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Autore: PeaceS    30/09/2012    2 recensioni
Hermione si rannicchiò al suo fianco, chiudendo gli occhi.
« Promesso? »
Sirius sorrise.
« Promesso » acconsentì.
La caduta si era arrestata, quel precipizio era diventato meno buio e fangoso, meno doloroso... ed Hermione sorrise: faceva ancora male e lo avrebbe fatto per molto tempo, ma ora aveva qualcuno che avrebbe attutito l'impatto a quella caduta.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Sirius Black | Coppie: Hermione Granger/ Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nickname su EFP e sul FORUM: PeaceS

Titolo della storia: Strong

Personaggi: Hermione Granger e Sirius Black

Pairing: HermioneSirius

Genere/i: Tristeromantico

Rating: Giallo Introduzione: Hermione si rannicchiò al suo fianco, chiudendo gli occhi.

« Promesso? »

Sirius sorrise.

« Promesso » acconsentì.

La caduta si era arrestata, quel precipizio era diventato meno buio e fangoso, meno doloroso... ed Hermione sorrise: faceva ancora male e lo avrebbe fatto per molto tempo, ma ora aveva qualcuno che avrebbe attutito l'impatto a quella caduta.

Avvertimento/i: OOCOne-shot

Prompt utilizzato: Precipizio

Nda: (facoltativo)

Beta Reading: Nessuna

 

 

 

 

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Strong

 

 

Tic tac.

Le lancette scorrevano lentamente, scandendo il tempo all'unisono con i suoi respiri tremolanti, che bruscamente interrompevano l'idilliaco silenzio venutosi a creare da una settimana a quella parte.

Ogni cosa era immobile, neanche un granello di polvere volteggiava nell'aria.

Tic tac.

La donna, sdraiata sul parquet di legno scuro, guardava inespressiva le finestre chiuse, sigillate, e le pesanti tende di velluto rosso che impedivano alla luce di filtrare.

Il dolore pompava insieme al suo sangue, corrodendolo e inacidendolo, trasformandolo in puro veleno.

Tic tac.

L'orologio a pendolo risuonò lontano, come un'antico eco, rimbombando nelle sue orecchie e graffiandole l'udito: la morte camminava nella sua direzione, producendo quel sinistro ticchettio che risuonava letale ad ogni rintocco.

Tic tac.

Con le unghie incise il legno, spezzandole e facendo sì che uno stridio, fastidiosamente simile ai singhiozzi che cercava di soffocare come fiele acre e bile amara, suonasse simile ad una nota straziata di un violino rotto.

Strinse i pugni e con un gemito si accorse di avere la mano rotta: quando aveva colpito lo specchio, che rimandava un immagine fasulla di sé, l'aveva colpito fino a sentire le dita piegarsi e il sangue colare caldo sulla mano gelida.

Tic tac.

Spostò lo sguardo dalla finestra alla bottiglia di rhum a pochi metri da lei; vetri infranti, fotografie strappate e pezzi di vita, giacevano come cenere sul parquet, ricordi distrutti, infangati, persi.

Tic tac.

Una lacrima solitaria le accarezzò la guancia, trovando riposo tra le sue labbra: sapeva di speranze svanite, sogni mai realizzati e angoscia.

Tic tac.

Le pareti bianche erano macchiate e il tappeto rosso bagnato; gocce di sangue creavano un sinistro tragitto a zig-zag dal divano di pelle bruna al bagno.

Hermione Granger sbatté ripetutamente le palpebre, focalizzando il contenitore aranciastro a pochi centimetri dalle sue dita e, con movimenti meccanici, allungò appena il braccio per stringerlo tra le dita con forza.

La scritta sul bordo era sbiadita e a malapena si leggeva il nome del farmaco.

Prozac.

Un sorriso amaro spuntò sulle labbra violacee e screpolate, quasi come se, Hermione, volesse farsi beffe di sé.

Prozac.

Il suono di quella parola era forte, il contrario di chi usufruiva delle sue funzioni; la strega più brillante di Hogwarts si era ridotta ad assumere degli anti-depressivi per non cadere in un precipizio.

Vedeva solo buio dinnanzi a se: la inghiottiva, trascinandola giù, soffocandola, stringendole mani invisibili alla gola e ridendo delle sue misere debolezze.

Quel precipizio era troppo profondo e non era sicura di riuscire a risalirne; stava così bene, in fondo, con il niente.

Con dita tremanti aprì la scatolina e si ficcò due pillole in bocca, ingoiandole con l'aiuto del rhum, l'unica bottiglia rimasta tra quei cocci che la circondavano.

Era strano come la rabbia fosse sparita immediatamente, lasciando spazio ad un grande vuoto che, a macchia d'olio, si espandeva nel suo petto.

Appena aveva varcato la soglia di quella villetta stile Inglese si era sentita tradita, abbandonata, e aveva distrutto ogni cosa che aveva trovato sul proprio cammino, ogni ricordo che portasse la sua mente a loro.

Foto, ritratti, specchi, la libreria preferita di suo padre, ora solo un ammucchio di legno bruciato, e il pianoforte che adorava suonare di tanto in tanto, ora solo un ammasso di detriti. Ed era anche strano come dopo si fosse sentita peggio.

Hermione aveva voglia di sentire l'impatto di quella caduta infinita sulla propria pelle e il dolore farla sentire viva, pungerla ed eliminare, almeno per un attimo, il vuoto, riempiendolo con un'illusione fittizzia.

Hermione inclinò il capo e sgranò gli occhi quando la foto dei suoi genitori, tagliuzzata a regola d'arte, spiccò tra quel cumulo di detrirti e strazio; le avevano strappato via la cosa più importante, le persone a lei più care, e l'avevano fatto solo perché lei li aveva abbandonati... senza nemmeno proteggerli.

Tic tac.

Aveva voglia di sentire il cuore battere fino a sentirlo sfondare lo sterno, il corpo tremare ad ogni colpo e il motore della sua misera esistenza cominciare a funzionare come prima.

L'ennesima lacrima le scese dagli occhi, ingarbugliandosi nei capelli ricci e crespi.

Tic tac.

In quel momento, Hermione, desiderava solo che il buio l'accogliesse definitivamente, facendole trovare riposo nell'oblìo totale.

Rivoleva indietro i suoi genitori, per riabbracciarli, stringerli e ripetergli che li amava più nella sua stessa vita, anche se non aveva avuto modo di dimostrarlo, urlarlo a pieni polmoni: anche se ogni anno li lasciava soli in quell'immensa e caotica città.

Bevve un'altra sorsata di rhum e le palpebre cominciarono a farsi pesanti.

Tic tac.

Aveva voglia di svegliarsi e accorgersi che tutto quello era solo un maledetto incubo.

Voleva soffocare nel proprio strazio e cibarsi del proprio dolore.

Voleva sentire lo schianto definitivo.

E nient'altro.

 

« Stupida... » sussurrò una voce prima che chiudesse gli occhi.

 

***

 

Gli occhi grigi, inispiegabilmente freddi, guardavano fuori dalla finestra, sfuggendo dalle domande mute di tutti i presenti: labile come il vento, sembrava perso in un mondo tutto suo.

Aveva anche tagliato i capelli, si accorse Hermione, e si stringeva nel maglione nero che ricadeva floscio sul corpo magro come a volersi stringere da solo, infondendosi calore con le proprie braccia.

Come aveva sempre fatto.

Da solo.

« Sir... tutto bene? » aveva domandato, titubante, sedendosi al suo fianco e cercando il suo sguardo, senza mai incontrarlo.

« Perché non dovrebbe, streghetta? » aveva sogghignato ironico, e con la coda dell'occhio, Hermione, vide una foto sparire nella tasca dei pantaloni.

Si era morsa le labbra e poi aveva stretto la manica del suo maglione con forza: lui, finalmente, l'aveva guardata negli occhi.

« Sei triste » diretta ed efficiente come sempre.

Lo sguardo di Sirius era scivolato nuovamente verso la finestra, abbagliato da un ricordo.

« Solo » aveva sussurrato, spezzando il contatto tra loro due e alzandosi, raggiungendo la famiglia Weasley dall'altra parte del salone di Grimmauld Place.

Quella era stata la prima volta che aveva intravisto le debolezze di Sirius Black... e se n'era fatto carico.

 

***

 

« Ti mancano i tuoi genitori? » quella risata simile ad un latrato si era spenta di botto, come la luce nel suo sguardo.

Sirius aveva spostato lo sguardo nel suo, sgranato, fissandola come se in realtà non la vedesse veramente: aveva preso un grosso sospiro e poi aveva inclinato le labbra nell'ombra di un sorriso.

Arrugginito.

« E come chiedere se mi manchi Lord Voldemort » aveva detto sarcastico, ma Hermione aveva visto il precipizio nel suo sguardo, pronto a crollare all'ultimo passo e farlo cadere senza alcun appiglio.

« Erano pur sempre i tuoi genitori, Sir »

Nessuna risposta, solo un sibilo infastidito.

 

***

 

Quando Hermione aprì gli occhi, spossata, la luce le inondò le palpebre, ferendole lo sguardo; respirò pesantemente e si guardò attorno, sedendosi di scatto al centro del letto quando si accorse che quello non era affatto il salone di casa sua.

Le tende rosso-oro, i poster babbani e non, le foto, la tappezzeria logora e la luce non appartenevano alla casa in cui si era rinchiusa in quella settimana infernale.

« Ti sei svegliata, finalmente » Hermione sgranò gli occhi quando riconobbe quella voce: roca, profonda, con una nota di tristezza ad incrinarne la bellezza infima; alzò lo sguardo verso Sirius, che con le braccia incrociate la guardava dallo stipite della porta chiusa.

L'avrebbe riconosciuta tra mille e, in quel momento, risuonò come una condanna e una benedizione nello stesso istante, facendola sentire sollevata e irritata come succedeva sempre in sua presenza.

« Sirius... che cos... » balbettò, bloccandosi di scatto quando incontrò i suoi occhi grigi gelidi e arrabbiati. Le sopracciglia corrugate e il sogghigno amaro sulla bocca erano inconfondibili: lo conosceva così tanto da sapere, oramai, il suo umore in ogni occasione, riconoscendolo solo dall'espressione sul suo viso e le sfaccettature del suo sguardo.

Il movimento convulso che faceva per riavviarsi i capelli, poi, era inconfondibile.

« Ti sei ridotta a questo? » la interruppe.

Le mostrò la bottiglia di rhum e il contenitore aranciatro degli anti-depressivi con disgusto, buttandoli sul pavimento con rabbia; le pillole si riversarono sulla moquette soffice e la bottiglia si ruppe in mille pezzi. Hermione odiava l'arancione, le metteva ansia, e non capiva perché avessero scelto quel colore per il contenitore di un farmaco che avrebbe dovuto bloccarla, l'ansia.

« Hai frugato in casa mia? » sbraitò rabbiosa, alzandosi di scatto dal letto e raggiungendolo, con un dolore martellante alle tempie e tesa come la corda di un violino.

Nessuno aveva il diritto di irrompere nella sua dimora e frugare tra le sue cose, nemmeno il suo migliore amico: quella era una cosa esclusivamente sua, e dovevano starsene tutti fuori.

« No, certo che no. Questi giacevano accanto al tuo corpo mezzo morto! » urlò Sirius, stringendo, con un gesto disperato, i capelli in una morsa furiosa.

Li aveva più corti di come li ricordava, ma sempre neri come l'onice, come quel cognome che, per lui, non era stato altro una condanna.

« Non osare farmi la predica, Black! » abbaiò furibonda, afferrando il flacone di Prozac con veemenza, nonostante si sentisse debole e sconvolta. I

l verso indignato di Sir fu una risposta più che sufficiente: le strappò il piccolo contenitore dalla mano e lo buttò dall'altro lato della stanza.

« E credi che io sia capace di lasciare che tu ti riduca in questo stato? Ti sei messa tu stessa sul bordo infame di questo precipizio e tu stessa ti sei data la spinta! » disse, afferrandola malamente per un polso e accorgendosi, con ancora più rabbia, di quanto fosse dimagrita negli ultimi tempi.

Anche curandole le ferite più superflue, mentre dormiva con una smorfia di dolore sul viso, avreva notato che era molto più magra di qualche mese fa, era arrivata al limite: le costole si intravedevano attraverso la canotta bianca e il polso era così sottile da far concorrenza con quello di un bambino denutrito.

« Non impicciarti degli affari miei! » urlò Hermione, strattonandolo e liberandosi dalla stretta della sua mano; si massaggiò il polso dolorante, indietreggiando di qualche passo con una smorfia.

Lui non poteva dirle quelle parole quando era stato il primo a buttarsi da quel precipizio quando James e Lily erano morti.

Non poteva farle la predica quando era stato il primo a struggersi dal dolore quando aveva scoperto, grazie ad Harry, che suo fratello era morto per una buona causa, cercando di riscattarsi dai sbagli passati.

« E smettila di comportarti da buon samaritano con me, Black, non funziona » sogghignò con cattiveria.

La rabbia stava tornando a galla, come quando aveva visto i corpi inermi dei suoi genitori, e sentiva, tremando appena, che l'odio le stava salendo alla testa, battendo insistente insieme al suo mal di testa.

Lo sentiva salire su' per la gola come un traverso di bile.

« So che perdere i tuoi genitori per te sia stato doloroso, ma... » iniziò Sirius, venendo interrotto dalla risata sarcastica di Hermione, che lo fissava con scherno.

« Tu lo sai? Sirius Black sa' quanto sia doloroso perdere i propri genitori? Questa si che è bella! » disse ironica, ridacchiando sguaiatamente.

« Ma buttarti quella merda in corpo non ti aiuta a superare il trauma » continuò imperterrito, stringendo i pugni e ignorando le sue parole.

« E invece odiare i miei genitori con tutto me stesso perché non ero abbastanza per loro... va meglio? Eh? » sussurrò, fino ad appoggiare le labbra carnose al suo orecchio con l'ombra di un sorriso sulla bocca.

Le mani di Sirius salirono lentamente verso la sua gola, stringendosi sul suo collo, e con il proprio corpo la sbattè malamente al muro alle sue spalle: Hermione sentì quasi la spina dorsale incrinarsi sotto quel colpo, ma non mostrò segni di cedimento o tentennamento, continuava a tenere lo sguardo orgogliosamente alto.

Voleva farlo star male almeno la metà di come stava lei, così forse avrebbe smesso di dirgli che sapeva come ci si sentiva. No, cazzo, lui non lo sapeva!

« Anche vomitare il tuo disprezzo su di me non ti aiuterà » cantilenò al suo orecchio, facendola tremare appena.

« Tu, allora, la prossima volta non impicciarti ficcando il naso in affari che non sono tuoi! » sbottò risentita, cercando di liberarsi da quella stretta.

Sirius sorrise, bloccandole qualsiasi via d'uscita con le braccia ai lato del suo volto, avvicinando ancor di più il proprio.

Con il naso le sfiorò la guancia, ed Hermione ingoiò a vuoto.

« Hai paura? » Sirius lo domandò quasi di riflesso, guardandola negli occhi.

Il suo sguardo bruciava.

Erano fiamme vive, ciocchi ardenti e la stavano avvolgendo interamente, senza lasciarle via di scampo, via d'uscita e speranza di risorgere: Sirius Black non la stava di certo evitare quel precipizio, ma la stava spingendo con violenza in quel dirupo; non le stava tendendo una corda o un materazzo lì giù, ma stava solo allungando la caduta e illuminando gli anfratti umidi di lacrime.

« Io credo che abbia avuto più paura tu in tutta la tua vita, che io in questo momento » rispose Hermione, appoggiando il capo al muro.

Sirius strinse la mascella in una morsa dolorosa, chiedendosi che razza di strega fosse quella; Hermione era capace di ucciderlo con una parola e incantarlo con una risata e uno sguardo.

« Dov'erano nascoste le tue unghie affilate, gattina? » ridacchiò sarcastico, evitando per un pelo il pugno che lei stava per caricare sullo zigomo sinistro.

« Avanti, fammi vedere come riesci a graffiare bene... caccia queste maledette unghie e ferisci la vita come stai cercando di ferire me » continuò sulla sua bocca, tirandole una ciocca di capelli ricci, che saltò come una molla quando lo lasciò improvvisamente andare.

« Fottiti »

« Non credevo che fosse così semplice sottometterti, Hermione, arrivando ad essere così egoista da abbandonare i tuoi migliori amici e far quasi perdere le tue tracce » mise il dito nella piaga, sperando di vederla reagire.

Voleva vederla arrabbiata, irosa, tanto da vedere il suo sguardo - ora spento - brillare per l'odio che provava nei suoi confronti.

« Non osare! » urlò lei, sgranando gli occhi con rabbia e chiudendo i pugni con ancora più forza.

« Di fare cosa, Hermione? Non devo osare dirti che sei stata così debole da rinchiuderti in una casa, che puzzava di muffa e stenti, ubriaca marcia e in overdose da medicina? Il tuo orgoglio smisurato non ti permette di digerire queste parole? Oppure non ti ha permesso di cercare aiuto? » disse, continuando a ferirla con quelle parole simili a coltelli affilati.

La stava pugnalando continuamente.

« Cosa diavolo avrei dovuto fare, eh? » gli urlò in faccia Hermione, cercando di allontanarlo da sé.

« Avrei dovuto chiedere aiuto ad Harry, che si sarebbe dato la colpa di tutto? O di Ginny, che ancora rimpiange la morte di Fred? Io amavo i miei genitori, e me li hanno strappati con la forza, Sirius! li hanno uccisi come se non contassero niente! » continuò, gemendo appena sull'ultima frase.

L'unica cosa che venne in mente a Sirius di fare fu baciarla.

Le incavò le guance con i pollici, attirandola a sé; lo fece con rabbia, per rimproverarla di non essersi ricordata di lui in un momento del genere, come se non esistesse o non fosse abbastanza importante per asciugare le sue lacrime.

Per essere sparita per un mese.

Per averlo lasciato solo.

Hermione non lo respinse, anzi: lo strinse ancor più forte a sé; quelle piccole mani si intrufolarono nei suoi capelli neri, scompigliandoli con veemeza e attirandolo con ancora più brutalità sulla sua bocca.

Si assaporarono con frenesia, voracità, spegnendo definitivamente il cervello.

Sirius afferrò le sue gambe e se le portò alla vita, immergendo le mani in quei riccioli bruni e inebriandosi di quelle labbra che sapevano di alcool.

Era magra.

Troppo magra.

Aveva paura di spezzarla.

Sirius trinse le dita sulle sue costole e la sentì sobbalzare appena; lo fece con più forza e sogghignò amaro quando vide dei segni rossastri imprimersi sulla pelle pallida.

Magra, troppo magra.

L'avrebbe spezzata.

Stavano cadendo insieme quella volta: si erano dati la spinta da quel precipizio, venendo avvolti da una lussuria che non poteva essere fermata.

Si spogliarono velocemente, godendo uno la vista dell'altro.

Si graffiarono, morsero e trattennero il respiro quando si sfioravano con più forza del lecito; La libidine aveva preso il sopravvento, ed entrambi stavano travalicando il limite.

Con un incantesimo sussurrato a mezze labbra, Sirius, spogliò entrambi: non le diede il tempo di parlare, la sistemò meglio contro quel muro e penetrò duramente dentro lei.

Secco, violento, brutale. Hermione gli conficcò le unghie nella spalla nuda, mordendogli il collo per non urlare, Sirius non se n'è lamentò: voleva che lei rimasse segni indelebili sulla sua carne, anche se quelli più dolorosi sostavano sul cuore, spiccando bluastri sul rosso vivo di quell'organo pulsante.

Voleva che lei lo facesse male, tanto da spezzargli osso dopo osso.

Tanto da imprimersi ogni sua forma sul proprio corpo. 

Tanto da non dimenticare mai più quel tocco.

« No... guardami, non distogliere lo sguardo, guardami » sussurrò Sirius, afferrandole il mento con due dita e costringendola a fissare gli occhi nei suoi.

Si perse nel suo sguardo, sospirando sulla sua bocca schiusa e appoggiando la fronte sulla sua.

« Mi dispiace » Sirius sorrise appena, baciandole con dolcezza le labbra.

« Lo so, bambina » sussurrò, staccandosi da lei e prendendola in braccio.

Magra, troppo magra.

Aveva rischiato di spezzarla.

La portò a letto, si sdraiò al suo fianco e coprì entrambi con il lenzuolo; Hermione si rannicchiò al suo fianco, ma non distolse più lo sguardo.

« Dovrei parlare con Harry » mormorò, e Sirius annuì.

« Siamo caduti, alla fine » disse Hermione con un sospiro.

« Non ha fatto male » rise Sirius, guardandola con gli occhi grigi accesi di un nuovo sentimento, un fuoco che bruciava... ed era suo, tutto suo.

« Mi dispiace » ripetè, e questa volta sapeva che si riferiva alle parole che gli aveva detto.

« So cosa si prova a perdere un genitore... anche se nel mio caso non poteva considerarsi tale. Fa male, tanto male, ma passerà se accanto si ha la persona giusta » mormorò, accarezzandole con dolcezza il cranio.

Hermione si rannicchiò al suo fianco, chiudendo gli occhi.

« Promesso? » Sirius sorrise.

« Promesso » acconsentì.

La caduta si era arrestata, quel precipizio era diventato meno buio e fangoso, meno doloroso... ed Hermione sorrise: faceva ancora male e lo avrebbe fatto per molto tempo, ma ora aveva qualcuno che avrebbe attutito l'impatto a quella caduta.

 

 

 

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Quinta classificata PeaceS con “Strong” al Contest "La bellezza di una coppia. Canon o Fanon? A noi non importa"

Grammatica, lessico, sintassi: 4.5/10

- Ogni cosa era immobile, neanche un granello di polvere volteggiava nell'aria. (due punti dopo “immobile”)

- come un'antico eco (eco è femminile. La concordanza è sbagliata. Oltre a questo, segnaleremmo che “un antico” va scritto senza apostrofo)

- ad ogni rintocco (è accettabile qui utilizzare la d eufonica, ma ugualmente ci premuriamo di far notare che sarebbe stato meglio non metterla)

- Con le unghie incise il legno, spezzandole (la costruzione qui è contorta. Sarebbe stato meglio mettere la parola unghie immediatamente prima della relativa implicita, di modo da non potersi equivocare il senso.)

- che rimandava un immagine fasulla di sé (qui la consecutio avrebbe richiesto il trapassato. Inoltre, qui la parola sé sarebbe stata meglio sostituita dal corrispettivo “lei” in quanto, poiché il soggetto della subordinata è “lo specchio” l’utilizzo della particella “sé” fa pensare all’oggetto riflettente e non a chi vi si riflette.)

- ; vetri infranti, fotografie strappate e pezzi di vita, giacevano come cenere (la virgola tra soggetto e verbo è errore gravissimo.)

- quasi come se, Hermione, volesse farsi beffe di sé (come sopra)

- contrario di chi usufruiva delle sue funzioni (al contrario)

- dinnanzi a se – se così scritto è la particella ipotetica e non il pronome - non era sicura di riuscire a risalirne (a risalirlo)

- Appena aveva varcato la soglia di quella villetta stile Inglese si era sentita tradita (manca una virgola dopo “Inglese”)

- ora solo un ammucchio di legno bruciato (la parola ammucchio qui è impropria. Meglio “un cumulo”)

- fittizzia (si scrive con una z. Fittizio, - a.)

- detrirti e strazio (refuso: detriti.)

- battere fino a sentirlo sfondare lo sterno (fino a sentirgli)

- Hermione, desiderava solo che il buio l'accogliesse definitivamente, facendole trovare riposo nell'oblìo totale. (la virgola tra soggetto e verbo è errore.)

- Rivoleva indietro i suoi genitori, per riabbracciarli, stringerli e ripetergli (la particella gli qui è sbagliata. La forma corretta sarebbe “ripetere loro”)

- li amava più nella sua stessa vita (refuso: della)

- Gli occhi grigi, inispiegabilmente freddi, guardavano fuori dalla finestra, sfuggendo dalle domande mute di tutti i presenti: labile come il vento, sembrava perso in un mondo tutto suo. (inispiegabilmente è un refuso, inspiegabilmente. Si sfugge qualcosa, non da qsa. La frase successiva, inoltre, è priva di soggetto)

- Aveva anche tagliato i capelli, si accorse Hermione, e si stringeva nel maglione nero che ricadeva floscio sul corpo magro come a volersi stringere da solo, infondendosi calore con le proprie braccia. (hai ripetuto stringere. Secondariamente, da come è costruito il tutto, sembra che sia il maglione a volersi stringere con le proprie braccia e non chi lo indossa.)

- aveva sogghignato ironico, e con la coda dell'occhio, Hermione, vide una foto sparire nella tasca dei pantaloni. (mancano due virgole. Prima di ironico e prima di con la coda dell’occhio.)

- « Sei triste » diretta ed efficiente come sempre. (manca come minimo un predicato verbale.)

- Quella era stata la prima volta che aveva intravisto le debolezze di Sirius Black... e se n'era fatto carico. (manca il soggetto, anche se presumiamo che sia Hermione e dunque la forma giusta dell’ultimo predicato sarebbe “se n’era fatta carico”.)

- « Ti mancano i tuoi genitori? » quella risata simile ad un latrato si era spenta di botto, come la luce nel suo sguardo. (Dopo la fine del discorso diretto, si esigerebbe una maiuscola, visto che quello che segue non è un verbo di enunciazione.)

- E come chiedere se mi manchi Lord Voldemort (E senza accento è una congiunzione, non la terza singolare del verbo essere. Segnaliamo inoltre un congiuntivo lievemente fuori luogo: nella fattispecie, trattandosi di un’interrogativa indiretta, sarebbe stato forse meglio l’indicativo.) - i poster babbani (Babbani vuole la maiuscola.)

- « Ti sei svegliata, finalmente » (manca il punto alla fine del dialogo.)

- riavviarsi i capelli (i capelli si ravviano, non si riavviano.)

- Aranciatro (refuso: aranciastro)

- anti-depressivi (è una parola composta. Non si scrive con il trattino.)

- sbraitò rabbiosa (manca la virgola prima dell’apposizione.)

- quella era una cosa esclusivamente sua, e dovevano starsene tutti fuori. (la virgola prima della e è considerata errore.)

- Li aveva più corti di come li ricordava, ma sempre neri come l'onice, come quel cognome che, per lui, non era stato altro una condanna. (“di come lei li ricordasse”. Manca la specificazione del soggetto e il verbo andava al congiuntivo. “Non era stato altro che una condanna”.)

- Anche curandole le ferite più superflue (superficiali, non superflue.)

- avreva notato (refuso: aveva.)

- qualche mese fa, (la narrazione è al passato. Qualche mese prima.)

- il polso era così sottile da far concorrenza con quello di un bambino denutrito. (si fa concorrenza a qsa, non con qsa.)

- grazie ad Harry (D eufonica superflua.)

- dai sbagli passati. (dagli.)

- i corpi inermi (crediamo che tu intendessi “inerti” cioè senza vita e non “inermi” cioè indifesi.) - su' (che non si scrive né con l’accento né, tantomeno, con l’apostrofo.)

- come un traverso di bile. (travaso, non traverso.)

- « So che perdere i tuoi genitori per te sia stato doloroso » (è stato, non sia stato.)

- sa' (che non va accentato né apostrofato.)

- Questa si che è bella! (sì, d’altro canto, va accentato, altrimenti può leggersi come nota musicale o come particella riflessiva.)

- la sbattè (vuole l’accento acuto, non grave.)

- ai lato (refuso, ai lati.)

- Sirius Black non la stava di certo evitare quel precipizio (manca un pezzo di frase.)

- non le stava tendendo una corda o un materazzo lì giù (materasso. Lì giù, inoltre, è colloquiale.)

- « Io credo che abbia avuto più paura tu in tutta la tua vita, che io in questo momento » (di quanta io ne abbia.)

- Sirius strinse la mascella (mandibola)

- di ucciderlo con una parola e incantarlo con una risata e uno sguardo. (e di incantarlo.)

- « Fottiti » (manca il punto.)

- « Non credevo che fosse così semplice sottometterti, Hermione, arrivando ad essere così egoista da abbandonare i tuoi migliori amici e far quasi perdere le tue tracce » (soggetti confusi.) - con veemenza (refuso)

- Sirius trinse (refuso)

- uno la vista dell'altro (della vista)

- Si graffiarono, morsero e trattennero il respiro quando si sfioravano con più forza del lecito; La libidine aveva preso il sopravvento, ed entrambi stavano travalicando il limite. (sfiorarono, non sfioravano. Maiuscola fuori posto. Travalicando?)

- penetrò duramente dentro lei. (dentro di lei.)

- se n'è lamentò: voleva che lei rimasse segni indelebili sulla sua carne, anche se quelli più dolorosi sostavano sul cuore, spiccando bluastri sul rosso vivo di quell'organo pulsante. (se ne lamentò. Rimasse? Ferite visibili su un organo interno?)

- Voleva che lei lo facesse male, tanto da spezzargli osso dopo osso. (GLI facesse male. Spezzargli un osso dopo l’altro, se proprio.)

- Tanto da imprimersi ogni sua forma sul proprio corpo. (il verbo non voleva il riflessivo.)

- ripetè, (acuto, non grave.)

- ma passerà se accanto si ha la persona giusta » (il verbo all’impersonale è sconsigliato, soprattutto in casi simili.)

 

Stile: 5.5/10 Fuor di dubbio, hai del potenziale. Il problema è che, in questa storia, l’abbiamo visto solo a metà. Mentre in alcuni punti eri più sicura di te stessa – e quindi scrivevi leggermente meglio – in altri abbiamo visto delle incertezze a livello lessicale, grammaticale e sintattico.

Si vede che in te c’è la passione per la scrittura e per l’originalità, ma devi ancora crescere, tantissimo, ma siamo felici della tua iscrizione al nostro contest, perché ci hai dato modo di leggere un’altra storia e di poterti valutare meglio e più attentamente.

Tra le tue similitudini, alcune sono azzeccate, nel contesto, mentre altre sono un po’ forti e stonano con l’intera storia.

Alcuni appunti: - (Troppe ripetizioni di dell’onomatopea “tic) - Con le unghie incise il legno, spezzandole e facendo sì che uno stridio, fastidiosamente simile ai singhiozzi che cercava di soffocare come fiele acre e bile amara, suonasse simile ad una nota straziata di un violino rotto. – costrutto tortuoso, difficile da comprendere a fondo e mal gestito nelle figure retoriche che, opportunamente distribuite, sarebbero state invece efficaci. Inciso troppo lungo che spezza il ritmo della frase.

- il dolore farla sentire viva – per quanto non esattamente errata, questa costruzione sarebbe stata meglio resa in esplicito: “il dolore che la faceva… ” - tutto quello era solo un maledetto incubo – è un barbarismo. Tutta quella situazione sarebbe stato molto più appropriato.

- Quando Hermione aprì gli occhi, spossata, la luce le inondò le palpebre – difficilmente, a occhi aperti, la luce può colpire le palpebre, se non marginalmente.

- che con le braccia incrociate la guardava dallo stipite della porta chiusa. – non è semplice appoggiarsi allo stipite di una porta chiusa.

- lo conosceva così tanto da sapere (…) il suo umore – non si “sa” l’umore, si conosce. - Dovevano starsene tutti fuori – colloquiale, oltre che dialettismo.

Tutti avrebbero dovuto starne fuori.

- Il verso indignato di Sir – Sir significa signore, non è un diminutivo di Sirius.

- che l'odio le stava salendo alla testa, battendo insistente insieme al suo mal di testa. – ripetizione di testa.

- Erano fiamme vive, ciocchi ardenti e la stavano avvolgendo interamente - i ciocchi sono legna da ardere, non fiamme, e difficilmente possono avvolgere chicchessia.

- ma stava solo allungando la caduta e illuminando gli anfratti umidi di lacrime. – non abbiamo capito il senso di questa frase.

- accarezzandole con dolcezza il cranio. – tecnicamente, di tutti i termini possibili, cranio è sicuramente il meno indicato

 

Caratterizzazione: 5.9/10 La caratterizzazione non è male e neanche superficiale, a dirla tutta. Hai fornito degli spunti interessanti su cui poter lavorare sopra, e sono venuti fuori dei lati nuovi di questi personaggi, che siamo abituati a vedere sempre in un’altra ottica.

Tu ce li hai presentati in un modo piuttosto insolito, ma non per questo brutto. L’idea di base era buona, il problema è che ti sei persa durante il racconto.

Non hai inserito alcuni dettagli che sarebbero stati fondamentali per motivare i loro comportamenti. O se li hai inseriti non sono stati sviluppati in modo esaustivo, poiché restano sempre alcuni dubbi, buchi che non sono stati riempiti adeguatamente.

Per esempio: perché, tra tutti, è Sirius quello che cerca di aiutarla? Sembra che tu voglia fare intendere che i due avessero avuto una storia in precedenza con la frase “Lo aveva lasciato solo”, ma non è stato spiegato.

Un’informazione in più al riguardo avrebbe risanato i nostri dubbi. Inoltre, Hermione è sparita per un mese, ok, ma è possibile che Harry e Ron non abbiano scalato mari e monti per trovarla? Com’è che invece Sirius ci è riuscito, nonostante lei fosse riuscita a far perdere le sue tracce?

Un’altra pecca che abbiamo trovato, per i nostri gusti, sono le parolacce. A volte ci sta, non diciamo di no, però non ce la vediamo Hermione a dirle perché, per quanto possa essere depressa e distrutta dal dolore, conserverebbe lo stesso un certo contegno.

 

Credibilità: 5.5/10 A causa dei buchi che abbiamo visto nella trama, la credibilità è diminuita. La disperazione di Hermione è realistica, hai descritto bene i suoi sentimenti, però c’è sempre quella sensazione che manchi qualcosa.

Tu dici che Hermione è sparita da un mese, in realtà un mese non è così tanto tempo e non giustifica quindi la rabbia di Sirius per averlo lasciato solo. E da come tu ci hai presentato Hermione e la collera di Sirius sembra esser passato molto più tempo di un mese.

I piccoli flashback di Hermione e Sirius a Grimmauld Place non si sono incastrati perfettamente all’insieme. Sembrano un po’ forzati, messi lì per giustificare questo rapporto instauratosi tra i due e dimostrare che hanno sofferto per motivi simili.

Non hanno avuto un ruolo fondamentale ai fini della trama, poiché appaiono slegati, come pezzi a sé stanti; in poche parole, anche senza il loro inserimento la storia sarebbe stata uguale. Non hanno impatto e non spiegano molto del loro rapporto.

A proposito di questo rapporto, come abbiamo accennato in precedenza, ci sono parecchie cose non dette. Loro appaiono molto intimi, al punto che abbiamo ipotizzato avessero avuto una relazione in precedenza; però non sappiamo come questo rapporto sia divenuto tale. Proseguiremo il discorso nel prossimo parametro.

 

Pairing: 5.5/10 C’è questa passione violenta tra i due che abbiamo apprezzato, però il tutto sembra consumarsi troppo in fretta. Litigano e fanno pace in un tempo molto ristretto. Hermione urla a Sirius che deve lasciarla in pace e che quelli non sono affari suoi, ma, dopo che vanno a letto assieme, si rimangia tutto e si convince a risolvere i propri problemi.

Davvero bastava così poco per farla rinsavire? Forse un po’ più di rimostranze da parte di Hermione l’avrebbero resa più plausibile.

Tornando al parlare del paring in sé, come abbiamo già ripetuto, ci sono troppe cose non dette e il loro rapporto finisce per risultare un po’ campato in aria.

 

Originalità: 6.5/10 Un elemento positivo della storia è l’originalità. Non hai utilizzato cliché né trame trite e ritrite e lo abbiamo apprezzato. Però siamo sempre convinte che avresti potuto fare molto di più.

 

Trama/Narrazione: 5/10 Reputiamo che la tua trama sia originale, ma manca di particolari: non è caratteristica. Come se le mancasse un’impronta personale. Idem per la narrazione, che scorre, senza note degne, ma che comunque si lascia leggere, pur essendo resa un po’ difficoltosa dagli errori.

Gli appunti li troverai giù ed è tutto quello che abbiamo da aggiungere all’insieme: - Quando dici che non si muove un granello nell’aria è un’immagine molto iperbolica, dato che in ogni posto c’è effettivamente il pulviscolo atmosferico (e quello difficilmente si arresta).

- le pillole si riversarono sulla moquette soffice e la bottiglia si ruppe in mille pezzi. (come fa la bottiglia a rompersi se c’è la moquette soffice?)

- Hermione odiava l'arancione, le metteva ansia, e non capiva perché avessero scelto quel colore per il contenitore di un farmaco che avrebbe dovuto bloccarla, l'ansia. (il Prozac non è un ansiolitico, ma è – o meglio era – un inibitore della serotonina, pertanto non serve a calmare l’ansia ma a evitare che si cada in depressione) -

« E invece odiare i miei genitori con tutto me stesso perché non ero abbastanza per loro... va meglio? Eh? » (qui non si capisce se Sirius si dia botta e risposta da solo o se sia un monologo e basta)

- Hermione sentì quasi la spina dorsale incrinarsi sotto quel colpo (difficile, molto difficile. La colonna vertebrale è estremamente resistente e molto elastica. Se così succedesse, qualcuno potrebbe avere una paresi)

 

Sviluppo del Prompt: 7/10 Il prompt è stato utilizzato discretamente, infatti la storia ruota completamente attorno ad esso. Hai espresso la sensazione del Precipizio nel modo in cui lo avevamo inteso noi.

L’abbiamo sentito e questo ci ha sorprese in positivo. Sette è un buon voto, nel prompt, perché rendere la sensazione del Precipizio non era facile, ma tu ci sei riuscita, in modo delicato. Complimenti.

 

Gradimento Personale di Venenum: 5/10 Una storia che avrebbe potuto essere sicuramente una sorta di capolavoro, se solo fosse stata sviluppata meglio. La trama c’era e anche l’originalità. Le basi, la caratterizzazione: non mancava niente. Ma, purtroppo, così com’è stata strutturata, non è sufficiente.

 

Gradimento personale di Christine23: 6/10 La storia in sé è gradevole ed aveva un grosso potenziale che, purtroppo, non è stato sfruttato abbastanza. Il tuo problema è che hai un sacco idee nelle testa e non riesci a dar loro un ordine. Esprimi emozioni, ma non riesci a scegliere il modo giusto per trattarle.

È come se tu volessi utilizzare mille parole per farlo e allo stesso tempo non riuscissi a trovare quelle adatte. Viene fuori un vero e proprio caos e il lettore, a quel punto, si sente confuso. Il consiglio che ti do’ è quello di evitare di cercare parole inusuali e troppo difficili, se poi non riesci a gestirle nel testo; piuttosto cerca di esprimerti con un linguaggio semplice, chiaro, onde evitare di dare luogo a periodi lunghi e contorti.

Traspare la difficoltà che hai nel riprodurre per iscritto quello che la tua mente immagina.

Media gradimento personale: 5.5

Tot: 50.9/90

   
 
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