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Autore: Chara    02/10/2012    8 recensioni
C’era una volta… No, così non va proprio. C’era una cazzo di volta il rock. Sì, decisamente molto meglio. Il rock è sempre stato una ragione di vita, per coloro che ci credevano davvero. Era qualcosa che faceva vibrare il cuore e le ossa e ricordava alla gente che sapeva sentire non soltanto con le orecchie che si poteva essere fottutamente vivi anche solo ascoltando un suono. Eppure non era solo un suono, era pura anima, l’espressione più sincera di coloro che la lasciavano fluire dalle proprie mani. I musicisti consideravano i propri strumenti come una parte di loro, come un’estensione del proprio corpo, e nessuno sapeva meglio di essi quanto il rock n’ roll fosse uno stile di vita, una religione. Un motivo per continuare a fare ciò che facevano e per crederci ancora.
Beh, quasi nessuno. C’erano loro. Sì, loro… le groupie.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2

 

L’albergo in cui alloggiavano non era male, considerando quanto fosse economico e come si presentava dall’esterno. Dopotutto, i Guns N’ Roses erano ancora soltanto una opening band che preparava il pubblico ad accogliere i Cult in giro per le arene e i locali del Nord America, non potevano certo permettersi quelle lussuose suite da nomi altisonanti come Plaza oppure Palace e roba simile. Ma non stavano poi così nella merda, ecco. Nelle loro camere c’era persino spazio per qualche groupie. Qualcuna fissa e qualcuna occasionale, ma ci si divertiva sempre e gli albergatori non si lamentavano mai più di tanto, per mancanza di interesse o, forse, più che altro per timore.

Angie se ne stava appollaiata sulla poltroncina nell’angolo della camera di Slash e lo guardava rivestirsi pigramente dopo quella colazione nella doccia a base di sesso e acqua bollente. Nel mentre, si fumava una sigaretta e ciccava sul pavimento di moquette senza minimamente curarsi di chi, poi, avrebbe pulito. La cenere non sarebbe sicuramente stata la parte peggiore che avrebbero lasciato dopo il loro traumatico passaggio.

- Sai, Slash – mormorò distrattamente, ammiccando poi in direzione del cavallo dei pantaloni di pelle del chitarrista – Ogni tanto mi chiedo come diavolo tu riesca a far entrare tutto quel ben di dio nei tuoi pantaloni di pelle –

- Ma dai, piccola – sorrise di rimando, avvicinandosi piano – Mi domando le stesse cose più o meno tutte le volte che ti vedo aprire la bocca –

Angie rise di gusto prima di tirare avidamente dalla sigaretta. Slash la raggiunse definitivamente e la baciò rude, schiudendole i denti con la lingua ed esplorando la sua bocca come se non l’avesse fatto anche nell’ora precedente e durante buona parte della notte. Si appoggiò con le braccia forti ai braccioli della poltroncina, distanziandosi poi lentamente, quasi riluttante. Dalle sue labbra uscì quella nuvoletta di nicotina e catrame che le aveva rubato, e sorrise di nuovo.

Subito dopo si diresse alla porta, roteando gli occhi quando sentì Izzy imprecare come un pazzo, probabilmente per il ritardo con cui avrebbero iniziato le prove. Ma Slash ci avrebbe scommesso: Axl non era ancora arrivato e lui si sarebbe lo stesso preso una ramanzina perché era stato a scoparsi allegramente la sua groupie e non chissà dove a fare chissà cosa con chissà chi.

- Chiappe d’oro – sospirò Angie, ammirando spudoratamente il suo fondoschiena mentre si allontanava indisturbato.

La giovane si alzò con calma, consapevole che, da qualche parte, Jen e magari anche quella psicopatica invidiosa di Gilda la stavano aspettando. Non era carino da parte sua essere ostile ad un’altra groupie, dopotutto erano tutte sullo stesso livello. Era come se fossero le trasposizioni femminili della rock band che tanto amavano e veneravano, ma quella biondina da strapazzo proprio non la sopportava. Cercava di portarsi a letto tutti e cinque i ragazzi, quando era palese che solo Steven la volesse. In realtà serpeggiava il vago sospetto che avesse una cotta per lei ma nessuno si era mai azzardato a dire nulla, perché era meglio non metterlo troppo in imbarazzo. Poi ci avrebbe dato dentro con alcol e coca e alla band serviva un batterista capace di tenere il ritmo, perlomeno.

Jen si era sempre divertita a sottintendere che ad Angie non piacesse Gilda semplicemente perché ci provava anche con Slash, e a tutti piaceva pensare che quei due in realtà fossero molto più fidanzati che semplici amanti. Forse, più che altro, avevano quella vera intesa che groupie e rockstar avrebbero dovuto avere, ma era fin troppo chiaro che pensarci dopo un’ora intensa di sesso sfrenato non avrebbe portato da nessuna parte. O così decise il cervello di Angie. 

Quando la giovane fece la sua comparsa nella sala comune che condividevano i ragazzi, fu accolta da un coro di fischi e risatine maliziose e scoprì che i ragazzi non se n’erano ancora andati a provare. Se non altro il frontman non si era dato alla macchia come era già capitato.

- Beh? – chiese senza capire, inarcando un sopracciglio alla vista di tutte quelle espressioni indecenti – Che volete? –

- Si è sentito tutto, piccola – la illuminò Axl, squadrandola con i suoi occhi insondabili.

Slash le lanciò un’occhiatina divertita ma, se Angie lo conosceva anche solo la metà di quanto le era permesso dire, era certa che almeno un pochino fosse imbarazzato. Perlomeno a disagio, ecco. Non gli piaceva essere giudicato, soprattutto in una cosa intima come una bella scopata.

La groupie rise tra sé con amarezza, realizzando quanto il chitarrista si sentisse realmente a suo agio solo con un ago in vena. Non era comunque lei la persona più adatta a fargli notare come fosse sbagliato.

- Che coraggio! – sbuffò in direzione di Axl dopo quella riflessione, scuotendo i lunghi capelli castani a dimostrazione di quanto poco o nulla le importasse – Questa notte, se non fossi stata impegnata, avrei potuto contare i vostri orgasmi, tuoi e della tua groupie senza spina dorsale –

- Ehi, no – s’intromise Jen, sentendosi punta sul vivo da quella affermazione – Le tue cazzate dimmele in privato, perché gli uomini credono a tutto –

- Farebbero così male a crederci? –

- Che noia voi due – blaterò Gilda con quella sua odiosa voce nasale, scuotendo una mano dalle unghie perfettamente laccate di blu. Anche quel movimento, agli occhi di Angie, sembrò volto solamente allo scopo di farsi notare. Scambiò l’ennesima occhiata con Slash, che di nuovo sorrise sotto i baffi, forse per aver intuito perfettamente i pensieri della sua groupie, e scosse le spalle, decidendo che non le importava nulla.

- Hai ragione, Gil – annuì convinta Jennifer, passandosi poi una mano negli spettinati capelli neri – Andiamo a fare un giro, donne? Così da lasciare il campo libero alle rockstar –

Sembrava persino più gasata di loro, e in cambio riuscì solamente a strappare un vago sorriso ad Axl. Il cantante la apprezzava più che altro per il suo sesso rumoroso, ma anche lei non si trovava poi così bene quando lui stava tra le sue gambe. Però nella vita bisognava sempre scendere a compromessi, soprattutto quando l’alternativa era qualcosa di pericolosamente inaccettabile.

- Mi hai fatta svegliare presto apposta, Jen – sogghignò Angie in direzione dell’amica – Mi dispiacerebbe proprio rimanere a marcire in questo albergo –

- Non sarai così ottimista da sperare che non ci sia dietro un secondo fine, spero – ridacchiò anche Duff, parlando per la prima volta da quando erano arrivate le ragazze. Stava diventando sempre meno loquace, ultimamente, e molto presto nemmeno l’alcol e le altre cose sarebbero bastate a tenere l’argomento sotto chiave. La diretta interessata, nel mentre, faceva abilmente finta di nulla.

- Vogliono portarmi via per evitare che rapisca Slash, immagino – rispose a tono, facendo sorridere il chitarrista che, però, non rispose nemmeno stavolta. Era comodo nascondersi sotto quella massa enorme di ricci scuri, ma la verità era che capitava decisamente più spesso che fosse lo stesso Slash a rapire Angie, non il contrario. Da chiunque partisse l’idea, nessuno dei due si lamentava mai.

- Se lo sai allora sparisci – replicò secco Axl, nella sua brusca e disarmante schiettezza – Soprattutto con quella maglietta addosso –

La giovane inarcò il sopracciglio per l’ennesima volta in poco tempo, abbassando poi lo sguardo sul suo petto. La scritta Groupies do it better campeggiava senza pudore sulla stoffa bianca annodata appena sotto l’ombelico, e Angie sogghignò, avvicinandosi al rosso con movenze feline.

- Preferisci che la tolga, dolcezza? – mormorò sollevandogli il mento con un dito. Sul suo viso campeggiava quel solito sorriso storto che aveva sempre prima di una malefatta, anche se di solito non era Axl il suo compagno di scorribande.

- Non sarebbe una cattiva idea – replicò tirandola verso di sé per i fianchi.

- Eh no – Angie si allontanò di scatto, facendo rimanere il cantante con la bocca spalancata dallo stupore. Non era abituato a ricevere un rifiuto da una donna e, di solito, quando accadeva, la sua reazione non era delle migliori – Sono una distrazione, non posso rimanere qui. Voi dovete provare per questa sera –

- D’accordo, proviamo – s’intromise Slash, lanciando un’occhiataccia alla groupie. Una parte di lui, non poteva negarlo, era quasi compiaciuta anche se il motivo continuava a sfuggirgli, ma la sua parte razionale sapeva che far arrabbiare Axl non era mai una buona idea – Dov’è sparito Izzy? –

- Al cesso – replicò Gilda con tono svagato, come se Izzy chiuso in bagno da un quarto d’ora fosse una cosa normale e, soprattutto, senza conseguenze.

- È uno scherzo – sbuffò Duff, mentre anche Steven abbassava il capo per sfuggire alle loro occhiate indagatrici.

Jen sospirò, trascinando fuori le altre due ragazze, e decise che non avrebbe voluto saperne nulla per un po’. Gilda si lamentò per quella brusca uscita di scena, ma venne subito zittita a dovere.

- Andiamo, Angie, che hai da tenere così fissi i tuoi grandi fanali azzurri? – sbottò di nuovo Jennifer, ormai presa da chissà quale frenesia.

- Che devo avere? – rispose quella, ignorando di proposito gli sbuffi lamentosi della biondina. Era così infastidita, ci avrebbero scommesso un braccio, solamente perché non era riuscita a strusciarsi un po’ su tutti. O, più probabilmente, perché Izzy aveva rifiutato le sue avances per chiudersi in bagno ad infilarsi una siringa nel braccio. Jen lo sussurrò ad Angie in un orecchio mentre Gilda si fermava a specchiarsi in una vetrinetta.

- Non sarai triste perché Slash ti ha abbandonata per una dose di ero, no? –

- Gilda, quella mi sembri decisamente tu. Io e Slash, al massimo, ci facciamo insieme – replicò a tono, ormai stufa di sopportare i suoi lamenti. Quella strinse gli occhi e disse con tono seccato che sarebbe andata a farsi un giro nel negozio di scarpe dall’altra parte della strada, ma non tentarono di fermarla.

- Andiamo, Angie – sospirò Jen passandosi una mano tra i capelli, con il solo risultato di spettinarli ulteriormente – Resisti un po’ di più –

- No, Jen – sbottò Angie risentita, infilandosi in un bar per mendicare un bicchierino di Jack Daniel’s o, perché no, un lavoretto per la serata. Non potevano sempre vivere sulle spalle dei ragazzi con la scusa di essere groupie – Non la sopporto: è così meschina che mi stupisce che non l’abbiano ancora cacciata –

- Apre le gambe a comando – replicò l’altra facendo spallucce – Questo è quello che vogliono –

Angie roteò gli occhi senza farsi notare, leggendo una lieve accusa nelle parole di Jen, ma non disse nulla. Alla fine, tutte loro erano lì perché aprivano le gambe a comando. Se poi capitava che si instaurasse una complicità diversa era un altro conto, ma quei cinque sbandati non avevano in mente altro che raggiungere la cresta dell’onda e scaricare la tensione svuotandosi in qualche ragazza compiacente.

- Non fare quella faccia – disse di nuovo Jen, interrompendo il flusso dei suoi pensieri – Tu e Slash siete fortunati perché avete raggiunto quel livello di intesa per cui non c’è bisogno di parole, per cui tu non ti offendi se lo trovi a letto con un’altra e per cui lui sa che tu lo capisci

- Sono qui apposta per essergli utile in ogni modo possibile, rinfacciarmelo è la cosa meno sensata che tu possa fare – sbottò di nuovo, ma con il brusco risveglio che aveva avuto era il minimo rimanere di cattivo umore tutto pomeriggio.

- Perché te la prendi, eh? – Jen era sorprendentemente tranquilla, soprattutto per i suoi soliti modi di fare – Io ti invidio

- Lascia stare – la interruppe per poi indicarle un pub – Lì cercano delle bariste, magari per stasera ce la caviamo –



*



Rieccomi :3
Vi ringrazio tantissimo per le recensioni e tutto il resto, vi giuro che non me le aspettavo proprio e saltellavo per casa come una scema! xD
Comunque, mi sono accorta che l'altro giorno non ho specificato quando è ambientata la storia, ma lo faccio ora: siamo nel 1987, durante il tour con i Cult, che però ignorerò filosoficamente xD Poi più avanti specificherò altre cose o incongruenze varie, se ci sarà bisogno. Il resto è storia e la conosciamo bene tutti u.u
QUI c'è Jen, e QUI c'è Gilda, se volete sapere come me le immagino. A preeeesto! ;3

Giuggi

   
 
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