Peter terminò il suo
discorso e posò il trasmettitore sul
tavolo, alzandosi e lasciando il posto a Eddie, il quale
infilò le cuffie, in
attesa di trasmissioni radio dalle altre sedi della Resistenza.
“Quanto tempo pensate che
ci vorrà per avere una qualche
risposta?” domandò la Rossa, che si era seduta
sulle gambe del marito, data la
carenza di sedie nella sala radio.
“Dipende.”
spiegò Charlie “A volte ci vogliono pochi minuti,
a volte rispondono dopo ore.”
“Non credo ci
vorrà molto.” intervenne il Dottore “La
Divisione Fringe Originale da quello che ho capito è molto
conosciuta… e Jack è
appena passato da ‘Uomo Morto che Cammina’ a
‘Speranza
dell’Umanità’.”
Il Capitano sorrise sornione,
sentendosi al centro
dell’attenzione. Certo, era famoso già prima, in
quanto non poteva morire, ma
ora la sua popolarità era improvvisamente incrementata.
Adesso tutta la
Resistenza avrebbe combattuto perché lui potesse nascere.
“Ehi, gallese, torna tra
noi!” lo rimproverò scherzosamente
Lincoln “Ci servi lucido!”
Jack gli riservò un gran
sorriso a trentadue denti, dandogli
una pacca sulla spalla.
“Io sono sempre lucido,
Lee! Non vado avanti a Guinness e
sidro di mele come voi irlandesi cattolici.”
“Beh, tanto per cominciare,
non disprezzo la birra, ma il
sidro di mele non mi piace.” rispose di rimando Lincoln
“Seconda cosa: come ho
già detto, io sono ebreo, non cattolico. E comunque vedi di
portare rispetto:
potremmo essere tuoi antenati!”
Peter osservò la scenetta
sorridendo e sorprendendosi di
quanto fosse cambiato Lincoln.
La prima volta che lo aveva visto,
nella vecchia linea
temporale, avevano seguito insieme un’indagine, mentre Olivia
era
temporaneamente non disponibile a causa di un brutto scherzo di William
Bell.
Era ancora un ragazzo inesperto, appena uscito dall’accademia
dell’FBI, che si
era fissato con un caso che lo aveva colpito, e voleva fare chiarezza.
Si erano salutati con una stretta di
mano, e non si erano
più rivisti, finché Bishop non era tornato, nella
linea temporale riscritta. Lì
aveva scoperto che, dopo che il suo partner era stato ucciso da un
nuovo tipo
di mutaforma, Lincoln si era unito alla squadra, aiutando Olivia e gli
altri
nelle loro indagini.
Quando Peter era tornato,
l’agente Lee era stato il primo a
trattarlo come una persona e non come un evento Fringe, per questo gli
si era
affezionato, instaurando subito una buona amicizia. Aveva anche notato
gli
sguardi che lanciava a Olivia, e non ne fu sorpreso: anche
l’altro Lincoln,
quello dell’altro lato, provava dei profondi sentimenti nei
confronti
dell’altra Olivia, inoltre lei era una donna straordinaria,
era impossibile non
creare legami nei suoi confronti.
Quando ancora non sapeva di essere
tornato a casa, Peter era
addirittura arrivato a dargli la sua benedizione e incoraggiarlo a
farsi avanti
con lei, per poi arrivare a chiedergli scusa e chiarire la situazione,
quando
Bishop aveva capito di essere davvero a casa. Quella volta era stato
Lincoln a
dargli la sua benedizione.
Col passare dei mesi lo aveva visto
crescere, maturare sia
professionalmente che personalmente; Lincoln era un uomo con delle
buone
capacità latenti, aveva solo bisogno di tirarle fuori, ma
per farlo doveva
trovare la serenità interiore, una serenità che
Peter stava ritrovando, anche
se aveva lottato per riuscirci.
Non era solo un bravo poliziotto, ma
era stato capace di
creare un legame anche con Walter, di lavorare con lui serenamente,
cosa per
altro non facile, visto il carattere del vecchio, ma ci era riuscito
sia grazie
al suo potenziale, sia grazie alla passione che il dottor Bishop e
l’agente Lee
condividevano: gli scacchi.
Aveva assistito a qualche partita tra
loro: Lincoln era
molto abile, ciò denotava una grande intelligenza
strategica, dote molto utile
se devi condurre una guerra.
Ma gli mancava qualcosa: non si
sentiva a casa, e questo
bloccava gran parte del suo potenziale. Peter lo sapeva bene, sapeva
cosa
significava sentirsi fuori posto, voler scappare via da tutto, il
più lontano
possibile, ai confini dell’Universo, magari, se ne avesse
avuto i mezzi. Per questo,
in un certo momento, Lincoln aveva cominciato a fare il pendolare,
passando
molto tempo nell’altra realtà, prima con la scusa
di sbrigare pratiche
burocratiche e, alla fine, per aiutare l’altra Olivia a
cercare coloro che
avevano ucciso il suo compagno, l’altro Lincoln.
Questa era stata la svolta. Vedere
morire sé stesso per
rinascere diverso, più maturo. Più consapevole.
Peter lo aveva letto nei suoi occhi e
nel suo linguaggio del
corpo: la morte del Capitano Lee aveva profondamente cambiato
l’Agente Lee: era
più sicuro di sé, più deciso. Si stava
sbloccando, finalmente.
Quando era venuto il momento di
scegliere, Lincoln aveva
deciso di restare dall’altra parte, e i due si erano salutati
con una stretta
di mano. Da allora non si erano più rivisti, fino a pochi
giorni prima, quando lo
aveva estratto dall’Ambra e si erano uniti allo strambo
gruppo capitanato dal
padre di Olivia.
Lo aveva trovato di nuovo differente
da come lo aveva
lasciato. Aveva una luce negli occhi mai vista prima; Peter sapeva di
cosa si
trattava, era la stessa luce che aveva lui quando stava con la sua
compagna:
amore. L’altra Olivia aveva occupato quel posto rimasto
vacante dopo che Peter
e Liv erano tornati ad essere una coppia; il cuore spezzato di Lincoln
si era
curato col tempo e con la vicinanza della sua vera anima gemella, anima
gemella
che aveva trovato in un universo diverso dal suo, esattamente come
Bishop.
Peter e Lincoln erano molto simili,
più di quanto avessero
potuto credere.
Improvvisamente venne riportato alla
realtà dallo
scoppiettio statico degli altoparlanti della radio. Eddie
cercò di pulire il
segnale, rispondendo a quella che sembrava una chiamata da
un’altra sede della
Resistenza.
“Qui base New York. Ripeto,
qui base New York.” disse il
giovane “Identificatevi!”
Lo scoppiettio cessò e una
voce lontana parlò, attraverso la
radio.
“Qui base Boston. Vi stiamo
parlando da Harvard.”
Peter scattò in avanti a
prese il trasmettitore dalle manidi
Eddie.
“Parla Peter Bishop.
Harvard era nelle mani degli
Osservatori fino a ieri. Come fate a parlare da
lì?”
La voce, dall’altra parte,
sembrò esitare, e la sua tonalità
cambiò, alta e rispettosa.
“Signore.
L’abbiamo ripresa. Abbiamo attaccato usando una
sostanza che avevamo trovato in un vecchio garage assieme a dei vecchi
rapporti
di polizia. Erano firmati Walter Bishop. Credo siano stati lasciati da
suo
padre, signore.”
Walter scattò in avanti,
prendendo a sua volta il
trasmettitore dalle mani di Peter.
“Sono Walter
Bishop!” comunicò “Dimmi che sostanza
è? Come
l’avete usata?” domandò agitato.
“Signore…”
comunicò la voce dall’altra parte, confusa dal
continuo cambio di interlocutori “Abbiamo indossato delle
maschere antigas e
l’abbiamo sparsa nell’aria. Chiudeva il naso, la
bocca e gli occhi di chi la
respirava… è stata molto utile!”
“Cosa?!”
intervenne il Dottore “Cosa? Che cosa avete fatto?”
“S… scusi,
signore… con chi sto parlando?” domandò
l’uomo
alla radio, balbettando.
“Sono il Dottore, ma
comunque questo non è importante! Non
potete combattere in questo modo! Non farete altro che creare
più danno! Ci
vuole strategia!”
Peter lo guardò negli
occhi. Una cosa aveva capito del padre
di Olivia: non amava le armi, e se era possibile trovare una soluzione
che non
ne richiedesse l’uso la preferiva. Aveva ragione: questi
attentati
disorganizzati sarebbero stati più dannosi per la Resistenza
che per i
Lealisti. La Resistenza aveva bisogno di qualcuno che la coordinasse, e
dovevano farlo loro, erano gli unici che potevano farlo. Si
voltò verso Walter,
guardandolo negli occhi.
“Walter, te la senti di
tornare ad Harvard e riprendere
posto nel laboratorio?” chiese. Il vecchio annuì e
Peter si rivolse a Charlie
“Dobbiamo trasferire il quartiere generale a Boston. Dobbiamo
difendere
Harvard. Noi partiremo tra poco, arriveremo lì molto
velocemente, voi fate
tutti i preparativi e raggiungeteci appena possibile. Abbiamo bisogno
di molti
uomini per coordinare tutto.”
Charlie annuì e Bishop
tornò a parlare alla radio.
“Va bene. Stiamo arrivando.
Saremo lì tra poco, avverti
tutti!”
“Sì,
signore!” esclamò “Come vi
riconosceremo?”
Peter guardò il Dottore,
che annuì alla sua silenziosa
domanda.
“Davanti
all’Edificio Kresge apparirà una vecchia cabina
telefonica in legno, una di quelle che si usavano in Inghilterra anni
fa,
quelle per chiamare la polizia, di colore blu.”
Riferì Peter
“Un TARDIS,
signore?” domandò l’altro.
“Sai
cos’è?” chiese il Dottore, sorpreso.
“Sì, signore.
Mia sorella e suo marito me ne parlavano
spesso quando ero bambino, quando vivevamo a Londra. Io mi sono
trasferito qui
per cercarli, non so dove siano ora.”
Il Dottore riprese il trasmettitore,
parlando con calma.
“Come ti chiami,
ragazzo?” domandò.
“Tony Tyler,
signore.” rispose la voce da Harvard.