Capitolo
3 – E’ salva.
‘Posso capire cosa
state combinando?’ – aveva
chiesto irritata la psicopatica, avvicinandosi selvaggiamente ai due
Mangiamorte, battendo forte i bassi tacchi sul pavimento di pietra, ed
attirando inevitabilmente l’attenzione dei due, uno con mia
nipote in braccio,
che gli toccava sorridente il viso barbuto, mentre l’altro se
la rideva,
spaparanzato sulla sedia con le braccia conserte.
‘Bellatrix!’
– scattarono immediatamente sull’attenti dopo aver
notato l’espressione
corrucciata e psicotica della psicopatica.
Anche
Nessie si voltò, incuriosita e sorpresa delle espressioni
piuttosto spaventate
dei due, ed incrociò i miei occhi con i suoi color
cioccolato. Non potevo fare
a meno di pensare, ogni qualvolta li guardavo, che erano bellissimi; ad
essere
onesti, ogni volta che guardavo quella bambina, mi innamoravo sempre
più. Ma
no, non nel senso che avrei voluto starci insieme, non quel tipo di
amore! Era
più l’amore che si provava verso un figlio.. e,
calcolando il fatto che io mai
avrei avuto miei figli da poter crescere, accudire, amare con tutta me
stessa,
era piuttosto ovvio che mi affezionassi così tanto a mia
nipote. Edward aveva
avuto la fortuna sfacciata di avere una figlia da crescere e amare
assieme alla
persona che amava, che lo ricambiava ed aveva rinunciato alla sua vita
pur di
stare con lui; io, invece, avevo vissuto la cosa molto diversamente,
avevo
vissuto la mia quasi morte in maniera piuttosto diversa,
così come era stato
traumatico sapere i contro della trasformazione, che erano molti di
più dei
lati positivi. Ma comunque, col tempo, avevo cercato di imparare ad
apprezzare
i miei nuovi pregi ed a non fare troppo caso agli evidenti difetti, che
tendevano
sempre a mostrarsi e spiccare sui pregi. Ed io continuavo a sentirmi
sempre
peggio.
Brutto
periodo, quello, fortuna che trovai Emmett e le cose migliorarono.
‘Zia
Rose!’ – mi chiamò la piccola Nessie,
riportando la mia attenzione a quel
momento, e specialmente a lei.
‘Piccola’
– sussurrai appena, e dovetti combattere purtroppo
l’istinto di andarle
incontro, prenderla in braccio e stringerla forte a me; era ancora
seduta sulle
gambe esili del Mangiamorte barbuto, ed io non potevo di certo
trattenermi
dallo sgozzarlo nonostante non le avessero fatto del male. Ero comunque
incazzata, perché chi cavolo gli aveva dato la grandiosa
idea di rapirla?!
Vedevo
la piccola sbracciarsi, mentre il Mangiamorte continuava a tenerla
sulle sue
gambe; guardava Bellatrix, che si mordeva irritata il labbro inferiore
e continuava
a penetrare i suoi occhi neri con il suo solito sguardo da
psicopatica..
l’unica differenza dal solito, era proprio che era incazzata
di brutto. Offesa,
quasi, oserei dire.
‘Lascia
andare immediatamente la marmocchia, Dolohov ‘ –
disse Bellatrix, la voce roca
che tremava quasi quanto le corde vocali nel produrre quei suoi quasi
gutturali, mentre un ringhio si faceva spazio nel suo petto.
L’uomo
si morse il labbro, e lentamente lasciò la bambina scendere
dalla sua gamba;
Nessie, però, gli sorrise dolcemente e delicata gli
posò una mano sul volto,
toccando quella barba che sicuramente pungeva, mostrandogli qualcosa
che solo
quell’uomo, Dolohov, poteva vedere. Lo vedemmo sorridere
intenerito, mentre
questo atteggiamento non fece altro che spazientire ulteriormente
Bellatrix.
‘ANTONIN
LASCIA ANDARE IMMEDIATAMENTE LA BAMBINA’ – quasi
urlò la psicopatica, cercando
da qualche parte nella sua lunga giacca nera la sua fidata bacchetta;
peccato
che l’avessi io e non lei. Morivo dalla voglia di riderle in
faccia, di
ghignare malefica e sembrare addirittura più cattiva e
psicopatica di lei,
godere nel vedere la sua espressione corrucciata e la voglia di
uccidermi nello
sguardo. Ma evitai, visto che la mia cara nipotina mi si avvicinava
sempre più,
con passo felpato e lento, per dimostrare che non aveva nessuna fretta
di andar
via e che, alla fin fine, non era stata poi così male in
compagnia di quei due
omoni.
‘Ciao
zia’ – disse, una volta arrivata di fronte a me.
‘Ciao
Nessie’ – sospirai di sollievo
nell’averla tra le mie braccia, nel poterla
abbracciare nuovamente ed inebriarmi le narici con il profumo di
fragola che
emanavano i suoi morbidi, quasi setosi capelli color bronzo, i ricci
che le
scendevano per tutta la schiena sino al sedere. I suoi occhi
incrociarono
immediatamente i miei dorati, non appena sciogliemmo quel caloroso e
tanto
desiderato abbraccio. Mi era mancata da morire, non sapevo proprio come
ringraziare il cielo che stesse bene, che fosse sana e salva e che non
avesse
passato delle ore, dei giorni pessimi in compagnia di questa brutta
gente.
Posò
una mano sul mio volto, leggera come suo solito, sfiorandomi appena la
gota
destra, mentre con l’altra mano mi accarezzò i
biondi capelli, portandomi una
ciocca appena dietro l’orecchio. La vide ricadere e mi
mostrò i suoi denti
bianchi e perfetti, i due canini appena accennati che rendevano persino
la sua
dentatura a dir poco mozzafiato!
Guardai
dritto dinanzi a me e vidi ciò che lei decise di mostrarmi:
si era appena
svegliata in una stanza piuttosto buia, le pareti di pietra ed alcune
addirittura leggermente appuntite, lenzuola bianche ed il letto che
cigolava
anche al minimo movimento, anche se appena accennato; l’uomo
barbuto che
Bellatrix chiamò Dolohov, entrò in quella stanza
con una bacchetta puntata
contro Nessie, che si strofinava ripetutamente gli occhi nel tentativo
di
vedere come si deve e non avere la vista offuscata. Sospirò,
poi si alzò in
piedi e si avvicinò senza alcun timore a Dolohov, che la
guardava sorpreso più
che mai, la bacchetta ancora puntata contro di lei.
La
manina di Renesmee si posò sulla grossa mano
dell’uomo, che tremò appena e
tentò di scostarsi, ma Nessie era più forte di
lui e glielo impedì, lasciandolo
letteralmente di stucco. Lui deglutì a fatica, poi
aprì la bocca stupito di
quello che vedeva dinanzi ai suoi occhi: Renesmee gli stava mostrando
il sogno
appena fatto, poi gli domandò cortesemente e con la sua
solita dolcezza chi
fosse e cosa ci facesse lei lì, in un posto così
lugubre e poco accogliente.
Non ricevette risposta, se non uno sguardo confuso da parte del
Mangiamorte ed
un sorriso appena accennato non appena Renesmee gli disse che non gli
interessava più la risposta, solo voleva continuare a
mostrargli i sogni più
belli che avesse fatto sino ad allora. Gli chiese se voleva vederli e
il
Mangiamorte accennò appena un si con il capo,
sbatté più volte le palpebre per
riabituarsi all’oscurità della stanza, per poi
avviarsi fuori di lì con
Renesmee che proprio non si decideva a mollargli la mano.
‘E’
tutto ok, ora che sai che le cose sono andate in questo
modo?’ – chiese
Renesmee, come sempre senza proferire nemmeno una parola. Annuii
guardando i
suoi occhioni, perdendomi nella loro infinita profondità,
nel loro colore
mozzafiato, poi mi godetti uno dei suoi sorrisi più sinceri,
che mi donò
continuando a carezzarmi i capelli.
La
pace dei sensi finì ben presto, ed il mio udito fu sul punto
di essere
distrutto, così come quello di Renesmee e degli altri
presenti, non appena
Bellatrix urlò con la sua voce roca e stridula
tutt’assieme.
‘CHI
HA AVUTO LA BRILLANTE IDEA DI RAPIRE QUELLA BAMBINA?! DIMMELO, STUPIDO
DI UN DOLOHOV!’
– si voltò poi verso di me, altrettanto
arrabbiata, ed io feci per allontanare
Renesmee da me, pronta a balzarle addosso se fosse stato necessario
– ‘E TU,
BRUTTA BASTARDA, RIDAMMI LA MIA BACCHETTA, IMMEDIATAMENTE!’
– forse avrebbe
potuto evitare di spifferare ai quattro venti che al momento non
possedeva
alcuna bacchetta, per potersi difendere egregiamente dagli attacchi che
Dolohov
fece intendere di volerle lanciare.
‘Ah,
bene, un punto di vantaggio per me: sei già
disarmata’ – rise malefico, prendendo
la sua bacchetta con la massima tranquillità e chinandosi
prima di mettersi in
posizione e concentrarsi – ‘Vediamo un
po’, che incantesimo posso usare per
divertirmi giusto un po’? Non fai più la
sbruffona, Bella?’ – ghignò il
barbuto, trionfante. Si vedeva proprio che temeva Bellatrix.
Scrollai
le spalle e, con noncuranza, mi avvicinai con un sorriso appena
accennato alla
psicopatica, porgendole la sua bacchetta e mordendomi lievemente il
labbro
inferiore.
‘Grazie’
– apprezzavo sul serio quello che aveva fatto per me, anche
se controvoglia,
anche se sotto minaccia, anche se l’avevo costretta a vagare
per il mondo
magico senza bacchetta. Non era di certo una tipa che si sottometteva
agli
altri, però in un certo senso si era sottomessa a me.
‘Bene
bene, cos’abbiamo qui?’ – una voce roca e
bassa, che trafiggeva l’anima al solo
udirla, senza nemmeno vedere da chi provenisse, giunse alle orecchie di
tutti i
presenti. Dolohov rimase pietrificato, così come
l’altro Mangiamorte che ancora
era seduto, a guardare la scena dapprima divertito, poi spaventato come
non
mai; Bellatrix si voltò immediatamente e guardò
alle sue spalle, afferrando in
fretta la bacchetta che le porgevo ed inchinandosi all’uomo
che aveva appena
parlato. Incuriosita, mi voltai verso colui che aveva parlato e rimasi
shockata
non appena vidi il suo aspetto, così terrificante,
così.. viscido: non aveva il
naso come ogni persona normale, come ogni essere umano, aveva tipo il
muso di
un serpente, la pelle completamente bianca e nonostante sembrasse
liscia anche
se abbastanza in avanti con l’età, mi pareva
così viscida che mi fece schifo il
solo pensiero di poter toccare quella pelle.. figurarsi avercela!
‘Mio
signore.. ‘ – iniziò Bellatrix, ma non
continuò; evidentemente non aveva la più
pallida idea di dove cominciare con il racconto, o con le
giustificazioni, o
con qualunque cosa si sentisse in dovere di dire al suo
‘signore’. Forse era
quel signore di cui aveva accennato qualche parola la sorella pacata
della
psicopatica, quella Narcissa, quando cercava di motivare sua sorella a
condurmi
qui, da mia nipote.
L’uomo,
se così poteva essere chiamato, ignorò
completamente il saluto di Bellatrix, e
posò la sua attenzione alle mie spalle: Renesmee attirava in
continuazione
attenzione su di sé, e poi mi chiedevo anche
perché l’avessero rapita!
Istintivamente
indietreggiai, così da arrivare proprio dinanzi a Nessie, e
coprirla con il mio
corpo decisamente più robusto del suo e, minacciosa come mio
solito, penetrai
gli occhi chiari che si ritrovava, che stonavano decisamente con il suo
aspetto
disgustante. Lui, sorpreso della mia reazione e probabilmente anche del
mio
coraggio nell’affrontarlo in tal maniera, mi sorrise
lievemente e assunse una
posizione totalmente eretta, le braccia dietro la schiena e la lunga
veste
nera, le cui estremità svolazzavano in continuazione
nonostante l’assenza di
vento o qualunque movimento.
‘E
lei sarebbe?’ – mi chiese, visibilmente incuriosito.
Bellatrix
fece per rispondere, ed aprì la bocca, ma prima che potesse
proferire parola e
sparare tutte le giustificazioni che si era preparata e tenuta dentro
sino a
quel momento, l’anticipai, parlando con la mia voce roca ma
squillante.
‘Mi
chiamo Rosalie’ – avrei voluto mostrargli le mie
zanne e mordergli il collo, e
se non fosse stato per il fatto che avrei preferito seriamente morire
di nuovo
piuttosto che azzannare il suo viscido e bianco corpo, non mi sarei di
certo
tirata indietro. Non lo avevo mai fatto prima d’allora, ma in
quel momento lo
schifo prevalse su ogni cosa.
‘Rosalie..
E cosa ti ha condotto qui, e soprattutto chi?’
– questa volta, però, non riuscii a rispondere,
perché Bellatrix mi anticipò;
temeva seriamente che potessi dare qualche risposta che avrebbe, forse,
irritato il padrone.
‘Mio
signore, sono stata io’ – sospirò, e
nella sua voce tremante si poteva
tranquillamente scorgere quel velo di terrore che provava in quegli
istanti. Mi
dispiacque vagamente il poter udire la paura che incuteva quella
creatura, ma
era pur sempre Bellatrix, quindi mi sorpresi più che
rimanerci male.
Quell’essere
la guardò spalancando gli occhietti sottili che si
ritrovava, sorpreso,
amareggiato, magari anche un po’ deluso, nonostante credessi
che un tipo del
genere non potesse conoscere emozioni, specialmente la delusione. Un
tipo del
genere non credevo assolutamente potesse farlo.
‘C’è
una buona ragione?’ – si morse il labbro inferiore,
per evitare di fare del
male seduta stante a Bellatrix, che era sul punto di piangere, urlare,
strepitare dinanzi gli occhi del suo padrone; decisi che era meglio
starmene
zitta e farmi da parte, e soprattutto che Nessie non avrebbe dovuto
assistere a
quelle scene. Mi aspettavo che arrivasse, ed anche piuttosto in fretta,
il
peggio; solo, non volevo capitasse qualcosa a mia nipote. Di me non
m’importava
poi così tanto, giunta a quel punto.
‘Si!
Si che c’è, mio signore!’ – la
voce rianimata della psicopatica distrusse il
mio nascente flusso di pensieri, ed in parte la ringraziai, in parte la
maledissi perchè mi ero lievemente spaventata –
‘Qualcuno ha rapito la bambina’
– indicò Nessie, che guardò a stento
l’essere dal muso di serpente con i suoi
occhi verdi – ‘Non vi so dire, purtroppo, chi sia
stato, ma..’ – si zittì di
colpo, non appena il padrone alzò l’indice dinanzi
al suo volto e le fece cenno
di tacere. Lei, da buona serva o fedele Mangiamorte o qualunque cosa
fosse,
quale era, lo fece e chinò il capo.
‘Voi
due, immagino, ne sappiate qualcosa’ –
indicò i due uomini spaventati, che sino
ad allora si erano tenuti in disparte, nella vana speranza di non
essere
notati, né tanto meno calcolati, e soprattutto di evitare di
affrontare il
proprio tenebroso, spaventoso, viscido padrone.
‘I-io..’
– iniziò Dolohov, ma poi la voce si
bloccò in gola e le parole gli morirono
sulla lingua ancor prima di poter nascere – ‘Mio
s-signore..’ – balbettò, ma il
‘suo signore’ non gli diede di certo ascolto,
né l’opportunità di spiegarsi,
che prese la bacchetta e la puntò contro di essi, che
indietreggiarono
spaventati. Gli occhietti minacciosi del padrone fecero,
però, cambiare idea ai
due, che si pietrificarono nuovamente.
‘Cos’abbiamo
qui, allora? La piccola è al sicuro, vedo,
Rosalie..’ – una voce stranamente
familiare risuonò nelle mie orecchie, attirando la mia
attenzione; avevo
bisogno di sapere chi fosse, visto che nessuno sapeva dove mi trovassi
né
nulla.
‘Aro?’-
chiesi, sorpresa più di quanto lo fossi mai stata in tutta
la mia esistenza –
‘Cosa.. cosa ci fanno i Volturi qui?’ –
guardai la piccoletta bionda – ‘Jane’
–
ringhiai appena. Cosa potevo farci, in fondo, se non mi era poi
così simpatica,
specialmente dopo quello che aveva fatto a mio fratello e che voleva
farci
quando vennero a farci visita per conoscere Renesmee, e verificare se
effettivamente Bella si era ormai trasformata in vampiro? Ovviamente,
grazie
allo scudo mentale di mia cognata, tutto finì bene e non
poté nuocere a
nessuno. Con mia immensa soddisfazione.
‘Rosalie’
– mi sorrise malefica come suo solito.
‘Bene
bene, è la serata degli ospiti, questa’
– puntò la bacchetta proprio contro
Felix, che ringhiò rabbioso, ma fu fermato dalla voce pacata
e sicura di Aro.
‘Calma,
calma, non vogliamo nuocere a nessuno: siamo qui su richiesta.
E’ stata
sottratta alla famiglia Cullen una cosa preziosa’ –
e accennò con capo alla
bambina che non decideva proprio a muoversi dalle mie braccia,
né che io volevo
si staccasse da me – ‘Siamo qui per riprenderla, ma
vedo che la bella Rosalie
ci ha anticipati, cogliendoci non poco di sorpresa.. di
nuovo. Voi della famiglia Cullen, siete decisamente
sorprendenti, infinitamente sorprendenti!’ –
accennò ad una risata cristallina
che sfociò lentamente in un amabile sorriso, uno dei suoi
caldi che rivelavano
la sua sicurezza, accumulata nel corso degli anni.
‘Io
sono Lord Voldemort’ – si presentò il
padrone dei Mangiamorte, senza nemmeno
chinarsi dinanzi al capo dei vampiri – ‘E
rimedierò subito all’errore dei miei
uomini. Con permesso’ – Aro accennò un
si con il capo, mentre Caius, Marcus,
Felix, Jane, suo fratello Alec e Demetri se ne restavano immobili ad
osservare
attentamente tutto, pronti ad intervenire in caso di
necessità. Come me,
d’altronde, anche se con i Volturi dalla mia parte non ce ne
sarebbe stato
alcun bisogno.
Voldemort
puntò la bacchetta contro quel Dolohov, e con uno sforzo
immane riuscì a
pronunciare, supposi, la formula dell’incantesimo che
scagliò contro
quest’ultimo. Un lampo di luce verde partì dalla
punta della sua bacchetta e
con una rapidità sorprendente raggiunse il corpo
dell’altro, scagliandosi
contro e facendolo accasciare al suolo, ormai privo di vita, dato che
non potei
più udire il suo battito cardiaco.
Coprii
gli occhi di Renesmee, facendoglieli dapprima chiudere e poi
appoggiando il
viso contro il mio petto, mentre la stringevo sempre più
forte a me e lei
faceva lo stesso.
Poi
un messaggio: “ho paura”.
‘Non
devi averne’ – sussurrai – ‘Non
ti succederà niente. Solo, non aprire gli
occhi, finché non te lo dirò io, ci siamo
intese?’ – chiesi. Lei annuì.
Bellatrix
sussultò appena, poi Voldemort di nuovo pronunciò
quella strana formula, ed un
altro lampo di luce verde partì dalla sua bacchetta fino a
raggiungere l’altro
uomo, che si accasciò privo di vita al suolo, come Dolohov,
d’altronde.
Il
padrone dei Mangiamorte si voltò verso Aro che, impassibile,
aveva osservato la
scena.
‘Problema
risolto’ – annunciò fiero, il Lord
viscido.
‘Bene,
spero non se ne creino degli altri’ –
affermò Aro, guardandomi – ‘Che ne dici,
Rose, andiamo?’ – chiese.
Annuii
senza fare troppe storie.
Rivolsi
un ultimo sguardo a Bellatrix.
‘Grazie’
– sussurrai, nonostante sapessi che a lei non avrebbe fatto
piacere né mi
avrebbe degnata di una risposta – ‘A mai
più rivederci, psicopatica’ – le diedi
le spalle e, con Nessie ancora avvinghiata alla vita, mi avviai al
seguito dei
Volturi.
Per
l’ultima volta osservai il cielo stellato: una visuale
così non mi sarebbe mai
più ricapitata. Probabilmente il cielo era stato anche
incantato, ormai potevo
aspettarmi di tutto dai maghi, nonostante avessi passato in quel mondo
solo una
notte, che parve infinita. Non rivolsi nemmeno uno sguardo ai corpi che
giacevano sul suolo pietroso, né tanto meno lo rivolsi a
quel Voldemort.
Lasciai
quel mondo, con la sola speranza che quella creatura, prima o poi,
avesse ciò
che gli spettava, ciò che meritava davvero: la morte.