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Autore: Finnick_    02/10/2012    3 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“ti amo”
“anch’io”
E continua così per delle ore.
“ti amo”
“anch’io”
-resta con me- ogni tanto mi sembra di sentire questa frase.
Ogni tanto mi sembra che la mano di Finnick stringa ancora la mia, come prima dell’arena. Come nell’arena.
-ricordi quando ci siamo incontrati? Tu dormivi beata sul Prato, nel tuo Distretto- continuo a sentire questa voce lontana. Non so a chi appartenga. Non so perché la sento, se sono morta.
-eravamo diretti alla Parata della Memoria. È vero, sono successe tante cose orrende, ma noi ci siamo trovati. E adesso sei l’unica persona che amo che mi è rimasta-
La voce continua a parlarmi, ma io non capisco perché. Mi stringe la mano più forte, quella persona che un tempo conoscevo come Finnick.
-non te ne andare. Resta con me- ripete quelle parole.
Forse sono solo io che voglio sentirle, adesso che non appartengo più al mondo dei vivi. Forse io voglio ancora sentire la sua pelle accanto alla mia, mentre le sue dita intrecciano le mie, ma non è così.
So che non è così. Non potrebbe essere altrimenti.
Poi sento un formicolio lungo il mio corpo e le ferite bruciano. Quali ferite?
Sento che il mio corpo si muove da solo, senza che io lo controlli. Ma ancora non apro gli occhi. Chiunque mi stesse tendo la mano ha smesso di farlo e ora sta chiamando qualcuno.
Chi? Medici? Mi pare di sentire la parola “dottori”, ma non ne sono sicura.
Continuo solo a sentire il formicolio, sempre più intenso, il corpo che traballa senza controllo e le ferite che bruciano.
-Rue.. Rue, ricordati, resta con me!- la voce del ragazzo grida queste parole. Finnick. Sì credo sia lui, ma adesso non ricordo.. chi sia.
Poi vengo afferrata dalle braccia di più persone, trasportata su un letto diverso, da quello su cui credevo di essere prima. Qualcuno mi apre il pigiama abbottonato sul petto e adesso il freddo di due pezzi di ferro mi spinge contro il letto. Un secondo dopo una scossa forte mi scuote completamente, il formicolio si fa più intenso, poi scompare. Balzo quasi a sedere, poi ricado sdraiata.
Respiro. Come faccio a saperlo? Sento che dell’aria esce dalla mia bocca.
Vengo rimessa con grazia sul letto dov’ero prima.
E poi più niente. Ancora una volta, il buio.
 
Apro gli occhi.
-Rue!- un uomo biondo, dall’aria stanca e fiaccata chiama il mio nome e si china su di me per abbracciarmi. Sollevo piano il solo braccio che sento e tento di ricambiare l’abbraccio, anche se non so chi sia.
-Rue, grazie al cielo! Stai bene, ti sei svegliata! Almeno tu, se solo tua madre fosse qui per vedere questo miracolo- esclama l’uomo accarezzandomi il volto.
-mia madre?- non riesco a capire di cosa stia parlando e odio questa sensazione. Non so chi mi ha tenuto la mano, prima della crisi, e adesso non so chi mi sta parlando e di cosa.
-ma sono sicuro che ti sta guardando e che è orgogliosa di te- continua l’uomo.
Lo guardo un istante, poi chiedo:
-chi sei?-
Il silenzio cala nella stanza. L’uomo biondo perde il sorriso che gli ammantava il bel volto e adesso si stacca da me. Si volta a chiamare un’infermiera e il suo volto assume un’espressione impaurita, terrorizzata.
Perché? Che cosa ho fatto, cosa ho detto di tanto sconvolgente?
Entrano immediatamente una donna in un camice bianco e un ragazzo dai capelli rossi e dai magnifici occhi azzurri.
L’uomo biondo parla animatamente con la donna, che corruga la fronte preoccupata. Poi l’uomo si china di nuovo su di me:
-non ricordi? Sono tuo padre, Rue-
Io lo guardo senza rispondere. Mio padre. Eppure non sento di conoscerlo, sento solo una lieve sensazione di casa e non me la spiego.
-Peeta. Peeta Mellark. E tu sei Rue Mellark mia figlia-  continua. Mi volto a guardare il ragazzo dai capelli rossi che, bianco in volto mi guarda. Sorride. Perché lo fa?
Sembrano tutti così preoccupati, lo sono anch’io. E perché lui invece mi sorride? Sento una piccola fitta al cuore. Lo conosco. Ma chi è?
La porta di apre con un tonfo secco ed entra un ragazzino biondo che grida all’uomo che dice di essere mio padre:
-che vuol dire che non ricorda? Rue tu devi ricordare!- dice poi guardandomi negli occhi. Si avvicina a grandi passi, mentre la dottoressa cerca di calmarlo.
-sono tuo fratello, Chays! Gli alberi, ricordi? Tu.. tu amavi gli alberi e la linfa che scorre dentro i fusti. Sai tirare con l’arco, tu sei mia sorella!-
Qualche frammento di ricordo mi sale alla mente. L’arco. Ricordo un arco, insanguinato.
-mi dispiace io non..- tento di giustificarmi, mentre le lacrime mi salgono agli occhi.
Questa è la mia famiglia, anche se mia madre non è qui. E io nemmeno lo ricordo. Devo avergli voluto molto bene. A tutti loro.
La dottoressa porta fuori di peso Chays e Peeta, che si dimenano per rimanere. Gli occhi sono sempre più gonfi e minacciano di scoppiare.
Mi fa male una gamba e la spalla è dolorante.
Vedo il ragazzo dai capelli rossi che parla con la donna e la convince a rimanere ancora. Lei esce con mio padre e mio fratello e l’unico che rimane è quel ragazzo.
Si avvicina a me senza guardarmi negli occhi.
Io provo a capirci qualcosa:
-quanto male sto facendo- dico, seriamente convinta della mia affermazione. Lui non risponde, si siede accanto a me e rimane immobile.
-passerà- dice dopo qualche secondo di silenzio.
-forse non ricorderai tutto, ma voglio essere positivo- continua.
Io sospiro e mi rendo conto di quante persone sto ferendo. Potessi fare qualcosa la farei senza esitare.
Chiudo gli occhi per un attimo e cerco di mettere in ordine i nomi che ho appena sentito.
Peeta, mio padre. Chays, mio fratello.
-hai sempre avuto vuoti di memoria, non sarà poi così grave- sussurra lui, io a malapena riesco a sentirlo.
Dopo qualche secondo dico:
-mia madre è morta. Quando?-
-mentre noi eravamo nell’arena- dice e nella mia mente balza l’immagine di un castello –gli ultimi minuti. Sai, è stata lei a salvarci la vita. Ha minacciato il primo stratega con il suo arco e ha fatto sì che gli strateghi non ci annientassero con proiettili lanciati dalle pareti della Cornucopia, ma con un terremoto. Solo così abbiamo avuto il tempo di scappare-
Hunger Games. Qualche frammento arriva alla mente. Sono stata agli Hunger Games, con questo ragazzo per di più, e adesso sono viva.
Una fitta mi colpisce la testa e mi devo reggere la fronte con una mano. Mio fratello era con noi.
-Chays era con noi, non è vero?- chiedo al ragazzo. Lui annuisce.
-qualcosa ricordi. Ma non sai chi sono io- dice con aria distrutta e rammaricata.
-mi dispiace- sono solo in grado di rispondere.
Lui sospira –comunque tua madre è stata uccisa da uno stratega, dopo aver dato il via al terremoto. Un colpo di fucile, dicono-
-ha sofferto?- chiedo e sento le lacrime agli occhi.
-no, è morta dopo pochi secondi. Tutti dicono che abbia pronunciato il tuo nome, quello di tuo fratello e di tuo padre prima di morire- dice.
Rimaniamo entrambi in silenzio.
“va all’inferno con tua madre, Stella Verde”. Ecco altre parole. Chi le ha dette?
Quando alzo lo sguardo scorgo il ragazzo che si asciuga una lacrima. Rimane qualche secondo a fissare il pavimento, poi si alza e mi guarda negli occhi per la prima volta dall’inizio della conversazione.
 
Senza dire niente si avvicina.
Si china su di me e il suo respiro incontra la mia bocca. Sento il cuore che comincia a battermi in petto. Devo averlo amato. Molto. E adesso lo amo, anche se non so chi è.
-sono pazzo, sì. Sono pazzo per te e di te- sussurra. Io rimango immobile.
Mi bacia e io sento una strana sensazione che mi invade tutto il corpo.
So di aver già provato qualcosa del genere e proprio mentre sto pensando questo, tutto svanisce e rimaniamo solo io e lui. Le nostre bocche che si incontrano e i nostri respiri mozzati.
Il vuoto nella mia testa, il pieno nel mio cuore.
-ti amo- dice e si alza. Mi volta le spalle, asciugandosi un’altra furtiva lacrima.
Si dirige verso la porta e io rimango a fissarlo intontita. Talmente intontita che adesso ricordo tutto.
Tutto.
Tutto.
Troppo.
-Finnick- chiamo e lui si gira. Il suo petto di ferma. Suppongo stia trattenendo il respiro. È il suo nome. È lui il ragazzo del Distretto 4 che amo.
-Finnick Odair, Distretto 4, figlio di Finnick Odair e Annie Cresta. Ti amo anch’io- dico tutto d’un fiato. Lui mi fissa un attimo e lascia andare un respiro.
Mi corre incontro, mi prende la faccia tra le mani e mi bacia ancora e ancora. Questa volta ricambio il bacio e lo stringo forte a me. Io non so perché, non so quali miracoli accadano nella mia vita, ma ricordo tutto quello che è successo.
Piangiamo entrambi e i nostri baci diventano bagnati di lacrime.
Mio padre entra in quel momento.
Deve averci visti dalla porta.
-Rue..- sussurra.
Io mi stacco da Finnick e allargo le braccia verso di lui.
-papà-
È indescrivibile la sensazione che mi avvolge quando ci abbracciamo. Io e Peeta Mellark.
Adesso ho ritrovato la mia vita e la felicità è troppa, mista all’amarezza delle persone perse.
La serata finisce così, con Finnick, Peeta e Chays. Che mi raccontano cos’è successo da quando ho ucciso la Coin. Perché sta volta è successo davvero, Alma Coin non esiste più.
E la morte di mia madre e le sue sofferenze sono state finalmente rivendicate.
 
  
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