Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: lady hawke    02/10/2012    6 recensioni
Benché siamo abituati a vedere Thor e Loki nei panni di due dei asgardiani grandi e forti, c'è stato un tempo lontano in cui erano solo due bambini da poco affacciati alla vita, tempi in cui si sentivano davvero fratelli e in cui combinavano sufficienti guai per far perdere il sonno ad Odino, il Padre degli Dei. Piccole avventure tra rune, spade di legno e boschi.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fandral, Hogun, Loki, Sif, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Note: Bene, direi che ho lasciato sufficiente suspence per finire la storia! Ah, per il troll, non conosco benissimo la mitologia nordica, ho sbirciato qua e là su wikipedia, ma vedo che non ve ne siete preoccupati troppo, e che vi ha fatto schifo al punto giusto! Direi che siete pronti a vedere come va a finire, perché sì dai, far morire un gruppetto di bambini sotto i dieci anni è un po’ troppo, dunque sì, finisce quasi bene. Tanto sapevate già che sarebbero diventati tutti adulti, no? ;) Grazie mille per chi ha letto, apprezzato e recensito questa piccola raccolta. Non so se e quando tornerò nel fandom ma, nel caso, arrivederci a presto! Ah, e fatemi gli auguri, che tra cinque giorni divento grande XD.
 
I TROLL PUZZANO, PIU’ DI THOR!



Capitolo quattro






Ed eccoli lì, con il fiatone, accucciati dietro ad un enorme albero e con un troll sulle loro tracce.
- Quanto durerà quell’altro? – chiese Fandral.
- Poco, io sono stanco. – rispose Loki, respirando a fatica.
- Poco è meglio di niente. – disse Sif, osservando Loki. – Grazie.
- Se parlo ancora male della magia puoi prendermi a calci. – gli disse invece Thor.
- Vorrei fosse vero. – farfugliò Loki; al momento anche solo pensare di poter avere un dopo nel quale prendere a calci Thor sembrava un’assurda fantasia. Ripresero fiato per un altro minuto, ma poi Loki avvertì qualcosa: - La proiezione è andata.
Si rimisero a correre, ma ricominciarono a sentire rumori nel bosco, stavolta davanti a loro: temendo che il troll fosse riuscito in qualche strano modo a raggiungerli dall’altra parte si fermarono, pensando al da farsi, ma vennero raggiunti.
Rimasero immobili e annichiliti: davanti a loro non c’era nessun troll, ma Odino stesso, a cavallo, accompagnato da altri tre Asgardiani, rispettivamente i padri di Hogun, Fandral e Sif.
- Padre! – esclamò Thor. Non era mai stato così felice di vedere suo padre, mai. Nessun altro fece in tempo a dire qualcosa, il troll era comparso dietro di loro: Sif, ormai sull’orlo dell’isteria, lanciò un gridolino e corse verso il cavallo di suo padre. La creatura avanzò ancora un po’, ma si bloccò vedendo che le sue piccole prede non erano più sole; alzò lo sguardo sui cavalieri, valutando se potesse valere la pena affrontarli per portare a termine la sua battuta di caccia, ma poi il suo sguardo cadde su Odino, perfettamente riconoscibile per via del suo aspetto e della placca che gli copriva l’occhio. Il Padre degli Dei non dovette dire o fare alcunché, la sua presenza bastò a far decidere alla creatura dei boschi di darsela a gambe: se Odino proteggeva quei bambini, significava che non erano prede adatte ad un troll. Girò i tacchi, e sparì come un fantasma.
- Siamo salvi! – esclamò Fandral, buttandosi a sedere. Non aveva mai avuto così paura.
- Dal troll, sì. – rispose suo padre, facendo avanzare il suo destriero. Il bambino sbarrò gli occhi, temendo una punizione coi fiocchi in presenza dei suoi amici, ma il padre si limitò a fissarlo con uno sguardo di fuoco.
- Tua madre è impazzita per la preoccupazione, Sif. – l’asgardiano era smontato da cavallo e si era avvicinato alla figlia, per vedere se non fosse ferita. La bambina tremava, ma sembrava in salute.
- Vorrei sapere di chi è stata quest’insana idea. – disse Odino, rimanendo immobile.
Thor e Loki si guardarono negli occhi per un brevissimo attimo, poi abbassarono il capo. Se fosse dipeso da Loki, lui non avrebbe mosso un passo dalla sua stanza, ma sapeva anche di non poterlo dire, Thor non avrebbe gradito che lui scaricasse così la colpa su di lui. Benché liberi dalla minaccia di essere fatti a pezzi, era terribile stare lì, in piedi, davanti a tre guerrieri asgardiani dall’aria truce e un padre con espressione terribile.
- Un’idea mia, padre. – disse però Thor, improvvisamente. – Ho suggerito io di fuggire dal palazzo e la città, hanno tutti seguito me.
- E per quale ragione? – chiese Odino. Il padre di Sif, intanto, aveva issato la figlia sul cavallo. Sif non osava guardare in faccia i suoi amici.
L’ammissione che Thor dovette fare fu abbastanza umiliante, perché non c’era nessuna onorevole ragione con cui potersi giustificare. – Noia, padre. Non c’era nulla di divertente da fare, a palazzo.
Odino si accigliò, e fissò il suo primogenito con aria severa. – Agire in questo modo non è certo degno di un principe. È stato un atto sconsiderato e dettato da insulse motivazioni. Avreste potuto morire, prima che Heimdall vi vedesse e desse l’allarme! Invece di essere il custode di tuo fratello l’hai messo in pericolo, assieme ai tuoi amici. Non è questo il comportamento di un guerriero!
Loki sospirò: le sue preghiere erano state ascoltate, il guardiano del Bifrost li aveva visti. Subito dopo, però, posò lo sguardo sul fratello, che pareva davvero mortificato dalle dure parole del padre.
- E’ stato molto coraggioso, però. – disse d’improvviso. – Ha attaccato il troll e l’ha colpito. Anche Sif l’ha fatto. – aggiunse. Andarsene soli per il bosco era stata un’idea stupida, ma in fondo l’avevano seguito tutti in maniera più o meno consenziente, non era giusto che il rimprovero ricadesse totalmente su di lui. Odino posò lo sguardo sul secondogenito, uno sguardo non meno furioso di quello che aveva rivolto a Thor.
- E tu hai acconsentito al suo piano senza dire una parola? Nemmeno tu ti sei reso conto dei pericoli in cui sareste incorsi? – Odino sapeva che, tra i due, Loki era il più riflessivo e tranquillo. Avrebbe potuto stemperare l’esuberanza di Thor, o almeno, avrebbe potuto provarci.
A quella domanda, Loki sentì gli occhi di tutti su di lui: Sif, dalla sua posizione elevata, lo fissava con gli occhi sgranati, Fandral e Hogun, alla sua sinistra, erano in attesa, mentre Thor era quasi paralizzato. Tutti sapevano che Loki non aveva fatto altro che cercare di impedire quella spedizione, e che si era arreso per semplice sfinimento. Se avesse detto la verità, Thor e tutti loro sarebbero stati severamente puniti.
Loki ci pensò un po’ su, e poi disse una bugia: - Volevo uscire dal palazzo anche io. – disse soltanto.
- Aspettatevi entrambi un castigo, per questo. – disse soltanto Odino. Senza più dire una parola, scese da cavallo, e aiutò i figli a mettersi in sella; lo stesso fecero i padri di Fandral e Hogun. Nell’oscurità del bosco, il piccolo drappello cavalcò nel più assoluto silenzio. Ormai i cinghiali, gli spettri, e perfino i troll non contavano più: la presenza dei cavalieri rendeva la foresta un luogo pieno di animali, ma per niente pericoloso o spaventoso. Nemmeno il verso dei gufi e delle civette inquietava i bambini: il loro unico pensiero era la punizione che li avrebbe attesi a casa. Thor e Loki, stretti dietro il padre, avevano paura di quello che sarebbe successo.
- Grazie. – disse ad un certo punto Thor, voltandosi appena, rivolto al fratello. Parlò a voce bassissima, quasi preoccupato di rompere quel silenzio pesante che era calato fra di loro, ma Loki lo sentì ugualmente.
- Di niente. – rispose con un sussurro, stringendosi al fratello. Avevano raggiunto i campi, e Odino si era messo a galoppare a tutta velocità. Essere lì, cavalcando nella notte sul destriero del padre era una cosa magnifica e bella, ma i due riuscirono a malapena ad apprezzarla. Presto sarebbero stati a casa.
Giunti nella città, i guerrieri si separarono: Sif, Hogun e Fandral sparirono verso le loro dimore senza salutarsi. Era probabile che avrebbero passato un lungo periodo di stretta sorveglianza, chiusi nelle loro stanze. Una punizione simile a quella che attendeva i due principi, del resto.
Frigga accolse Odino sulla soglia del palazzo. Senza parlare, il Padre degli Dei scese da cavallo, e aiutò i figli a fare altrettanto.
- Scusatevi con vostra madre, è stata in pensiero per voi per molte ore. – disse, freddo, mentre un servo prendeva il cavallo per portarlo nelle scuderie.
Le scuse di Thor e Loki furono poco più che dei pigolii, ma a Frigga bastarono; si chinò per abbracciarli con forza, e i piccoli ne furono sollevati. Dopo lo spavento che si erano presi, l’abbraccio della propria madre era quanto di meglio si potesse desiderare. – Non fate mai più una cosa simile, è chiaro?
- Di sicuro per un po’ non ne avranno occasione. – la voce di Odino si era addolcita, segno che forse la rabbia stava scemando.
- Ci dispiace, padre. – disse Thor, mortificato.
- Andate a ripulirvi e a cenare, ne riparleremo.
Frigga, con l’aiuto di Agata ed altre ancelle, si occupò di fare un bagno ai bambini, che dopo le loro avventure ne avevano un gran bisogno, e si occupò di far portare loro un pasto caldo nelle loro stanze.
- Padre rimarrà furente a lungo? – chiese Loki, mentre piluccava la cena. Era così stanco che aveva pochissima fame.
- No, non credo. – ammise la Madre degli Dei, accarezzando la testa al figlioletto. – Era molto preoccupato, quando Heimdall l’ha avvisato del pericolo in cui stavate incorrendo.
- Davvero? – s’interessò Thor, pulendosi le mani sul tovagliolo.
- Sapere che eravate soli, a scappare da una creatura del genere, gli ha messo le ali ai piedi. – confermò la donna.
- Io l’ho colpito con un sasso, e anche Sif. – disse Thor, tornando ad essere il bambino spaccone e baldanzoso che era. – Loki l’ha distratto con una delle sue magie. È stato molto bravo.
- Davvero? Questo Heimdall non me l’ha riferito. – i bambini si voltarono e trovarono il padre sulla soglia della stanza. I due piccoli si bloccarono, un po’ in soggezione.
- E’ così. – disse Thor. – L’ha fatto scappare lontano per un po’.
- Onore ai meriti di Loki, dunque. – disse Odino. – Ma non sono qui per celebrare il vostro coraggio. – continuò, e i bambini si guardarono, scoraggiati. La punizione stava per divenire ufficiale. – Per quello che avete fatto, sono costretto a imporvi di non lasciare le vostre stanze per un’intera settimana. Non potrete uscirne per nessuna ragione, persino Mastro Svafnir sarà obbligato a raggiungervi per fare lezione.
A quella precisazione Thor si accigliò: con la scusa della reclusione aveva sperato di liberarsi per una settimana di noiose lezioni, ma gli era andata male. Annuì, guardano il padre negli occhi; sapeva che non avrebbe potuto contraddirlo. Nonostante ciò, Odino si attardò con la sua sposa e i bambini per farsi raccontare nel dettaglio come avevano fatto a percorrere tanta strada e a perdersi fin laggiù. Fu quasi più piacevole che sentire il racconto della buona notte che Frigga era solita far loro, insegnando antichissime leggende. In fondo, era raro che il Padre degli Dei avesse così tanto tempo per i suoi figli. L’ora di andare a dormire, però, giunse fin troppo presto: vennero messi a letto e lasciati al buio, mentre la porta della stanza veniva chiusa a chiave, per evitare che se la filassero durante la notte. L’unico contatto rimasto con il mondo esterno era la terrazza che si affacciava sul regno, in direzione del mare, dalla parte opposta rispetto alle lande in cui si erano avventurati nel pomeriggio. Né Thor né Loki avevano sonno, nonostante l’intensa giornata, e finirono entrambi per ritrovarsi in punta di piedi, con il mento appoggiato alla balaustra lucida, a fissare l’oscurità. Si intravedevano palazzi e, stringendo un po’ gli occhi, si poteva vedere il ponte di arcobaleno che attraversava il mare e portava al Bifrost, il ponte che permetteva di viaggiare tra i mondi. Una visione quasi crudele per due bambini reclusi e in punizione: la settimana sarebbe stata lenta, lunga e infinitamente noiosa.
- Grazie. – disse ad un certo punto Loki, continuando a fissare il buio.
- Per cosa? – chiese Thor.
- Per aver detto che sono stato bravo con la magia a madre, e anche padre ha sentito. – Loki, molto più di Thor, sentiva sempre il bisogno di veder riconosciuti i suoi meriti, in un modo quasi ossessivo.
- Non è merito mio, se padre ha sentito, ma era giusto. – constatò Thor. - Tu hai detto che sono stato coraggioso, e non hai detto che ti ho trascinato fuori dal palazzo. Perché?
Loki si voltò a guardare il fratello: avrebbe potuto ammettere che aveva mentito perché altrimenti lui e i suoi amici gli avrebbero reso una vita un inferno, o poteva dire qualcos’altro, qualcosa che non era necessariamente una bugia.
- Se avesse punito solo te non avrei saputo con chi passare il tempo. – disse infine. Thor lo prese come un’ammissione di affetto e sorrise. - Torniamo a letto, ora? – chiese Loki.
- Solo se non ti fai la pipì addosso. Non è una cosa da guerrieri coraggiosi. Chi combatte i troll non la fa mai.
- Magari stanotte la fai tu, mentre sogni quella brutta faccia. – disse Loki, tornando verso il suo letto. Thor sorrise e lo imitò. Si misero a dormire, entrambi troppo stanchi per fare qualunque incubo.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: lady hawke