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Autore: katyjolinar    02/10/2012    1 recensioni
Crossover Doctor Who-Fringe.
Il Dottore, inseguendo ricordi di secoli prima, si ritrova nel 2036.
60 anni prima di quella data, quando era 800 anni più giovane, si era temporaneamente stabilito sulla Terra, in incognito, facendosi passare per uno scienziato militare della base di Jacksonville. Le persone con cui aveva vissuto in quel periodo avevano lasciato un segno indelebile nei suoi cuori: Marilyn, Olivia e Rachel. riuscirà a ritrovarle a 60 anni di distanza?
spoiler per chi non ha visto la 4x19 di Fringe
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness, Rose Tyler, TARDIS
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Dottore era tornato nella sala comandi del TARDIS. Sua figlia stava bene, ma aveva bisogno di un po’ di intimità con il compagno e con la figlia, che non vedeva da molto tempo.

Stava controllando il livello di ricarica del mezzo quando Jack lo raggiunse.

“Il catorcio sta ancora cercando di ripararsi?” domandò, camminando con le mani in tasca.

“Ehi! Non offendere la piccola!” lo ammonì l’alieno “E’ particolarmente suscettibile in questo momento! Comunque credo che si siano riattivate alcune delle funzioni speciali, come la traduzione automatica telepatica.” spiegò.

“Perfetto!” esclamò il Capitano “Così possiamo finalmente capire la lingua degli Osservatori!”

Il Dottore annuì e con un gesto distratto premette il pulsante di accensione della radio.

Un rumore statico gli fece capire che anche quella era funzionante, almeno parzialmente. Sorrise e afferrò la manopola, girandola lentamente alla ricerca di qualche tipo di trasmissione. Jack si avvicinò, ascoltando anche lui i suoni statici emessi dall’apparecchio.

“Aspetta…” lo fermò “Ecco, qui, lo senti?”

“Hai ragione. Sembra criptato.” confermò il Signore del Tempo “Provo a pulire il segnale.” girò un’altra manopola e, lentamente, dal fondo emerse la voce di un uomo.

“Qui parla….” il nome fu coperto da un’interferenza statica “e se mi state ascoltando siete la Resistenza.”

“Oh… ma guarda. Non lo sentivo da un po’.” commentò Harkness, sorridendo.

“Lo conosci?” chiese l’altro.

“Di fama. È il capo della Resistenza di New York. Trasmette in onde corte tutti i giorni da circa una decina d’anni, con trasmissioni criptate. È uno dei maggiori ricercati dai Lealisti, ma nessuno lo ha ancora preso.”

Il Dottore annuì interessato. In quel momento entrò Lincoln, sorretto dalla moglie; aveva ripreso colore, ma ancora era debole per la ferita subita.

“Cos’è questa voce?” chiese Olivia, avvicinandosi alla plancia di comando.

“E’ il capo della resistenza di New York.” spiegò di nuovo Jack “Tutti i giorni trasmette in onde corte…”

“Una cosa alla John Connor?” domandò Lincoln, ascoltando l’uomo alla radio che parlava.

“Chi?” chiese la Rossa, di rimando.

“Scusa, tesoro… tu lo conosci come Kyle Reese. Il protagonista della saga di Terminator.” le spiegò il compagno, quindi si rivolse agli altri “Anche se mi sono trasferito nell’altro universo, mi è ancora difficile usare i loro riferimenti… trent’anni vissuti dall’altra parte sono difficili da dimenticare…”

I due annuirono e continuarono ad ascoltare la trasmissione.

“Io questa voce la conosco…” disse, ad un certo punto, Olivia “E’ più anziano, ma credo di conoscere quest’uomo.” continuò, guardando il marito “Tu non ricordi nulla?”

Lincoln ascoltò concentrato. L’uomo della radio stava parlando delle nuove armi contro gli Osservatori. La voce era distorta dalla trasmissione radio e dall’anzianità, ma effettivamente gli era famigliare.

Ascoltò ancora per qualche secondo, quindi spalancò gli occhi e sorrise, sorpreso.

“Non ci posso credere!” esclamò “Pensavo non avesse retto alla morte della moglie! Incredibile! Capo della Resistenza di New York! Non ci posso credere!”

Jack li fissò, sorridendo. Gli era venuta un’idea, e se loro davvero conoscevano quell’uomo era una marcia in più.

“Dottore, il TARDIS è abbastanza in forma da poter affrontare un viaggio fino a New York? Se usiamo i mezzi tradizionali potremmo impiegarci ore, e non abbiamo molto tempo.” spiegò.

“Perché vuoi andare a New York, Capitano?” chiese, l’alieno, controllando la plancia del mezzo di trasporto.

“Perché il capo della Resistenza può esserci molto utile, e noi possiamo essere utili a loro. Inoltre io sono abbastanza conosciuto nell’ambiente, sicuramente ci riceverà.” spiegò l’altro.

Il Dottore ci pensò su, fissando la colonna centrale, quindi annuì.

“Vai a chiamare tutti. Ho bisogno di una mano per le manovre, e non sarà un viaggio tranquillo, potrebbero esserci degli scossoni.

Jack annuì e andò a chiamare gli altri. Quando tutti furono riuniti nella sala controllo l’alieno parlò.

“Dobbiamo spostarci a New York. Ho bisogno di una mano per manovrare il TARDIS; di solito lo manovro da solo, ma questa volta siamo di fretta, quindi… Peter, Lincoln, Jack, John e Henrietta, attorno alla plancia, fate quello che vi dico. Rose, stai seduta, gli altri si tengano forte!” spiegò, quindi afferrò una delle leve e diede gli ordini agli altri cinque “Etta, tieni ben saldo il freno a mano. Non mollarlo finchè non te lo dico io. Lincoln, Peter, quelle due manopole giratele in senso orario, poi idem come Etta. Jack, la leva del timone. John, quell’altra leva e quel pulsante, sai cosa devi fare. Ora… si parte!” esclamò, quindi tirò la leva e premette un pulsante.

Il TARDIS fece uno scossone e il pavimento vibrò. Peter dovette afferrare saldamente la manopola per non rischiare di finire scaraventato contro il muro.

Un rumore assordante riempì l’ambiente per qualche secondo, poi tutto finì. Le luci tremolarono e si spensero; il Dottore diede una pacca alla colonna centrale e si allontanò.

“Brava piccola. Ora rilassati.” disse, quindi si rivolse agli altri “Potete lasciare. Siamo arrivati.”

Quando tutti si furono ripresi dal viaggio, l’alieno prese il suo cappotto e uscì all’esterno, guardandosi attorno. Jack fu il secondo a uscire, anche lui osservò il posto dell’atterraggio.

“Siamo nel Bronx. Non siamo troppo lontani dal quartiere generale della Resistenza. Andiamo!” ordinò.

Gli altri uscirono dalla cabina e seguirono il Capitano lungo le vie di quella che una volta era stata la zona più malfamata della Grande Mela. Lui li guidò fino a un anonimo edificio, in mezzo ad altri apparentemente tutti uguali, e bussò tre volte a una pesante porta.

Una guardia aprì e li guardò. Jack si fece avanti e mostrò un distintivo di stoffa che aveva estratto da una delle tasche del suo cappotto, quindi disse una parola d’ordine.

“Di’ al Capo che Jack Harkness, l’Uomo Morto che Cammina, è venuto a fargli visita e ha portato degli amici con sé.” concluse.

La guardia fissò il distintivo e ascoltò le parole di Jack, quindi chiuse la porta. Il Capitano fece un respiro profondo e sorrise agli altri, tutti in trepidante attesa.

Dopo qualche minutò la guardia aprì di nuovo.

“Entrate.” disse, quindi fece strada all’interno del palazzo, scendendo nei sotterranei.

L’interno era un brulicare di persone, indaffarate in varie mansioni, ma tutti si fermavano per qualche secondo per osservare il passaggio dei nuovi arrivati. La guardia li condusse verso una grande stanza, all’ultimo piano sotto terra, illuminata quasi a giorno dai neon che pendevano dal soffitto.

Degli uomini discutevano al centro della sala, in piedi attorno a un grosso tavolo. La guardia fece cenno al gruppo di fermarsi e si avvicinò al più anziano, un uomo sulla sessantina, con i capelli grigi e una muscolatura allenata. Dopo che ebbero parlato, quest’ultimo guardò Jack e si avvicinò.

“Ho sentito molto parlare di te, Capitano Harkness.” disse, stringendogli la mano.

“E io di te, Capo Charlie Francis.” rispose Jack, sorridendo.

   
 
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