me. Gli ho sussurrato che mi mancava tremendamente e che gli volevo bene” disse infine strappando più di un sospiro commosso.
“Harry ma dove vi siete scontrati?” domandò Remus mentre gli lanciava un incantesimo per cicatrizzare le ferite alle gambe.
“Ci siamo battuti ad Hogwarts, nel campo da Quidditch, non ne è rimasto granché” asserì facendo una piccola smorfia dispiaciuta “Quando l’ho visto accasciarsi al suolo, per un attimo non ho capito che fosse davvero finita, pensavo che si sarebbe mosso all’improvviso e che mi avrebbe lanciato un Avada Kedavra senza che io potessi impedirglielo. Ma quando mi sono avvicinato, ho visto che aveva quello sguardo rosso sbarrato e che la sua bacchetta giaceva nella sua mano riversa ed aperta. L’ho raccolta e mi sono seduto accanto a lui. L’ho fissato per un’ora credo”
“Perché?” chiese Ron scioccato “Volevi accertarti che fosse davvero morto?”
Draco scosse la testa e maledì l’ignoranza del rosso. Ma prima che potesse palesargli i suoi pensieri, con poca grazia ed educazione, Harry lo anticipò dicendo “No, l’ho guardato per godermi quell’insolita pace. Non mi sembrava vero potergli stare tanto vicino senza dovermi preoccupare di scappare o difendermi. E’ stato una specie di addio”
“Addio” balbettò l’amico sedendosi “Hai detto addio a Tu sai chi?” ripeté rabbrividendo.
“Già e non immagini quanto mi sia sentito bene”
A quelle parole Draco sorrise nascondendosi dietro ad una mano e annuì fiero quando lo sentì continuare “Voldemort ha reso la mia vita un inferno, mi ha tolto ciò che avevo di più caro, braccandomi come un animale ed obbligandomi a crescere fin troppo in fretta. Mi ha fatto soffrire indicibilmente e desiderare più volte di morire, riuscendo alla fine a trasformarmi in un assassino. Ma finalmente non aveva più alcun potere su di me”
“Ti sei solo difeso Harry, non devi rammaricarti di averlo ucciso” disse Tonks decisa, esprimendo il pensiero di molti dei presenti.
“Lo sono invece, ma va bene così”
“Accidenti a te, ci hai fatto spaventare a morte. Non sapevamo dove rintracciarti” singhiozzò la McGranitt commossa dalle parole udite poco prima che per camuffare, lo abbracciò stretto.
“Mi dispiace ma dovevo fare questa cosa da solo” replicò deciso lanciando un’altra occhiatina a Draco che sollevò lo sguardo al cielo e borbottò qualcosa d’incomprensibile.
“Non avresti dovuto, saremmo venuti con te, siamo una squadra”
“Non ne ho mai dubitato Arthur. Ma era mio questo compito e di nessun altro” rispose gentilmente stringendogli la mano che l’uomo aveva appoggiato sul suo braccio.
“Come ci sei riuscito?” chiese Piton mentre continuava a fasciargli il fianco.
“Non lo so, è stato tutto talmente veloce, un susseguirsi d’incantesimi e di contro incantesimi che non rammento nemmeno. Ricordo solo che continuavo a ripetermi di avere un buon motivo per non mollare e per tornare a casa” aggiunse regalando a tutti loro uno splendido sorriso, forse il più bello che gli avessero mai visto illuminargli il volto. Nessuno osò dire nulla, tutti pendevano dalla sue labbra. Solo uno ebbe il coraggio di replicare dicendo compiaciuto “Era tanto che non ti vedevamo sorridere. Ben tornato sfregiato”
“Sono felice anch’io di essere qua” fu la risposta del moretto che finite le medicazioni si alzò, zoppicante raggiunse il biondino e lo abbracciò tra lo stupore dei presenti.
“Grazie” esclamò distintamente sussurrandogli invece all’orecchio “Sono tornato. Se non sbaglio c’è una cosa che devi dirmi? O era più di una?”
Draco ricambiò la stretta immediatamente e rispose in modo altrettanto chiaro e ben udibile “Prego” mentre malizioso gli mormorava “Dipende se farai il bravo e filerai subito a nanna”
Un piccolo sorriso spuntò sulle labbra del grifone il quale, ancora stretto all’altro, trovò il coraggio di mormorargli “Sembra incredibile, ma mi sei mancato”
Draco sentì un calore immenso pervadergli il corpo e raggiungere anche gli anfratti più remoti. Cercò di trattenersi dal palesare apertamente quanto fosse felice in quel preciso istante, benché l’idea di vedere Weasley schiattare di rabbia, lo allettasse alquanto. Con una calma invidiabile, dettata forse dall’ansia di tradirsi e rendere pubblica la sua attitudine ad essere parecchio espansivo nei momenti meno opportuni, rispose strizzandogli l’occhio “Tu no”
Harry scoppiò a ridere seguito a ruota da tutti gli altri, inconsapevoli in realtà di quale fosse il vero motivo di tanta felicità. Solo lui e il suo angelo biondo conoscevano la verità e solo loro era giusto che sorridessero, godendo dell’eccitazione e dell’anticipazione del loro primo bacio che sicuramente si sarebbero scambiati non appena fossero stati di nuovo soli.



Grazie di aver letto e grazie tre volte a chi lascerà prova del suo passaggio.
Buona giornata Rob ^__^

  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Robix