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Autore: Kiarachu    10/10/2012    4 recensioni
Avete presente il momento nel film dove Megamind (come Bernard) confessa a Roxanne che nessuno lo voleva a scuola? E che lei ha detto "Peccato che non eravamo nella stessa scuola"
Beh, in questa AU esplorerò la possibilità che Roxanne fosse andata alla scuola di Megamind. Che cosa succederà?
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Megamind, MetroMan, Minion, Roxanne Ritchi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Appena arrivato nella piccola aula, Eiyuu si mise al suo solito posto solitario, su una sedia vicino ad un banco, appoggiando sul tavolino la palla vetrosa con Minion.
Era così concentrato nei suoi pensieri, per le cose successe quella mattina, che non notò neppure che la maestra era entrata in classe, e con lei c’era una nuova arrivata.
 
“Molto bene, classe! Da oggi qui da noi c’è una nuova bambina: Roxanne Ritchi. Salutatela tutti!”, lei annunciò con tono gioioso.
 
Il piccolo alieno blu alzò gli occhi, per guardare la nuova bambina, e rimase senza fiato.
Roxanne aveva un corpo ben proporzionato, per una bambina: non troppo esile, ma nemmeno troppo cicciotello.
 
Se ne stava in piedi, sorridendo, un sorriso sicuro, con un luccichio in quei meravigliosi occhi azzurri.
Teneva le mani dietro la schiena, assumendo una postura dritta e fiera.
 
Il viso era tondo, incorniciato da capelli corti, che risaltavano i suoi lineamenti, e i bellissimi occhi.
Eiyuu notò che aveva anche le lentiggini, e pensò che fosse la più bella bambina che avesse mai visto.
 
La salutò in automatico, con tutti gli altri bambini, guardandola e sentendosi come in Paradiso.
Anche Minion aveva notato quanto era carina, ma, essendo un pesce, non era stato colpito così a fondo come il suo protetto.
 
Quando si girò per parlare con Eiyuu del nuovo arrivo, rimase a bocca aperta nel vedere l’espressione estatica sul viso del bambino.
 
“Ehm…Signore? Mi sente? Minion chiama Signore! Oh…è inutile!”, disse in maniera disperata, rotolando verso il braccio, che stava sul tavolo, e reggeva la testa del piccolo alieno.
 
Riuscì a colpirlo, ed Eiyuu si riscosse, sbattendo gli occhi e guardando accigliato il suo acquatico amico.
 
“Meen-yawn! Non hai visto che ero…assorto nelle mie elucubrazioni?”, disse con tono irritato.
 
Il pescioide roteò gli occhi, esasperato, pensando a quanta pazienza aveva come guardiano di quel bambino.
 
“Dite pure che eravate incantato a guardare la nuova bambina. Devo ammettere però che è parecchio carina”, affermò, vedendo che il suo piccolo protetto si stava arrabbiando alla sua prima affermazione.
 
Infatti, passò da quasi arrabbiato a rabbonito nel giro di poco, grazie alla manovra psicologica dell’ittioide.
 
“Ah…hai ragione…è un angelo. Ma non ho la ben che minima possibilità di parlarci, meno
che meno farmela amica. Guarda! È già lì che parla con Metro Scemo! Anche lei diventerà una dei suoi fan!”, finì con tono disperato, facendo intristire il pesce alieno.
 
In effetti, la piccola Roxanne stava parlando con Wayne, ma Eiyuu sarebbe rimasto stupito dalla conversazione, e probabilmente il suo spirito si sarebbe risollevato.
 
“Hei, Roxie, posso chiamarti Roxie? Sei proprio carina, io sono Metro Boy, piacere di conoscerti!”, il piccolo Wayne disse alla nuova arrivata, fluttuando in aria, con una posa eroica, facendole l’occhiolino e allungando la mano per stringergliela.
 
Lei si accigliò sia al nomignolo, che all’atteggiamento di Wayne. Aveva circa l’età d’Eiyuu, ed aveva già le idee chiare su come farsi gli amici.
 
“E così sei Wayne Scott, eh? Ho sentito parlare di te. Vuoi usare i tuoi poteri per aiutare la città? E no, preferirei che mi chiamassi Roxanne”, disse prima con curiosità e poi con una punta di stizza.
 
Alla bimba piaceva sempre cercare informazioni su cose particolari, e poi aveva letto sui giornali locali del “bambino prodigio”, figlio di Lord e Lady Scott.
L’alieno superdotato, però, pensò subito che fosse una sua fan, ed era così concentrato a pensare a se stesso e a come risponderle, che non sentì la sua richiesta di non usare il nomignolo.
 
“Sì, esatto, Roxie! In futuro vorrei proteggere la città ed i suoi cittadini da tipi come quel bambino lì”, finì indicando con orgoglio il piccolo alieno blu.
 
Roxanne roteò gli occhi all’uso di quel soprannome, e guardò Eiyuu, sorridendo e rimanendo un po’ stupita, perché non aveva letto nulla a riguardo di quel bambino blu.
 
“Che c’è che non va in lui? Non mi sembra un tipo pericoloso. E ti ho anche chiesto di NON chiamarmi Roxie! Odio quel soprannome!”, finì con tono arrabbiato.
 
Come prima, Wayne sentì solo la prima parte, così rispose, “Oh, Roxie, ma non lo vedi? È blu, ed ha un gran testone, se ne sta sempre a complottare, parlando con quello stupido pesce, e combina sempre guai!”
 
La bimba gli lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche, mettendo le mani sui fianchi e sbattendo il piedino per terra, arrabbiata. 
 
“Ma mi ascolti? Non chiamarmi Roxie! E in ogni caso, mio papà mi ha insegnato a non giudicare un libro dalla copertina, ma dal suo contenuto! E a quanto vedo, tu hai una bellissima copertina, ma contenuti scarsi, per non dire pessimi! Ora, “caro” il mio Metro Boy, andrò a parlare con quel bambino, per scoprire se è vero quello che mi hai detto. Ciao ciao!”, detto questo camminò verso il banco dov’era Eiyuu, lasciandosi dietro uno stupitissimo Wayne.  
 
Il piccolo alieno era immerso nei suoi pensieri, e carezzava la boccia con Minion, pensando a Roxanne.
Non notò neppure che lei si era avvicinata al banco, e lo stava osservando.
 
Minion vide con la coda dell’occhio che qualcuno si era avvicinato, e rimase a bocca aperta, quando si accorse chi era.
La bimba sorrise al pesce, notando il movimento, e si schiarì la gola, per attirare l’attenzione dell’alieno blu.
 
Eiyuu sbatté gli occhi, e guardò in su, e quando si accorse chi era, il cuore cominciò a battergli forte, e rimase senza parole, e senza fiato, mentre la guardava come se fosse una dea.
Roxanne gli sorrise, e lui si trovò ancora di più shockato dalla situazione: non era abituato ad essere avvicinato da qualche bambino, e men che meno da quella ragazzina che gli piaceva così tanto.
 
Roxanne si rendeva conto che il bambino non era abituato ad una situazione come quella, anche dal discorso fatto prima con Wayne, così aspettò che Eiyuu si riprendesse.
Passò un po’ di tempo e Minion decise di parlare in vece del suo protetto, anche se sapeva che, probabilmente, la bimba si sarebbe spaventata.
 
“Scusi, Miss Ritchi, ma il Signore non è abituato ad essere avvicinato dai bambini. Dovrà aspettare un altro po’ prima che si riprenda”, disse sorridendo.
Roxanne gridò brevemente, quando sentì il pesce parlare: non se l’aspettava proprio.
 
Quando lei emise quel gridolino, Eiyuu si riprese dallo stupore, e Wayne arrivò all’istante, usando la supervelocità.
 
“Roxie! Ti sei fatta male? Ti ha fatto male? Posso metterlo in castigo, lo sai? Ho il permesso della maestra, e mi da sempre una stella, dopo. Che è successo?”, disse eroicamente, pronto a punire il piccolo alieno, che non aveva fatto assolutamente nulla.
 
La bambina n’aveva abbastanza, così si girò verso il bulletto, e facendo il broncio, disse arrabbiata, “Per l’ultima volta, NON CHIAMARMI ROXIE! Non è successo nulla, quindi non serve che tu faccia qualcosa di “eroico” per salvarmi, son solo rimasta sorpresa dal pesce che mi ha parlato, tutto qui! Adesso, per favore, lasciami parlare un poco con lui, grazie!”
 
Entrambi gli alieni rimasero stupiti dalla sua reazione.
Wayne non era abituato ad essere respinto così da qualcuno, ed in più Roxanne piaceva pure a lui.
Eiyuu, d’altro canto, non era abituato a qualcuno che prendesse le sue parti, soprattutto se si trattava di compagni di classe.
 
Il piccolo aspirante eroe se n’andò, dicendo, “Ehm…ok…Roxi…Roxanne. Se ti serve aiuto, chiamami eh!”, finì facendo una posa eroica e sorridendo ampiamente.
 
La bimba scosse il capo, e disse, con tono irritato, “Si, si, va bene…adesso lasciaci in pace, eh!”, girandosi di nuovo verso l’alieno blu.
 
Eiyuu stava sorridendo lievemente, ed ebbe il coraggio di dire, con voce flebile, “Grazie, davvero. Uhm…nessuno si è mai avvicinato a me, e soprattutto nessuno ha mai preso le mie parti così”, finì sorridendo un po’ di più, ed arrossendo.
 
Roxanne sorrise e si sedette su un’altra sedia lì vicina. Guardò per un po’ i due, e poi parlò, prima rivolta a Minion, “Scusa se ho urlato, ma non si vede tutti i giorni un pesce parlante.”
 
L’ittioide sorrise ampiamente, mostrando tutti i denti aguzzi, e scosse il capo –o meglio l’intero corpo – e rispose, “Nessun problema, Miss Ritchi. Quasi tutti reagiscono così, quando lo faccio. Ormai sono abituato. Il mio nome è Minion, piacere di conoscerla”, finì sorridendo più gentilmente.
 
La bimba era stupita dall’educazione del pesce.
“Puoi chiamarmi Roxanne, se vuoi. E tu, l’hai un nome?”, chiese rivolta ad Eiyuu.
 
Il bambino blu stava quasi per farsi sfuggire il suo vero nome, perché era incantato dalla bambina, ma si fermò in tempo.
 
“Mi chiamo Blue, piacere di conoscerti, Roxanne. Uhm…per curiosità, perché ti sei avvicinata a me? Come avrai di sicuro capito, qui non mi parla nessuno, e quando ti ho visto parlare con Metro Scemo, ho pensato che saresti diventata una delle sue fan, come tutti gli altri. Perfino la maestra è dalla sua parte”, finì tristemente, abbassando gli occhi.
 
Roxanne rise al “Metro Scemo”, pensando che gli si addiceva, e poi sorrise, ed allungò la mano, per appoggiarla su quella blu dell’alieno.
Lui rimase di nuovo senza respiro, al suo gesto, non era abituato ad essere toccato in quella maniera.
 
La bimba ridacchiò alla sua reazione, e capì che non era abituato nemmeno a manifestazioni d’affetto come quella.
 
“Ti chiami Blue? E non l’hai un nome vero? Senza offesa, ma è come se io mi chiamassi Rosa. E mi sono avvicinata a te, perché ti ho visto solo, e perché mi sembravi un bambino interessante. Non si vedono tutti i giorni un bambino blu, soprattutto se ha come amico un pesce parlante.”
 
“E scusa per le domande, ma da grande vorrei fare la reporter, o qualcosa di simile, perché mio papà ha affermato che ho una naturale curiosità che è perfetta per fare un lavoro così”, finì dicendo tutto di un fiato, e con un entusiasmo che era simile a quello del giovane alieno, quando inventava qualcosa di nuovo.
 
Eiyuu sorrise, e dentro di se sentì che poteva fidarsi di Roxanne, così le disse, “Beh, in realtà ho scoperto il mio vero nome questa mattina, ma…uhm…non lo sanno in molti…e…”, balbettò, incapace di finire la frase, per l’agitazione.
 
La piccola aspirante reporter sorrise, e capì perfettamente.
 
“Non preoccuparti, se è una cosa così importante, puoi dirmelo quando te la senti. Non voglio diventare una reporter di cronaca rosa! Bleah! Beh, mi sembri un tipo a posto, mi sai spiegare perché Wayne è convinto che tu sia un combinaguai? E non mi è proprio piaciuto quel suo discorso sul tuo aspetto.”
 
“Come gli ho detto, mio papà mi ha insegnato a non giudicare un libro dalla copertina, o una persona dall’aspetto esteriore, ma dal suo contenuto o azioni. Ed ha sostenuto che sei sempre qui che complotti con Minion e che fai disastri. È vero?”, finì facendo un’espressione triste.
 
Eiyuu tirò un sospiro di sollievo, e poi s’intristì un po’ alla sua ultima domanda.
 
“Beh, per il mio aspetto non posso farci nulla, sono nato così, e da quello che ricordo tutti gli abitanti del mio pianeta erano così. Per quel che riguarda i “disastri”, in parte ha ragione, ma davvero, non è colpa mia se le mie invenzioni falliscono quando cerco di fare qualcosa di buono”, finì, pensando al giorno precedente.
 
Roxanne spalancò gli occhi alla sua risposta.
 
“Pianeta? Sei…sei un alieno? Ehm…pensavo che fossi un qualche bambino su cui avevano fatto degli strani esperimenti, e lo pensavo anche per Minion. Ed invenzioni? Adesso son proprio curiosa. Se ti va di raccontarmi…”
 
Eiyuu rise all’idea di essere un esperimento, e poi le raccontò della sua invenzione e del pop-corn fallito, e del perché lo aveva fatto.
 
“Tutto quello che voglio è solo essere accettato, ma so che è inutile, fino a che c’è Wayne che dice a tutti di evitarmi, e ha pure la maestra dalla sua parte. Mi sembra di essere un insetto che lotta contro un drago. E se non l’hai notato, anche il “caro” Wayne non è esattamente “normale”. Di fatto, proviene anche lui da un pianeta che era nello stesso quadrante dov’era il mio. Solo che ha avuto la fortuna di assomigliare ad un normale essere umano. A parte i poteri”, finì in maniera irritata.
 
A Roxanne girava la testa. Aveva intuito, leggendo quegli articoli sui giornali, che Wayne non era un normale essere umano, ma un alieno? Quello proprio non se lo sarebbe immaginato.
 
“Anche lui è un alieno? Stesso quadrante? Un pianeta vicino al tuo? Ma che è successo? Perché siete finiti qui sulla Terra?”, la piccola reporter chiese, curiosamente.
 
Minion si preoccupò un po’ a tutte le domande che faceva quella bimba. Si fidava di lei, e percepiva che fosse sincera, e non voleva danneggiare il suo protetto, però sapeva anche che l’argomento che era venuto fuori, era un punto dolente per Eiyuu, e non voleva che soffrisse, ripensando a tutto quello che aveva perso.
 
Infatti, il piccolo alieno blu abbassò lo sguardo e s’intristì, pensando al perché ora era sulla Terra.
Roxanne vide la sua reazione, e capì subito che era una cosa dolorosa, così allungò di nuovo la mano, per toccare gentilmente quella dell’alieno.
 
“Se è troppo triste, puoi anche non raccontarmelo, Blue. Ho capito dal tuo comportamento che non deve essere stata una cosa piacevole”, disse sorridendogli dolcemente.
 
Eiyuu rimase di nuovo colpito dalla gentilezza di quella bambina che aveva appena conosciuto. Nessuno, a parte Minion e il direttore, era mai stato così premuroso verso di lui, e gli si scaldava il cuore.
Chiuse gli occhi, e sospirò, per poi riaprirgli e guardare Roxanne.
 
“Grazie ancora. Sì, è un punto dolente per me, ma te lo racconterò, almeno così avrò due persone con cui ho condiviso questa storia”, affermò, riferendosi al direttore della prigione.
E poi cominciò a raccontare del pianeta che stava per essere risucchiato dal vortice/buco nero, dei suoi genitori che avevano salvato lui, del suo viaggio in compagnia di Wayne, e del suo atterraggio nel cortile della prigione. Le raccontò anche delle marachelle che aveva combinato lì dentro.
 
Lei s’intristì al racconto della perdita dei genitori e della patria, e rise alle altre cose, stupendosi del fatto che a solo un mese era capace di usare il saldatore ed altri attrezzi, ed aveva costruito quello che lui chiamava il “Triciclo del Disastro”, con delle targhe d’automobile e il suo binkey.
 
“Wow! Ma allora tu sei un genio! Fantastico! Dovresti continuare a fare quelle invenzioni, provando e riprovando, fino a che non riescono giuste! E penso che qua dentro, nessuno capisca le tue potenzialità. A parte me e Minion”, affermò sorridendo e con un luccichio negli occhi.
 
Eiyuu sorrise ampiamente al suo complimento, e arrossì, le sue guance che si tingevano di viola.
 
“Grazie. Uhm…mi piace quando sorridi. Beh, tra le altre cose che ho inventato, ho creato anche tecnologia usata adesso nei computer, e il direttore della prigione ha patentato quelle invenzioni, e mi ha aperto un conto in banca per mettere il denaro delle licenze di quegli apparati tecnologici, e quando sarò maggiorenne potrò usufruire di quel denaro”, blaterò, non sapendo che altro dire.
 
Stare vicino a quella bambina gli faceva un effetto che non aveva mai provato prima.
Si sentiva felice e nervoso al tempo stesso, ogni tanto gli mancava il fiato, soprattutto quando lei sorrideva o lo toccava, e si sentiva confuso, ma in una buona maniera.
Decise che avrebbe parlato di quelle cose col direttore, quando fosse tornato in prigione, dopo scuola, per capire cosa fosse quello strano sentimento che provava dentro.
 
Roxanne sorrise ai suoi balbettamenti, sapendo che probabilmente erano causati dal fatto che non era abituato a parlare con qualcuno così a lungo.
Poi parlarono d’altro, di quello che gli piaceva ed altre cose, ed erano così presi con la conversazione, che non si accorsero che era suonata la campanella della ricreazione.
 
                               
  
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