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Autore: Delena85    06/10/2012    6 recensioni
"sono passati molti giorni da quando Elena si è trasformata e Stefan, sta provando ad insegnarle a controllarsi, ma le cose non vanno come vorrebbe tutto è più complicato di come si aspettava, e l'indifferenza di Damon a tutto ciò non le è di aiuto."
ho provato ad immaginare i primi episodi della stagione quattro, naturalmente secondo il mio punto di vista, spero che vi piaccia e che commenterete in tanti. vi dico da subito che questa è la mia prima storia quindi se potete siate magnanimi. (Vi sono alcuni spoiler riguardanti la stagione 4, tutti di carattere generale.)
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Triangolo
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"sono passati molti giorni da quando Elena si è trasformata e Stefan, sta provando ad insegnarle a controllarsi, ma le cose non vanno come vorrebbe tutto è più complicato di come si aspettava, e l'indifferenza di Damon a tutto ciò non le è di aiuto."
 
“Ora basta Stefan, non ne posso più è tutto inutile non riuscirò mai a farmelo bastare”
“Certo che ci riuscirai devi solo volerlo”
Era tutto il giorno che andavamo a caccia, avevo provato il sangue di qualsiasi animale che avessimo incontrato sul nostro cammino, ma niente era neanche lontanamente paragonabile al profumo del sangue umano. Lo sentivo ancora scendermi denso nella gola, sentivo ancora l’appagamento che avevo provato subito dopo e tutto questo era lontano anni luce da quella sensazione. Sapevo che Stefan voleva solo aiutarmi, evitare che poi mi sentissi in colpa nel caso non fossi riuscita a fermarmi e avessi ucciso qualcuno. Mi conosceva bene e sapeva quanto la mia umanità mi avrebbe fatta stare male, ma nonostante tutto ogni cosa perdeva di significato rispetto al piacere del sangue.
“Elena mi stai ascoltando?”
Non mi ero nemmeno resa conto che lui avesse continuato a parlare io avevo smesso di ascoltarlo da molto tempo, forse dall’attimo in cui ero diventata un vampiro. Ogni parola pronunciata da Stefan sul controllo sulle rinunce mi sembrava senza senso e in un angolo della mia mente iniziavo a capire quanto fossi stata ceca in passato, quanto erano assurdi i miei discorsi sul controllo, avevo intavolato aspre discussioni con Damon su questo argomento fin dal primo giorno che lo avevo conosciuto, e solo  ora capivo quanto aveva ragione: “Siamo vampiri Elena, predatori, non cuccioli”. Ero stata una pazza a credere che controllarsi fosse così semplice, a pensare che bastasse un semplice atto di volontà.
La voce di Stefan mi distolse di nuovo dai miei pensieri
“Guardami Elena, tu devi fidarti di me, ce la farai proprio come me, come Caroline, anche tu imparerai a controllare la tua sete, devi solo capire come fare, tutto qui!”
Stefan sempre così paziente, così dolce, e io non lo ascoltavo neanche non mi ero nemmeno accorta delle sue mani sulle spalle
“Sono  stanca Stefan voglio tornare a casa”
“Ok  andiamo”
si fermò un attimo incerto per guardarmi negli occhi
“Vuoi davvero che ti accompagni a casa?”
Che voleva dire mi sembrava logico voler  tornare a casa mia …..Jeremy
Non ero ancora pronta per questo, non potevo rischiare di fargli del male
“No rimarrò da voi ancora per un po’ fino a che non sarò certa di non essere un pericolo per nessuno”
“Come vuoi”
Per il resto del tragitto non proferimmo parola, ma più mi avvicinavo a quella casa più mi sentivo triste quasi angosciata. Mentre salivo le scale in silenzio sentii una presenza e alzai gli occhi di scatto come un felino sull’allerta. Damon mi guardava dal pianerottolo, appoggiato con disinvoltura al muro della scala, quegli occhi….avrebbero mai  smesso di guardarmi come se sapessero leggermi l’anima? Pensavo che avrebbe tirato fuori qualcuna delle sue battute del tipo: “Come è andata la caccia, hai trovato qualche coniglio di tuo gradimento?”
Invece niente mi guardava e basta, stavo per parlare ma non ne ebbi il tempo perchè si voltò e andò a rinchiudersi nella sua stanza.
Ora che ci pensavo era da quando mi ero trasformata che non ci parlavamo più, lui mi aveva lasciata a Stefan e a lui aveva lasciato il compito di prendersi cura di me, di istruirmi. Era come se tutto ciò che mi riguardava non gli interessasse più. Non era andato via, ma era come se lo avesse fatto.
Stefan era al piano di sotto, lo sentivo muoversi nella libreria, aveva appena preso un libro dallo scaffale e si era seduto sul divano. Sapevo che non sarebbe venuto da me, mi avrebbe lasciata riflettere da sola, ma io non volevo stare sola ero un misto di rabbia, frustrazione e fame repressa avevo bisogno di parlarne, avevo bisogno di qualcuno che capisse, ma Stefan non ci riusciva o forse non lo faceva come avrei voluto. Spinta da una forza irrefrenabile attraversai il corridoio e mi ritrovai di fronte alla stanza di Damon. Dovevo parlargli, avevo bisogno del suo aiuto, dopotutto quado Stefan era andato via lui era stato tutto per me e mai senza di lui avrei superato quel momento. Presi un respiro e bussai alla sua porta, non rispose, perché non rispondeva? Bussai di nuovo, sapevo che era lì potevo sentirlo, ma niente, non si mosse. Presi il coraggio a due mani e aprii la porta senza aspettare oltre. Damon era fermo davanti alle finestre, di spalle con un bicchiere in mano, non si voltò neanche.
Ero andata lì per parlargli e lo avrei fatto non importava quanto lui potesse fingere di ignorarmi, chiusi la porta e mi avvicinai al letto
“Ehi….lo so che forse non hai voglia di parlarmi…ma….senti Damon ci sono delle cose che voglio dirti, cose che devi sapere” ancora niente, era rimasto impassibile a tutto e continuava a non voltarsi ma io dovevo parlare non potevo più tenermi tutto dentro “Ho bisogno del tuo aiuto, io non ce la faccio a sopportare tutte queste sensazioni , tutta questa ansia, questa fibrillazione, i sensi e le emozioni che si affollano dentro di me, è tutto così confuso, assurdo…e poi c’è la fame, che non mi abbandona mai, niente mi soddisfa, ho provato ad ascoltare Stefan ma non ci riesco non mi basta…… avevi ragione non è così semplice non siamo cuccioli siamo vampiri!!”
Tirai fuori tutto d’un fiato per paura che mi interrompesse perché avevo bisogno di dirle quelle cose, e avevo bisogno più di ogni altra cosa che lui le ascoltasse, era il mio modo per chiedergli scusa per tutte le volte che io non avevo capito lui.
Ma continuava a tacere era come se non avesse sentito nulla di quello che gli stavo dicendo, non potevo sopportare oltre quel suo atteggiamento, così andai da lui e gli sfiorai il braccio per attirare la sua attenzione 
“Damon mi stai ascoltando?”
E fu allora che si voltò i suoi occhi mi guardavano fissi pieni di una rabbia antica quasi famelica, che mi gelò. Meccanicamente arretrai
“Pensi  che sia così semplice, vieni da me ti lamenti che il mio caro fratellino non ti capisce, e speri che io ti porti a fare un giro nel mondo dei balocchi, per poi tornare da lui quando ti sarai stancata di giocare…no Elena non è così che funziona”
La sua voce salì di due ottave e scaraventò il bicchiere nella stanza, ero pietrificata, per la prima volta vedevo tutto il suo rancore, tutta la sua frustrazione. Ogni parola era peggio di uno schiaffo in pieno viso, volevo rispondergli ma cosa avrei potuto dire, non c’era modo di difendermi da quel fiume in piena. Agevolato dal mio silenzio continuò con disprezzo la sua arringa
“Hai fatto la tua scelta, hai detto che lo ami, che ti capiva… ti ha lasciata morire e per questo lo hai amato di più, perché aveva rispettato le tue scelte, e ora vieni a dirmi che hai bisogno di me…..no Elena non sono più a disposizione dei tuoi capricci ora dovrai cavartela da sola”
Avevo il viso inondato di lacrime, mai avrei pensato ad una reazione del genere, ma alla fine aveva ragione ogni singola parola che aveva pronunciato era vera, avevo scelto ma alla fine continuavo a volerli entrambi vicino a me . Si girò di nuovo e continuò a fissare un punto indefinito al di là del vetro, angosciata da quella indifferenza corsi via, nel corridoio incontrai Stefan che mi guardava con un misto di tristezza e angoscia sul volto, non provò nemmeno a fermarmi. Arrivata davanti al portone di casa lo spalancai volevo solo andare via, allontanarmi il più possibile, ma la realtà mi colpì in pieno stomaco. Dove sarei andata? Potevo andare da Caroline ma per farlo avrei dovuto attraversare tutta Mystic Falls, e se avessi incontrato qualcuno, se la fame avesse avuto il sopravvento, se avessi ucciso?? Non potevo andare non ero ancora pronta per il mondo. Esasperata chiusi il portone ci appoggiai la schiena e scivolai a terra, le ginocchia al petto il viso tra le mani. Non so per quanto tempo rimasi in quella posizione piangendo.
Ero sola.
   
 
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