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Autore: Ariacqua    03/10/2012    3 recensioni
E se il raggiungere se stessi non fosse così facile come si pensi?
Il profumo della cioccolata calda ci inonda le narici inebriandole di piacere,
mentre stringiamo un libro fra le mani.

E credo di aver detto tutto, non trovate?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diversa(?)


La gente, pensa, giudica.
Le gente prima ti consiglia di essere sempre te stessa, in qualunque occasione.
Poi ti parlano alle spalle.
Sibilano nell’orecchio di una qualche amichetta-oca cosa c’è di strano in te.
Gente cattiva, gente materialista.
Ma, infondo, chi dice di esser stati veramente se stessi?
E se io non sapessi chi sono?
Sarebbe impossibile essere ciò che non si sa di essere.

Sono ciò che la gente fa di me”, dicono.

Lo scrivono in qualche fottuto status di Facebook,
credendo che sia chissà quale frase filosofica, ma non sapendone davvero il significato.
Non sapendo ancora quanto, infondo, siano vere quelle parole.
E più ci penso, più ci credo anch’io.
Certo, una parte di tua personalità c’è sempre in gioco.
Ma la gente non fa che giocarci, deformandola e tormentandola, finchè essa assume una forma completamente (o quasi) diversa da quella precedente.
Vedo centinaia di ragazzi, ragazze fuori il liceo.
Ed è in quel momento che mi vien da chiedere di come dovrebbe essere l’idea di adolescente.
L’adolescente è omologato dal “fare cazzate con gli amici, fumare, bere, seguire la moda fino ad essere talmente uguali fra loro che da lontano non li riconosceresti.”
 Li scambieresti per francobolli fradici fino al midollo di apparente arroganza, ci aggiungerei io.
Le ragazze non fanno altro che abbracciare i ragazzi, e di scambiarsi una sigaretta di tanto in tanto.
E non si dica mai, perché anche con 28° necessitano avere un foulard al collo, quello con sopra stampato le sigle di Louis Vuitton.
Questa è l’idea che il mondo si è fatta dell’adolescente.
E tutti gli altri?
E tutti gli altri diversi da loro?
Ecco, vengono proprio omologati come diversi, avendo come idea di adolescente quello sopra-descritto.
Il profumo della cioccolata calda ci inonda le narici inebriandole di piacere,
mentre stringiamo un libro fra le mani.
E ho detto tutto, non credete?
E se avessi vissuto le più forte emozioni,
grazie ad un libro?
E se a me interessasse più una libreria con gli sconti del cinquanta percento,
invece che un negozio Prada con gli sconti al settantacinque?
Come mi chiameresti?

Diversa.

Diversa, perché preferisco stringere un libro fra le mani,
che un pacchetto di Marlboro.
Perché potrei leggere quel libro tanto amato fino a sentirmi meglio, e vedermi scivolare una buona parte di tristezza di dosso.
Almeno per il momento.
Perché preferisco seguire il buon senso, preferisco essere realista,
preferisco non buttare il mio cervello in fumo e baciare tutti come capita, fumando e bevendo del vodka alla fragola.
Perché a me serve solo un bel libro per evadere dalla realtà.

Diversa.

Ed è esattamente ciò che dovrei pensare
mentre cerco di aggrapparmi all’unico pezzo di me stessa nascosto da qualche parte nelle membra del mio corpo?
E’ questo che dovrei pensare,
mentre cerco di raggiungere l’impossibile?



  
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