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Autore: Rhaenyra17    06/10/2012    0 recensioni
[Tratto dal primo capitolo]
" ‘Pensaci bene, Bellatrix.. Il Signore Oscuro ci ucciderebbe senza pensarci, se lasciassimo che Draco venga coinvolto in questa faccenda. Lei non si fermerà’ – tentò di sussurrare, in modo che la sentisse solo la sorella. Forse aveva rimosso troppo in fretta la parte in cui il marito le aveva detto che ero un vampiro.
‘Fai uno sbaglio e sei morta’ – mi minacciò Bellatrix.
‘Prima o dopo che ti avrò uccisa?’ – ghignai malefica. "
[Questa storia partecipa al contest "Quando Harry Potter e Twilight diventano più o meno la stessa cosa" indetto da Beth96]
Personaggi: Bellatrix/Rosalie + personaggio obbligatorio: Renesmee.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Mangiamorte, Voldemort
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 3 – E’ salva.

 

 

 ‘Posso capire cosa state combinando?’ – aveva chiesto irritata la psicopatica, avvicinandosi selvaggiamente ai due Mangiamorte, battendo forte i bassi tacchi sul pavimento di pietra, ed attirando inevitabilmente l’attenzione dei due, uno con mia nipote in braccio, che gli toccava sorridente il viso barbuto, mentre l’altro se la rideva, spaparanzato sulla sedia con le braccia conserte.
‘Bellatrix!’ – scattarono immediatamente sull’attenti dopo aver notato l’espressione corrucciata e psicotica della psicopatica.
Anche Nessie si voltò, incuriosita e sorpresa delle espressioni piuttosto spaventate dei due, ed incrociò i miei occhi con i suoi color cioccolato. Non potevo fare a meno di pensare, ogni qualvolta li guardavo, che erano bellissimi; ad essere onesti, ogni volta che guardavo quella bambina, mi innamoravo sempre più. Ma no, non nel senso che avrei voluto starci insieme, non quel tipo di amore! Era più l’amore che si provava verso un figlio.. e, calcolando il fatto che io mai avrei avuto miei figli da poter crescere, accudire, amare con tutta me stessa, era piuttosto ovvio che mi affezionassi così tanto a mia nipote. Edward aveva avuto la fortuna sfacciata di avere una figlia da crescere e amare assieme alla persona che amava, che lo ricambiava ed aveva rinunciato alla sua vita pur di stare con lui; io, invece, avevo vissuto la cosa molto diversamente, avevo vissuto la mia quasi morte in maniera piuttosto diversa, così come era stato traumatico sapere i contro della trasformazione, che erano molti di più dei lati positivi. Ma comunque, col tempo, avevo cercato di imparare ad apprezzare i miei nuovi pregi ed a non fare troppo caso agli evidenti difetti, che tendevano sempre a mostrarsi e spiccare sui pregi. Ed io continuavo a sentirmi sempre peggio.
Brutto periodo, quello, fortuna che trovai Emmett e le cose migliorarono.
‘Zia Rose!’ – mi chiamò la piccola Nessie, riportando la mia attenzione a quel momento, e specialmente a lei.
‘Piccola’ – sussurrai appena, e dovetti combattere purtroppo l’istinto di andarle incontro, prenderla in braccio e stringerla forte a me; era ancora seduta sulle gambe esili del Mangiamorte barbuto, ed io non potevo di certo trattenermi dallo sgozzarlo nonostante non le avessero fatto del male. Ero comunque incazzata, perché chi cavolo gli aveva dato la grandiosa idea di rapirla?!
Vedevo la piccola sbracciarsi, mentre il Mangiamorte continuava a tenerla sulle sue gambe; guardava Bellatrix, che si mordeva irritata il labbro inferiore e continuava a penetrare i suoi occhi neri con il suo solito sguardo da psicopatica.. l’unica differenza dal solito, era proprio che era incazzata di brutto. Offesa, quasi, oserei dire.
‘Lascia andare immediatamente la marmocchia, Dolohov ‘ – disse Bellatrix, la voce roca che tremava quasi quanto le corde vocali nel produrre quei suoi quasi gutturali, mentre un ringhio si faceva spazio nel suo petto.
L’uomo si morse il labbro, e lentamente lasciò la bambina scendere dalla sua gamba; Nessie, però, gli sorrise dolcemente e delicata gli posò una mano sul volto, toccando quella barba che sicuramente pungeva, mostrandogli qualcosa che solo quell’uomo, Dolohov, poteva vedere. Lo vedemmo sorridere intenerito, mentre questo atteggiamento non fece altro che spazientire ulteriormente Bellatrix.
‘ANTONIN LASCIA ANDARE IMMEDIATAMENTE LA BAMBINA’ – quasi urlò la psicopatica, cercando da qualche parte nella sua lunga giacca nera la sua fidata bacchetta; peccato che l’avessi io e non lei. Morivo dalla voglia di riderle in faccia, di ghignare malefica e sembrare addirittura più cattiva e psicopatica di lei, godere nel vedere la sua espressione corrucciata e la voglia di uccidermi nello sguardo. Ma evitai, visto che la mia cara nipotina mi si avvicinava sempre più, con passo felpato e lento, per dimostrare che non aveva nessuna fretta di andar via e che, alla fin fine, non era stata poi così male in compagnia di quei due omoni.
‘Ciao zia’ – disse, una volta arrivata di fronte a me.
‘Ciao Nessie’ – sospirai di sollievo nell’averla tra le mie braccia, nel poterla abbracciare nuovamente ed inebriarmi le narici con il profumo di fragola che emanavano i suoi morbidi, quasi setosi capelli color bronzo, i ricci che le scendevano per tutta la schiena sino al sedere. I suoi occhi incrociarono immediatamente i miei dorati, non appena sciogliemmo quel caloroso e tanto desiderato abbraccio. Mi era mancata da morire, non sapevo proprio come ringraziare il cielo che stesse bene, che fosse sana e salva e che non avesse passato delle ore, dei giorni pessimi in compagnia di questa brutta gente.
Posò una mano sul mio volto, leggera come suo solito, sfiorandomi appena la gota destra, mentre con l’altra mano mi accarezzò i biondi capelli, portandomi una ciocca appena dietro l’orecchio. La vide ricadere e mi mostrò i suoi denti bianchi e perfetti, i due canini appena accennati che rendevano persino la sua dentatura a dir poco mozzafiato!
Guardai dritto dinanzi a me e vidi ciò che lei decise di mostrarmi: si era appena svegliata in una stanza piuttosto buia, le pareti di pietra ed alcune addirittura leggermente appuntite, lenzuola bianche ed il letto che cigolava anche al minimo movimento, anche se appena accennato; l’uomo barbuto che Bellatrix chiamò Dolohov, entrò in quella stanza con una bacchetta puntata contro Nessie, che si strofinava ripetutamente gli occhi nel tentativo di vedere come si deve e non avere la vista offuscata. Sospirò, poi si alzò in piedi e si avvicinò senza alcun timore a Dolohov, che la guardava sorpreso più che mai, la bacchetta ancora puntata contro di lei.
La manina di Renesmee si posò sulla grossa mano dell’uomo, che tremò appena e tentò di scostarsi, ma Nessie era più forte di lui e glielo impedì, lasciandolo letteralmente di stucco. Lui deglutì a fatica, poi aprì la bocca stupito di quello che vedeva dinanzi ai suoi occhi: Renesmee gli stava mostrando il sogno appena fatto, poi gli domandò cortesemente e con la sua solita dolcezza chi fosse e cosa ci facesse lei lì, in un posto così lugubre e poco accogliente. Non ricevette risposta, se non uno sguardo confuso da parte del Mangiamorte ed un sorriso appena accennato non appena Renesmee gli disse che non gli interessava più la risposta, solo voleva continuare a mostrargli i sogni più belli che avesse fatto sino ad allora. Gli chiese se voleva vederli e il Mangiamorte accennò appena un si con il capo, sbatté più volte le palpebre per riabituarsi all’oscurità della stanza, per poi avviarsi fuori di lì con Renesmee che proprio non si decideva a mollargli la mano.
‘E’ tutto ok, ora che sai che le cose sono andate in questo modo?’ – chiese Renesmee, come sempre senza proferire nemmeno una parola. Annuii guardando i suoi occhioni, perdendomi nella loro infinita profondità, nel loro colore mozzafiato, poi mi godetti uno dei suoi sorrisi più sinceri, che mi donò continuando a carezzarmi i capelli.
La pace dei sensi finì ben presto, ed il mio udito fu sul punto di essere distrutto, così come quello di Renesmee e degli altri presenti, non appena Bellatrix urlò con la sua voce roca e stridula tutt’assieme.
‘CHI HA AVUTO LA BRILLANTE IDEA DI RAPIRE QUELLA BAMBINA?! DIMMELO, STUPIDO DI UN DOLOHOV!’ – si voltò poi verso di me, altrettanto arrabbiata, ed io feci per allontanare Renesmee da me, pronta a balzarle addosso se fosse stato necessario – ‘E TU, BRUTTA BASTARDA, RIDAMMI LA MIA BACCHETTA, IMMEDIATAMENTE!’ – forse avrebbe potuto evitare di spifferare ai quattro venti che al momento non possedeva alcuna bacchetta, per potersi difendere egregiamente dagli attacchi che Dolohov fece intendere di volerle lanciare.
‘Ah, bene, un punto di vantaggio per me: sei già disarmata’ – rise malefico, prendendo la sua bacchetta con la massima tranquillità e chinandosi prima di mettersi in posizione e concentrarsi – ‘Vediamo un po’, che incantesimo posso usare per divertirmi giusto un po’? Non fai più la sbruffona, Bella?’ – ghignò il barbuto, trionfante. Si vedeva proprio che temeva Bellatrix.
Scrollai le spalle e, con noncuranza, mi avvicinai con un sorriso appena accennato alla psicopatica, porgendole la sua bacchetta e mordendomi lievemente il labbro inferiore.
‘Grazie’ – apprezzavo sul serio quello che aveva fatto per me, anche se controvoglia, anche se sotto minaccia, anche se l’avevo costretta a vagare per il mondo magico senza bacchetta. Non era di certo una tipa che si sottometteva agli altri, però in un certo senso si era sottomessa a me.
‘Bene bene, cos’abbiamo qui?’ – una voce roca e bassa, che trafiggeva l’anima al solo udirla, senza nemmeno vedere da chi provenisse, giunse alle orecchie di tutti i presenti. Dolohov rimase pietrificato, così come l’altro Mangiamorte che ancora era seduto, a guardare la scena dapprima divertito, poi spaventato come non mai; Bellatrix si voltò immediatamente e guardò alle sue spalle, afferrando in fretta la bacchetta che le porgevo ed inchinandosi all’uomo che aveva appena parlato. Incuriosita, mi voltai verso colui che aveva parlato e rimasi shockata non appena vidi il suo aspetto, così terrificante, così.. viscido: non aveva il naso come ogni persona normale, come ogni essere umano, aveva tipo il muso di un serpente, la pelle completamente bianca e nonostante sembrasse liscia anche se abbastanza in avanti con l’età, mi pareva così viscida che mi fece schifo il solo pensiero di poter toccare quella pelle.. figurarsi avercela!
‘Mio signore.. ‘ – iniziò Bellatrix, ma non continuò; evidentemente non aveva la più pallida idea di dove cominciare con il racconto, o con le giustificazioni, o con qualunque cosa si sentisse in dovere di dire al suo ‘signore’. Forse era quel signore di cui aveva accennato qualche parola la sorella pacata della psicopatica, quella Narcissa, quando cercava di motivare sua sorella a condurmi qui, da mia nipote.
L’uomo, se così poteva essere chiamato, ignorò completamente il saluto di Bellatrix, e posò la sua attenzione alle mie spalle: Renesmee attirava in continuazione attenzione su di sé, e poi mi chiedevo anche perché l’avessero rapita!
Istintivamente indietreggiai, così da arrivare proprio dinanzi a Nessie, e coprirla con il mio corpo decisamente più robusto del suo e, minacciosa come mio solito, penetrai gli occhi chiari che si ritrovava, che stonavano decisamente con il suo aspetto disgustante. Lui, sorpreso della mia reazione e probabilmente anche del mio coraggio nell’affrontarlo in tal maniera, mi sorrise lievemente e assunse una posizione totalmente eretta, le braccia dietro la schiena e la lunga veste nera, le cui estremità svolazzavano in continuazione nonostante l’assenza di vento o qualunque movimento.
‘E lei sarebbe?’ – mi chiese, visibilmente incuriosito.
Bellatrix fece per rispondere, ed aprì la bocca, ma prima che potesse proferire parola e sparare tutte le giustificazioni che si era preparata e tenuta dentro sino a quel momento, l’anticipai, parlando con la mia voce roca ma squillante.
‘Mi chiamo Rosalie’ – avrei voluto mostrargli le mie zanne e mordergli il collo, e se non fosse stato per il fatto che avrei preferito seriamente morire di nuovo piuttosto che azzannare il suo viscido e bianco corpo, non mi sarei di certo tirata indietro. Non lo avevo mai fatto prima d’allora, ma in quel momento lo schifo prevalse su ogni cosa.
‘Rosalie.. E cosa ti ha condotto qui, e soprattutto chi?’ – questa volta, però, non riuscii a rispondere, perché Bellatrix mi anticipò; temeva seriamente che potessi dare qualche risposta che avrebbe, forse, irritato il padrone.
‘Mio signore, sono stata io’ – sospirò, e nella sua voce tremante si poteva tranquillamente scorgere quel velo di terrore che provava in quegli istanti. Mi dispiacque vagamente il poter udire la paura che incuteva quella creatura, ma era pur sempre Bellatrix, quindi mi sorpresi più che rimanerci male.
Quell’essere la guardò spalancando gli occhietti sottili che si ritrovava, sorpreso, amareggiato, magari anche un po’ deluso, nonostante credessi che un tipo del genere non potesse conoscere emozioni, specialmente la delusione. Un tipo del genere non credevo assolutamente potesse farlo.
‘C’è una buona ragione?’ – si morse il labbro inferiore, per evitare di fare del male seduta stante a Bellatrix, che era sul punto di piangere, urlare, strepitare dinanzi gli occhi del suo padrone; decisi che era meglio starmene zitta e farmi da parte, e soprattutto che Nessie non avrebbe dovuto assistere a quelle scene. Mi aspettavo che arrivasse, ed anche piuttosto in fretta, il peggio; solo, non volevo capitasse qualcosa a mia nipote. Di me non m’importava poi così tanto, giunta a quel punto.
‘Si! Si che c’è, mio signore!’ – la voce rianimata della psicopatica distrusse il mio nascente flusso di pensieri, ed in parte la ringraziai, in parte la maledissi perchè mi ero lievemente spaventata – ‘Qualcuno ha rapito la bambina’ – indicò Nessie, che guardò a stento l’essere dal muso di serpente con i suoi occhi verdi – ‘Non vi so dire, purtroppo, chi sia stato, ma..’ – si zittì di colpo, non appena il padrone alzò l’indice dinanzi al suo volto e le fece cenno di tacere. Lei, da buona serva o fedele Mangiamorte o qualunque cosa fosse, quale era, lo fece e chinò il capo.
‘Voi due, immagino, ne sappiate qualcosa’ – indicò i due uomini spaventati, che sino ad allora si erano tenuti in disparte, nella vana speranza di non essere notati, né tanto meno calcolati, e soprattutto di evitare di affrontare il proprio tenebroso, spaventoso, viscido padrone.
‘I-io..’ – iniziò Dolohov, ma poi la voce si bloccò in gola e le parole gli morirono sulla lingua ancor prima di poter nascere – ‘Mio s-signore..’ – balbettò, ma il ‘suo signore’ non gli diede di certo ascolto, né l’opportunità di spiegarsi, che prese la bacchetta e la puntò contro di essi, che indietreggiarono spaventati. Gli occhietti minacciosi del padrone fecero, però, cambiare idea ai due, che si pietrificarono nuovamente.
‘Cos’abbiamo qui, allora? La piccola è al sicuro, vedo, Rosalie..’ – una voce stranamente familiare risuonò nelle mie orecchie, attirando la mia attenzione; avevo bisogno di sapere chi fosse, visto che nessuno sapeva dove mi trovassi né nulla.
‘Aro?’- chiesi, sorpresa più di quanto lo fossi mai stata in tutta la mia esistenza – ‘Cosa.. cosa ci fanno i Volturi qui?’ – guardai la piccoletta bionda – ‘Jane’ – ringhiai appena. Cosa potevo farci, in fondo, se non mi era poi così simpatica, specialmente dopo quello che aveva fatto a mio fratello e che voleva farci quando vennero a farci visita per conoscere Renesmee, e verificare se effettivamente Bella si era ormai trasformata in vampiro? Ovviamente, grazie allo scudo mentale di mia cognata, tutto finì bene e non poté nuocere a nessuno. Con mia immensa soddisfazione.
‘Rosalie’ – mi sorrise malefica come suo solito.
‘Bene bene, è la serata degli ospiti, questa’ – puntò la bacchetta proprio contro Felix, che ringhiò rabbioso, ma fu fermato dalla voce pacata e sicura di Aro.
‘Calma, calma, non vogliamo nuocere a nessuno: siamo qui su richiesta. E’ stata sottratta alla famiglia Cullen una cosa preziosa’ – e accennò con capo alla bambina che non decideva proprio a muoversi dalle mie braccia, né che io volevo si staccasse da me – ‘Siamo qui per riprenderla, ma vedo che la bella Rosalie ci ha anticipati, cogliendoci non poco di sorpresa.. di nuovo. Voi della famiglia Cullen, siete decisamente sorprendenti, infinitamente sorprendenti!’ – accennò ad una risata cristallina che sfociò lentamente in un amabile sorriso, uno dei suoi caldi che rivelavano la sua sicurezza, accumulata nel corso degli anni.
‘Io sono Lord Voldemort’ – si presentò il padrone dei Mangiamorte, senza nemmeno chinarsi dinanzi al capo dei vampiri – ‘E rimedierò subito all’errore dei miei uomini. Con permesso’ – Aro accennò un si con il capo, mentre Caius, Marcus, Felix, Jane, suo fratello Alec e Demetri se ne restavano immobili ad osservare attentamente tutto, pronti ad intervenire in caso di necessità. Come me, d’altronde, anche se con i Volturi dalla mia parte non ce ne sarebbe stato alcun bisogno.
Voldemort puntò la bacchetta contro quel Dolohov, e con uno sforzo immane riuscì a pronunciare, supposi, la formula dell’incantesimo che scagliò contro quest’ultimo. Un lampo di luce verde partì dalla punta della sua bacchetta e con una rapidità sorprendente raggiunse il corpo dell’altro, scagliandosi contro e facendolo accasciare al suolo, ormai privo di vita, dato che non potei più udire il suo battito cardiaco.
Coprii gli occhi di Renesmee, facendoglieli dapprima chiudere e poi appoggiando il viso contro il mio petto, mentre la stringevo sempre più forte a me e lei faceva lo stesso.
Poi un messaggio: “ho paura”.
‘Non devi averne’ – sussurrai – ‘Non ti succederà niente. Solo, non aprire gli occhi, finché non te lo dirò io, ci siamo intese?’ – chiesi. Lei annuì.
Bellatrix sussultò appena, poi Voldemort di nuovo pronunciò quella strana formula, ed un altro lampo di luce verde partì dalla sua bacchetta fino a raggiungere l’altro uomo, che si accasciò privo di vita al suolo, come Dolohov, d’altronde.
Il padrone dei Mangiamorte si voltò verso Aro che, impassibile, aveva osservato la scena.
‘Problema risolto’ – annunciò fiero, il Lord viscido.
‘Bene, spero non se ne creino degli altri’ – affermò Aro, guardandomi – ‘Che ne dici, Rose, andiamo?’ – chiese.
Annuii senza fare troppe storie.
Rivolsi un ultimo sguardo a Bellatrix.
‘Grazie’ – sussurrai, nonostante sapessi che a lei non avrebbe fatto piacere né mi avrebbe degnata di una risposta – ‘A mai più rivederci, psicopatica’ – le diedi le spalle e, con Nessie ancora avvinghiata alla vita, mi avviai al seguito dei Volturi.
Per l’ultima volta osservai il cielo stellato: una visuale così non mi sarebbe mai più ricapitata. Probabilmente il cielo era stato anche incantato, ormai potevo aspettarmi di tutto dai maghi, nonostante avessi passato in quel mondo solo una notte, che parve infinita. Non rivolsi nemmeno uno sguardo ai corpi che giacevano sul suolo pietroso, né tanto meno lo rivolsi a quel Voldemort.
Lasciai quel mondo, con la sola speranza che quella creatura, prima o poi, avesse ciò che gli spettava, ciò che meritava davvero: la morte.

  
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