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Autore: MedusaNoir    02/10/2012    12 recensioni
A sette anni Draco Malfoy era già un bambino insopportabile.
Pansy batteva i piedi con ferocia, piangeva disperata, urlava ai suoi genitori che no, non sarebbe andata a trovare i Malfoy
anche quella settimana, ma come ogni sabato era inutile: Leonard e Artemisia Parkinson “costringevano la loro povera bambina a patire le pene dell’Inferno”. Pansy detestava le gite a Villa Malfoy per una serie di motivi che non mancava mai di elencare mentalmente quando, rossa in volto e con i postumi delle lacrime sugli occhi, sua madre la teneva per mano e la faceva Smaterializzare a decine di chilometri da casa.
Il sorriso ipocrita che le rivolgeva Narcissa chiedendole come stesse “la piccola principessina”.
La fretta con cui Lucius portava via il suo adorato padre Leonard per parlare di affari.
La freddezza dello sguardo e delle parole di Abraxas, sempre pronto a criticare il portamento della bambina.
E poi lui.
Lui.
(...)
Già, Pansy detestava Draco Malfoy.
Prima classificata al "Riabilitiamo Pansy Parkinson" contest di Shallo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Le aspettative di Pansy Parkinson

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A sette anni Draco Malfoy era già un bambino insopportabile.

Pansy batteva i piedi con ferocia, piangeva disperata, urlava ai suoi genitori che no, non sarebbe andata a trovare i Malfoy anche quella settimana, ma come ogni sabato era inutile: Leonard e Artemisia Parkinson “costringevano la loro povera bambina a patire le pene dell’Inferno”. Pansy detestava le gite a Villa Malfoy per una serie di motivi che non mancava mai di elencare mentalmente quando, rossa in volto e con i postumi delle lacrime sugli occhi, sua madre la teneva per mano e la faceva Smaterializzare a decine di chilometri da casa.

Il sorriso ipocrita che le rivolgeva Narcissa chiedendole come stesse “la piccola principessina”.

La fretta con cui Lucius portava via il suo adorato padre Leonard per parlare di affari.

La freddezza dello sguardo e delle parole di Abraxas, sempre pronto a criticare il portamento della bambina.

E poi lui.

Lui.

Lui, il detestabile e viziato “ometto di Villa Malfoy”, con quei suoi capelli biondi, la lacrima facile e il sorriso impertinente. Pansy non sopportava Draco Malfoy, passare insieme a lui l’intero sabato era la cosa peggiore che i suoi genitori potessero farle; c’erano bambini che non vedevano l’ora di arrivare al venerdì pomeriggio per godere del fine settimana, mentre Pansy temeva quel momento, sapendo che il giorno successivo avrebbe dovuto recarsi dai Malfoy. Sarebbe stato sicuramente meglio se Daphne e Asteria fossero venute con lei; purtroppo, però, l’unica compagnia che l’aspettava era quella del mocciosetto e dei suoi migliori amici, Vincent e Gregory.

Questo significava solo due cose: o Pansy avrebbe passato la giornata accanto alle “mamme”, ascoltando i pettegolezzi e le discussioni sugli ultimi abiti in vendita a Diagon Alley, o si sarebbe dovuta adattare ai giochi dei maschi. Fu quindi per puro spirito di sopravvivenza che Pansy imparò a difendersi e lanciare calci, dal momento che i tre bambini, quando non erano tenuti sotto controllo dai genitori, amavano provocarla per farsi rincorrere nel giardino e seminarla facilmente, conoscendo ogni angolo del parco.

Quell’estate Pansy scoprì di avere dei poteri, leggermente in ritardo rispetto ai suoi coetanei, e a pagarne le conseguenze fu proprio Draco Malfoy, che ricevette un ramo sulla testa mentre fuggiva da lei insieme ai suoi due amici.

Già, Pansy detestava Draco Malfoy.

 

~ ~ ~ ~ ~

 

Pansy non aveva mai avuto dubbi in proposito: sarebbe stata una Serpeverde. A undici anni non credeva potesse esistere una persona più ambiziosa di lei, determinata a tutto pur di raggiungere la meta; il problema, però, era che non aveva nessun traguardo a cui puntare.

Bei voti? Sapeva bene di non essere portata per lo studio, aveva più o meno la capacità mnemonica di Vincent e Gregory; in realtà era ciò che si diceva quando l’agitazione per un compito in avvicinamento la coglieva, ma con il tempo scoprì che impegnandosi a fondo e passando tutto il fine settimana sui libri poteva ottenere una più che dignitosa A – meglio lasciare le O e le E a Daphne.

Popolarità? Forse era la sola cosa per cui fosse portata meno dello studio: passare tutti i sabati della propria infanzia con tre maschi l’avevano resa meno femminile di quanto fosse mai apparsa. Pansy doveva tirare fuori le unghie con loro e presto si rese conto che il modo migliore per ottenere qualcosa fosse farla fare a qualcun altro. Da undicenne non poteva molto, ma già dall’anno successivo iniziò a maltrattare i bambini del primo anno, soprattutto i Tassorosso, mentre affrontava i Grifondoro solo se accompagnata dal suo fidato gruppetto: Millicent, che avrebbe potuto stendere un ragazzo del quarto anno con un destro; Tracey Davis, la migliore pianificatrice di “torture”, che andavano dall’appendere la macchina fotografia di Colin Canon sopra la porta dell’ufficio di Gazza, costringendolo ad andare a prenderla dopo il coprifuoco per fargli rischiare una punizione, a chiudere le studentesse migliori nei bagni delle ragazze impedendo ad altri di entrare a salvarle; e Daphne Greengrass, finita tra di loro per chissà quale motivo – lei voleva studiare e basta. In quanto a Pansy, si era proclamata capo delle bullette di Serpeverde e “ideatrice ufficiale di insulti”; aveva ottenuto un margine di popolarità, ma sapeva bene che si sarebbe concluso al termine della scuola.

In che altro avrebbe potuto concentrare la sua fama di ambizione?

La risposta non arrivò prima del terzo anno, quando Pansy, come tutte le sue coetanee, scoprì la forza miracolosa della cotta.

 

~ ~ ~ ~ ~

 

Daphne amava chiamarla “sindrome di Stoccolma”: non era certo la definizione giusta, ma probabilmente era il modo più appropriato per dare un nome a ciò che accadde nella testa da neo-adolescente di Pansy.

Erano state tante le angherie che la bambina aveva ricevuto da parte di Draco prima dell’arrivo a Hogwarts, lo aveva detestato per anni e una notte prima di andare a dormire, con le ginocchia sul pavimento e il pigiamino rosa, aveva pregato che gli accadesse qualcosa di “brutto, ma veramente brutto” – finché Artemisia non l’aveva scoperta e non le aveva elargito qualcosa di “lievemente brutto”, uno schiaffo sul visetto da carlino. A pochi anni di distanza, Pansy sembrava avere dimenticato l’astio provato per il rampollo dei Malfoy e innegabilmente ciò era dovuto anche alla pubertà che aveva reso il ragazzo “il mago più affascinante sulla faccia della Terra”, secondo Pansy, “un po’ carino”, secondo Daphne, “qualcosa di meglio di quel cesso che era prima”, secondo Tracey che mancava di quel tatto caratterizzante delle sorelle Greengrass.

Le compagne di Pansy non riuscivano a credere alle proprie orecchie quando Theodore raccontò, divertito, di averla vista andare a trovare Draco dopo che “la bestia l’aveva completamente sfigurato” – parole di Pansy. Non era lei quella che lo detestava da otto anni? La tartassarono di domande quando tornò nel dormitorio e Pansy non poté fare altro che ammettere: - Mi sono innamorata.

Da quel giorno passò ogni singolo momento ad osservare il ragazzo – che si sentiva a disagio per quello strano comportamento, ma non poteva negare che gli facesse piacere venire idolatrato da qualcuno – e a soffermarsi su particolari a cui prima non aveva mai fatto caso, come la lucentezza dei suoi splendidi capelli biondi o gli addominali scolpiti dal Quidditch – anche se Daphne cercava inutilmente di farle capire che quelli non erano addominali scolpiti – o ancora il sorriso speciale che pareva rivolgere solo a lei.

Un giorno, per di più, quel giovane e aitante tredicenne avrebbe ereditato tutta la fortuna dei Malfoy, e quando se ne ricordò Pansy capì a cosa fosse giusto per lei puntare.

 

~ ~ ~ ~ ~

 

A quattordici anni essere invitata da Draco Malfoy al Ballo del Ceppo rappresentava la priorità per Pansy, perciò non si stupì quando ottenne una D al compito di Trasfigurazione; tuttavia non si astenne dall’insultare la McGranitt lontano da orecchie indiscrete. Teneva così tanto a essere la dama di Draco da avere acquistato a Hogsmeade un costosissimo vestito rosa pallido – i soldi che sarebbero sgorgati dal suo matrimonio con un Malfoy la spinsero a questa e ad altre scelleratezze che i genitori finsero di non vedere – e da avere passato ore camminando lungo il dormitorio sui tacchi per esercitarsi a portarli, dimenticandosi completamente che il suo amato, in realtà, non l’aveva ancora invitata.

Accoppiò Daphne con Blaise – che non fece una piega, intimamente contento che Pansy avesse fatto il “lavoro sporco” per lui –, destinò Tracey a Theodore e non si preoccupò di perdere tempo a togliere di mezzo anche Millicent; infine spaventò le ragazze dal terzo anno in giù minacciandole che sarebbero incorse nella sua ira se avessero accettato un qualsiasi invito da parte di Draco. Nonostante ciò, si dimostrò piacevolmente sorpresa quando Draco, la sera prima del Ballo, si ricordò dell’evento e chiese a lei – unica ragazza rimasta disponibile – di accompagnarlo.

Mentre ballavano nella Sala Grande, i pensieri di Pansy andarono al fastoso ricevimento che da lì a pochi anni avrebbero dato in quella Villa Malfoy che da piccola aveva tanto odiato. Draco le pestò diverse volte i piedi, ma lei mantenne la calma come stava facendo da tempo con il caratteraccio del ragazzo. Prima o poi sarebbe cambiato, si sarebbe dimostrato il più valoroso mago d’Inghilterra e la fatica di Pansy sarebbe stata ricompensata, dal momento che Draco si sarebbe reso conto che lei gli era stata accanto in tutto quel tempo, quando ancora era uno sciocco ragazzino viziato.

Sì, Pansy doveva solo aspettare.

 

~ ~ ~ ~ ~

 

Due anni dopo la svolta: Draco, durante il viaggio nell’Espresso di Hogwarts, aveva rivelato ai suoi amici che il Signore Oscuro aveva progetti su di lui; non si trattava certo della carica di Ministro della Magia, ma Pansy poté momentaneamente ritenersi più che soddisfatta.

La sua felicità, tuttavia, durò solo qualche settimana. Draco, che durante il quinto anno le aveva permesso di idolatrarlo pubblicamente con baci sulla guancia e passeggiate mano nella mano, diventò sempre più irascibile e meno disposto a passare del tempo in sua compagnia; inizialmente Pansy si offese, finendo poi per provare una spiacevole sensazione allo stomaco. Cos’aveva Draco da nascondere? C’entrava forse il lavoro che gli aveva offerto il Signore Oscuro? Ma non era troppo giovane per essere diventato un Mangiamorte?

Pansy ebbe la risposta all’ultima di quelle domande quando una sera, rientrando da una gita a Hogsmeade a cui Draco non aveva stranamente preso parte, lo scoprì addormentato su una delle poltrone in ombra della Sala Comune di Serpeverde. Attese che i suoi compagni salissero nei dormitori e poi si avvicinò al ragazzo, che doveva essere davvero stremato per non essersi svegliato nonostante il chiasso nella stanza. Sperando che continuasse a restare ancora per un po’ nel mondo dei sogni, gli sollevò delicatamente una manica della veste; quando però le sue dita sfiorarono per caso la pelle nuda, Draco si svegliò di colpo e la scacciò via malamente.

- Cosa pensavi di fare?! – gridò.

- Io… io… Scusami, volevo solo…

- Se lo avessi toccato avrebbe pensato che lo stessi chiamando!

Pansy sbiancò. – Allora è vero, - mormorò mentre Draco le dava le spalle.

Improvvisamente non vide più il giovane Serpeverde di cui si era invaghita né quello che lei desiderava che fossa, ma solo lo spaventato Draco di otto anni che era rimasto intrappolato in un fosso durante una gita con la famiglia e i Parkinson: come allora tremava leggermente e si atteggiava a fare lo spavaldo temendo di potere apparire – ma apparendolo completamente – il bambino fragile che Pansy aveva sempre conosciuto. Tentò di posare una mano sulla sua spalla e per un istante Draco espirò profondamente e parve rilassarsi, prima di scacciarla di nuovo e correre nel suo dormitorio.

 

~ ~ ~ ~ ~

 

La guerra cambiò tutti gli studenti di Hogwarts senza alcuna eccezione: c’era chi vi aveva partecipato, chi aveva perso persone care, chi era fuggito e la cui notte era durata un’eternità nell’attesa di ricevere notizie dai compagni.

Vincent era morto.

Gregory passava intere giornate davanti alla sua tomba, contemplando la fotografia del suo migliore amico che gli sorrideva bruscamente; gli parlava, a volte, e poi rimaneva in silenzio come in attesa di una risposta che non sarebbe arrivata. Draco, al contrario, non aveva mai messo piede nel cimitero dopo la Battaglia di Hogwarts.

C’erano Vincent lì, c’erano anche il padre del suo amico e molte delle persone che un tempo erano state di famiglia. Nonostante le parole di Harry Potter sulla Gazzetta del Profeta avessero scagionato i Malfoy – Narcissa aveva permesso alle forze dell’Ordine della Fenice e ai loro alleati di vincere la battaglia – loro continuavano a non essere ben visti dalla gente che per anni avevano denigrato né trovavano il coraggio di far visita ai parenti dei morti tra le file del Signore Oscuro, coloro che un tempo erano stati amici. Con i Parkinson e i Greengrass fu diverso, loro non avevano mai parteggiato attivamente per Lord Voldemort, erano stati solo taciti sostenitori delle sue idee; i Malfoy persero tutto – denaro, lavoro, onore – tranne quei sette amici che avevano avuto accanto negli anni.

Pansy si era recata diverse volte alla tomba di Vincent, indossando sempre il suo migliore vestito nero e portando tra le braccia enormi mazzi di fiori; Gregory non aveva il permesso di parlare con lei – i Parkinson non erano forse rimasti amici dei Malfoy? – e in ciascuna di quelle occasioni rimaneva in disparte, aspettando solo che Pansy finisse di riporre i fiori nei vasi. Scrutava però oltre le sue spalle e Pansy sapeva chi stava cercando.

- Quando andrai a trovare Vincent?

Draco scrollò le spalle, percorso da un brivido come ogni volta che sentiva quel nome. – Più in là.

- Gregory ha smesso di andarci, - mentì Pansy.

- Davvero?

- È passato un anno, è stanco.

È stanco di aspettarti, avrebbe voluto dire, ma sapeva che non era così: quando pochi giorni dopo Draco si presentò finalmente sulla soglia del cimitero e scoprì che Gregory era ancora là, nessuno dei due scappò; Draco si avvicinò alla tomba, Gregory lo osservò in silenzio e poi, come se non fossero passati tutti quei mesi, davanti alla fotografia sorridente di Vincent si strinsero con forza, lasciando scorrere tutte le lacrime fino a quel momento sfogate di nascosto.

All’uscita Draco aveva incontrato Pansy, in attesa sul bordo della strada. Forse per la consapevolezza che quella riconciliazione era stata merito suo, forse per il bisogno di sentire ancora il tocco di una persona cara, in silenzio Draco le prese la mano e continuò a camminare con lei accanto.

 

~ ~ ~ ~ ~

 

Per molti anni ancora Pansy fu convinta che Draco sarebbe cambiato, ma dovette ricredersi molte volte.

Quando Draco la lasciò – stavano veramente insieme o erano solo baci e consolazioni? – per la bellissima Asteria Greengrass.

Quando la chiamò per vedersi di nascosto in uno squallido motel fuori Londra, lontano da occhi indiscreti, e pochi giorni dopo chiese la mano di Asteria.

Quando si ingelosì scoprendo Pansy con un altro uomo e corse a piangere alla sua porta, convincendola a lasciare quel mago tanto innamorato e a intraprendere una relazione illecita con lui.

Quando accompagnato dalla moglie salutava suo figlio Scorpius davanti all’Espresso per Hogwarts e poi lasciava che la finzione avesse fine per un altro anno, distogliendo lo sguardo mentre Asteria correva dall’amante.

Draco non era cambiato e non lo avrebbe mai fatto. C’erano piccoli atti, ogni tanto, che non lo rendevano una persona particolarmente sgradevole – per Scorpius, nonostante le menzogne, era sempre presente – però non assomigliava nemmeno un po’ a quel Draco Malfoy che si era disegnato nella mente di Pansy.

Tuttavia, quando dopo la fine del matrimonio con Asteria Draco si era presentato con diverse valigie alla sua porta, l’ormai quarantaduenne Pansy lo aveva lasciato entrare con un sorriso. Per loro non erano previsti una villa lussuosa, montagne di galeoni e nozze da favola, però da tempo lei aveva rinunciato a tutte quelle cose.

Pansy amava Draco per il codardo, vile e incoerente uomo che sarebbe sempre stato.



Prima classificata

MedusaNoir, “Le aspettative di Pansy Parkinson”

Grammatica: 20/20

La grammatica è perfetta, non c'è una virgola fuori posto, non ho altro da aggiungere, il punteggio pieno è più che meritato e non c'erano dubbi in proposito.

 

Stile: 20/20

Io amo il tuo stile. Di solito le tue storie hanno un carico di angst non indifferente, ti confesso che ero molto curiosa di leggerti in versione “leggera” e ti ho amato anche in questa versione. Certo, c'è sempre un minimo di tormento, ma è di Pansy che parliamo, c'è stata una guerra, una sconfitta, è morto Vincent ed è normale che la tristezza aleggi nell'aria, pur senza scendere nel drammatico e mantenendo un tono più leggero.

Mi piace il modo in cui hai contestualizzato tutte le varie fasi della vita di Pansy, come tu abbia intrecciato la vita di Pansy a quella di Draco in modo che il finale fosse il naturale sbocco, ma non necessariamente quello prevedibile. Anzi, pensavo che non ci sarebbe stato alcun lieto fine.

 

Caratterizzazione personaggi: 25/25

Ti do il massimo, te lo meriti tutto. Amo la tua Pansy, ma soprattutto amo il tuo Draco. È il Draco della Rowling, è il cocco di mamma viziato, incoerente e codardo che conosciamo dai libri. È stronzo e vigliacco. Come ripeto sempre, io amo Draco come lo ama Narcissa, quindi lo vedo con gli occhi della mamma (non chiedermi perché, ma è così, forse è il fatto che è così cocco di mamma da non riuscire a vederlo in modo diverso), sono andata in brodo di giuggiole nel leggere di un Draco (finalmente!) così ben caratterizzato.

 

Giudizio personale: 10/10

Lo sai cosa ho amato di più di tutta la tua storia? Al di là della caratterizzazione dei personaggi, la cosa che mi ha fatto morire è stato il modo in cui hai dissacrato tutti i cliché. Pansy ama gli addominali scolpiti dal Quidditch, ma lei lo vede con gli occhi dell'amore ed è Daphne che ci riporta alla realtà dicendoci che il Quidditch non scolpisce niente e che Draco non ha poi tutto questo fisico. I giudizi delle amiche mi hanno fatto impazzire, letteralmente. Vogliamo parlare della paura di Draco quando Pansy sta per sfiorargli il Marchio Nero? Lì si vede Draco, si vede anche Pansy che sceglie come missione quella di stargli accanto, in ogni caso. L'evoluzione dei suoi sentimenti è meravigliosa, “sindrome di Stoccolma” la chiama Daphne e forse non ha tutti i torti, pur nell'improprietà del termine. Il lieto fine non è mai contemplato per Pansy, ma tu gliel'hai regalato e l'ho apprezzato moltissimo. Penso che questi siano motivi più che sufficienti per giustificare il punteggio pieno.

 

Originalità: 25/25

Di Draco/Pansy ne è pieno il fandom (ok non esagero xD), tu ne hai scritte di meravigliose, però quello che colpisce di questa storia è la dissacrazione dei cliché. Dall'inizio che parte con un odio e un'avversione per quel moccioso viziato fino a quel lieto fine non da fiaba, ma decisamente più verosimile. L'amicizia che li lega e che cresce in sintonia con l'amore è toccante. L'insistenza di Pansy perché Draco vada sulla tomba di Vincent, la bugia che racconta per agevolare la riconciliazione con Gregory sono elementi che sottolineano la forza dei loro legami, che sopravvivono alla fine della scuola e della guerra.

Si dice che i Serpeverde siano molto uniti, di solito questa unione non viene mai rappresentata nelle storie, per cui ho apprezzato moltissimo il modo in cui tu l'hai resa. Non posso non darti il punteggio pieno.

 

 

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