“Non trovo nulla!”
Disse David a
Don.
“Cerca Navi
Rawat!”
“Cosa?”
Le chiese lui
senza capirlo.
“Tu fallo e
basta!”
E così David si
rimise al lavoro.
Amita reagì e
riuscì a liberarsi della presa dei due uomini e atterrandoli facilmente tentò
di scappare, ma l’agente che la stava interrogando la inchiodò al muro e la
ferì superficialmente all’addome. Lei subì la ferita e reagì con le forze che
aveva riuscendo a stordirlo.
Uscì dal locale
in cui era rinchiusa e prendendo la pistola all’agente che aveva stordito poco
prima tentò di destreggiarsi nei cunicoli che incontrò.
“Progetto Rubik,
ma è top secret!”
Disse David.
“E’ la cosa più
rilevante che c’è nella scheda di Navi!”
“Cerca di
bypassare le protezioni voglio leggere quel file!”
Disse Don agitato
e così David si mise subito al lavoro.
“Si tratta della
sottrazione di un’equazione matematica dalla sede della CIA!”
“Quanto tempo
fa!”
“14 anni fa!”
Improvvisamente
da loro arrivò Megan.
“Credo che sia
meglio che andiamo giù nel parcheggio!”
Disse lei ai
propri colleghi che però non riuscivano a capirne il motivo.
“Amita …”
Sussurrò e tutti
subito scesero immediatamente.
Appena arrivarono
nel luogo suddetto trovarono la ragazza parecchio ferita e malandata, impugnata
una pistola e appena li vide gliela puntò addosso e loro d’istinto fecero lo
stesso.
“Mi posso fidare
di voi?”
Chiese lei
agitata.
“Forse dovremmo
chiederti il contrario!”
Rispose Colby,
quando Don avvicinandosi a lei continuò a puntargli la pistola addosso.
“La verità Amita!
Ora!”
Le urlò lui.
Gli occhi della
ragazza divennero lucidi e lentamente abbassò l’arma.
“La verità!?”
Disse le
sconvolta agitando la pistola che aveva in mano.
“Ok! Io sono Navi
Rawat, matricola x568249 del progetto Natale costituito dalla CIA in prova
sperimentale in India esattamente 30 anni fa. Io sono stata una dei tanti
bambini poveri sottratti dalle proprie case, perché venduti dai propri genitori
e inseriti nel progetto. Macchinazione e addestramento di bambini soldato da
usare come piccoli killer per gli Stati Uniti!”
Parlava lei velocemente
e completamente sconvolta.
“La prima
missione di rilievo che mi venne data fu quella di uccidere Amita Ramajuan, una
ragazza facoltosa. Quando la vidi mi colpì un sacco, era praticamente uguale a
me così intravidi in lei il modo per uscire da una vita che non avevo scelto.
L’avvicinai e invece di ucciderla le proposi un cambio d’identità, lei accettò.
Odiava la sua vita, lei voleva l’avventura e il rischio mentre io la
tranquillità e la chiarezza. Lei tornò alla sede dicendo che Amita era morta ed
io che ero divenuta lei partì immediatamente per rendere tutto plausibile e
così venni in America e coronai il mio sogno di poter studiare la matematica …”
Amita era
completamente sconvolta. Don abbassò l’arma e le si avvicinò disarmandola,
mentre le ragazza piangeva.
“A Navi piaceva
quella vita non capivo come potesse amarla, ma era così e quindi io ho solo
colto l’occasione. Vi chiedo di credermi, ho bisogno che voi mi crediate! Loro
mi hanno accusato di omicidio, ma era solo una scusa. Don ti giuro io non ho
mai fatto del male a nessuno, loro mi hanno preso solo per una cosa che ho
fatto prima dello scambio d’identità …”
“L’equazione …”
Le disse lui.
“Era pericolosa,
non volevo che finisse in mano loro! Così per impedire che venisse trovata l’ho
bruciata!”
Don fece segno
anche agli altri di abbassare le armi e preoccupato le si avvicinò.
“Cosa ti hanno
fatto?”
“Vogliono
l’equazione!”
Disse lei mentre
lui preoccupato le prese il volto tra le mani.
“A Roma mi ero
illusa di poter lasciare tutto alle spalle: un passato che non ho scelto e
addestramenti che non avrei mai desiderato fare. Voglio che tu sappia che vi ho
mentito solo su questo, tutta la mia vita l’ho vissuta con sincerità. Questo è
un pezzo della mia vita che voglio cancellare, ma posso farlo solo affrontandolo
… affrontandolo con te accanto. Perché ti giuro IO TI AMO e …”
Lui non le
permise di finire la frase che la strinse a sé.
“Forse è meglio
che ti porti in ospedale …”
“No! Devo finire
tutto questo!”
“Come?”
“Portami da
Charlie!”
Don non capiva cosa
volesse fare, ma acconsentì.
Appena arrivarono
da lui quest’ultimo non voleva vederli, ma appena vide le condizioni di Amita
si preoccupò.
“Oh mio Dio cosa
ti è successo?”
“Ho bisogno del
tuo aiuto, ti prego!”
Le disse lei
tutto d’un fiato.
“Puoi creare
un’equazione irrisolvibile?”
Charlie non
riusciva a capire, quando anche Don insistette.
“Lo puoi fare?”
“Sì, mi ci vorrà
un po’ però!”
“Quanto?”
“Se mi dai un
mano Amita, credo in 3 ore!”
“Ok! Don puoi
tenermi la CIA lontana per 3 ore?”
“Certo!”
Lui le diede un
bacio a fior di labbra e poi mise una mano sulla spalla del fratello prima di
andarsene.
Amita si voltò e
diede un bacio sulla guancia a Charlie.
“Grazie!”
Disse in un
sussurro prima di mettersi a lavorare con lui, seppur dolorante.
“Sei sicura di
farcela?”
“Non ti
preoccupare!”
I due lavorarono
per un po’, Charlie era preso e Amita lo osservava. Era seduta su la sue sedia
ed era molto affaticata quando con un filo di voce parlò.
“Mi dispiace …”
”Cosa?”
Chiese lui
voltandosi.
“Mi dispiace, per
tutto! Non avrei mai voluto che tutto andasse così …”
Disse lei piena
di rammarico.
“Niente è andato
come avrebbe dovuto. Forse dopo tutto questo sarebbe giusto che io
scomparissi!”
Charlie le si
avvicinò e prendendo un fazzoletto e del disinfettante incominciò a curarle le
ferite, inginocchiandosi davanti a lei.
“Non lo dire
minimamente!”
Lei lo guardò
dolcemente.
“Sei così dolce
Charlie …”
Disse lei mentre
accarezzandogli una guancia, saltò leggermente per il bruciore.
“Scusa! Ma cosa
ti hanno fatto?”
Disse lui
preoccupato.
“Forse quello che
mi merito!”
Lui le prese il
viso tra le mani e la guardò intensamente.
“Amita ho bisogno
di te per finire in tempo! Devi essere forte come so che sei! Devi esserlo per
te, per me e soprattutto per Don! Tu non ti meriti nulla di tutto questo, sei
speciale e sei onesta!”
Lei lo guardò
intensamente e poi dandogli le mani, si alzarono in piedi abbracciandosi.
Lei non parlò, ma
pianse. Era un sfogo e ne sentiva una necessità fortissima e il fatto che
Charlie fosse lì per lei fu importantissimo.
3 ore e mezza
dopo Charlie ed Amita arrivarono alla sede dell’FBI dove nel parcheggio la CIA
l’aspettava con Don e gli altri.
Un agente le si
avvicinò e la guardò malissimo.
“Ce l’hai?”
“Certo!”
Disse lei
porgendole un foglio di carta con un’equazione complessa scritta sopra.
“E’ quella del
progetto Rubik?”
“Non la riconosce
agente?”
Chiese lei
sprezzante.
“O forse non
l’avete mai vista?”
L’uomo l’arrotolò
e fece per andarsene quando Amita lo fermò.
“Non dimentica
qualcosa?”
“Cosa vuoi?”
“Per quella? Uhm
l’ufficializzazione della mia identità come Amita Ramajuan e il fatto che
sparirete dalla mia vita per sempre senza farci mai ritorno!”
L’uomo la guardò
torvo, poi consentendo se ne andò.
Appena questo lo
fece Don raggiunse la moglie.
“Credi che la
risolveranno mai?”
La ragazza si
voltò verso Charlie sorridendo per poi rivoltarsi verso Don e scuotere la
testa.