Il Dottore era tornato nella sala
comandi del TARDIS. Sua
figlia stava bene, ma aveva bisogno di un po’ di
intimità con il compagno e con
la figlia, che non vedeva da molto tempo.
Stava controllando il livello di
ricarica del mezzo quando
Jack lo raggiunse.
“Il catorcio sta ancora
cercando di ripararsi?” domandò,
camminando con le mani in tasca.
“Ehi! Non offendere la
piccola!” lo ammonì l’alieno
“E’
particolarmente suscettibile in questo momento! Comunque credo che si
siano
riattivate alcune delle funzioni speciali, come la traduzione
automatica
telepatica.” spiegò.
“Perfetto!”
esclamò il Capitano “Così possiamo
finalmente
capire la lingua degli Osservatori!”
Il Dottore annuì e con un
gesto distratto premette il
pulsante di accensione della radio.
Un rumore statico gli fece capire che
anche quella era
funzionante, almeno parzialmente. Sorrise e afferrò la
manopola, girandola
lentamente alla ricerca di qualche tipo di trasmissione. Jack si
avvicinò,
ascoltando anche lui i suoni statici emessi dall’apparecchio.
“Aspetta…”
lo fermò “Ecco, qui, lo senti?”
“Hai ragione. Sembra
criptato.” confermò il Signore del
Tempo “Provo a pulire il segnale.” girò
un’altra manopola e, lentamente, dal
fondo emerse la voce di un uomo.
“Qui
parla….” il nome fu coperto da
un’interferenza statica
“e se mi state ascoltando siete la Resistenza.”
“Oh… ma guarda.
Non lo sentivo da un po’.” commentò
Harkness, sorridendo.
“Lo conosci?”
chiese l’altro.
“Di fama. È il
capo della Resistenza di New York. Trasmette
in onde corte tutti i giorni da circa una decina d’anni, con
trasmissioni
criptate. È uno dei maggiori ricercati dai Lealisti, ma
nessuno lo ha ancora
preso.”
Il Dottore annuì
interessato. In quel momento entrò Lincoln,
sorretto dalla moglie; aveva ripreso colore, ma ancora era debole per
la ferita
subita.
“Cos’è
questa voce?” chiese Olivia, avvicinandosi alla
plancia di comando.
“E’ il capo della
resistenza di New York.” spiegò di nuovo
Jack “Tutti i giorni trasmette in onde
corte…”
“Una cosa alla John
Connor?” domandò Lincoln, ascoltando
l’uomo alla radio che parlava.
“Chi?” chiese la
Rossa, di rimando.
“Scusa, tesoro…
tu lo conosci come Kyle Reese. Il
protagonista della saga di Terminator.” le spiegò
il compagno, quindi si
rivolse agli altri “Anche se mi sono trasferito
nell’altro universo, mi è
ancora difficile usare i loro riferimenti…
trent’anni vissuti dall’altra parte
sono difficili da dimenticare…”
I due annuirono e continuarono ad
ascoltare la trasmissione.
“Io questa voce la
conosco…” disse, ad un certo punto,
Olivia “E’ più anziano, ma credo di
conoscere quest’uomo.” continuò,
guardando
il marito “Tu non ricordi nulla?”
Lincoln ascoltò
concentrato. L’uomo della radio stava
parlando delle nuove armi contro gli Osservatori. La voce era distorta
dalla
trasmissione radio e dall’anzianità, ma
effettivamente gli era famigliare.
Ascoltò ancora per qualche
secondo, quindi spalancò gli
occhi e sorrise, sorpreso.
“Non ci posso
credere!” esclamò “Pensavo non avesse
retto
alla morte della moglie! Incredibile! Capo della Resistenza di New
York! Non ci
posso credere!”
Jack li fissò, sorridendo.
Gli era venuta un’idea, e se loro
davvero conoscevano quell’uomo era una marcia in
più.
“Dottore, il TARDIS
è abbastanza in forma da poter
affrontare un viaggio fino a New York? Se usiamo i mezzi tradizionali
potremmo
impiegarci ore, e non abbiamo molto tempo.” spiegò.
“Perché vuoi
andare a New York, Capitano?” chiese, l’alieno,
controllando la plancia del mezzo di trasporto.
“Perché il capo
della Resistenza può esserci molto utile, e
noi possiamo essere utili a loro. Inoltre io sono abbastanza conosciuto
nell’ambiente, sicuramente ci riceverà.”
spiegò l’altro.
Il Dottore ci pensò su,
fissando la colonna centrale, quindi
annuì.
“Vai a chiamare tutti. Ho
bisogno di una mano per le
manovre, e non sarà un viaggio tranquillo, potrebbero
esserci degli scossoni.
Jack annuì e
andò a chiamare gli altri. Quando tutti furono
riuniti nella sala controllo l’alieno parlò.
“Dobbiamo spostarci a New
York. Ho bisogno di una mano per
manovrare il TARDIS; di solito lo manovro da solo, ma questa volta
siamo di
fretta, quindi… Peter, Lincoln, Jack, John e Henrietta,
attorno alla plancia,
fate quello che vi dico. Rose, stai seduta, gli altri si tengano
forte!”
spiegò, quindi afferrò una delle leve e diede gli
ordini agli altri cinque
“Etta, tieni ben saldo il freno a mano. Non mollarlo
finchè non te lo dico io.
Lincoln, Peter, quelle due manopole giratele in senso orario, poi idem
come
Etta. Jack, la leva del timone. John, quell’altra leva e quel
pulsante, sai
cosa devi fare. Ora… si parte!”
esclamò, quindi tirò la leva e premette un
pulsante.
Il TARDIS fece uno scossone e il
pavimento vibrò. Peter
dovette afferrare saldamente la manopola per non rischiare di finire
scaraventato contro il muro.
Un rumore assordante
riempì l’ambiente per qualche secondo,
poi tutto finì. Le luci tremolarono e si spensero; il
Dottore diede una pacca
alla colonna centrale e si allontanò.
“Brava piccola. Ora
rilassati.” disse, quindi si rivolse
agli altri “Potete lasciare. Siamo arrivati.”
Quando tutti si furono ripresi dal
viaggio, l’alieno prese
il suo cappotto e uscì all’esterno, guardandosi
attorno. Jack fu il secondo a
uscire, anche lui osservò il posto
dell’atterraggio.
“Siamo nel Bronx. Non siamo
troppo lontani dal quartiere
generale della Resistenza. Andiamo!” ordinò.
Gli altri uscirono dalla cabina e
seguirono il Capitano
lungo le vie di quella che una volta era stata la zona più
malfamata della
Grande Mela. Lui li guidò fino a un anonimo edificio, in
mezzo ad altri
apparentemente tutti uguali, e bussò tre volte a una pesante
porta.
Una guardia aprì e li
guardò. Jack si fece avanti e mostrò
un distintivo di stoffa che aveva estratto da una delle tasche del suo
cappotto, quindi disse una parola d’ordine.
“Di’ al Capo che
Jack Harkness, l’Uomo Morto che Cammina, è
venuto a fargli visita e ha portato degli amici con
sé.” concluse.
La guardia fissò il
distintivo e ascoltò le parole di Jack,
quindi chiuse la porta. Il Capitano fece un respiro profondo e sorrise
agli
altri, tutti in trepidante attesa.
Dopo qualche minutò la
guardia aprì di nuovo.
“Entrate.” disse,
quindi fece strada all’interno del
palazzo, scendendo nei sotterranei.
L’interno era un brulicare
di persone, indaffarate in varie
mansioni, ma tutti si fermavano per qualche secondo per osservare il
passaggio
dei nuovi arrivati. La guardia li condusse verso una grande stanza,
all’ultimo
piano sotto terra, illuminata quasi a giorno dai neon che pendevano dal
soffitto.
Degli uomini discutevano al centro
della sala, in piedi
attorno a un grosso tavolo. La guardia fece cenno al gruppo di fermarsi
e si
avvicinò al più anziano, un uomo sulla
sessantina, con i capelli grigi e una
muscolatura allenata. Dopo che ebbero parlato, quest’ultimo
guardò Jack e si
avvicinò.
“Ho sentito molto parlare
di te, Capitano Harkness.” disse,
stringendogli la mano.
“E io di te, Capo Charlie
Francis.” rispose Jack,
sorridendo.