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Autore: somochu    06/10/2012    6 recensioni
Odiare il proprio vicino di casa, si sa, è d'obbligo. Almeno che non sia Johnny Depp, ovviamente.
Ma cosa fare quando a essere compagni di quartiere sono proprio Blaine Anderson e Sebastian Smythe?
Dal cap 1:
Sebastian era già alzato – dal letto vuoto poteva dedurlo – e Blaine sbuffò, pensando che fosse il solito perfettino che non veniva scalfito da nulla. Lui e la sua media perfetta, aspetto perfetto e arroganza perfetta, si poteva essere più fastidiosi?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quel vicino con cui cresci insieme

 

 

 

 

 

Sebastian aveva appena sei anni e già la sua macchinetta telecomandata.

Era la Batmobile, per specificare, e il bambino la sfoggiava per la stradina della sua via, incurante del resto; lì le macchine passavano raramente e in quel caso sarebbe stato attento a far sì che non la schiacciassero.

Sua madre era seduta sotto il portico della casa, felicemente sulla sulla sedia a dondolo a controllare che suo figlio non facesse sciocchezze.

Sebastian era al settimo cielo, mentre si portava la mano tra i morbidi capelli che odoravano di balsamo. Per questo neanche si curò di Blaine, il suo vicino, nonché figlio della migliore amica di sua madre, che gli si stava avvicinando.

Indossava un cravattino che Sebastian ritenne stupido, e aveva gli occhi luminosi come lampadine.

O almeno così sembrarono a Sebastian.

"Mi fai provare?" sussurrò Blaine, così piano che Sebastian quasi non lo sentì.

"No," disse, prepotente.

Era il suo giocattolo, perché avrebbe dovuto darlo a Blaine?

"Daaai," insistette Blaine, sbattendo leggermente i piedi. "Su, cosa ti costa?"

Sebastian si voltò a guardarlo, mettendo su un broncio alquanto infantile. "Non voglio!"

Blaine lo guardò male, mentre si avvicinava. Sebastian pensò che volesse rubargli il telecomando dalle mani, invece lo vide solamente tornare indietro, forse ripensandoci.

Lo guardò da dietro e vide che aveva le spalle abbassate, finché queste cominciarono a tremare leggermente. Stava... Stava piangendo?

Sebastian lo chiamò, guardando poi come Blaine aveva gli occhi lucidi.

E da cane bastonato.

E va bene, tieni” disse, porgendogli il telecomando.

Al sorriso radioso di Blaine voltò lo sguardo, nascondendo il leggero imbarazzo.

Si ripromise che era l'ultima volta che avrebbe ceduto agli occhi luminosi di Blaine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giocare a nascondino era sempre stato un must nei Venerdì pomeriggio, col sole che faceva sudare e il terriccio su cui rotolavano che li rendeva talmente sporchi che la sera le rispettive madri avevano i capelli bianchi.

Tutti i ragazzini del quartiere si vedevano davanti casa di Malcom – aveva il giardino più grande della via, così dicevano – e perdevano ore intere a giocare.

Era il turno di Blaine di “accecarsi” e cominciare a cercare gli altri. Modestamente parlando, Blaine si era sempre ritenuto un grande giocatore di Nascondino, e alla veneranda età di 10 anni, lui poteva dire di essere un campione.

Trovò Ethan sotto la macchina del Signor Martini, scovò Micheal dietro la siepe, Marina tra le due ringhiere e Nicholas dietro un albero. Mancava, ovviamente, Sebastian.

Lui era un bravo giocatore, al pari di Blaine, e anche piuttosto esperto a correre: Blaine sapeva si era nascosto nel retro della casa, era riuscito ad arrivarci, a differenza degli altri.

Si avvicinò quatto, muro muro, attraversando tutta la casa, aspettando che Sebastian osasse affacciarsi, oppure che si tradisse in qualche modo.

Non lo fece e Blaine fu costretto a sporgersi un pochetto. Si trovo Sebastian praticamente di fronte e entrambi partirono a raffica la corsa verso la Tana – se Sebastian riusciva a toccarla, poteva liberare gli altri, e sarebbe di nuovo toccato a Blaine, contare.

Mentre correvano, però, Blaine vide Sebastian cadere per terra e subito portare una mano a reggersi il piede. Lo aveva storto, probabilmente, e ora era lì per terra a piagnucolare di dolore.

Blaine rallentò, dapprima, per poi soppesare lo sguardo dalla Tana a Sebastian: sembrava davvero doloroso...

Si piegò in ginocchio, passando una mano sulla gamba di Sebastian.

Ti fa tanto male?” disse, preoccupato.

Non si aspettava la mossa di Sebastian, però, e quello si alzò in fretta, sorprendendolo e partì di corsa verso il luogo dove Blaine si era accecato, urlando “Tana libera tutti!”

Blaine lo guardò con sguardo ferito, allargando la bocca per lo sdegno. “Mi hai ingannato!”

Ah-ah,” rise Sebastian, beffeggiandolo. Aveva le guance tutte rosse e un sorriso giocoso. “Sei il solito scemo!”

Blaine si ripromise che era l'ultima volta che avrebbe ceduto alla voce addolorata di Sebastian.

 

 

 

 

 

 

 

 

La loro prima vera litigata fu a dodici anni, circa.

Era iniziata per una cosa stupida, come Blaine che aveva per sbaglio rotto la boccia di vetro dove Sebastian custodiva il suo amato pesce, facendo così morire l'animale. Sebastian gli aveva gridato contro, Blaine se lo ricordava come se fosse ieri.

Non si erano parlati per una settimana. Blaine era seriamente dispiaciuto, ma non l'aveva fatto apposta e Sebastian aveva esagerato con le parole.

E quando si rividero, qualche giorno dopo, entrambi voltarono la testa dall'altra parte, ignorandosi a vicenda palesemente.

Poi erano arrivati i dispetti: Sebastian che spingeva Blaine, Blaine che al mare – erano andati tutti assieme – metteva un granchio nella maglia di Sebastian, e così via.

Era strano, quando erano abituati a giocare assieme tutti i giorni sin da quando erano in fasce, ma erano troppo orgogliosi per chiedersi scusa per tutto e per quanto si mancassero nessuno dei due aveva l'intenzione di farlo.

Non lo sapevano, ma da quell'anno cominciarono tutte le loro dispute, bisticci, insulti e litigi.

Da un piccolo episodio era nata la loro eterna lotta.

È guerra,” si dissero un giorno.

Erano piccoli, ma del tutto intenzionati a mantenere le promesse.

 

 

 

 

 

 

Sebastian arrivò a un “la” piuttosto facilmente, per poi continuare a cantare distrattamente, la musica altissima.

Da quando gli avevano regalato uno stereo tutto suo – casse incorporate – metteva la sua musica a tutto volume. Lui ascoltava ogni genere, non tralasciava niente, perché ogni canzone, se aveva qualcosa da raccontare, era importante.

Gli sembrò di sentire il suo nome, ma pensò di esserselo immaginato; quando, però, risentì di nuovo di sentire il suo nome urlato, si alzò dal letto e si avvicinò alla provenienza della voce: la finestra.

Blaine, dall'altra parte, era affacciato e sembrava parecchio nervoso.

Che vuoi?” urlò Sebastian, annoiato.

Blaine era la sua piaga da lì a tredici anni, ormai capiva quando c'era qualcosa non andava dal suo viso.

Abbassa!” urlò Blaine, cercando di sovrastare la musica.

Sebastian finse una risata. “Perché dovrei?”

Blaine allargò la bocca, e Sebastian immaginò che stesse ringhiando contro di lui.

Sebastian, abbassa immediatamente!”

Non ci penso nemmeno.”

Non costringermi a fartela pagare.”

Oh, che paura Anderson.”

Vide Blaine rientrare in stanza e sparire dal suo raggio visivo, ma non si fidò a lasciar correre; doveva controllare.

Ben presto, però, si stufò. Erano minuti che Blaine non era più in vista e si era stancato di fissare la stanza con le pareti rosa dell'altro.

Si sdraiò di nuovo sul letto, riprendendo a cantare, non prima di aver alzato ancora un po' il volume.

Oh, come godeva a far imbestialire Blaine.

Sobbalzò, però, quando un rumore improvviso lo costrinse ad alzarsi dal letto per lo spavento. Un pallone – da calcio, forse – era finito dritto sul suo stereo, facendolo cadere a terra e facendolo stoppare all'improvviso.

Improvvisamente in silenzio, Sebastian sentì la rabbia invadere il suo corpo.

Il suo nuovo stereo. Il. Suo. Stereo.

Come aveva osato Blaine?

Si affacciò di nuovo alla finestra e notò che Blaine gli sorrideva con sguardo minaccioso. “Qualche problema, Sebastian?” gli disse, soffermandosi particolarmente sul suo nome.

Fu il turno di Sebastian, di ringhiare. “Questa me la pagherai, lo sai vero?”

Oh, che paura Smythe,” lo imitò Blaine, riprendendo le sue stesse precedenti parole.

Sebastian ghignò. “E guerra sia.”

Il giorno dopo, nessuno nel quartiere era stupito per la musica a volume massimo che proveniva dalla stanza di Sebastian. E neanche delle urla di Blaine.

 

 

 

 

 

Quella sera faceva freddo – Dicembre era sempre gelido, in Ohio – per questo tutti, in casa Anderson, erano ammassati vicino al camino.

L'atmosfera poteva essere dichiarata "tetra" talmente erano scuri i volti dei presenti, mentre Alicia era in un ligio silenzio, ascoltando il chiacchiericcio, ma senza intervenire mai.

Una morte portava sempre dolore, era risaputo.

Il dopo funerale del padrone di casa, Jordan Anderson, erano tutti lì a rivangare i vecchi tempi e gli anni felici dell'uomo; in realtà tutti volevano non far crollare Alicia, volevano starle vicino nell'unico modo a loro possibile.

Sebastian lasciò sbattere di nuovo la mano sul tavolo, dando nuovamente un'occhiata a tutti i presenti.

C'erano tutti – parenti, amici, collaboratori –, ma una persona mancava e lui sembrava l'unico ad essersene accorto. O meglio, sembrava l'unico a cui interessava la sua situazione.

Si avviò per le scale della casa, sentendo le assi di legno scricchiolare sotto il suo peso e sperò vivamente che nessuno lo sentisse.

Aprì qualche porta a caso, prima di trovare quella che cerava: Blaine era lì, sdraiato sotto le coperte, che gli dava le spalle.

"Hey," disse, controllando che fosse sveglio.

Blaine non disse nulla, si voltò solo a guardarlo per qualche secondo, per poi rigirarsi verso la finestra; sembrava un piccolo fagotto, e a Sebastian fece immediatamente tenerezza.

Decise che per quell'occasione tutte le loro dispute erano annullate e senza pensare si infilò sotto le coperte del letto di Blaine, portando poi le braccia ad abbracciarlo da dietro.

Il calore dei loro corpi sembrò rilassare Blaine, che lasciò andare un sospiro tremate, trattenuto da chissà quanto tempo.

"Ma tu non mi odiavi?" sussurrò Blaine, con voce leggermente bassa e roca.

"Shhh," lo zittì Sebastian, stringendolo ancora di più. "Facciamo una pausa, ok? Rilassati."

Rimasero così, abbracciati, per un tempo che parve a entrambi indefinito.

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti :3
Approdo qui con un capitolo di passaggio: mi serviva per far capire nello specifico il loro rapporto e quindi ecco qui tutti piccoli Flashback della loro crescita. Tutto ciò che è accaduto in questo capitolo è avvenuto PRIMA di ciò che invece accade nel primo capitolo, è più che altro il passaggio da "loro bambini" a "loro vicini di casa che si odiano". Piccoli momenti insieme che spero vi siano piaciuti!
Erano deficienti già da bambini.
Ringrazio chiunque abbia messo la storia tra i preferiti/seguiti/ricordate. Per chi recensisce e chi segue anche da lontano. Io vi amo tutti, non scherzo <3

Per chi vuole parlare, per chi vuole spoiler, per chi vuole semplicemente cazzeggiare, mi aggiunga pure qui

 

   
 
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