Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: FitzChevalier    05/10/2012    3 recensioni
Ultimo capitolo pubblicato!
Questa storia partecipa al contest "Numeri Da Coppie", indetto da La Lolly Dolly
Ino è una ragazza come tante: insofferente, egocentrica e superficiale. Una sera incontra Sai in un bar di Konoha, e la mattina successiva scopre di esserci andata a letto. Decide quindi di imbarcarsi in una relazione con il ragazzo più strano di tutto il villaggio, ma scoprirà presto che mantenere in piedi una relazione non è facile come sembra...
A prima vista Sai è la copia di Sasuke, con il suo bel visino e il suo carattere freddo e misterioso, ma più lo guardo e più quella pelle bianca mi ricorda Orochimaru. Fortunatamente senza la passione di quest’ultimo per i serpenti. Sai è la versione etero di Orochimaru.
Butto giù un altro sorso di sakè. Il mio sguardo scivola sull’ombelico scoperto di Sai. Oddio, etero fino ad un certo punto...
Al mio quarto bicchiere il suo sorriso è accattivante sulla faccia arrossata, i suoi occhi brillano. Sai butta giù il suo quarto e torna a fissarmi. Mi mostra il bicchierino asciutto e si versa altro sakè.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Sai, Sakura Haruno | Coppie: Sai/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I soldati della Konoha dimenticata'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

3
Un pomeriggio d'estate

 

«Dai, comincio io!»

Sai si passa il pollice sulle labbra. Scivola più giù di qualche tegola e si sporge sulla strada sottostante. «Quello là» dice. Indica con la punta mangiucchiata del suo ghiacciolo qualcuno in mezzo alla folla che attraversa la via maestra.

Stacco un morso dal mio ghiacciolo, lo mastico finché non si riduce a una fresca poltiglia al gusto di arancia.

L’uomo che mi ha indicato Sai sta in piedi all’ombra di un albero. Indossa la divisa regolare da jonin. Sta parlando con un suo amico, ma il chiasso generale nasconde le sue parole. Ha la faccia rossa a furia di gridare. Indica sé stesso e poi un punto indistinto in mezzo alla strada. Allarga le braccia e piega la schiena all’indietro, si raddrizza e congiunge le mani come se stesse pregando. Mima uno strangolamento. Il suo amico lo fissa; ogni tanto annuisce serio, ma non parla.

«Piantato dalla fidanzata» dico. «Lei dice che è colpa sua, “non mi hai mai soddisfatta a letto!”, ma lui dice che non le ha mica consigliato lui di scoparsi il suo compagno di squadra. “La puttana è lei!”» aggiungo quanto l’uomo indica di nuovo la folla, in quella che spero sia una passabile imitazione di voce maschile. «Lui vorrebbe strangolarli tutti e due, ma...» L’uomo mima un’impiccagione. «... prima deve andare a impiccarsi per la disperazione» concludo soddisfatta. Sono un genio.

«Oh.» La voce di Sai però è neutra. Avrà tempo per abituarsi ai miei giochini idioti.

«Bene, ora tocca a te. Vediamo se tutti quegli stupidi manuali che ti leggi stanno dando qualche frutto. Te lo faccio facile facile, eh!» Stacco un altro morso di ghiacciolo. «Quella al bancone della frutta. La donna che ha avuto la brillante idea di mettere un grembiule verde su una gonna viola. Certo che ha un bel coraggio ad abbinare quei due colori.»

«Perché ha del coraggio?» mi chiede Sai con tono allarmato. «Non è permesso indossare verde e viola insieme? È contro qualche regola del villaggio?»

Scoppio a ridere. «No...» Succhio la base del ghiacciolo che mi sta sgocciolando sul dorso della mano. «Farlo si può fare, è che sono due colori che insieme non vanno bene. È un fatto di moda, non...» Perché con Sai mi arrampico in discussioni di questo tipo? «Oh, lascia stare. Forza, continuiamo il gioco.»

La donna ha al seguito due marmocchi chiassosi tanto da sembrare in cinquanta.

«Mamma voglio il gelato, mamma voglio le caramelle, mamma perché non mi compri il gelato?» dice Sai con voce stridula, quando i bambini tirano il grembiule della madre. Lei li spinge con la punta del piede, poi torna a rivolgersi al fruttivendolo. Si dicono qualcosa. La donna sposta tutte le borse che ha fra le braccia in una mano sola, si fruga nelle tasche e paga il commesso. Se ne va a lunghi passi, i marmocchi che lasciano una scia di urla e lacrime. «Quella mi sembra sul punto di una crisi di nervi» sentenzia. «E scommetto che pesterà quei due marmocchietti così forte che non se lo scorderanno più.»

«Devono essere terribili» dico.

«Già...»

«Però...» Sai china la testa. «Mi chiedevo come sarebbe avere una famiglia. Sì, avere dei bambini, sedersi ad un tavolo e raccontarsi la giornata. Forse non è così male.»

«Sei più normale di quanto pensassi» dico.

Sai mi guarda. «Davvero?»

«Sì. » Mi giro verso di lui. «All’inizio mi fissavi con tanto d’occhi, come se fossi stata una specie di... tigre verde a cuoricini. Era irritante, sai?»

«“Le Relazioni Sociali Spiegate Agli Idioti” dice la stessa cosa» commenta Sai. Sfila dalla tasca un libricino dalla copertina verde acido. Lo sfoglia. «Capitolo dieci, Lo sguardo giusto» recita con un gran sorriso. La sua postura dritta mentre tiene il libro con entrambe le mani all’altezza degli occhi mi fa sorridere. «Non è educato fissare troppo intensamente una persona. Con lo sguardo si comunicano molte cose, e con una donna la vostra innocente curiosità potrebbe essere scambiata per desiderio sessuale. Nel caso qualcuno vi sorprenda a fissarlo non distogliere lo sguardo: apparireste ancor più sospetti. Sorridete (capitoli tredici e quattordici) e usate la seguente frase: “Scusi, l’ho scambiato per un un mio amico” o in alternativa, sostituite amico con parente. Parente, attenzione, non definite oltre il grado di parentela. Soprattutto le donne si potrebbero arrabbiare sentendosi accomunate alla vostra ipotetica nonna o peggio ancora, nonno. Anche se effettivamente hanno dei peli del naso lunghi fino al mento (una più approfondita trattazione delle relazioni con individui di sesso femminile la troverete nei capitoli da venti a trentacinque).»

Lo guardo basita. Terrificante.

Sai non sembra accorgersi del mio sguardo. Probabilmente il capitolo “Capire i pensieri dall’espressione” fa parte del volume due. «L’ho letto tutto, è interessante! Non avevo idea che fosse così importante mentire! Insomma, praticamente a una donna non puoi dire assolutamente niente di quello che pensi! Se è brutta devi dire che è splendida, se è grassa devi dire che è magra – ma il libro consiglia anche di dire “Hai solo le curve al posto giusto” -, se è noiosa devi dire che ascolti con estrema attenzione ogni suo discorso. Per esempio, tu oggi puzzi di sudore, ma io non te lo posso dire per non offenderti.»

Alzo gli occhi al cielo. Sospiro.

Sfilo l’ultimo boccone di ghiacciolo in un silenzio offeso. Lancio il bastonino verso il cestino della spazzatura più vicino. Quello rotea in aria, colpisce il bordo e cade sul marciapiede. «Che palle...» Non ho voglia di scendere dal tetto per raccoglierlo e buttarlo. Ci penserà qualche spazzino. Tanto è il loro lavoro, no?

«Se centri il cestino ti perdono per avermi fatto notare che puzzo di sudore» propongo.

Sai sfila di bocca lo stecchino. Lancia. «Centro!» annuncia. «Perdonato?»

«Perdonato.» Lo fisso negli occhi. Caccio fuori la lingua.

«Ino!» esclama Sai terrorizzato. Mi tocca il mento con la punta delle dita. «D-dobbiamo andare in ospedale, non stai bene! Ha-hai la lingua arancio!»

Rido. «Non ci credo! Davvero non hai mai mangiato un ghiacciolo?»

Sai scuote la testa.

Gli sorrido. Che infanzia terribile deve aver avuto. «Da piccola era il mio passatempo preferito guardare le lingue delle mie amiche dopo aver mangiato dei ghiaccioli... Forza, tira fuori anche la tua, di lingua. Voglio vedere come sei messo!»

«No, preferirei di no.»

«E perché?»

«Perché...» Sai sospira. Cambia posizione. Alla fine apre la bocca e mi mostra la lingua.

In mezzo alla macchia verde lasciata dal ghiacciolo c’è un tatuaggio, un simbolo. Una serie di rettangolini simmetrici. Non ne avevo mai visto uno simile.

Allungo la mano verso il suo viso. «Che cos’è?» chiedo.

Sai si stringe nelle spalle, sposta la testa per evitare il mio tocco. «Un sigillo che usiamo noi della Radice» spiega. «Se parliamo della Radice, dei suoi piani o del suo funzionamento, o dell’identità dei suoi membri, questo sigillo ci paralizza e ci impedisce di parlare.»

«Oh. È... terribile. Selvaggio! Danzou vi tratta come delinquenti che non riesce a tenere a bada!»

«Non è vero!» Sai è scandalizzato. «Fa il suo dovere per proteggere le informazioni su Konoha e l’Hokage» aggiunge a voce più bassa. «Se ci facciamo catturare senza avere la possibilità di suicidarci potrebbero estorcerci qualsiasi informazione con la tortura. Io ho assistito a un paio di sedute durante il mio addestramento, so come può ridursi l’uomo più fedele con del metallo fuso colato sulle gambe, o dei topi che si scavano una via tra le sue viscere, oppure con dell’acido che... no, questa è meglio che non te la racconto.»

Mi stringo le ginocchia al seno. Non mi piacciono questi discorsi. «Non ci credo che ti hanno fatto vedere certe cose. Konoha è un paese civile, le torture non sono permesse.»

Silenzio imbarazzato.

«Senti...» dice Sai. «Perché non ci prendiamo un altro ghiacciolo? E facciamo ancora quel gioco di indovinare il discorso della gente?»

«Nah, sono stufa di giocare. Prendiamo un altro ghiacciolo e poi andiamocene» Salto giù dal tetto.

Anche Sai salta in strada. «Offro io, alle donne piace. Che gusto vuoi?»

«Uhm.. prendimene un altro all’arancia No, no, all’amarena.»

«Amarena. Sissignora!»



Se vi è piaciuta, se vi ha fatto ridere o se vi ha fatto piangere da quant'è brutta questa storia, lasciate una riga di commento!


   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: FitzChevalier