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Autore: soel95    01/10/2012    1 recensioni
E se in seguito ad un incidente, i sentimenti che Esmeralda prova per Phoebus cambiassero...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era oramai notte fonda quando finalmente il capitano Chateapers abbandonò “Le diable incarné” per rientrare nei propri alloggi… ma non se ne sarebbe mai andato, se prima non si fosse accordato sui dettagli del proprio piano con i suoi “amici”.  Attraversava i vicoli della città come un un’ombra furtiva, con passo svelto e sicuro, sfruttando ogni minima rientranza nelle pareti delle grandi abitazioni popolari per celarsi agli occhi degli eventuali passanti; nella posizione nella quale si trovava, non poteva permettersi di suscitare scandalo ne tanto meno… di giocarsi la carriera ed un matrimonio oramai imminente che non avrebbe fatto altro che portargli numerosi benefici.
 
Il suo orgoglio già compromesso tuttavia, non era stato risanato dalla consapevolezza che presto avrebbe potuto gustare la propria vendetta su quel miserabile che aveva osato metterlo in ridicolo… anzi; se possibile, l’essere stato costretto a richiedere l’intervento di quel gruppo di malfattori per scovarlo, e con lui anche quella ragazza zingara, non aveva fatto altro che minarlo ulteriormente.
 
Nonostante tutto… se ripensava alla conversazione avuta poco prima all’interno di quel locale, protetto da sguardi ed orecchie indiscrete, non poteva che compiacersi dell’ottimo risultato della propria trattativa: alla prospettiva dell’ingente quantità di denaro che il soldato offriva loro e della possibilità di godere dei servigi di una giovane ragazza… non avevano saputo resistere; ora i più pericolosi e scaltri uomini di tutta Parigi, avrebbero dato una caccia serrata quell’essere che presto… molto presto, avrebbe rimpianto amaramente la notte in cui si era posto tra lui ed i suoi bisogni.
 
 
 
 
Aveva tentato in tutti i modi di calmarsi… ma senza riuscirci; ciò che i suoi umili occhi avevano scorto si era impresso a fuoco, come un marchio indelebile, nella sua mente che oramai viaggiava libera senza più alcun controllo. Non appena se n’era presentata la possibilità, si era rintanato nella camera attigua a quella nella quale aveva lasciato la giovane… temeva il momento in cui i loro sguardi si sarebbero nuovamente incontrati, temeva, a causa della propria reazione, di leggervi del rammarico e del risentimento in quello di Esmeralda; era certo che non avrebbe potuto sopportarlo… non dopo una simile beatitudine.
 
Era disperato, gli sembrava che il mondo gli stesse lentamente cadendo addosso senza che lui potesse fare nulla per evitarlo; non sapeva più come resistere, come vincere quella tentazione… quel desiderio immane che lo pervadeva ogni volta che la intravedeva. Sentiva che per rispetto nei sui confronti avrebbe dovuto trattenersi, che non avrebbe dovuto permettere ai propri istinti di prendere il sopravvento sulla ragione… ma era qualcosa che ultimamente gli risultava sempre più complicata; a breve avrebbe ceduto, oramai lo sentiva chiaramente... e questo lo spaventava non poco. Nell’istante in cui questo fosse avvenuto, non sarebbe più stato padrone di se stesso ed avrebbe compiuto gesti per i quali ora rabbrividiva disgustato; la voleva certo, come mai aveva desiderato la comunione con Dio… ma non nella violenza… bensì nell’amore; desiderava che si sentisse protetta ed al sicuro tra le sue braccia che l’avrebbero stretta con dolcezza al petto, desiderava potersi perdere nel suo profumo e nella morbidezza dei suoi capelli… desiderava potersi appoggiare al suo seno e riposarvisi dopo essersi unito a lei anima e corpo.
 
Eppure tutto questo… per un’inspiegabile gioco del destino, se lo vedeva precluso; sebbene amasse quella donna, perché oramai non la poteva più considerare una ragazzina, più di se stesso… era convinto che mai avrebbe visto realizzato il proprio sogno… che mai lei lo avrebbe amato, che mai avrebbe desiderato appartenergli come, inevitabilmente, lui le apparteneva.
 
Si era tolto la tunica con rabbia, strappandosela quasi di dosso per poi scagliarla lontano da se… incurante di dove questa si sarebbe poi andata a depositare; il colletto bianco lo opprimeva, la veste nera gli bruciava a contatto con la nuda pelle del torace e tutto questo a causa sua, era spaccato tra i propri doveri di ecclesiastico: la consacrazione a Dio, la cura delle anime perse, il voto di castità… ed i desideri terreni che lo avevano incatenato a quella creatura angelica che si trovava separato da lui unicamente da una porta di legno.
 
Le gambe gli avevano ceduto in un momento e lui si era ritrovato accasciato per terra, con la schiena appoggiata alla fredda pietra ed il capo rivolto all’indietro; teneva gli occhi chiusi mentre si sforzava di ritrovare una respirazione regolare e di porre un freno ai pensieri che vorticosi gli affollavano la mente.
-Perché devo sopportare tutto questo?...- sussurrava e le sue parole erano rotte da una vena di profonda angoscia… se solo ne avesse avuta la forza, sarebbe crollato in un lungo pianto silenzioso – per quale motivo? Dimmelo signore… io non ce la faccio più… temo ciò che potrei arrivare a farle pur di trovare pace… ho paura di ciò nella quale mi sto trasformando…- le lacrime tanto a lungo trattenute, ora trovavano finalmente sfogo sul suo volto e lo liberavano da un peso che da troppo tempo gli schiacciava il cuore.
 
Rimase in quella posizione a lungo, rannicchiato su se stesso… la testa, ormai privata di ogni forza, mollemente appoggiata alle ginocchia ed il respiro finalmente calmo; ma quella nella quale era caduto era una pace fittizia… bastava il solo pensiero di lei per riaccendergli dentro la stessa passione in un circolo inestinguibile che avrebbe trovato fine solo con il soddisfacimento di quel desiderio.
 
 
 
 
Nello stesso istante in cui Frollo aveva abbandonato la stanza nella quale si trovava precedentemente, ad Esmeralda era parso di ritornare improvvisamente a respirare dopo aver trattenuto il respiro per un tempo indefinitamente lungo; quell’uomo la sconvolgeva ogni giorno di più… minava tutte le convinzioni sulle quali si era fino a quel momento basata la sua intera esistenza e la turbava con emozioni nuove, sensazioni che non le erano mai appartenute.
 
L’arcidiacono la stava progressivamente, ma soprattutto involontariamente, trasformando in una persona consapevole dei propri desideri ed emotivamente matura; così distante dalla ragazzina spensierata che era stata sino a poco tempo prima. Eppure lui non era cosciente di tutto questo poiché lei stessa faticava ancora a comprendere appieno quanto le stava accadendo… che cosa fosse quel brivido che la pervadeva ogni  volta che i loro corpi si sfioravano, ogni volta che i loro sguardi si incontravano.
 
Si era distesa sul letto e rifletteva su tutto quello che inevitabilmente stava iniziando a scoprire, a comprendere ed in qualche modo a temere. Quando aveva incrociato gli occhi azzurri di Claude vi aveva letto sentimenti contrastanti: passione, desiderio, bramosia ma anche dolcezza e tenerezza… e non era stata in grado di definire ciò che quello sguardo le aveva provocato, ciò che le aveva fatto sentire; non si trattava unicamente di soggezione… vi era qualcosa che la affascinava incredibilmente e che oramai la spingeva a ricercare sempre più di frequente la sua compagnia.
 
Probabilmente stava sbagliando tutto… del resto, sapeva ancora così poco di quell’uomo che era stato allo stesso tempo la sua salvezza ma anche la causa della sua disperazione; forse avrebbe dovuto essere più prudente e tenere gli occhi aperti su ogni eventuale segno di cambiamento, forse non avrebbe dovuto arrischiarsi a trascorrere così tanto tempo in compagnia di un uomo tanto misterioso… ma non vi riusciva.
 
Sebbene durante il giorno avesse iniziato una progressiva esplorazione dei locali della cattedrale, in cuor suo aveva anche iniziato a desiderare che la sera giungesse presto… che le tenebre ricoprissero ogni cosa portando con se l’austera figura dell’arcidiacono che solamente dopo i vespri faceva ritorno alla propria cella con qualcosa da mangiare da offrirle. Non si trattava unicamente del desiderio di parlare con qualcuno dopo tante ore trascorse in silenzio… era la sua stessa presenza a procurale qualcosa di simile alla gioia.
 
Ad un certo punto… il suo interminabile flusso di pensieri venne interrotto da un rumore sommesso che proveniva dalla stanza accanto, la stessa dove si era rifugiato Frollo; mossa da un’inusuale curiosità, con passo malfermo si diresse alla porta per accorgersi così che sino a quel momento era rimasta lievemente socchiusa e che i rumori che vi provenivano, altri non erano che i lamenti dell’arcidiacono che appoggiato alla parete si tormentava in solitudine. Vederlo in quella situazione, con il volto rigato dalle lacrime, i capelli che scompigliati gli ricadevano sulla fronte ed il corpo contratto dai singulti, le mosse dentro un senso di tristezza e compassione che involontariamente la spinse a dischiudere maggiormente la porta così da poterlo osservare meglio.
 
Avrebbe voluto consolarlo… non sapeva per quale motivo, ma era convinta che una parola di conforto sarebbe stata la cosa migliore da fare in un simile frangente… eppure la possibilità che quella stessa disperazione fosse lei stessa a provocarla non la sfiorò nemmeno al punto che senza alcun riguardo per i sentimenti di Claude, dopo essere definitivamente entrata in quello che l’uomo adoperava come studio per i propri esperimenti di alchimia, gli appoggiò delicatamente la mano sul braccio in modo da richiamare su di se la sua attenzione.
 
 
 
 
Si era sentito toccare il braccio da una mano estremamente delicata… morbida e vellutata come la seta. Aveva sollevato il capo di scatto incredulo che quella dolcissima mano che aveva sentito su di se, potesse realmente appartenere ad Esmeralda;  eppure… non era altri che lei la creatura che in quel momento si stagliava dinnanzi ai suoi occhi, incorniciata da una bellezza surreale.
 
-Che cos’avete?- aveva sentito la sua voce carezzevole avvolgerlo in un tenero abbraccio al punto che quel singolo suono bastò a rinfiammare nuovamente il suo spirito
-Nulla…-
-Ma voi piangevate- insisteva… ma nella sua ingenuità non si rendeva conto di fargli più male che altro, che con la sua presenza non gli avrebbe portato sollievo ma ulteriore tormento
-Non è nulla davvero…- sperava con tutto se stesso di averla convinta, aveva assunto il tono di voce più rilassato che in quel momento riusciva ad avere…  desiderava unicamente che lo lasciasse solo, che gli concedesse un’intera notte per riprendere controllo di se stesso e ritornare in questo modo l’uomo sicuro e composto che era sempre stato.
 
Ma tutti i suoi buoni propositi crollarono, nell’istante in cui percepì nuovamente quelle soffici dita attorno al proprio braccio in una lievissima carezza consolatrice.
  
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