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Autore: p a n d o r a    02/10/2012    2 recensioni
Salve, mi chiamo Naminé Tnetsixeton, ho sedici anni, i miei genitori e la mia matrigna sono morti e io, bhè, vivo in un collegio-riformatorio. Come ci sono finita? Lunga storia. Il succo è che ho praticamente accusato il sindaco della mia ex città di avere potere magici con i quali ha ucciso i miei genitori. Sono pazza, eh?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naminè, Roxas, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La tua bellezza effimera ti rende dannatamente bello.
Rette Mich - Salvami.

 
Salve, mi chiamo Naminé Tnetsixeton, ho sedici anni, i miei genitori e la mia matrigna sono morti e io, bhè, vivo in un collegio-riformatorio.
Come ci sono finita? Lunga storia.
Il succo è che ho praticamente accusato il sindaco della mia ex città di avere potere magici con i quali ha ucciso i miei genitori. Sono pazza, eh? 

 
-
 
Stavo camminando in giro per il collegio. Le mura bianca e luminose quasi mi accecavano. Di solito la luce dovrebbe rallegrare, no?
Eppure a me, quelle mura, davano un enorme senso di tristezza. Appesi alle pareti c’erano vari quadri variopinti, la maggior parte dei soggetti erano dei pagliacci.
Quei quadri sembravano essere stati messi lì apposta. Ho sempre odiato i pagliacci, da piccola ne avevo una paura tremenda, cosa al quanto strana visto che mio padre era un pagliaccio/mimo/giocoliere, ma disprezzavo quelle persone che magari nella vita non avevano niente e mascheravano la loro tristezza dipingendosi un sorriso sul volto con il rossetto.
Mi facevano pena. Dopo aver percorso il lungo e stretto corridoio tappezzato di immagini, finalmente arrivai al punto in cui si incontravano i dormitori femminili con quelli maschili.
Qui succedeva di tutto e di più. Le coppiette separate con la forza si davano alla pazza gioia, alcuni ragazzi si incontravano per fumare tutto quello che trovavano, io, invece, avevo uno “spacciatore” diverso. 

 
“Axel.. Pss, dove sei?” 
 
Sussurravo per non farmi sentire dagli altri, a lui non piaceva essere nominato in giro. All’improvviso una mano mi tirò dietro un divano capovolto. 
 
“Pensavo non saresti più venuta.”
 
Il rosso sogghignò con il suo solito spinello in bocca. Io iniziai a prendere l’oggetto da scambiare. Contrabbandavamo CD e gelati. Che crimini da carcere!
 
“E’ sempre un piacere trattare con te, Nannà.” 
 
Io gli feci la linguaccia, mi alzai e me ne andai verso la mia stanza con il mio nuovo album dei Tokio Hotel stretto al petto.
Mentre camminavo pensavo. Axel era l’unico con il quale mi sentivo a mio agio in quel cumulo di matti. Non importava se eravamo fratellastri o fratelli, era l’unica persona a me cara rimasta sulla terra. Non volevo perderlo per nulla al mondo.
Sorrisi tra me e me nel accertare che ero davvero io quella che stava pensando quelle parole così dolci. Mi piaceva quando mi chiamava “Nannà”, mi dava un senso di familiarità, come se fossi a casa.
Con quei pensieri affettuosi arrivai a destinazione, aprii la porta della mia stanza e entrai. Accesi lo stereo e ci infilai dentro il dischetto appena ottenuto. La prima traccia si chiamava “Rette Mich.” Era tedesco, e significava “Salvami”, bhè, si, parlavo un po’ di tedesco.
Lo avevo imparato quando mio padre aveva lavorato con la sua truppe a Berlino, lì dove conobbe la mamma di Axel, ossia la mia matrigna. Mi accasciai sul letto, ma non ebbi il tempo di rilassarmi perfettamente che all’improvviso bussarono alla mia porta. 

 
“Xeton! - era l’abbreviazione del mio cognome - Esci! C’è una riunione nell’aula magna.”
 
La sua voce era riconoscibile, Xion Key. La mia più grande nemica all’interno dell’intero edificio.  Non che io le avessi fatto qualcosa, semplicemente ci odiavamo dal primo giorno in cui ci siamo viste. Come esiste l’amore a prima vista, può esistere anche l’odio no? 
Sbuffando, mi alzai dal letto e misi lo stereo in pausa. Presi un cardigan da sopra la sedia e uscii dalla stanza verso l’aula magna. Non vi aspettate granché. Una stanza leggermente più grande di campo da calcio, con tre o quattro finestre, senza vetri, sparse qua e là sulla parete destra che lasciavano penetrare un po’ di luce.
Umidità alle stelle e muffa dappertutto. Freddo e ogni tipo di virus contraibile, credo ci fosse anche la malaria. Un’interminabile fila di sedie una dietro l’altra e un banco, con un microfono che aveva smesso di funzionare da anni, all’apice. Ecco, questa era la nostra “aula magna”.
Tutti i carcerati li studenti si accomodarono e una professoressa bassina, circa 1.60, con i capelli grigi raccolti in uno chignon e coperti da un cappello fin troppo grande, si avvicinò al microfono - cosa assolutamente inutile visto che era praticamente guasto - e iniziò a parlare con voce molto, moooolto bassa. 

 
“Buongiorno, cough! Ragazzi.. cough, cough!”
 
Tutti la guardavano con fare schifato, io invece provavo quasi pietà per quella signora. 
 
“Buongiorno Miss Medford.”
 
Un coro di voci, non vi aspettate che dica bianche perché erano tutto tranne che bianche e/o angeliche, si innalzò annoiato. Come se per dire quelle parole li fosse stata tolta metà durata vitale. 
 
“Oggi sono lieta di annunciare che un nuovo compagno si unirà a noi.”
 
Se lei era lieta dell’annuncio, allora il povero malcapitato non lo era affatto. Tutti si zittirono e al banco si avvicinò un ragazzo che, da prima io non notai, ma dopo catturò la mia attenzione. Un ragazzo biondo, alto, magro, due occhi azzurri nei quali sarei stata disposta a tuffarmi con tutta me stessa.
Un misterioso angelo biondo. Indossava dei vestiti alquanto insoliti visto il luogo in cui si trovava, ma a lui donavano lo stesso. La maglia a maniche corte lasciava intravedere la pelle liscia dei suoi bicipiti non molto muscolosi ma molto attraenti. Si, era proprio un angelo. Qualcosa che si distingueva dalla massa di quel riformatorio.
Chissà perché era finito qui, ma in quel momento non mi interessava. Mi era incantata a fissare quella figura sovrannaturale. E all’improvviso mi ritrovai in piedi, davanti a tutti, a urlare verso quello sconosciuto.

 
“Rette Mich!”


Spazio Autrice:
Salve salvino! (?) 
Eccomi con una nuova Fan Fiction. ** Vorrei ringraziare i fans della mia pagina di FaceBook per avermi stimolata a scriverla e le mie due migliori amiche che mi sostengono sempre. :3 Marianna e Giada. C:
Spero vi piaccia e si accetta ogni tipo di recensione. ;)

LittleHippie_Amber
  
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