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Autore: SilviAngel    06/10/2012    4 recensioni
Post quinta stagione.
Apocalisse sventata, Dean sta bene e Sam non è caduto nella gabbia.
Cass ha, però, un enorme problema: deve ripopolare il Paradiso, ma gli angeli non riescono più ad accoppiarsi tra loro!
Cosa escogiterà il nostro eroe???
Destiel... of course!
Possibili elementi o momenti OOC.
Mpreg
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Cap. 18
“Finalmente”
 
La tranquillità donataci dalle parole di Joshua permise a me – prima di tutto – e a tutta l’allegra combriccola che mi gravitava attorno, o per meglio dire che gravitava attorno al mio pancione, di tirare il classico sospiro di sollievo e di vivere nel modo più rilassato possibile le successive settimane.
Vi furono ancora un paio di esplosioni ormonali che mi portarono ad assomigliare sempre più ad una mongolfiera, ma tutto pareva andare a gonfie vele, con la mia dieta rigorosamente sana e Castiel che si dilettava a fare il papà provetto. 
Certo non era facile convivere con Sam che andava e veniva, lamentandosi ogni volta del tempo passato con Balthazar e Bobby che – tentando di nasconderlo anche  a se stesso – si stava trasformando in una zia/nonna apprensiva, ma il peggio era dato, come prevedibile, da quei due nuovi parenti piumati che mi erano toccati in sorte.
Piombavano senza avvertire, a qualunque ora del giorno, esattamente nel luogo dove eravamo io e Cass.
Si materializzavano ovunque: in cucina, in soggiorno, sul retro della casa in mezzo alle carcasse delle auto. Luogo che avevo imparato ad amare, da quando un giorno, non sopportando più rimanere chiuso in casa, stavo diventando insopportabile e così l’angelo aveva accettato questo compromesso considerando le scarse probabilità che qualcuno mi vedesse.
Gabriel e Balthazar parevano essere però ogniqualvolta insoddisfatti e infastiditi. All’inizio non compresi il motivo, fino a quando non iniziarono a comparire nel bel mezzo della notte e soprattutto nel bel mezzo della camera.
 
Una sera, essendo ancora nel dormiveglia, mi accorsi del loro arrivo e accendendo la luce me li trovai davanti.
“Cosa diavolo ci fate qui a quest’ora?” chiesi con tono ancora docile, forse dovuto alla sorpresa o al sonno.
“Passavamo di qua” tergiversò il biondo e sorridendo spostò lo sguardo, cosa che fece immediatamente anche il piccoletto, da me al letto dove ero coricato accanto all’angelo.
“Balthazar, Gabriel” si intromise Cass “Dean ha bisogno di riposo e io vorrei capire cosa vi spinge a comportarvi in questo modo bizzarro”
“Ohh, va bene!” alzò le mani in segno di resa l’arcangelo.
“Non vorrai mica dirglielo? Ci staccheranno la testa! Metaforicamente parlando s’intende” cercò di fermarlo lo spilungone, ma senza riuscirci.
“Oramai ho perso le speranze, non credo riusciremo nel nostro intento: uno è incinto, l’altro è più pudico di una novizia, tanto vale confessare! Speravamo di cogliervi sul fatto”
Cass inclinò il capo in quel suo modo oramai divenuto un cliché e domandò incuriosito “Coglierci sul fatto a fare che cosa?”
“Visto?” sbottò Gabriel indicandolo con una mano e guardando con aria saputa Balthazar.
Dato che la mia mente aveva elaborato quelle informazioni in un lasso di tempo consono al fatto che stavo per addormentarmi, fu con qualche istante di ritardo che iniziai a urlare “RAZZA DI GUARDONI PERVERTITI! FUORI DA QUESTA CAMERA, ADESSO!”
Tutti e tre portarono la loro attenzione a me e, vedendo che minacciavo di alzarmi e scagliarmi – inutilmente – contro di loro, Cass avvolse le braccia attorno a me, una sulle spalle e l’altra ad abbracciare la pancia.
“Calmati, non ti devi affaticare, il tuo corpo ora è molto appesantito, devi averne maggiore cura”
“Dannazione Cass! Lo so che faccio schifo e sembro una balena, non hai bisogno di ricordarmelo” non volevo urlargli contro, ma l’idea che davvero quei due avessero cercato di sorprenderci in – merda… lo sto davvero pensando – atteggiamenti intimi, mi faceva andare in bestia. Soprattutto perché erano giorni e giorni che io e lui non...
Ok, lo ammetto, erano giorni che il mio angelo non si avvicinava se non per informarsi su cosa stessero facendo i bambini o per darmi il bacetto – e ho detto bacetto – della buonanotte, niente più pomeriggi full immersion di pomiciate, niente più strusciatine appaganti, niente di niente. Ed era odiosamente frustrante!
 
Tutto finì in secondo piano quando una fitta lancinante, come mai ne avevo avvertite, di gran lunga peggiore a quelle avute quando Cass era stato lontano, mi attraversò l’addome facendomi piegare in due dal dolore.
Le braccia di Cass, ancora su di me, strinsero la presa e mentre il mio corpo veniva riportato a contatto del materasso la sua voce giunse alle mie orecchie come attutita.  
“Dean… Dean che ti succede? Io sono qui, non dovresti soffrire”
Il calore della sua vicinanza sparì mentre altre parole arrivarono a me.
“Per favore andate a chiamare Joshua, ne sa molto più di noi. Vi prego”
Il mio campo visivo al momento comprendeva una porzione di soffitto e non li vidi andarsene, ma immediatamente dopo queste parole il viso di Cass apparve davanti al mio: era preoccupato e stravolto.                   
“T-tranquillo, è solo una fitta, come le altre volte” cercai di evitare il peggio, perché se anche Cass avesse perso la ragione, non avrei più saputo a che santo votarmi.
“No, non è come le altre volte, non dovrebbe accadere, io sono qui adesso. Io non so cosa devo fare… io”
“Respira Cass” stiracchiando un sorriso “Quando quei due pennuti avranno portato qui Joshua, mandali a recuperare mio fratello e Bobby”
“Ecco lo sapevo, non sono le solite fitte, altrimenti non mi avresti detto di portare qui tuo fratello e Robert”
 
Il nostro allegro siparietto venne interrotto dal ritorno di Gabriel e Balthazar con l’aggiunta del prode giardiniere che, con quel solito sorriso di eterna felicità stampato indelebile sul viso, si sedette accanto a me.
Senza chiedere – come se oramai avesse accesso illimitato – poggiò le mani sull’addome e chiuse gli occhi.
Dopo pochi istanti sentii i bambini agitarsi e vidi un sorriso molto più reale e sincero apparire sul volto di Joshua “Spero siate tutti pronti. Ci siamo, è il momento”
“Cosa?” saltammo su all’unisono io e Cass.
“Su non agitiamoci. Sapevamo sarebbe successo prima o poi no?” rispose sornione l’uomo dal pollice verde.
 
Un’ulteriore fitta mi fece gemere sonoramente inducendo Cass a corrugare ancora di più la fronte e gli altri due rompipalle a chiedere cosa dovevano fare.
Dopo un attimo di esitazione il moro si rivolse ai fratelli, pregandoli di cercare e riportare a casa Sam e Bobby e aggiungendo che, trovatili,  avrebbero dovuto – per questo lo adorai ancora di più – fermarsi di sotto.
“Perché?” chiese con tono per nulla convinto l’arcangelo.
“Perché suppongo che Dean non voglia avere un pubblico. Rimarremo qui solamente io e Joshua e ora per favore andate”
 
Con uno schiocco di dita, Joshua fece apparire dal nulla una sorta di grossa cesta di arbusti finemente intrecciati e la posizionò accanto a me e al letto.
Vedendo il mio sguardo stupito ci tenne a precisare “È solo un involucro sostitutivo realizzato con piante del giardino. È intriso di grazia e quindi, al momento, è più adatto di quello là in fondo” indicando il mio bellissimo lettino con gli angioletti in pannolino.
“Cosa farai?” domandai con il terrore che stava vertiginosamente salendo.
Voci concitate giunsero intanto dal piano inferiore, ma Cass precedette ogni mia paura “Tranquillo, li terranno di sotto”
 
Con un piccolo colpo di tosse, Joshua riprese la parola “Dato che il tuo corpo non può far nascere in modo naturale i bambini, dovrò tirarli fuori”
“Grazie, scusa il sarcasmo, ma lo avevo intuito! Ora non so se voglio ancora sapere…” dissi prima di affondare il capo nel petto di Cass che intanto si era arrampicato sul letto e si era quasi del tutto sdraiato accanto a me.
L’angelo carezzandomi i capelli tentò di spiegare ciò che sarebbe avvenuto “Dean, ricordi quando ci siamo rivisti dopo il ritorno di Sam dall’inferno?”
“Certo, il caso del bastone di Mosè”
“Sì, ricordi come ho fatto a guardare dentro il ragazzino?”
“Come dimenticarlo! Gli hai infilato metà avambraccio al centro del petto… a-aspetta, mi stai dicendo che dovrà fare lo stesso con la mia pancia?”
Il moro annuì alla volta della mia maschera di spavento.
“Sarà doloroso vero?” indagai ancora.
“Molto, ma cercherò di farmi carico della maggior parte del dolore che sentirai, non ti lascio solo”
“Ok, facciamolo” dichiarai risoluto.
Prima di seppellire di nuovo il viso contro il corpo di Cass, osservai Joshua arrotolare con calma le maniche della camicia fino al gomito e scoprirmi l’addome teso.
“Aspetta” e le sue mani si fermarono a pochi centimetri dalla mia pelle “loro staranno bene, me lo prometti?”
Sorrise per l’ennesima volta e seppi che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere e con speranza chiusi gli occhi.
 
Le braccia di Cass si strinsero attorno a me come una morsa e urlai con quanto fiato avevo in gola, non appena avvertii la pressione devastante delle dita dell’angelo di colore che pretendevano di attraversare pelle e muscoli.
Cass si era irrigidito e se davvero stava prendendo su di sé la quantità maggiore di dolore, non osavo neppure immaginare cosa stesse provando e cercai di rimanere abbastanza lucido da restituirgli l’abbraccio e il conforto che nonostante tutto mi stava donando. 
Il dolore continuò a crescere in modo costante, come se non dovesse mai avere fine, finché in un secondo scomparve del tutto e venne sostituito da una luce accecante e da un suono insopportabilmente acuto, che riconobbi come il timbro tipico delle voci angeliche.
Quando la luce svanì assieme al suono, le mie orecchie vennero colpite da un vagito sottile e disperato e abbandonando il calore di Cass, alzai il viso e cercai la fonte di quel suono stridulo, ma meraviglioso.
Incrociai subito lo sguardo colmo di gioia di Joshua, che incatenando i suoi occhi ai miei li accompagnò in un breve viaggio che terminò tra le sue braccia dove era stretto un bambino, il mio bambino.
“Cass… guarda”
L’angelo più anziano si avvicinò maggiormente e permise ad entrambi di osservare per bene quel fagottino che teneva contro il suo petto.
Era una bambina, a voler essere precisi era bellissima, perfetta e favolosa.
“Cass… è una bambina”
“È così bella e così piccola” rispose con tono sognante il moro.
“Ne sei già innamorato vedo?” tentai di ironizzare, mentre allungavo una mano per sfiorare le sue dita paffute che si muovevano in piccoli scatti “Joshua, posso tenerla?”
“No”
“Come sarebbe a dire no?”
“Non possiamo perdere molto tempo, siamo solo a metà dell’opera, abbiamo ancora un bambino da far nascere. Ora ditemi il nome che volete darle” ordinò spostando gli occhi su di me e poi su Cass.
“Cass, senti io ci avrei ripensato… ti spiace se usassimo il nome di”
“Il nome di tua madre?” mi interruppe con le parole che stavo per pronunciare e annuendo mi sporsi verso di lui e deponendo un piccolo e inconsistente bacio all’angolo della sua bocca lo ringraziai e guardando la bambina dissi a voce alta “Mary”
“E sia… Mary” e pronunciando il suo nome, seguito da suoni che probabilmente erano enochaino, Joshua le poggiò il palmo aperto sul corpo e una tenue e calda luce si propagò da essa.
L’angelo di colore si alzò e depose Mary nella cesta che ebbe una leggera, ma evidente vibrazione al contatto con la piccola.
“Perché non possiamo tenerla qui?” chiesi stupidamente.
“Perché ora è di nuovo il momento di soffrire, non credo che avreste potuto farle del male, ma non è un bene che entri subito a contatto con così tanto dolore e lo avrebbe avvertito nel profondo se fosse stata vicino a voi”
Detto questo tornò a concentrarsi sulla mia pancia, già visibilmente ridotta e con uno scrupolo inutile domandò “Sei pronto Dean?”
   
 
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