Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |       
Autore: DaughterOfDawn    10/10/2012    3 recensioni
Ogni mille anni sulla terra compare un tipo particolare di anima per ottenere la quale sia i demoni che gli shinigami sono disposti a fare di tutto.
Kyler aveva una vita forse un po’ diversa da quella dei molti, ma comunque niente di particolare. Almeno fino a quando non si troverà coinvolto in una contesa tra la sua nuova guardia del corpo, un ragazzino dagli inquietanti occhi cremisi comparso dal nulla, e due tizi non meno strani, uno dai capelli rosso fuoco, scatenato e vestito quasi come una donna, l’altro moro, sempre gelido e controllato, che sembrano determinati a rapirlo. E la sua “guardia del corpo” sembra conoscere molto bene uno dei due, con il quale ha un certo conto in sospeso…
[Ambientata nei due anni che precedono l’inizio del manga. Possibile OOC (io ci provo a tenere i personaggi, ma non è detto che ci riesca!), shonen-ai (WillxGrell / OCxOC)].
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, William T. Spears
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kyler si svegliò con un gran mal di testa. Per diversi attimi non riuscì a richiamare dov’era e perché era svenuto. Sentiva solo le coperte morbide che lo avvolgevano e un dondolio continuo che lo stordiva ancora di più. Non osava aprire gli occhi per non peggiorare il dolore al capo che non accennava a diminuire. Tanto anche se avesse deciso di aprirli non avrebbe visto nulla. Dalla sensazione di bagnato che avvertiva sul viso poteva dedurre che qualcuno doveva avergli coperto le palpebre con un panno umido e tiepido. Allungò una mano tastando tutto intorno per cercare di carpire qualche dettaglio che potesse lavar via la confusione che regnava nella sua mente. Constatò che si trovava su un letto piccolo ma confortevole, una specie di brandina, completamente diverso da quello della sua stanza alla villa del suo tutore. La parete contro cui era appoggiata sembrava fatta di metallo e dall’altra parte del giaciglio ci doveva essere qualcosa di simile ad un comodino. Nessuno di quegli elementi però gli era familiare e nessuna delle informazioni che aveva acquisito sembrava in grado di stimolare la sua memoria.
Si lasciò sfuggire un sospiro. Doveva essersi preso la febbre o qualcosa di simile e quindi i suoi i servitori dovevano aver deciso di metterlo a letto. La sua mancanza di memoria poteva essere dovuta allo stato confusionale provocato dall’alta temperatura. Era l’ipotesi più probabile. L’unica cosa che quella teoria non spiegava era il perché si trovasse in quel luogo sconosciuto. Scosse leggermente il capo. Forse avrebbe semplicemente fatto meglio ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno senza perdere altro tempo in stupide congetture, ma la prospettiva di rischiare di essere inondato di luce non lo entusiasmava per nulla. Però non aveva molte alternative. Sentiva che aveva scordato qualcosa di importante e doveva assolutamente capire che cosa. Chissà, magari poteva chiedere a Zachary che cosa era successo. Quel pensiero improvviso lo fece irrigidire. ‘Chi diamine è Zach…?!’ iniziò a chiedersi confuso, ma non poté finire la frase perché i ricordi degli ultimi giorni lo travolsero come un torrente in piena. La sua nuova guardia del corpo demoniaca, gli shinigami, il rapimento, lo scontro con Gremory. Come aveva potuto cancellare anche se solo temporaneamente tutto quello che era accaduto?!
Senza più badare al mal di testa scattò a sedere e il panno umido gli cadde dagli occhi, rivelando quella che sembrava la cabina di una nave. Mentre era svenuto dovevano averlo caricato sul vascello diretto in America. L’oblò era coperto da una tenda e quindi l’ambiente era avvolto nella penombra, cosa di cui il ragazzo fu grato. Il luogo non era grande, ma era comunque arredato e costruito in modo che ci si potesse muovere comodamente. A parte la branda e il comodino c’era anche un piccolo tavolo, sotto il quale era appoggiato il necessario per lavarsi, due sedie e un baule per il vestiario, situato dalla parte opposta rispetto al letto. Sopra quest’ultimo, seduto a gambe incrociate, Zachary lo fissava divertito con uno dei suoi ghigni più larghi stampato sul volto. Il demone doveva essere rimasto a guardarlo per tutto il tempo mentre si dibatteva nella sua confusione, senza neanche muovere un dito per aiutarlo. Quella considerazione fece irritare Kyler, ma non lo sorprese. Non si aspettava niente di meno dal suo protettore.
“Smettila di guardarmi in quel modo, non c’è niente da ridere” borbottò risentito, fulminando la creatura con lo sguardo. “Perché non mi hai svegliato invece di fare il cretino?”.
“Sono la tua guardia del corpo, Kyler, non il tuo maggiordomo ~” trillò Zack con un tono innocente che non gli si addiceva, appoggiando le mani sulle ginocchia. “Non è mio dovere provvedere a certe mansioni, non sei d’accordo?”.
“Idiota” fece l’umano, mentre il suo sguardo cadeva sulle fasciature che avvolgevano i polsi dell’altro. La sua espressione si rabbuiò. Sapeva cosa c’era sotto quelle strisce di stoffa, erano ustioni che aveva provocato lui stesso. “Ti fanno male?” domandò, serio.
Il demone scosse il capo. “Non dimenticare che non sono umano. La mia soglia di sopportazione del dolore è molto più alta della vostra” rispose alzandosi ed accostandosi al letto. Il suo sguardo parve incendiarsi di rabbiosa soddisfazione. “E poi non mi importa. Abbiamo fatto il culo a Gremory, quindi sono anche felice di soffrire per queste ferite. Mi ricordano che lui ne ha di simili su tutto il corpo! Quel bastardo ha avuto quello che si meritava”. Sollevò una mano e chiuse le dita, stringendole fino a far sbiancare le nocche. “Quando si presenterà per la rivincita sarò io a fargli soffrire le pene dell’Inferno. Non gli perdonerò mai quello che mi ha fatto! Dannato! Sapevo che era viscido, ma non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato a tanto! Che umiliazione…”.
Il ragazzo lo fissò incerto, ritraendosi istintivamente. Non aveva mai visto il suo compagno così pieno di collera, se non si consideravano le volte in cui aveva perso il controllo di sé. Faceva veramente paura. Le sue iridi rosse lampeggiavano minacciose e anche il suo volto era contratto in un’espressione d’odio. Anche quando gli aveva raccontato cosa gli aveva fatto il suo “capo” si era mostrato alterato, ma meno che in quel momento. E poi di quale umiliazione stava parlando?
La creatura infernale dovette accorgersi del suo sguardo perché si affrettò ad abbassare il pugno e a sfoggiare uno dei suoi soliti sorrisetti. “Scusa, stavo pensando ad alta voce” disse, sedendosi a sua volta sulla branda. “Come ti senti? Hai dormito quasi dodici ore”.
“Ho un po’ di mal di testa, ma per il resto sto abbastanza bene. Sono solo un po’ stanco” rispose piano il suo protetto. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni sull’uscita del demone, ma sapeva che se Zack aveva cambiato argomento così velocemente significava che non voleva parlarne. Così decise di togliersi l’altro dubbio che lo tormentava da quando aveva realizzato la situazione. “Ma William e Grell dove sono?”.
“Dopo che Gremory è scappato con la coda tra le gambe io e Willy abbiamo fatto una breve chiacchierata e abbiamo deciso di mettere da parte per un po’ i nostri dissapori. Grell era ferito gravemente e aveva bisogno di cure, però Will si è rifiutato di tornare nel loro mondo. Dice che ha un conto in sospeso con me e adesso anche con Gremory. Però, se vuoi sapere cosa ne penso, è rimasto perché ha paura che ci faremo ammazzare. Ha detto anche che dobbiamo discutere della faccenda della tua anima quando ti sarai ripreso” spiegò l’altro, soddisfatto dalla piega che la conversazione aveva preso e grato a Kyler per non aver indagato oltre. “Comunque sono un po’ ammaccati, ma stanno bene. Grell si è svegliato circa quattro ore fa. Sono nella cabina di fianco alla nostra. Quando ti passa il mal di testa andiamo a controllare come stanno se vuoi!”. Distolse lo sguardo dal suo interlocutore e lo fissò sul pavimento, abbassando la voce. “Devo ammettere che sono contento di averli qui. Sono stati essenziali nello scontro e mi ha hanno salvato. Devo loro un favore”. Affondò le dita nelle coperte, a disagio. “E lo devo anche a te. Hai rischiato la vita per aiutarmi”.
Il volto di Kyler andò in fiamme per l’imbarazzo. Non era abituato a sentire Zack fare quel tipo di ammissioni, e doveva ammettere che la cosa lo sconvolgeva. “Io non…Insomma, abbiamo un patto e io ci tengo a rispettarlo. Tutto qui. E poi sei tu quello che ci ha rimesso di più. Ti sei offerto di fare da bersaglio per la mia energia in modo che non mi consumasse troppo sapendo bene quanto male ti avrebbe fatto. Sono io che, ancora una volta, sono in debito con te” balbettò, volgendo a sua volta gli occhi altrove. “Sono contento anche io che loro siano rimasti, anche se vogliono la mia anima. Ma tanto non l’avranno perché tu non glielo permetterai”.
Quelle parole ebbero l’effetto di riscuotere la guardia del corpo che tornò a guardarlo con un ghigno. “Oh, questo è poco ma sicuro. Sto rischiando l’ira di Gremory per lasciarti la tua libertà, quindi non saranno certo due shinigami a sbarrarmi la strada” dichiarò deciso. “Hai la mia parola di demone”.
Il ragazzo non poté trattenere un sorriso. “Per quello che la parola di un diavolo può valere, non ne dubito” scherzò ridacchiando.
“Ehi, stai per caso dubitando del mio onore?” fu la risposta offesa. “Su una cosa sono simile a mio fratello: quando dichiaro di dire la verità allora stai sicuro che così è”.
“Quanto sei permaloso! Non si può neanche scherzare?” protestò lui esasperato. “Non fai altro che prendere in giro gli altri, ma poi non permetti che si faccia lo stesso con te! Sei impossibile”.
“Mi sembra giusto, ma...”. In un attimo, senza che lui avesse il tempo di rendersi conto del movimento, Zachary fu ad un soffio dal suo viso. “Non dico che non puoi farlo. Solo stai attento a non dimenticarti che sono pur sempre un abitante degli Inferi, per quanto benevolo possa dimostrarmi nei tuoi confronti” disse piano il suo protettore. “Il fuoco eterno scotta più di quanto un mortale possa immaginare, quindi ti conviene prestare attenzione. Ti sto solo avvertendo”.
Kyler deglutì davanti a quella minaccia velata, il cuore a mille. Era certo che l’altro stesse solo giocando con lui ma non riusciva a tranquillizzarsi, non con quelle pozze cremisi che, fameliche, invadevano tutto il suo campo visivo, non con il corpo del demone che quasi lo schiacciava contro la parete, non con il fiato dell’altro che gli sfiorava il viso. Zack parve considerare per un attimo di ripetere quello che aveva fatto quando erano ancora sul molo. In fondo aveva in qualche modo calmato la sua gola e gli aveva permesso di ignorare il richiamo di quell’anima tanto particolare che lui non poteva non bramare. Se voleva tenere fede alla promessa fatta doveva trovare un compromesso tra la sua parola e il suo istinto di predatore affamato. E la prospettiva della mousse al cioccolato a quanto pareva non bastava. Se l’avesse avuta a disposizione probabilmente non si sarebbe trovato di fronte a quel dilemma, ma dal momento che il suo secondo cibo preferito in quel momento scarseggiava doveva trovare un’alternativa. Dov’era il problema? Poteva anche divertirsi ad imbarazzare Kyler. Cosa poteva volere di più? Si sporse ancora più in avanti verso il viso dell’umano, gli occhi che brillavano. Era un gioco divertente. Ma, prima che potesse decidersi, il rumore di qualcuno che bussava alla porta attirò l’attenzione di entrambi.
Il demone si scostò senza troppi complimenti e andò ad aprire, lasciando il ragazzo confuso e rosso in volto, aggrappato alle coperte, lo sguardo stralunato. Sulla soglia c’era William, in maniche di camicia. La sua giacca era talmente piena di strappi da essere inutilizzabile e lui si era dovuto accontentare di quell’indumento che era il più semplice tra quelli che il capitano della nave era riuscito a recuperare per lui. Lo shinigami fece passare gli occhi dall’uno all’altro, prima di entrare senza fare commenti.
“Will! Parlavamo giusto di te” esclamò Zack, canzonatorio. “Ma guarda che coincidenza! Sei venuto ad informarti sulla nostra salute?”.
“Di te non me ne frega niente” rispose gelido il moro, ignorando la provocazione. “Sono venuto a controllare che l’anima del ragazzo stia bene”.
“Ah, neanche io, la mia anima!” borbottò Kyler risentito. “Come sta non sono affari tuoi visto che non l’avrai!”.
“Questo è ancora tutto da vedere” disse il dio della morte, pacato. “Comunque, mi sembra che sia tutto a posto. Se questa peste infernale ti dà troppi problemi fammelo sapere, sarò felice di dargli una ripassata e di insegnargli a stare al suo posto”.
“Ti ringrazio per l’offerta, ma me la so cavare da solo, William. Tu non preoccuparti che a Zack ci penso io” fece il ragazzo con gli occhi viola, anche se non poté evitare di arrossire. L’ultima uscita di Will era di sicuro riferita allo stato in cui lo aveva trovato quando Zack aveva aperto la porta. Non doveva essere stato difficile per lui indovinare che razza di gioco stava facendo il demone prima che li interrompesse. “Non ha ancora fatto nulla di male”.
L’altro annuì. “Come preferisci. Ma se dovessi cambiare idea, sai dove trovarmi”.
“Ehi, guardate che io sono ancora qui!” si intromise la creatura infernale che era tornata a sedersi sul baule. Un falso sorrisetto angelico gli si aprì sul volto. “E poi figuriamoci se tu, Will, puoi darmi una ripassata. Vuoi che finiamo come la scorsa volta per caso?”.
William si sistemò gli occhiali irritato dalla frecciatina. “Non ti conviene provocarmi, Zachary Michaelis” lo ammonì fulminandolo con lo sguardo. Poi si soffermò ad osservare la stanza. “Si può sapere perché non hai voluto la branda in più che il capitano ci ha offerto? Siete in due ad occupare questa stanza esattamente come me e Sutcliff. Quindi la logica vorrebbe che dormiste in due letti diversi, non trovi?”.
“Una guardia del corpo dorme sul pavimento dietro la porta del suo signore” rispose lui, serafico, ripetendo le stesse identiche parole che aveva detto a Norton qualche ora prima. “E poi i demoni non hanno bisogno di dormire al contrario degli shinigami. Se proprio mi venisse voglia di fare un pisolino posso comunque usare il letto di Kyler”. Lanciò un’occhiata divertita al suo umano che a quelle parole era arrossito di nuovo. “Non c’è nessun problema. Come sta Grell, a proposito?”.
“Oh, si è ripreso alla grande!” borbottò il moro non senza una punta di sarcasmo. “Quando gli ho passato i vestiti puliti che ci hanno portato gli ho dovuto spiegare perché il suo era da donna. Ovviamente lui è stato entusiasta della tua trovata, soprattutto della parte in cui l’hai spacciato per mia moglie”. Incrociò le braccia sul petto con un’espressione corrucciata. Il suo sottoposto gli era saltato addosso cercando di baciarlo e lui non aveva potuto respingerlo scansandosi come faceva di solito, ma aveva dovuto sforzarsi di bloccarlo senza troppa violenza per evitare che le sue ferite ricominciassero a sanguinare. Era stato frustrante. “Me la pagherai, Zachary, sappilo”.
Il demone gli rivolse l’ennesimo sorrisetto, poi afferrò una piccola borsa che era appoggiata sul tavolo. “Ceeerto, Will! Non vedo l’ora” lo prese in giro. “Visto che sei qui, occupati di Kyler per un po’, io ho quella cosa da fare…”. Il suo sguardo si oscurò per un attimo, poi lui si rivolse al suo protetto. “Non temere, non cercherà di rubarti l’anima. Siamo quasi alleati per adesso. Se hai bisogno, sai come chiamarmi!”. E senza aspettare risposta lasciò la stanza.
Kyler, a cui non era sfuggita l’ombra che aveva attraversato il volto della sua guardia del corpo, si voltò a guardare Will interrogativo, l’espressione vagamente preoccupata. Aveva un brutto presentimento e il rumore metallico che il contenuto della borsa aveva prodotto quando era stato mosso non gli era piaciuto per nulla. “Che cosa deve fare?” domandò ansioso.
Lo shinigami lo squadrò per un attimo. “Ne deduco che non ti ha ancora detto nulla” sospirò. “Lo immaginavo. Ha voluto lasciare a me le spiegazioni. Vieni nella mia cabina, tanto devo aggiornare anche Sutcliff su questo aspetto. Almeno non sarò costretto a ripetermi”.
Lui annuì e fece per alzarsi, ma un capogiro lo costrinse ad aggrapparsi immediatamente alla sponda della branda. Il moro sollevò per un attimo gli occhi al cielo, poi gli si avvicinò e lo sollevò da terra per prenderlo in braccio. Quell’umano non avrebbe mai smesso di procurargli dei problemi, ne era certo. Gli toccava anche fargli da infermiere adesso. Come se non avesse avuto troppo da fare con le medicazioni di Grell.
“Non mi fraintendere” si affrettò a dire prima che l’altro potesse aprire bocca. “È solo perché ci tengo che il contenitore dell’anima leggendaria sia in forma”.
Il ragazzo non proferì parola, intuendo che gli conveniva tacere, e si lasciò portare fino alla cabina adiacente alla sua. L’ambiente aveva lo stesso tipo di arredamento e la stessa forma, solo che era un po’ più spazioso. William lo appoggiò sul letto libero e andò a scrollare Grell che si era appisolato sull’altra branda, avvolto in un bel vestito leggero fatto di quella che sembrava essere seta nera. Vederlo con indosso un capo che non era rosso faceva uno strano effetto, ma si era dovuto accontentare perché sulla nave non c’era altro. Quando Zack aveva prenotato le cabine non aveva previsto di avere i due shinigami con sé e quindi lui è Will avevano avuto il loro bel da fare a convincere il capitano a procurare dei vestiti di ricambio anche per loro.
“Oh, Will, sei tornato ~” esclamò il rosso, cercando di abbracciare il suo superiore che prontamente si scostò stando però bene attento a non farlo cadere dal letto.
“Non fare l’idiota, Sutcliff” disse freddamente Will. “Ti ho svegliato per parlare di lavoro”.
“Ma insomma! Sempre e solo lavoro! Se dobbiamo essere marito e moglie cerca almeno di recitare bene la tua parte!” protestò l’altro dio della morte, mettendo il broncio. “Guarda, mi ero pure vestita bene per te! La gente finirà per insospettirsi!”.
“Non se non ci vedono. In privato la copertura non vale” gli fece notare lui.
“Allora in pubblico posso?” fu la domanda speranzosa.
“Non ho detto questo. Al massimo ti dò il braccio e cose del genere, ma non aspettarti di più”.
“Che insensibile! Sei un maleducato. Che modo orribile di trattare la propria signora!”. Grell sbuffò volgendo il viso dall’altra parte, offeso. Fu in quel momento che si accorse della presenza dell’umano. “Kyler! Ti sei svegliato anche tu alla fine!” esclamò, rianimandosi.
“Ciao, Grell” lo salutò cortesemente il ragazzo. “Come ti senti?”.
“Mi fa male ovunque, ma nulla di insopportabile. Will mi ha curato in maniera meravigliosa! È stato così delicato ~” trillò lui rivolgendo un’occhiata maliziosa al suo capo che si passò una mano sul volto. “Penso che tra un paio di settimane sarò come nuova. Di solito mi basta anche meno tempo, ma per via di quello schifoso veleno di cui erano ricoperti gli artigli di quel cafone la guarigione è più lenta”. Si guardò intorno. “Ma dov’è Zack-chan? Di solito non ti lascia mai!”.
“Se avete finito di chiacchierare inutilmente e di perdere tempo, vi spiego tutto io. Sia dove è adesso Zachary sia il perché ha subito quella trasformazione mentre lottavamo contro Gremory. Le due cose sono strettamente collegate” si intromise William. Non aveva nessuna voglia di dare spiegazioni in quel momento e tutte quelle ciance non lo aiutavano di certo. Era ancora spossato dal combattimento e dal momento che aveva dovuto assistere il suo sottoposto non era ancora riuscito a riposarsi. L’unica cosa che desiderava era dire quello che doveva e poi dormire qualche ora, Grell permettendo ovviamente. Magari lo avrebbe spedito in camera con il moccioso, così si sarebbero tenuti occupati a vicenda. “Ho la vostra attenzione o avete intenzione di andare avanti a parlare di idiozie ancora per molto?”.
Gli altri due spostarono immediatamente il loro sguardo su di lui, zittendosi all’istante. Non desideravano irritarlo più di quanto già non fosse e poi volevano entrambi dei chiarimenti rispetto a quello che era accaduto al demone durante il combattimento.
“Bene, finalmente. Non interrompetemi finché non ho finito” borbottò il moro. Poi si sedette su una delle sedie e giunse le punte delle dita. “Quello che è successo a Zachary sia alla villa sia questa notte è tutta opera di Gremory” iniziò a spiegare con calma. “Quando sono andato a parlare con i miei superiori mi sono state date due informazioni. La prima era appunto il coinvolgimento di Gremory, la secondo riguardava invece un particolare del rapporto tra lui e Zachary. Circa un centinaio di anni fa, dopo che io e lui ci eravamo incontrati, quello sconsiderato di un demone ha avuto una brutta discussione con Gremory o qualcosa di simile”. I suoi occhi si spostarono su Kyler che lo seguiva attento. Dalla sua espressione poté dedurre che il ragazzo sapeva di cosa lui stava parlando, anche se probabilmente non conosceva quel particolare. Ma d’altra parte anche Zack ne era rimasto all’oscuro fino a qualche ora prima. “Ora, entrambi sapete che i demoni a volte stipulano dei contratti con gli esseri umani per ottenerne l’anima dando in cambio i loro servigi. Esiste qualcosa di simile che i demoni più potenti possono imporre ai loro sottoposti in modo da assicurarsi il controllo totale su di essi. Non è una pratica molto comune perché i demoni che hanno abbastanza potere da poterla realizzare sono in numero veramente esiguo. Si tratta di una specie di sigillo con cui il demone più forte rende schiavo l’altro della sua volontà e che si attiva quando colui che ha ricevuto il sigillo viene ferito gravemente. Perde coscienza di sé e diventa una macchina che obbedisce ciecamente agli ordini che gli vengono impartiti. E questo è ciò che è successo a Zachary in quelle due occasioni. Se ci fate caso, durante lo scontro, Gremory ha attaccato Kyler proprio perché sapeva che Zachary sarebbe intervenuto e ha così potuto ferirlo in modo tale da scatenare l’effetto del sigillo. Il demone che lo riceve non deve essere consenziente, anzi nella maggior parte dei casi non lo è, anche perché l’imposizione avviene in maniera violenta ed estremamente dolorosa. C’è chi è morto ancora prima che la cerimonia, se tale pratica barbara può essere denominata così, si concludesse. Per esempio Zachary non sapeva neanche di avere il sigillo di Gremory. Le uniche tracce sono le cicatrici elaborate che gli sono rimaste sul corpo dopo il rituale, ma lui ha sempre pensato che fossero un semplice monito”. Fece una pausa per assicurarsi che i suoi interlocutori lo stessero seguendo. Grell aveva un’espressione un po’ incerta, ma pareva aver compreso il succo del suo discorso, mentre sul viso di Kyler si erano dipinti l’orrore e la rabbia che quelle rivelazioni gli avevano suscitato. “Ma purtroppo non è finita qui. I contratti che i demoni stipulano non possono durare per sempre perché costano comunque energia a chi lo sottoscrive. Di solito questo non è un problema perché gli umani muoiono relativamente in fretta, ma quando si parla dei sigilli le cose cambiano. Essi sii nutrono dell’energia vitale di chi se lo è fatto imporre fino ad ucciderlo, come dei parassiti. Comunque normalmente ci vuole qualche centinaio di anni. Ovviamente più volte il sigillo viene attivato più velocemente l’ospite si consuma. Quando ho ferito Zachary alla villa ho notato che i suoi cinematic record degli ultimi cento anni, tranne i più recenti, erano come incatenati. È l’effetto del sigillo: attacca l’energia vitale e con essa i record. Da quanto ho capito corrode questi ultimi fino a distruggerli. Nello stadio finale, pochi decenni prima di venire consumato completamente, il demone ospite è ridotto allo stato di macchina priva di identità e di volontà propria”. Intrecciò le dita delle mani. “Ci sono solo due modi per liberarsi dal sigillo: costringere il demone che lo ha imposto a romperlo oppure ucciderlo. E ovviamente Zack ha scelto la seconda quando gli ho spiegato il tutto, anche perché la prima strada è difficilmente praticabile considerando che si tratta di Gremory. Lui aveva cominciato ad avere dei sospetti dopo quello che è accaduto durante lo scontro di questa notte, ma ne ha avuto la conferma solo da me”. Alzò una mano per impedire all’umano, che aveva aperto la bocca per interromperlo, di parlare. “Non ho finito. Ultima cosa, poi risponderò ad eventuali domande. Dov’è Zachary adesso? Immagino che vogliate sapere anche questo. Durante il combattimento lui è riuscito a tornare in sé e poi ha avuto una specie di reazione di rigetto verso il sigillo, ricordate? Questo ha dimostrato che, al contrario di quanto pensavo, si può in qualche modo opporsi al suo influsso. Dato che sicuramente Gremory nella prossima battaglia cercherà di sfruttare di nuovo il sigillo, a quella peste infernale è venuta la contestabile idea di allenarsi a resistere al suo potere per non perdere nuovamente il controllo”.
“Allenarsi?” ripeté Grell, stupito. Tutta quella faccenda gli piaceva sempre di meno. C’era il rischio di dover affrontare di nuovo due demoni contemporaneamente e la cosa lo preoccupava. Aveva già potuto vedere quanto Zachary era forte quando era sotto l’influsso del sigillo e avrebbe preferito non ripetere l’esperienza. “E come può allenarsi con qualcosa che è normalmente sopito? Non dirmi che…?!”.
Non poté finire la frase perché Kyler scattò in piedi intuendo che cosa Will intendeva. E credeva anche di sapere cosa c’era in quella sacca nera che Zack aveva preso con sé. Quel cretino di un demone! Perché doveva sempre avere quelle idee autolesioniste?! Doveva assolutamente fermarlo. Doveva esserci un altro modo per prevenire gli effetti del sigillo. Capiva quanto il suo protettore dovesse odiare il fatto di sapersi in completa balia dell’altro demone, ma non era comunque una buona ragione per arrivare a una soluzione tanto estrema. “Dov’è?” domandò fremente. “Non possiamo permettergli di fare simili sciocchezze! Non si è ancora neanche ripreso dallo scontro!”.
“Mi spiace, Kyler, ma non ho nessuna intenzione di dirtelo” rispose il moro con calma. “Neanche io sono molto d’accordo con la sua trovata, ma Zachary sa quello che fa. È disposto a dare tutto pur di distruggere l’essere che gli ha rubato la libertà e noi non abbiamo nessun diritto di impedirglielo. È una sua questione personale finché non coinvolge le persone che lo circondano. Mi ha promesso che farà un passo per volta volta, che andrà per gradi. Conosce i suoi limiti e non vuole assolutamente che i passeggeri di questa nave vengano messi in pericolo a causa di una sua bravata. Non l’ho mai visto tanto serio”.
“Ma…Ma…” balbettò il ragazzo senza sapere veramente cosa dire. “Quel dannato! Non aveva intenzione di dirmi nulla?!” esplose alla fine, esasperato. “Maledizione a lui! Poteva almeno mettermi al corrente di questa sua nuova pensata. Avrei potuto…Insomma…”. Tacque cercando le parole che gli mancavano. “Ah! Lasciamo perdere. Ne parlerò direttamente con lui quando tornerà. Che codardo. Sapeva che me lo avresti detto tu, non è così?”.
Will annuì. “Zachary è fatto così. Non ama dare spiegazioni su quello che fa e sulle sue motivazioni” disse serio. “Lascialo fare, Kyler. Lui è un demone e sa molte più cose di noi su quei sigilli. Se pensa che questa possa essere una soluzione temporanea per impedire a Gremory di controllarlo allora significa che è così e che non c’è nient’altro da fare”.
“E va bene, non mi metterò tra lui e le sue pensate. Ma poi mi sente” borbottò l’umano, risentito. Scosse il capo. Era furioso con Zachary perché sceglieva sempre di perseguire il suo obiettivo ad ogni costo, senza badare alle conseguenze che ciò poteva avere su di lui. Quando si metteva qualcosa in testa non c’era verso di fargli cambiare idea. Sarebbe probabilmente stato disposto persino ad uccidersi se questo gli avesse garantito la possibilità di cancellare Gremory per sempre. Ma soprattutto era arrabbiato con sé stesso perché di nuovo si stava dimostrando inutile. Non poteva fare niente per risparmiare alla sua guardia del corpo quella sofferenza autoinflitta. E la cosa lo frustrava. “Non mi piace come funzionano le cose tra i demoni. Questi sigilli...sono degli abomini”.
“In questo mi trovi d’accordo. I demoni sono delle bestie barbare” commentò William, alzandosi. “Non hanno il concetto di civiltà. L’unica cosa di cui si interessano sono loro stessi. Per quanto li riguarda il mondo potrebbe venire distrutto, ma finché lo hanno tutto il necessario per nutrirsi e non annoiarsi non ci farebbe neanche caso”.
“Andiamo, Will, mi sembri un po' drastico” si azzardò a dire Grell mentre la sua mente tornava per un attimo al salotto di Madame Red. “Non sono tutti così. C'è ne sono alcuni che hanno dimostrato di possedere un certo fascino ~”.
Il suo capo lo fulminò con lo sguardo. “Questa è la tua opinione personale distorta, Sutcliff” sentenziò glaciale. “Sentiamo, chi sarebbero queste eccezioni? Parli di Zachary? O forse di quel suo fratello che tu sembri tanto apprezzare?”.
Lui deglutì. “Ehm...Ma no, Will! Facevo solo un discorso generale! Sebas-ch...Cioè, il fratello di Zack-chan non c’entra! Non pensavo di certo a lui!” si difese, alzando le mani. Avrebbe fatto meglio a starsene zitto. Già a Will non piaceva parlare di demoni, figuriamoci se lui gli avesse confessato apertamente di essere attratto da uno di essi. Altro che Antartide. “E comunque, se proprio vuoi un esempio, possiamo prendere Zack-chan! Non corrisponde alla descrizione che hai dato!”.
“Ma Zachary è un caso anomalo. Non può essere considerato un demone come gli altri. È solo un moccioso pestifero” borbottò il moro. “Ora, se non avete altre domande, io vorrei dormire un po’. Sutcliff, perché tu e il ragazzino non andate nell’altra cabina a chiacchierare, visto che vi piace tanto? Così io potrò starmene in pace”.
“Mi stai cacciando, Will?!” esclamò Grell quasi urlando. “Ma io sono la tua sposina! Ti posso aiutare a rilassarti! Magari potrei farti un bel massaggio ~. Che ne dici?”.
“No, grazie” fu la risposta glaciale. “Ho solo bisogno di un paio d’ore di sonno”.
Il rosso sbuffò ma non insistette oltre. Sapeva bene quanto il suo capo dovesse essere stanco e stressato. In fondo per badare alle sue ferite non si era ancora riposato un attimo. Anche Will era stato ferito e non superficialmente, ma aveva ignorato il dolore per potersi dedicare a lui dopo aver fasciato sé stesso in modo sommario e sbrigativo. Quella considerazione lo scaldò. In fondo al suo superiore importava qualcosa di lui o non si sarebbe sacrificato così tanto solo per vegliarlo mentre era privo di sensi. Si meritava di riposare un po’. Avrebbero potuto trascorrere del tempo insieme più tardi. In fondo quella crociera si prospettava lunga, aveva davanti un’infinità di occasioni. “Su, forza, Kyler, andiamo” disse alla fine, alzandosi anche se non senza fatica. “Lasciamo stare Will. Abbiamo parecchie cose di cui discutere io e te!”.
Il suo capo gli lanciò uno sguardo sorpreso mentre i due uscivano aiutandosi a vicenda. Non si sarebbe mai aspettato una resa tanto veloce. Ma d’altra parte durante quella missione stava scoprendo lati di Grell che non avrebbe mai immaginato. Il suo sottoposto aveva dimostrato di saper essere serio se serviva, di sapere riconoscere quando era meglio evitare di insistere e anche di essere coraggioso fino a sfiorare l’imprudenza. L’immagine del rosso che si parava tra lui e gli artigli di Gremory nonostante le sue ferite che gli rendevano difficile anche il solo stare in piedi invase la sua mente con forza e a lui parve di riudire le parole che l’altro aveva pronunciato. Andò a sdraiarsi sul letto, pensieroso. Anche se non l’avrebbe mai ammesso era rimasto impressionato positivamente come poche volte gli era capitato in vita sua. Dall’altro lato però non poteva sopportare che Grell avesse rischiato tanto per proteggere lui, gli ricordava un episodio poco gradito che era accaduto durante il loro esame finale all’accademia per shinigami. Sarebbe dovuto succedere il contrario, era lui quello più alto in grado, quello che aveva il dovere di badare agli altri. Ma a quanto pareva i sentimenti si erano dimostrati più forti del senso del dovere. Lui aveva sempre diviso accuratamente lavoro e vita privata, le emozioni lo rendevano meno efficiente e lo destabilizzavano. E così era accaduto durante quella missione, in cui troppo spesso si era lasciato turbare dai giochetti di Zachary e si era preoccupato delle conseguenze per i suoi compagni. Però si era anche reso conto che erano stati quei sentimenti a tenerlo in piedi fino alla fine dello scontro contro Gremory, nonostante il dolore, la stanchezza e il sangue perso. Era stato disperato, soprattutto verso la fine, e aveva potuto pensare solo a continuare a parare quelle lame avvelenate perché sapeva che se lui avesse ceduto si sarebbero abbattute sugli altri tre. Nessun piano o strategia gli aveva sfiorato la mente. La sua fredda lucidità era quasi sparita. Lo stesso ragionamento valeva per la sua decisione di restare con Zachary e Kyler. Poteva usare tutte le scuse che voleva, la missione, il loro conto in sospeso, la necessità di eliminare Gremory. La realtà era che non poteva lasciare che due mocciosi spericolati ma terribilmente audaci e determinati se la vedessero da soli contro un avversario del genere. Si era sentito responsabile. In fondo Zachary aveva tentato di proteggerli da Gremory e Kyler si era offerto di sacrificarsi di fare altrettanto. Quelle azioni creavano un legame tra loro che lui non poteva ignorare. Doveva assicurarsi che sarebbero sopravvissuti, così si sarebbe messo la coscienza in pace.
Sospirò rigirandosi sul materasso per appoggiare gli occhiali sul comodino e reprimendo un gemito di dolore. Doveva avere almeno la metà delle costole incrinate se non rotte. Gremory non l’avrebbe passata liscia. Scosse leggermente il capo, cercando di liberare la mente da qualsiasi pensiero. Aveva bisogno di dormire. Si passò una mano sugli occhi e cercò di assumere la posizione meno dolorosa che le sue numerose ferite gli permettevano. Tutto il resto lo avrebbe affrontato dopo, con più calma e più lucidità. La stanchezza lo assaltò di nuovo come spesso aveva fatto in quelle ore e lui si lasciò prendere senza più combatterla, sprofondando nel buio ristoratore di un sonno senza sogni.

Il respiro ansimante rimbombava nella quasi totale oscurità della sala, confondendosi con il ronzio dei motori che proveniva dal piano di sotto. L’aria era calda a causa della vicinanza della sala macchine, ma nulla che lui non potesse sopportare. E poi la sua attenzione al momento era completamente concentrata su tutt’altro. Riusciva a malapena a sentire i rumori che lo circondavano. l’unico suono che percepiva chiaramente era quello delle gocce di sangue e di liquido nero che cadevano dalle sue ferire e dalle sue cicatrici, andando ad allargare la già estesa pozza di sangue che si era creata sotto il suo corpo caduto a carponi. Il dolore lo invadeva ad ondate, sempre più forte, minacciando di cancellare il mondo circostante e di assorbirlo nella spirale di tenebre dell’incoscienza. Ma lui non poteva permettersi di abbandonarsi a quell’assenza totale perché significava anche perdere il controllo di sé. Finché soffriva e percepiva il sangue lasciare il suo corpo sapeva chi era, cosa stava facendo e perché. E quella era l’unica cosa lo spingeva ad andare avanti in quella tortura. Era l’unica strada che aveva per raggiungere la libertà.
Un gemito strozzato scappò dalle labbra di Zachary mentre il suo corpo veniva scosso da un attacco di tosse. Dannazione, era al limite. Prima di allora non ci aveva mai fatto caso, ma ora sapeva che anche la minima ferita poteva risvegliare il potere del sigillo. Lo sentiva corrergli lungo il corpo, cercando di strapparlo al controllo della sua mente. Era solo un leggero, subdolo prudere, se non avesse saputo della sua esistenza non ci avrebbe mai fatto caso come era successo fino a quel momento. Quel pensiero gli provocò un moto di stizza. Quel bastardo di Gremory. Neanche da lui si sarebbe aspettato un colpo tanto basso. Arrivare ad imporgli un sigillo senza dirgli nulla per quasi un secolo. Probabilmente voleva che lui lo scoprisse da sé per poter godere della sua reazione sconvolta. E suo fratello poi. Dannazione, lui l’aveva capito subito vedendo le ferite che il suo “capo” gli aveva inferto, eppure non si era curato di parlargliene. Certo, lo aveva avvertito, ma in quel suo modo tanto sibillino che non gli aveva permesso di capire il pericolo che stava correndo. Era anche colpa di quell’idiota se adesso Kyler e gli shinigami erano in pericolo. E lui stesso era ciò che li minacciava. Dopo aver sistemato Gremory sarebbe andato a cercarlo e gliel’avrebbe fatta pagare.
Si sforzò di mettersi seduto e appoggiò la schiena contro la parete, ansimando, gli occhi serrati. La sua mano stringeva ancora convulsamente la lama affilata e coperta di sangue che responsabile dei tagli profondi che gli solcavano il petto e le braccia. Forse aveva esagerato, ma non poteva permettersi di andare troppo gradualmente come aveva promesso a William. Non c’era tempo. Avrebbe corso qualche rischio in più, ma il risultato sarebbe valso la pena. Avrebbe goduto come non mai davanti alla faccia che avrebbe fatto Gremory quando si sarebbe accorto che il suo trucchetto non funzionava più. Ridacchiò soddisfatto, ma fu costretto subito a smettere per via delle fitte. Oh sì, era uno spettacolo da non perdere. Di certo il suo “capo” non si aspettava una mossa del genere da lui. Non aveva la più pallida idea di quali abissi arrivasse a toccare il suo odio, soprattutto ora che aveva scoperto il suo giochetto. Glieli avrebbe mostrati volentieri e poi lo avrebbe rinchiuso al loro interno. Avvertiva già quasi il dolce sapore della vendetta in bocca. Sangue e cioccolato, il massimo del godimento.
Rimase ad ascoltare il dolore sordo che gli pervadeva le membra intorpidite e il potere del sigillo che tornava pian piano ad assopirsi. Forse Kyler aveva ragione, sotto sotto era un masochista. In fondo si era andato ad infilare volontariamente tra le braccia del demone più crudele di tutto l’Inferno e aveva continuato a disobbedirgli senza curarsi delle punizioni che la sua sfacciataggine gli costava. O forse era solo la frustrazione suscitata dalle catene che lo intrappolavano a farlo cadere in quella follia cieca che gli permetteva di dimenticarsi di sé stesso e di pensare solo a far capire a Gremory che non poteva domarlo come aveva fatto con tutti i suoi tirapiedi. Perché lui non era come gli altri demoni e non lo sarebbe mai stato. Era un felino vagabondo, giocherellone ed amante del buio e della solitudine, un gatto randagio. Forse era uno scherzo della natura, un pezzo uscito male o a cui mancava qualcosa, ma, qualunque fosse la verità, era fiero di quello che era e avrebbe difeso la propria identità di spirito libero ad ogni costo, con ogni mezzo necessario. Il sangue che stava versando in quel momento era parte del prezzo che doveva pagare per poter essere quello che voleva.
Sollevò lentamente la mano che stringeva il coltello e si fermò ad osservare la lama tinta di cremisi, come incantato. E se tutto il suo sangue non fosse bastato? Avrebbe dato tutto il suo potere e, se necessario, anche la vita, senza esitazione. Però, se poteva scegliere, preferiva evitare di lasciare la sua esistenza perché altrimenti non avrebbe potuto regolare la questione della scommessa che aveva fatto con suo fratello. E la cosa sarebbe stata irritante. Insomma, dopo secoli di sconfitte in ogni campo aveva finalmente la possibilità di prendersi una rivincita su di lui e voleva assolutamente vedere la sua faccia quando avrebbe saputo che aveva ucciso Gremory. Era un piacere inestimabile, perderlo sarebbe stato un vero peccato. Poi non era necessario specificar che non aveva fatto tutto da solo, in fondo non era tenuto a dare spiegazioni, soprattutto se si trattava di confessare di essersi alleato con due shinigami ed un umano. Era strano quanto voleva, ma era pur sempre un demone e in quanto tale aveva un certo orgoglio da difendere. Sospirò divertito, scuotendo il capo. Che pensieri andava a fare. Si perdeva troppo in fantasie, su questo doveva dare ragione al suo “capo”, e finiva sempre per perdere di vista la situazione presente.
Tentò di alzarsi, facendo leva sulle braccia ed ignorando le grida di protesta delle ferite ancora aperte. Doveva muoversi a dare una ripulita e a tornare alla sua cabina. Kyler stava di sicuro fremendo dalla voglia di sgridarlo. Non che lui avesse molta voglia di sorbirsi la preoccupazione dell’umano, ma prima lo raggiunge beva prima poteva zittirlo e soffocare sue proteste future. Afferrò la maglia che si era tolto e la indossò nuovamente, senza curarsi delle macchie cremisi che fiorirono immediatamente sul tessuto. Avrebbe provveduto a ripulirla a più tardi. Tenendo una mano appoggiata alla parete si avviò vero l’uscita della sala. Prima di varcare la soglia schioccò le dita con un sorrisetto. Quello erano i momenti in cui adorava essere un demone. Avere certe capacità si dimostrava immensamente comodo, soprattutto se non si aveva voglia di perdere tempo con inutili lavoretti che però erano spesso inevitabili.
Si sporse a sbirciare nel corridoio e, una volta che si fu assicurato che non ci fosse nessuno, si incamminò diretto alla cabina che condivideva con Kyler, lasciando dietro di sé il pavimento del deposito in disuso polveroso ma immacolato, come se lui non vi fosse mai entrato.

-------------------------------------------

Salve a tutti! ^^
Ecco qui il nuovo capitolo! E non sono neanche così in ritardo!
Zack: Incredibile...domani nevica lava...
Mystic: *lo ignora* è un capitolo un po’ poco “attivo” rispetto ai precedenti, ma come ho detto nelle prossime pagine mi occuperò più che altro di chiarire i misteri rimasti insoluti nella storia e di sistemare i rapporti tra i personaggi per poi finalmente avviarmi alla conclusione! A proposito, spero che la spiegazione del sigillo si sia capita!
Zack: *ironico* Ovvio, sei la dea della chiarezza…
Mystic: *occhiata assassina* Nessuno ti ha interpellato!! >.< E poi stai zitto che tu non fai proprio una bella figura in questo capitolo…sei un pazzo!
Zack: *smile* Grazie ~
Mystic: 0.0” Non doveva essere un complimento…Comunque…Stasera non mi dilungo, sono stanca morta -.-“ L’università è dura, ragazzi! Sono impegnata tutto il giorno ultimamente quindi credo che non potrò avere pronto il seguito prima di due settimane!
Zack: Chissà se saranno davvero due settimane…Conoscendola, anche due mesi!
Mystic: Ma vuoi tacere?! *ringhia*
Zack: *alza le mani* Nervosetta, eh? Brutta giornata?
Mystic: Fatti gli affari tuoi! Dicevo? Ah sì! Due settimane. Cercherò di essere puntuale! Spero che possiate essere pazienti ^^
I ringraziamenti! Un abbraccio a BeaLovesOscarinobello, Rebychan e marzia ds che mi sostengono sempre con i loro commenti! Sono fusa, ma tengo duro perché ci siete voi a spronarmi! >.< Un grazie anche a chi legge/segue/preferisce/ricorda anche senza commentare.
Alla prossima!
Vostra Mystic

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: DaughterOfDawn