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Autore: Diyar    30/09/2012    2 recensioni
Fece una pausa, e poté notare l’espressione lievemente sorpresa dell’uomo.
“Mi dica, signor Vladimir Vonaj’Ul Ic’il, non sarebbe interessato ad ottenere la Vera Immortalità?”
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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FullMetal Alchemist:
Treath from the North


 

 

CAPITOLO 2 – Ancora ad Est

 
 


Metà Dicembre 1917
Ishval, Sezione Kanda
Ambulatorio medico settimanale del Dr. Marcoh

 
 
Anche ad Ishval faceva freddo. Sembrava quasi impossibile, ma in quella arida terra era possibile che la temperatura scendesse sotto i 5 gradi C°.
C’erano moltissime persone che in quel periodo venivano da lui: la maggior parte avevano preso un raffreddore, altri avevano la febbre, e c’erano comunque persone che andavano lì solamente per un controllo.
Da quando era tra gli Ishvalani, aveva radicalmente cambiato i loro usi: aveva saputo che tra loro non si adoperava una vera e propria medicina, si bevevano tisane ed estratti vegetali per curare i mali minori, ma non avevano una conoscenza medica propria, e le uniche medicine che avessero mai usato erano quelle provenienti dagli scambi commerciali con le altre città Amestrisiane, prima che cominciasse la guerra civile.
Il dottore si era dunque sentito importante per quelle persone, ma capì che da quelle usanze poteva anche imparare qualcosa. Chiese ad uno dei suoi pazienti, ma scoprì subito che non esistevano libri sulle proprietà delle piante medicinali usate da loro, ne tantomeno una guida alle loro caratteristiche per poterle trovare: la cosa migliore, gli fu detto, era andare da uno degli anziani, e farsi raccontare ciò che sapevano. E così fece.
Quando non aveva pazienti, e si era assicurato che quelli sotto le sue cure potessero fare a meno di lui per qualche ora, si dirigeva da uno di quegli uomini che venivano definiti anziani: si sedevano, l’uno di fronte all’altro, l’Ishvalan che raccontava i vari metodi curativi erboristici della sua gente, l’altro che prendeva appunti su un blocco bianco.
Non passò molto tempo che il blocco cambiò colore, così pieno di note e appunti in inchiostro nero, e Marcoh cambiò così anche il blocco. Erano tante le informazioni che poteva raccogliere su quelle piante e quelle radici, e frequentò anche più di una persona esperta in quel campo, cercando di poterne sapere sempre di più. Quando ritenne che ciò che sapeva poteva essere sufficiente, si mise a sperimentare personalmente quei rimedi: si avventurò tra le scoscese e rocciose asperità del territorio Ishvaliano e raccolse svariati esemplari delle piante che gli erano state descritte, costruendo anche un piccolo orto nel quale potessero crescere, senza che fosse necessario andarle a raccogliere fuori dalla città.
Ci aveva lavorato per la maggior parte dell’estate, e anche l’inizio dell’autunno. Per alcune piante non riusciva a ricreare l’habitat adatto alla loro crescita, ed erano morte dopo pochi giorni, le altre – la maggior parte – erano cresciute anche in quell’orto casalingo, nonostante certe non avessero conservato appieno le loro proprietà, risultando utili solo per alleviare il dolore o per calmare momentaneamente il disturbo; convenne quindi che avrebbe dovuto procurarsele manualmente, di volta in volta.
Fortunatamente però la maggior parte delle specie gli erano state utilissime, essendo possibile combinarle con le conoscenze mediche Amestrisiane e creare dei farmaci più potenti dei normali, che riuscivano a curare più efficacemente determinati tipi di malattia.
Senza volerlo, il dottore aveva contribuito ad uno sviluppo commerciale ulteriore del paese: non avendo più la funzione di collegamento commerciale con Xing a causa della costruzione della Nuova Ferrovia Est, Ishval non era destinata a riprendersi nel migliore dei modi… lo sforzo dei suoi abitanti non sarebbe bastato a risollevarla completamente. Ma ora che si erano scoperte le applicazioni mediche delle piante che crescevano in quella zona, potevano cominciare una produzione propria di medicinali e riprendere ad avere una propria importanza sul campo commerciale.
Ma successe anche quello che Marcoh non si sarebbe aspettato. Molti giovani medici dalle principali città di Amestris, desiderosi di imparare di più su questa nuova pratica medicinale, avevano deciso di trasferirsi ad Ishval per esercitare la loro professione, aiutando quella popolazione e allo stesso tempo cercando di approfondire le loro conoscenze sull’erboristeria di quelle lande.
 
Il dottore si sentiva soddisfatto. Era da poco iniziato Dicembre. Quasi un anno e mezzo era passato da quando era cominciata la così detta “Rinascita di Ishval”, e ormai quasi tutto era tornato alla normalità. Era ora di partire.
Finalmente si sentiva bene. Non poteva certo dire di aver rimediato a ciò che aveva fatto, ma comunque sentiva dentro di se che quella era la cosa giusta. Tutte quelle facce sorridenti, che ringraziavano, che si sentivano in debito con lui, ma che neppure sapevano chi era stato a creare la pietra filosofale… a volte ci ripensava la notte, e i sensi di colpa lo attanagliavano. Aveva l’impressione di mentire, di fare come il doppiogioco, e che non meritassero di rimanerne all’oscuro. Finalmente poi prendeva il sonno, e quei pensieri lo abbandonavo per qualche giorno, per poi tornare, più insidiosi di prima.
Eccoli, che puntualmente tornavano. Non poteva illudersi di stare bene, neppure per un momento. Non poteva far finta di nulla. In qualche modo, doveva dirglielo.

Ecco, aveva deciso.
In pochi giorni sarebbe partito, e avrebbe lasciato il suo ambulatorio ad un apprendista: si era presentato qualche settimana prima, ansioso di essere suo allievo. Era un bravo medico, sapeva cavarsela, e di sicuro avrebbe ampiamente colmato la sua mancanza.
Ma prima di andarsene si sarebbe confessato. Per quanto dura fosse, per quanto odio avrebbero potuto provare per lui, non poteva tenerli all’oscuro, non poteva. Fu così, rannicchiato nel suo letto in posizione fetale, quasi a volersi proteggere da quegli oscuri pensieri, che Marcoh prese sonno.
 
Il suo apprendista, la mattina dopo, fu costretto a scuoterlo per svegliarlo, tanto profondo era il sonno in cui era caduto.
“Signore, il colonnello Miles e un altro Ishvalan la vogliono vedere”
Marcoh sbatté le palpebre un paio di volte, poi si ricordò, si alzò, e prese la valigia che aveva preparato la sera prima, si avviò quindi nella saletta principale dell’ambulatorio. I due uomini lo stavano aspettando in piedi, pazienti.
“I lavori per la costruzione di Ishival sembrano ultimati Dottore. Se lei è pronto, possiamo partire” disse Scar, con tono quasi neutro.
“Io sono pronto, in questo lungo viaggio potremmo forse trovare le risposte che cerchiamo…”
 
 


---------------------------------------Flashback – Circa 6 mesi prima, Estate 1917
Ishval, Distretto Kanda
Ambulatorio medico del dottor Marcoh

 
“Ecco fatto ragazzo, la fasciatura è finita, vedi di riposarti e non fare sforzi eccessivi con quel braccio, non bagnarlo, e vieni da me ogni due giorni che controlliamo la ferita e cambiamo la fasciatura, intesi?”
“Certo, grazie infinite dottor Marcoh!” disse il ragazzo, sorridendo di felicità e constatando che la ferita faceva molto meno male di qualche minuto prima.
“E vedi di stare più attento la prossima volta che aiuti tuo padre nella ricostruzione!” disse quasi urlando il dottore, perché il piccolo paziente era già corso fuori dall’abitazione, scomparendo dietro la tenda che aveva la funzione di porta.
 
 
L’uomo stava per scostare quella leggera tenda per entrare nella casa, quando un bambino di circa 12 anni lo precedette, ma dalla parte opposta, e si scontrò con la sua gamba.
“M-mi scusi signore” fu l’unica cosa che disse prima di andarsene.
Scar lo guardò per un attimo, poi con una mano scostò la tenda, ed entrò nell’ambulatorio del dottore.
 
 
“Eccoti finalmente qui!” Disse quasi sollevato il dottore.
“Come mai voleva vedermi?” chiese diretto Scar, senza neppure lasciare il tempo all’ospite di invitarlo a sedersi.
Marcoh si alzò, e lo guidò in una stanza abbastanza piccola, occupata solamente da una scrivania, una lampada e una pila di libri che partiva dal pavimento e arrivava fin quasi al soffitto. Sopra il tavolo vi erano sparpagliati dei fogli di carta, e un cerchio alchemico disegnato sopra.
“Ti ricordi gli appunti di tuo fratello?” chiese il medico retoricamente “Non ero sicuro che tutto quello che tuo fratello ci avesse voluto lasciare fosse solamente il modo per eliminare la pietra filosofale dal sottosuolo del paese: nei suoi scritti doveva esserci anche qualcos’altro. E avevo ragione. Se ordiniamo i fogli come quella volta per ottenere il disegno del cerchio alchemico in questo modo…” disse mostrando ciò che era sopra il tavolo, sistemando qualche foglio fuori posto “Ci accorgiamo che le frasi così formate sembrano avere senso! Intendo, leggendo da foglio a foglio, da sinistra a destra, vedi?” disse passando un dito da una parte all’altra del mucchio di fogli.
Scar guardava silenzioso, cercando di interpretare quello che il dottore gli stava dicendo. Poi chiese secco “Cosa vi è scritto?”
Il dottore sospirò.
“E’ proprio questo il problema” disse, chinandosi ed estraendo un blocco pieno di appunti dal cassetto della scrivania “Solo la prima parte è comprensibile, o almeno, è comprensibile a me: parla principalmente di una nuova forma di Alchimia, che si combina con l’Alkaestry di Xing, ed è questo che mi sta bloccando. Alcuni termini sono stati evidentemente traslitterati da tuo fratello, e a parte lui, non credo che nessun altro conosca il loro significato.” stette un attimo in silenzio, poi riferì la soluzione che aveva trovato “L’unica sarebbe andare a Xing, e cercare di capire quali parole tuo fratello ha tradotto, in modo da potercene capire qualcosa in più. Credo  di aver compreso il significato di questo “Flusso Sotterraneo”: dovrebbe essere il Flusso del Drago di cui parlava tante volte May, ma ci sono un sacco di altre parole che non riesco ancora a capire.”
Scar era un po’ dubbioso. Quegli appunti di suo fratello… aveva sempre usato inconsciamente i potere derivati dai tatuaggi sulle sue braccia, non aveva mai pensato di conoscere come in realtà funzionassero…
“E come mai le serve il mio aiuto dottore? Se vuole andare a Xing, può prendere un treno, ora ce n’è la possibilità”
Il dottore lo guardò un attimo in modo serio “Forse non mi hai osservato attentamente. Guarda qui.” Disse puntando il dito sugl’innumerevoli fogli della scrivania, catturando finalmente la piena attenzione dell’uomo. “E’ tutto scritto in Ishvalano antico, sono riuscito a capire qualcosa da quello che mi avevi spiegato tu tempo fa, ma mi serve qualcuno che sia capace di tradurlo e leggerlo quando sarò a Xing”
Scar sembrava pensieroso, non poteva accettare, non ora. “Mi spiace Marcoh, ma c’è Ishval da ricostruire, non posso andarmene ora” “Ma di questo non ti devi preoccupare!” lo incalzò subito il dottore “Non partirò subito: anche io ho molte cose da fare qui, non posso mica lasciare tutti i miei pazienti senza un dottore, non trovi?” e sorrise così al monaco, che ricambiò. “Aspetterò che i lavori siano terminati, prima di partire. Quando arriverà quel momento vienimi a trovare, siamo intesi?”
Scar annuì, poi si voltò a guardare Marcoh. Stava per dire qualcosa, poi si fermò e si congedò con un semplice “Ci vediamo quando tutto sarà finito, allora”.
Il dottore stette ancora qualche minuto nella stanza, a guardare quanto poco potesse fare di fronte a quella scrittura indecifrabile: nonostante conoscesse molti dei segreti dell’alchimia, di fronte ad una scrittura estranea era impotente, come una goccia d’acqua che volesse andare contro la corrente del fiume in cui si trova. Senza qualcuno che la conoscesse, senza Scar, non poteva fare nulla.
Rimise in ordine i fogli, tanto li aveva numerati e segnati in modo da poterli disporre velocemente, e li chiuse nel cofanetto che aveva loro destinato.
 
 Fine Flashback-----------------------------------------------------------
 


E così i due uomini salutarono  il colonnello, il dottore diede le ultime disposizioni al suo assistente e si incamminarono poi verso la strada che conduceva alla stazione.
C’era però un’ultima cosa che doveva fare.
L’abitazione del capo villaggio era sulla strada, quindi vi si fermarono.
Era teso, non poteva negarlo. Ma non poteva neppure negare loro la verità.
Cercò di parlargli, ma le parole non gli venivano. “Senta, io ho da dirle una cosa importante…”
Il capo villaggio lo accolse con un gran sorriso “dica pure!” furono le sue parole.
A Marcoh si era impastata la bocca, cominciava a sudare freddo e iniziava a dubitare di riuscire a confessarsi “Ecco, signor capo villaggio, io… volevo dirle, anzi, volevo dire a tutti che… beh… io-“
ma l’Ishvalan che aveva davanti lo interruppe “Non ti preoccupare dottore. Ci hai già avvertito che starai via per qualche tempo, e qui sono già giunti altri medici che possono prendere il tuo posto finchè non tornerai, quindi non c’è nessun problema, non serve scusarsi o giustificarsi, vai pure”
disse con un gran sorriso, alzandosi e accompagnandolo alla porta con tutti i suoi auguri per il viaggio.
Tentò di controbattere. Non era quello che voleva dire, c’era ben peggio, e dovevano saperlo!
Ma non ce la fece. Non riuscì a fermarlo e ad imporsi, restò passivo, finchè non si trovarono nuovamente al di fuori dell’abitazione.
Strinse per un attimo i pugni, poi riprese la strada verso la stazione.
 
 

* * *
 

 

14 Aprile 1918
Nuova Città della Concordia, Palazzo Centrale
Steppe inabitate, zona centrale di Drachma

 

“Signori e Signore, questo, è un Grande Giorno!”
Uno scroscio di applausi e di urla di apprezzamento proruppe dalla folla nella piazza sottostante. Tutti erano entusiasti di come il Presidente Vladimir era riuscito a placare in modo non violento la rivoluzione di quegli anni. Da quando era salito al potere durante la rivolta d’ottobre non c’era nessuno che non lo ammirasse.
“Oggi, 14 Aprile 1918, proclamo ufficialmente la Città della Concordia come icona di unità e fratellanza della nostra nazione! Questo complesso di 11 città è stato costruito appositamente per ospitare tutte quelle persone che si sono ribellate proprio per l’inadeguatezza e la mancanza di abitazioni! Non solo in questo modo ogni famiglia avrà una casa che rispetti i diritti di ognuno, ma chi non ha le disponibilità finanziarie non si dovrà preoccupare, poiché al mantenimento penserà lo stato!” un altro scroscio di applausi e grida di apprezzamento giunse dalla folla di persone.
“Non ci saranno più discordie in questo paese! Saranno tutti uniti, poiché grazie all’aiuto di tutti, l’intera Nazione raggiungerà la sua piena potenza, e riuscirà a raggiungere obbiettivi mai sperati prima d’ora! Che i festeggiamenti abbiano inizio!”
Il presidente alzò le braccia al cielo, e la grande porta del palazzo di fronte si aprì, pronta ad accogliere la popolazione in festa.
Abbassò le braccia, e si accostò al balcone. Dall’alto di quel terrazzo poteva vederli tutti, mentre voltavano le spalle e si dirigevano come un’unica massa verso l’edificio.
Poveri sciocchi
Si voltò anche lui, e tornò dentro l’edificio, con le vetrate che si chiudevano alle sue spalle.
 
 
 

  

Il giorno seguente  

 
I passi del presidente risuonavano nell’ampiezza di quella stanza sotterranea, sovrastando il brusio circostante. Quattro uomini erano chinati sul pavimento di pietra, impugnando un gessetto e il foglio di un progetto.
I preparativi per la realizzazione del cerchio alchemico per la trasmutazione umana erano stati quasi completati sotto la direzione dell’uomo di Amestris, che, a quanto aveva detto, era riuscito a carpirne i segreti e a modificarlo per renderlo, a suo dire, perfetto.
“Come procedono i preparativi, Amestrisiano?” la voce del Presidente rimbombò nell’ampiezza della sala.
“Al meglio” disse l’uomo voltandosi verso il suo interlocutore “A quanto pare riusciremo a completare il tutto con un bel margine di tempo prima dell’ora prevista. Presto, l’immortalità sarà vostra”.
Vladimir cominciò ad esaminare con finto interesse gli innumerevoli cerchi tracciati per terra. Era senza dubbio un disegno molto complesso, e solo con la consultazione di alcuni suoi collaboratori alchimisti era riuscito a stabilire che quello era effettivamente un cerchio alchemico che gli avrebbe donato l’immortalità. Ma non sapeva ancora se di lui ci si potesse fidare. Come mai aveva deciso di fare questo grande dono proprio a Drachma, eterna rivale di Amestris? Cosa ne avrebbe avuto in cambio? C’era sotto qualcosa di cui non era stato messo a conoscenza?
In ogni caso, si era già preparato alle evenienze…
 
Passarono ancora una ventina di minuti, poi l’Amestrisiano annunciò il completamento del cerchio.
Era una cosa imponente: aveva un diametro di circa 20 metri, ed era composto da cerchi, triangoli e linee di unione tra essi, ma ciò che più riempiva lo spazio erano si simboli alchemici e le scritte intorno alle figure; il pavimento si vedeva appena.
“Signor presidente, lei può posizionarsi all’interno del cerchio centrale” l’Amestisiano lo guidò fino al punto prestabilito, una circonferenza della grandezza necessaria per contenere l’uomo, tagliata in sei spicchi da altrettante linee che si incontravano al centro di tutto, esattamente sotto i suoi piedi.
I tre collaboratori dello straniero si posizionarono all’interno di cerchi più piccoli esterni a quello principale, ma collegati ad esso tramite linee e scritte, mentre lui, che aveva progettato il tutto e doveva consentire il corretto svolgimento del processo, aveva un “posto riservato” all’interno del cerchio principale, simile a quello dei suoi collaboratori, ma evidentemente più complesso.
“Possiamo cominciare quando vuole, Presidente” affermò l’uomo, dopo essersi assicurato che tutto fosse a posto.
“Non vedo motivo per aspettare ulteriormente” tagliò corto lui. Un sorriso di soddisfazione cominciò a disegnarsi sul suo volto.
E un sorriso simile, più sinistro e avido, si fece largo sulle labbra dell’Alchimista Amestrisiano, mentre univa le mani palmo contro palmo, per poi appoggiarle al terreno, seguito subito dai suoi assistenti.
Lampi di luce sinistra si levarono dal pavimento circondando i presenti, accompagnati da quelle che sembravano braccia, senza spessore, nere, come fatte d’ombra, che levavano al cielo le loro piccole mani, alla ricerca di qualche cosa.
Nel raggio di kilometri, accadde lo stesso: il complesso di 11 città, con le sue strade e costruzioni, fungeva da perfetto cerchio alchemico per quella perfetta trasmutazione umana, e non aveva destato l’alcun minimo sospetto negli abitanti, dato che nella nazione l’alchimia era conosciuta esclusivamente da intellettuali al servizio della corona.
Urla di terrore. Durarono solo un attimo. La maggior parte della gente non se ne accorse, e chi lo fece, non ebbe ne il tempo ne la possibilità di reagire. Le loro anime erano state ora legate al loro Presidente.
“L’intera nazione in un singolo uomo” sussurrò divertito.
Li sentiva, li sentiva dentro di se. Tutte quelle anime, tutta quell’energia, era ora dentro di lui, e poteva usufruirne a suo piacimento.
“Si prepari presidente, stiamo arrivando alla seconda fase!” L’amestrisiano era in estasi. Stava per farcela, mancava veramente poco.
Diede nuovamente energia al cerchio, ed esso rispose, sprigionando nuovi lampi, e un portale della verità comparve sospeso per aria: la stanza era stata costruita appositamente affinchè questo potesse entrarci, disposto orizzontalmente, parallelo al terreno, esattamente sopra di loro.
Si aprì, lentamente, e i lunghi arti scuri si levarono sia dall’interno del portale che dal pavimento della stanza, fino ad incontrarsi, e a scambiarsi, trattenendola, una piccola sfera scura.
“L’Homunculus!” L’eccitazione dell’alchimista stava raggiungendo l’apice.
La creatura venne portata giù fino al centro del cerchio, e divenne tutt’uno con il presidente, in un’esplosione di luce abbagliante.
Tutto sembrava essere andato per il meglio. Il corpo del Presidente era intatto, nulla era cambiato in lui.
Si fece tutto calmo. Il silenzio ora regnava indisturbato per kilometri e kilometri, finchè la voce dell’alchimista non lo interruppe.
“Come si sente, presidente?”
L’individuo si voltò. Stava per parlare, quando improvvisamente sul suo petto si aprì un occhio, e il suo corpo cominciò a diventare nero e inconsistente come le braccia di prima. Il Presidente cominciò ad urlare, ma il suo urlo presto si trasformò in una risata di successo, anche se la voce non era più la sua.
“Grazie per avermi riportato in vita, umani” disse l’homunculus “Stupidi come sempre, a quanto pare”.
Sul volto dell’Amestrisiano comparve un’espressione seccata, ma non di stupore.
“Non cantar vittoria, Homunculus. Sapevamo che sarebbe potuto succedere, e ci siamo preparati”
Uno degli assistenti tirò una leva, e un foro si aprì sul soffitto, permettendo alla luce della luna di creare sul pavimento un ulteriore cerchio alchemico, e di rendere visibili simboli che senza luce naturale erano nascosti.
“Evidentemente non abbiamo raccolto abbastanza anime, quindi non ci resterà altro da fare che diminuire le tue!” La voce dell’alchimista aveva il sapore della vittoria.
Diede energia al nuovo cerchio alchemico, per la terza e ultima volta, e l’Homunculus fu preso alla sprovvista. Dei lampi viola colpirono il presidente, ma non era il corpo che volevano ferire, miravano ad altro.
I lampi presero la forma di arti scheletrici, luminosi, dalle sfumature violastre, e dal suo corpo estrassero a forza sette pietre filosofali contenenti ognuna una quantità inimmaginabile di anime. Non appena le pietre furono fuori del corpo, il distacco dall’essere principale provocò un’improvvisa dispersione di energia, che provocò un’altra grande esplosione. Le pietre filosofali vennero scaraventate in aria, fuori dal tetto ormai distrutto, e attratte da una forza maggiore si diressero verso le terre circostanti.
 
 
Il corpo del presidente era disteso a terra: nessun segnale che l’homunculus avesse ancora controllo sul suo corpo. Lo svegliarono, si accertarono che riuscisse a manovrare le sue membra come dovuto, e si affrettarono a dargli le spiegazioni che pretendeva.
“L’Homunculus è il contenitore di una conoscenza superiore, ma a quanto pare non è possibile dominarlo e tenerlo sotto controllo all’interno del proprio corpo senza un’adeguata quantità di anime. Così abbiamo separato la sua anima in sette, come lui stesso aveva già fatto tempo fa, privandolo dei suoi vizi e di gran parte delle sue emozioni. In questo stato è possibile controllarlo, ma non riusciremo ad accedere a tutta la quantità di informazioni che può concederci: dobbiamo raccogliere più anime, e solo a quel punto potremmo recuperare i sette pezzi della sua…”
Il Presidente era un po’ perplesso “E questi… frammenti… ora sa dove si trovano?”
“Assolutamente no.” Disse sinceramente l’alchimista “Ma non è necessario che io lo sappia. Essi si sono legati con la persona che più si avvicina al loro peccato, e sono stati tramutati in homunculus, non potranno far altro che tornare qui per congiungersi con il loro padre.”
L’Amestrisiano fece una piccola pausa, fissando negli occhi il presidente.
“Non vi preoccupate, questo è solo un piccolo incidente di percorso. Quando otterrete insieme la conoscenza assoluta e l’immortalità, potrete pienamente definirvi possessore della Verità”.






------------------------------------------------------------------------------- /// Note dell'Autore \\\ ----------------------------------------------------------------------------------
Eccomi di nuovo qui, dopo una pausa troppo lunga che non avevo intenzione di prendermi. Cercherò di essere più frequente, e di far in modo che non passi troppo tempo tra un capitolo e l'altro. 
Spero solo che la lunghezza un po' superiore di questo capitolo rispetto a quello precedenti possa in un qualche modo rimediare, anche se prima di questo spero soprattutto che il capitolo vi sia piaciuto ^^
Le acque cominciano a muoversi, alcune cose si iniziano ad intuire, altre invece si coprono ancor più di mistero. Spero lo leggiate fino alla fine - so che l'azione, nella prima parte principalmente, manca, e può risultare un po' noioso - e che vogliate continuare a leggere il seguito.
Se volete e potete, lasciate una recensione ^^

Prometto di scrivere più spesso!
 



 

PS: Su suggerimento di Sinful_Color ho evitato di evidenziare il parlato con il grassetto, che potrebbe servirmi per altri scopi, magari più avanti. Grazie ^^

  
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