Il Tranello
(NdA nel brano ci sono molti flash-back, che sono scritti in grassetto per differenziarsi dal resto della storia. Avevo messo le scritte inizio “flash-back” e fine “flash-back”, ma mi sembrava che interrompesse troppo lo svolgimento del brano.)
Quel giorno il sole era alto nel cielo e una fresca
brezza accarezzava la tunica di Eragon.
Sarebbe stata una giornata stupenda, di quelle che,
ormai, ad Alagaesia non si vedevano più da molti
anni, ma non era una bella giornata.
La fresca brezza, in realtà, accarezzava una tunica
strappata e infangata, il sole, invece, batteva sul viso di un ragazzo che
sentiva l’amaro sapore del sangue in bocca.
Lo stesso sangue che scorreva nelle vene di chi gli aveva
fatto tutto questo:
Murtagh.
******
-Come
avete intenzione di fare? Per infiltrarvi a Uru’baen, intendo.-
Chiese
Arya molto pensierosa rivolta a Eragon e a Roran.
-Emm…-
Balbettò
Eragon, che non aveva ancora pensato a nulla, contando sul fatto che Fiamma
avesse un piano, infatti, cercò il viso della ragazza per trovare qualche
suggerimento, che non tardò a venire.
-Io
pensavo che potremmo aspettare il tramonto, di solito fanno il cambio della
guardia.-
-Bene,
Eragon, Roran altre idee?-
I
due ragazzi si scambiarono uno sguardo eloquente e Arya capì che non
si erano posti il problema.
-Allora
io torno da Kirifa, ricordate se vi serve aiuto vi tiriamo fuori.-
Speriamo
che non serva…
Pensò
Eragon preoccupato di incontrare Murtagh, purtroppo anche se si sforzava di
pensare che, almeno con l’astuzia, poteva batterlo, continuava a sentirsi
inferiore al fratello.
*****
La testa le faceva male, molto male.
Si mise una mano sulla nuca e automaticamente le tornò
tutto alla mente, lo scontro. Aveva cercato di difendersi, ma era stato tutto
inutile, del resto lo sapeva che era più forte di lei, ma non avrebbe mai
pensato che le avrebbe fatto questo, forse l’avevano fatta giurare, anche se la
ragazza che conosceva avrebbe preferito morire piuttosto che giurare a
Galbatorix.
Cosa pensare, poi, di Kirifa? Lui doveva essere sotto
l’effetto di un incantesimo, magari era drogato, aveva notato anche a palazzo
che si comportava in modo strano, come sua madre...
Perché? Perché non ci aveva pensato prima? In condizioni
normali sua madre non avrebbe mai preso
una decisione così importante alla leggera.
Adesso, però, era troppo tardi, restava un ultima
speranza, poteva cercare di fare un incantesimo, invece, niente.
Ormai era ovvio non si erano dimenticati di lei, aveva
curato tutto quella traditrice, l’avevano drogata… e
così anche l’ultima speranza di fare qualcosa fu spazzata via dalla brezza
leggera, che scuoteva le fronde degli alberi.
*****
-Veloci…-
Sibilò
Fiamma.
-Il
palazzo è da quella parte!-
Era
incredibile come fossero riusciti a penetrare all’interno di Uru’baen, si ritrovò a pensare
Roran. Erano anche stati fortunati: la guardia si era girata proprio nel
momento in cui Roran era inciampato e si era reso visibile…
probabilmente l’avevano chiamata, anche se, a pensarci bene, una volta dentro,
non aveva visto nessuno …
Ma
adesso, vedeva un’ altra cosa: il palazzo di Galbatorix, se lo immaginava
proprio così, torrette alte, mastio possente, completamente costruito in pietra
nere, forse vulcaniche. Era perfetto, come avrebbero fatto ad entrare? Decise
di togliersi subito la curiosità.
-Fiamma… come entriamo adesso?-
Lei
indicò un piccolo edificio visibile attraverso il cancello del palazzo.
-Quella
è la casa delle serve.-
Spiegò.
-Ogni
sera dal paese portano delle lenzuola nuove per Galbatorix, e mentre è a cena,
le serve gli preperano il letto. Dobbiamo solo aspettare che arrivi il carro
con le lenzuola.-
-E
cosa facciamo? Ci impossessiamo del carro?-
Disse
ironicamente Roran, che non riusciva a capire come avrebbero fatto a entrare
con “il carro delle lenzuola” senza dare nell’occhio. Fiamma, però, non
sembrava affatto divertita dello scherzo.
-Prima
di far entrare qualunque cosa nel
castello, le guardie la devono fermare e chiedere permessi vari…-
I
due ragazzi sembravano non aver capito molto, così Fiamma continuò,
-Quando
fermeranno il carro con le lenzuola entreremo da dietro così ci porteranno nel
castello.-
Eragon
sembrava convinto, ma Roran no.
-E
con le serve che devono portare le lenzuola, come facciamo?-
-Adesso
non dirmi che un paio di ragazzine mingherline sono un problema per tre
Cavalieri.-
Sbottò
Fiamma e lasciandosi cadere contro il muro del castello.
*****
-Ancora! Ancora! Ancora!-
Era tutto quello che si ricordava Roran. Una voce
maschile che incitava dei servi a frustarlo, era stato terribile.
Pensava di conoscere il dolore, invece, si sbagliava.
Detestava ammetterlo a sé stesso, ma avrebbe preferito vedere su padre morire
di nuovo, piuttosto che sopportare di nuovo tutto quello che aveva passato
durante la notte.
Ma non erano state solo le frustate, o le bastonate, o
quella spada rossa che entrava attraverso la sua gamba, c’era anche la
consapevolezza di essere stato ingannato, l’incertezza sulle condizioni di
Eragon e il sospetto di non essere un buon Cavaliere.
I Cavalieri per lui sono sempre stati simbolo coraggio e
virtù, uomini disposti a tutto per la patria e per i loro cari. Lui non poteva
essere un Cavaliere, non se lo meritava, era arrivato addirittura a pensare
questo.
In un attimo gli era crollato tutto il mondo addosso era
bastata una sola parola di quella ragazza, nella quale lui ed Eragon avevano
riposto tanta fiducia da fidarsi ciecamente del suo piano, senza riserve.
Una cosa era sicura, però, non si sarebbe più fidato di
nessuno; l’aveva pagata cara, troppo cara.
*****
-Però
siamo entrati, se me lo avessero detto due anni fa non ci avrei creduto!-
Proclamò
con voce entusiasta Roran.
-E
il meglio deve ancora venire…-
Sibilò
Fiamma.
-Cos’hai detto?-
-Niente,
niente, parlavo tra me e me.-
Si
affrettò a rispondere.
-Dici
che adesso Galbatorix sta cenando?-
Chiese
Eragon.
-Sì,
di solito servono la cena a quest’ora. Perché?-
-Pensavo
che potremmo iniziare a vedere se nel suo studio troviamo qualcosa di
interessante.-
La
ragazza sembrò un po’ spiazzata dalla domanda, ma poi le sue labbra si aprirono
in un largo sorriso.
-Certo
di qua, fate attenzione alle guardie.-
*****
-Oh guarda un po’ chi c’è…Eragon!
Sono felice di vederti!-
Eragon guardò il fratello in cagnesco, Murtagh era
seduto, quasi sdraiato su una sedia rivestita di velluto, mentre lui tenuto su
da due guardie, dato che da solo non ce l’avrebbe fatta sicuramente a restare
in piedi.
-Io no...-
Rispose, constatando che la gola gli bruciava in modo
terribile.
-Non ti biasimo, neanche io sarei contento di vedermi.-
Disse in tono amaro.
-Ma veniamo a noi, ti sarai certamente chiesto perché sei
stato “invitato” a palazzo.-
Concluse, questa volta in tono spavaldo.
-Murtagh
cosa vuoi?-
La voce di Eragon era straziata, non ne poteva più del
fare superiore di Murtagh, era lui il migliore, il più forte, il più furbo, il
più grande, era riuscito a fregarli tutti con Fiamma, proprio un bel piano.
-Si hai ragione…-
Sembrava veramente dispiaciuto, pensò Eragon, ma non si
fidò, non voleva più fidarsi della persone.
-Arriviamo al dunque: niente.-
-Come niente?-
Domandò Eragon confuso.
-Mi hai chiesto cosa volevo. Io non voglio un bel niente
da te. E’ Galbatorix che vuole qualcosa, ma sarà lui a dirtelo…
io voglio sapere cosa vuoi tu.-
Concluse Murtagh.
-Bè… magari potresti dire a questi due di lasciarmi, e
poi, vediamo, magari se mi liberi.-
Disse secco Eragon.
-Fatelo sedere e lasciateci soli.-
Ordinò all’istante Murtagh, mentre Eragon lo guardava
allibito.
-Mi lasci andare?-
Chiese esterrefatto.
-No.-
Fu la risposta.
-Lo sai anche tu, che non posso. Intendevo dire se ti
servivano chiarimenti riguardo quello che è successo ieri.-
Eragon lo guardò interrogativo, cosa poteva chiedere?
L’aveva imbrogliato, aveva usato Fiamma per ingannarlo, questo gli era chiaro.
Cos’altro poteva voler sapere?
Poi gli tornò in mente il volto del suo “compagno di
avventura”:Roran. Chissà come stava adesso?
*****
-Ehi!
Chi va là?-
Urlò
la voce furiosa di una guardia, che aveva notato i tre ragazzi che si
dirigevano verso le cantine…
Eragon
avrebbe voluto inventare una scusa, ma Fiamma lo precedette.
-Scappate!-
Urlò
indicando un corridoio stretto; così i tre ragazzi si misero a correre.
Eragon
non riusciva più a focalizzare nulla, tutto ciò che gli stava attorno gli
sembrava un impasto omogeneo di colore, l’unica cosa che si ricordava era una
porta attraverso la quale entrarono in un sotterraneo. Lì si fermarono.
Sembrava
una cantina, era piena di barili e nell’aria aleggiava un odore pungente di
alcool, in quel momento Eragon si accorse che Roran era sparito.
-Roran?
Roran, dove sei?-
Chiese
invano.
-Fiamma
dobbiamo tornare a cercarlo! Forza!-
Incitò.
-Non
possiamo, Eragon.-
Rispose
in un filo di voce la ragazza.
Cosa
stava succedendo?
Ad
un tratto Eragon, credette di capire, aveva intravisto delle ombre, era una trappola.
Infatti,
dopo alcuni istanti delle guardie si resero visibili, erano solo in
quattordici, insieme avrebbero potuto batterli senza alcun problema, ma Fiamma
si spostò in un angolo dove l’attendeva un uomo per portarla via.
Prima
di sparire dietro la porta riuscì a sentirla pronunciare un:
-Mi
dispiace.-
E in
quel momento capì davvero.
*****
-Una cosa ci sarebbe.-
Disse timidamente Eragon.
-Roran? Come sta lui?-
-Mettiamola così… ti ricordi
com’era Arya quando l’abbiamo salvata dai Raz’ac?-
E’
vero Arya! Come starà lei? Ma cosa centra Arya adesso?
-Si…-
Fu, però, la risposta.
-Adesso sai come sta tuo, nostro cugino. Non è strano nel
giro di un anno ho acquistato un fratello e un cugino!-
Eragon era allibito, ma non indugiò e ignorò
completamente le affermazioni di Murtagh
-E Arya che fine ha fatto?-
Chiese. Murtagh lo guardava divertito.
-Vuoi sapere della bella elfa!-
-Mi rispondi?-
Disse spazientito Eragon.
-Sta bene, rilassati. La neutralizzata ieri sera Fiamma.-
Rilassati? Come poteva rilassarsi? Avrebbe voluto sapere
di Saphira, ma non osò chiedere nulla su di lei. Come
aveva fatto a farsi ingannare così da Fiamma? E lei come aveva potuto
ingannarlo? In fondo era la figlia di Brom. L’uomo
che gli aveva insegnato cosa significa essere cavalieri, l’uomo che aveva
ucciso suo padre.
Quasi come se gli avesse letto nel pensiero, forse
l’aveva fatto, Murtagh disse:
-Non te la devi prendere per Fiamma. Sai come si dice? Al
cuor non si comanda.-
Cosa c’entrava adesso il cuore? Oh …………..!
Questo proprio non osava chiederlo.
-Comunque dicevo che non te la devi prendere per Fiamma,
ti ha fatto un incantesimo in modo che ti infatuassi di lei. Così sarebbe stato
più facile, che tu le lasciassi il comando, ma c’era ancora il tuo drago, ha
dovuto fare un incantesimo anche su di lei. Era tutto organizzato, non ti sei
chiesto come mai prima Saphira non l’appoggiava e
dopo sì, come mai è stato così semplice entrare a palazzo e liberare…Katrina…Giusto?-
-Sì…-
Rispose sconcertato.
-E liberare Katrina dai Ra’zac?-
Dall’espressione di Eragon, Murtagh decise di non
indugiare oltre e andò avanti con la spiegazione.
-Come vedi era tutta una trappola, l’unica cosa, che non
avevo previsto era che l’uovo di drago si schiudesse, ma non è stato un
problema, dato che Fiamma vi ha convinto a dire niente a Nasuada,
se l’avesse saputo avrebbe sicuramente deciso di attaccare. Credo di aver
finito, ma tieni ben a mente che tu non sei l’unico a cui Galbatorix ha fatto
del male…-
-E che danni può averti fatto?-
Appena sentì queste parole il volto di Murtagh si incupì
e abbassò il tono di voce.
-Non mi va di parlarne, comunque direi che te lo devo.
Eragon, Fiamma è mia moglie. Invece, che andare dai Varden
è venuta qui. Era incinta. Galbatorix l’ha scoperto e l’ha fatta abortire…con la forza.-
Ciao
a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! So di essere sempre in ritardo, ma non
ero proprio ispirata per questo capitolo, poi mi è venuta in mente l’idea
geniale (speriamo!) dei flash-back!
Kiwettina