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Autore: Lushia    11/10/2012    2 recensioni
La vita di una giovane Arina, costretta a crescere immersa nella vita quotidiana di una famiglia mafiosa, con i suoi problemi adolescenziali e le situazioni strane e nonsense che la circondano.
La sua allieva, una bambina di sette anni tutto pepe che non riesce a stare un attimo tranquilla assieme ai suoi amichetti.
Cosa è accaduto in passato e cosa accadrà?
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 12 - La Promessa

cover

Due donne dall'aria gentile erano impegnate nell'aiutare la bambina a indossare il pesante e ingombrante abito bianco e giallo, con il disappunto della piccola.
Una delle due donne era intenta a chiuderle la cerniera sulla schiena, mentre la seconda le sistemava la gonna ampia a strati.
Era una delle tante cose che le davano fastidio e continuava ad osservarsi allo specchio con ribrezzo, mentre vedeva la metà inferiore del corpo svanire in un tripudio di stoffe e merletti di quella che sembrava essere una mozzarella più che una gonna.
Sua madre si trovava accanto a lei e stava sistemando i due fiocchi che avrebbero ornato il capo della figlia, aveva un'espressione serena e felice.
I suoi capelli biondo scuro cadevano lisci sulle spalle in modo elegante, mentre i suoi occhi ambrati erano colmi d'amore e osservavano i fiocchi che stava preparando.

- Mama... perchè devo indossare questo abito? Non posso mettermi qualcosa di più semplice? - la piccola sembrava molto contrariata mentre, immobile, lasciava che le due donne dal sorriso smagliante le infilassero quelle che sembravano due piccole ali in stoffa rigida.

La madre portò la sua attenzione verso la bambina, notando il suo sguardo abbastanza disgustato. Quasi non le scappò una risatina nel vedere sua figlia in quelle condizioni.
- … mama mi prendi in giro? -
La donna scosse il capo, cercando di ricomporsi.
- Cosa c'è che non va nel vestito, Nozo-chan? -
La bambina allargò le braccia e le lanciò un'espressione da “non lo vedi da sola?”, così che la donna riuscì a stento a trattenere un'altra risata.
- A me sembra perfetto! -
- No, mama! A me sembra che sono uscita da un romanzo francese del settecento! -
- Ci sono molte ragazze che vorrebbero vestirsi così, sai? -
- Io non voglio, è orribile. -
- Ma perchè dici così? Oggi è un giorno speciale e Nozo-chan deve essere bella come una principessa! -
- Principessa? Non sono una principessa e vestita così sembro una mozzarella. -
- Uhm, allora ti mangeremo! - rise con dolcezza e quel sorriso dolce quasi non costrinse la bambina a rassegnarsi.
- No. Non sono mangiabile e non sono venuta dalla Francia del Re Sole, ok? -
- Sei la principessa di mamma e papà. Sai che non vede l'ora di vederti? -
- Ma mamma! Io non voglio essere nessuna principessa!! -
- Non capisco, tutte le bambine sognano di essere principesse! - portò l'indice sotto al mento, perplessa. - Non capisco perchè Nozo-chan non sia felice di essere una principessa con abiti bellissimi e con tanti sudditi che oggi ti festeggeranno. -
Le domestiche la aiutarono a infilarsi i guantini e poi lasciarono la stanza, dopo aver salutato madre e figlia con educazione.

La piccola si voltò verso sua madre.
- Io non sono una principessa, sono solo Nozomi. -

Al massimo sono il futuro boss di una famiglia mafiosa...

Sua madre poggiò le mani sulle spalle e la voltò, costringendola a guardarsi allo specchio mentre decorava i suoi codini con i grandi fiocchi che stava preparando.
- Nozo-chan, guardati, sei bellissima. Sei la nostra principessa, anche se non hai sangue blu. Ogni figlia è una principessa per i propri genitori, un giorno lo capirai. -
Le accarezzò i capelli con una spazzola lilla, il suo sguardo era amorevole e materno.
- Da oggi hai otto anni e il tempo passa sempre più velocemente... Sembrava ieri, quando ero in sala parto aspettando con ansia che arrivassi, o quando avevi un anno e la notte ti svegliavi piangendo nella culla. -
- … il tempo passa, è normale. -
- Ma per la mamma e il papà tu resti la nostra bambina. E' giusto che tu possa vivere degli splendidi momenti finchè sei ancora piccola, perchè poi il tempo ti chiederà di crescere e tutto questo non ci sarà più. -

Io devo crescere già da adesso, mama...

Come se le avesse letto nel pensiero, la donna abbracciò la bambina da dietro e le baciò il capo, osservò i suoi piccoli occhi allo specchio.
- Devi vivere la vita pian piano, senza bruciare le tappe. Una bambina farà cose da bambina, un'adolescente farà cose da adolescente e così via. -
Gli occhi rassegnati si spalancarono e la bambina osservò quelli color ambra di sua madre, che sorrise teneramente. Qualcuno bussò alla porta e la donna invitò ad entrare senza nemmeno chiedere chi fosse.
Dall'uscio fece capolino una Arina emozionata, che appena vide Nozomi si catapultò verso di lei, stringendola.
La bionda aveva un abito bianco in stile imperiale, con la gonna chiusa che arrivava fino alle caviglie e qualche fiocchetto decorativo con delle perline.
La piccola, che era stata colta di sorpresa e stava cercando di mettere a fuoco la situazione, ricambiò la stretta della ragazza, commuovendosi.

- Arina... io... -
- Sei stupenda Nozo! Scusami se sono mancata in questi giorni! -
- No... cioè... non ti preoccupare per quello... il tuo ragazzo... uhm... -
La bionda non seppe cosa dire e le due, che si stavano osservando negli occhi cercando di esternare i propri sentimenti, vennero interrotte dalla donna che si schiarì la voce.
Soltanto quando ebbe la loro attenzione, Kyoko iniziò a parlare.
- Una bambina deve fare cose da bambina, un'adolescente deve fare cose da adolescente. E' il normale corso della vita -.
La bionda scosse il capo.
- No, io avevo una responsabilità e... -
- Tra le esperienze di un'adolescente c'è anche sbagliare e imparare, Arina-chan. Non forzarti, nonostante la tua maturità sei ancora una ragazzina ed è normale che tante volte cadrai, ma allo stesso modo saprai rialzarti e andare avanti. Devi vivere queste esperienze se vuoi passarle a Nozomi. -
Arina arrossì, rilassandosi finalmente dopo chissà quanti giorni di ansia e preoccupazioni.

***

Una scalinata le separava dal salone dov'era in corso il ricevimento e la bambina non poteva che essere sempre più nervosa mentre, ad ogni gradino, sentiva gli sguardi dei presenti su di lei, curiosi e forse molto divertiti.
- … perchè la mamma mi ha fatta vestire così... -
- Nozomi... sei bellissima, di che ti preoccupi? -
La piccola portò il suo sguardo imbarazzato e sconcertato all'amica. Non poteva non notare che, nonostante entrambi gli abiti appartenessero ad uno stile abbastanza antico, quello che indossava Arina era sicuramente più recente e meno fuori luogo. Almeno non aveva una gonna ampia e ingombrante.
- Mi stanno guardando tutti, sono ridicola! -
- Ma no, ti guardano perchè sei la festeggiata! -
- Sì, ma sono ridicola! Tutti vestiti in modo normale e io.... sembra che ho sbagliato epoca! -

Ad interrompere il suo disappunto arrivò un “wow!” che costrinse le due a voltarsi per notare due bambini in giacca e cravatta, che osservavano Nozomi e Arina a bocca aperta.
La bambina sembrò cambiare umore all'istante mentre si gettava verso Claudio e Fabio, abbracciandoli con un ampio sorriso.
- No... davvero... sei bellissima! - disse il rosso, non riuscendo a non guardarla con gli occhi spalancati e luccicanti. La piccola si staccò da loro e arrossì.
- E' la prima volta che siamo ad una festa così... è … strana... - Fabio si guardò attorno, perplesso.
- Beh, sì, nonostante si tratti di un ricevimento per il compleanno di Nozomi la gente è comunque su un altro livello... - spiegò la bionda.

La piccola osservò i tavoli e non potè fare a meno di notare il buffet, pieno di stuzzichini particolari.

Nulla di decente che possa mangiare...

Dopo una decina di minuti in cui il gruppetto si era appartato in un angolo a parlare e ad ascoltare Arina che spiegava ai due cosa era accaduto ad Alessandro, una tenera voce risuonò nel salone e tutti si voltarono verso la sposa di Decimo. Kyoko era vestita di tutto punto con un lungo abito color salmone, fermato in busto da tante perline argentate. I suoi capelli lunghi erano soffici e voluminosi, decorati da alcuni fermagli a forma di fiori bianchi.
- Siamo davvero felici che abbiate deciso di partecipare a questo ricevimento particolare. Che ne dite se rallegrassimo la serata con un po' di musica? -

Se qualcuno avesse dovuto abbinare della musica ad una festa, la prima cosa a cui avrebbe pensato sarebbero stati uno stereo e delle casse.
Tuttavia, non si trattava di una festa ma di un ricevimento mondano, per cui le note che iniziarono a suonare un waltzer appartenevano all'orchestra che, in un angolino, allietava i presenti con la loro bravura.
Fabio li fissò con perplessità, probabilmente anche lui si aspettava uno stereo e delle grandi casse.
Il rosso, invece, tese la mano alla bambina, che lo scrutò curiosa.
- Vuoi ballare con me? -
La brunetta alzò un sopracciglio, perplessa.
- Ma... tu non sai ballare il waltzer... -
Il ragazzino ridacchiò.
- Non sottovalutarmi, so imparare in fretta. -

Quando il rosso la trascinò al centro della sala, la strinse a lui e iniziò a ballare, la piccola si rese davvero conto che aveva imparato a ballare il waltzer e non riuscì a staccare gli occhi dai suoi per tutta la durata della canzone.
Le ci volle un po' per uscir fuori da quel profondo e intenso mare, racchiuso negli occhi del bambino e fu una voce maschile a farla tornare alla realtà.
Quando si voltò notò un uomo dalla chioma castana, vestito di un abito da cerimonia grigio scuro e avvolto in un mantello nero, simile a quello di Primo-sama.
L'uomo si inginocchiò e osservò la piccola con un ampio sorriso, senza perdere la sua aura di maestosità.
- Mi concede questo ballo, vostra altezza? -

Nozomi era abbastanza imbarazzata, gli tese la mano che suo padre baciò con dolcezza per poi spingerla delicatamente a sé, rivolgendosi per un attimo al precedente partner.
- te la rubo solo per alcuni minuti. -
- Oh...ehm... fa con comodo, è sua figlia... -
Claudio sembrò davvero imbarazzato, soprattutto poiché non aveva idea di come rispondere ad una tale affermazione e l'uomo sorrise divertito, mentre si apprestava a iniziare il ballo con la piccola.
Mentre padre e figlia attiravano l'attenzione dei presenti ballando qua e là per la sala, Fabio si era avvicinato ad Arina e aveva cercato di farsi coraggio, imitando l'amico e chiedendole di ballare.
La ragazzina sorrise e, guardandosi attorno imbarazzata, annuì.

Alla fine del ballo, quando la musica aveva finalmente cessato le sue note, al centro della sala apparve un piccolo tavolo su cui era poggiata una grande torta a forma di porta gioie con tanto di gioiellini e peluches, modellati in pasta da zucchero, che la decoravano e le davano un'aspetto prezioso.
Tsuna, divertito, lasciò andare la figlia che si catapultò sorpresa vicino a quella meraviglia di crema e cioccolato colorato, osservandola con la bava alla bocca.
C'erano otto candeline a decorarla, ma poiché la torta era molto alta e la bambina molto bassa, servì l'aiuto di suo padre, il quale la prese in braccio e la aiutò a raggiungere un'altezza adeguata.

La canzoncina, il soffio delle candeline, gli applausi, il taglio della torta, le risate, qualche momento di imbarazzo e nessuno si rendeva più conto di quanto tempo fosse passato dall'inizio della festa.

Claudio si ritrovò fuori la balconata del salone a fissare il cielo quando notò che Nozomi aveva raggiunto il cortile, illuminato solo dalle luci delle finestre, ed era seduta sul bordo della fontana.
La raggiunse rapidamente e con un sorriso, sedendosi accanto a lei.
- Perchè sei venuta qui tutta sola? E' la tua festa, dopotutto. -
- … mi sono ricordata di quando hai detto che ero cambiata... era proprio qui. -
- Ah, quando ti hanno messo in punizione. -
La piccola non rispose, osservò il cielo.
- Sai, stasera eri come al solito. Sono così felice. -
- Come al solito? -
- Sì, sorridente. Non come gli ultimi giorni. Penso che tu ti stia preoccupando troppo e dimentichi le cose importanti. -
- Cosa c'è di importante? -
- Quello che ti rende Nono-chan. Il tuo sorriso e la tua allegria! -
- Ma io non sono così allegra... -
- Anche se pensi di farlo per finta... non è vero. Nono-chan vuole davvero essere felice e se lo vuole allora è un sorriso sincero. -
Per alcuni istanti si udì solo il suono dell'acqua che scorreva e delle risate in lontananza.
- Nee, Nono-chan. Giovedì prossimo inizia la scuola... -
- Sì, lo so. -
- Perchè non ci vediamo, domani? -
- Uh? Beh, se vuoi. Facciamo qualcosa noi tre? Ce ne andiamo in giro? -
Il rosso scosse il capo, osservando il suolo con insistenza.
- No, solo noi due... -
La piccola distolse lo sguardo e guardò altrove.
- Sopra la collina dietro il residence... quello dell'anno scorso. - aggiunse lui.
- Uhm... sì, lo ricordo. -
- Allora... dopo pranzo al residence? Verso... le tre? -
La piccola annuì, agitando i piedi.

All'improvviso sentì qualcosa di caldo e umido sfiorarle la guancia. Il ragazzo si era avvicinato e le aveva dato un tenero bacio.
Si staccò e la osservò, imbarazzato e con un sorriso nervoso.
Nozomi si sfiorò la guancia con la mano, arrossendo e senza riuscire a dire nulla.
Dopo pochi istanti il rosso ridacchiò, spezzando la tensione.
- … Fabio sarà parecchio infastidito perchè ho vinto la sfida... ma tanto a lui piace anche Arina-san, quindi sta bene. -
Sussultarono quando un forte rumore li sorprese. Tanti fuochi d'artificio colorati stavano sbocciando in cielo, proprio sopra di loro, sembravano volessero illuminare e benedire i due bambini sotto quella distesa serena decorata da tante luci colorate.

***

Quando Tsuna aprì la porta dello studio e si ritrovò sua figlia, che indossava una camicia da notte gialla, non era affatto sorpreso.
La piccola era seduta sulla sedia e appoggiata alla scrivania, stava aspettando con ansia suo padre poiché il ricevimento si era protratto fino a tardi e i bambini erano stati mandati già via. Tuttavia, Nozomi non aveva affatto sonno e si era infilata nello studio del boss, attendendo con pazienza e con sguardo nervoso, il viso ancora imbarazzato e la testa altrove.
L'uomo le si avvicinò, incrociando le braccia e osservandola con curiosità.
- Cosa c'è, Nozo-chan? E' successo qualcosa? -

Suo padre aveva sempre cercato di tenere la bambina lontana da quella stanza. Tuttavia, non era raro che ritrovasse la piccola seduta sulla sedia o sul divanetto, quando succedeva qualcosa che la turbava particolarmente.
Perciò, in quel momento, Tsuna era davvero preoccupato per lei.
La bambina scese dalla sedia e si avvinghiò alla mano destra del padre con disperazione.

- Per favore! Per favore! Fammi parlare con Primo-sama, per favore! So che è nell'anello! Devo chiedergli delle cose! Ti prego! -
La piccola sembrava lanciare un grido disperato, era la prima volta che voleva davvero parlare all'uomo da cui era tanto ossessionata, ma suo padre si limitò a guardarla con apprensione e a inginocchiarsi davanti a lei, circondandole il viso con le mani e guardandola negli occhi.
- Non verrà, Nozomi. Non verrà perchè non puoi chiamarlo e non non puoi chiedergli alcun aiuto. -
Alcune lacrime rigarono il suo viso e lo sguardo di Tsuna si intenerì.
- Qualsiasi preoccupazione tu abbia... qualsiasi scelta tu debba fare, devi farlo da sola. Non puoi chiedere aiuto a lui, non è suo dovere aiutarti. -
Poggiò le labbra sulla sua fronte e accompagnò la piccola, frastornata e ancora confusa, nella sua cameretta.

Cosa devo fare? Claudio è... ma Primo-sama... io amo Primo-sama... eppure...

Pensieri e parole, come fossero tante nuvole, si facevano strada nel cielo del suo cuore, scosse rapidamente dal venticello delle sue emozioni mentre lei, inerme, assisteva alla scena stesa su un prato fiorito che rappresentava sé stessa.

Si voltò dall'altra parte e osservò Claudio, anche lui steso sul prato accanto a lei, che si stiracchiava con un sorriso radioso.
- Sai, Nono... sono felice di essere venuto qui, oggi. -
- … è sempre stato un bel posto... -
Si issò, osservandola.
- Nono... -
Per qualche istante, quando anche la ragazza si era messa a sedere, il vento proveniente dal mare poco distante li aveva raggiunti, riempendo i loro polmoni con il profumo dei fiori.
- Nono... ho una cosa per te. -
Il giovane le porse un pacchetto rosa con un fiocco rosso, che la piccola prese e osservò confusa.
Sotto lo sguardo ansioso del rosso, la bruna lo scartò lentamente e notò una bustina bianca che aprì, lasciando che il contenuto scivolasse sul palmo della sua mano.
Un ciondolo a forma di conchiglia, la quale assomigliava a una vongola e ciò la fece sorridere. Sospettò che potesse aprirsi e infatti, pigiando un pulsante, rivelò al suo interno una perla bianca che iniziò a muoversi in cerchio al suono di una musica da carillon.
I suoi occhi brillarono.

- Ma... ma... - la piccola non sapeva cosa dire.
- Quando l'ho vista ho pensato a te... insomma, è una vongola, no? Ha anche la perla! -
- Ehm... le vongole non hanno le perle... però... è bellissimo... -
Il rosso sorrise e tornò a stendersi sull'erba fresca, seguito dalla bambina che poggiò il regalo accanto ai due.
Restarono in ascolto della melodia, osservando il cielo con la brezza che li accarezzava e il suono del mare che li cullava.
- Sarebbe bello potersi gettare in quel mare e nuotare fino ai confini del mondo, verso il nostro destino. - si voltò verso di lei - Assieme, io e te. -
La bruna osservò i suoi occhi limpidi e non potè fare a meno di pensare a quanto fosse confusa.
E all'uomo che amava.

- … ma io... Primo-sama... come farò a dimenticare... -
- Non importa. Te lo farò dimenticare io! -
La bruna arrossì, tornando a fissare il cielo con sguardo pensieroso.
- … dimmi che resterai la Nono di sempre. -
Tornò a voltarsi verso di lui, perplessa.
- dimmi che qualsiasi cosa accada non farai nulla che non faresti tu. -
La piccola annuì.
- … d'accordo, tenterò. -
Il rosso si issò di scatto e la bambina, quasi spaventata e confusa, lo imitò.
- non devi tentare. Tu devi essere Undicesima un giorno, no? E allora devi farcela. -
Nozomi annuì, immergendosi nuovamente negli occhi blu del bambino e arrossendo.
Claudio alzò la mano destra e le mostrò il mignolo.
- uh...? -
- Dammi il tuo. Devo fare una promessa. -
La brunetta alzò la sua mano destra e strinse il mignolo del rosso con il suo.

Il bambino sorrise, perdendosi anche lui negli occhi chiari della ragazzina.
- Prometto solennemente che ti starò accanto e ti proteggerò per sempre. -
- Ed io... cercherò... cioè... riuscirò ad essere sempre me stessa... -
C'erano solo il vento e il cielo terso a fare da testimoni ai loro giuramenti, ma ai due non importava.
Strinsero forte i mignoli come se per loro, quelle parole, rappresentassero una speranza per il futuro.

   
 
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