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Autore: katyjolinar    12/10/2012    2 recensioni
Crossover Doctor Who-Fringe.
Il Dottore, inseguendo ricordi di secoli prima, si ritrova nel 2036.
60 anni prima di quella data, quando era 800 anni più giovane, si era temporaneamente stabilito sulla Terra, in incognito, facendosi passare per uno scienziato militare della base di Jacksonville. Le persone con cui aveva vissuto in quel periodo avevano lasciato un segno indelebile nei suoi cuori: Marilyn, Olivia e Rachel. riuscirà a ritrovarle a 60 anni di distanza?
spoiler per chi non ha visto la 4x19 di Fringe
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness, Rose Tyler, TARDIS
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Peter terminò il suo discorso e posò il trasmettitore sul tavolo, alzandosi e lasciando il posto a Eddie, il quale infilò le cuffie, in attesa di trasmissioni radio dalle altre sedi della Resistenza.

“Quanto tempo pensate che ci vorrà per avere una qualche risposta?” domandò la Rossa, che si era seduta sulle gambe del marito, data la carenza di sedie nella sala radio.

“Dipende.” spiegò Charlie “A volte ci vogliono pochi minuti, a volte rispondono dopo ore.”

“Non credo ci vorrà molto.” intervenne il Dottore “La Divisione Fringe Originale da quello che ho capito è molto conosciuta… e Jack è appena passato da ‘Uomo Morto che Cammina’ a ‘Speranza dell’Umanità’.”

Il Capitano sorrise sornione, sentendosi al centro dell’attenzione. Certo, era famoso già prima, in quanto non poteva morire, ma ora la sua popolarità era improvvisamente incrementata. Adesso tutta la Resistenza avrebbe combattuto perché lui potesse nascere.

“Ehi, gallese, torna tra noi!” lo rimproverò scherzosamente Lincoln “Ci servi lucido!”

Jack gli riservò un gran sorriso a trentadue denti, dandogli una pacca sulla spalla.

“Io sono sempre lucido, Lee! Non vado avanti a Guinness e sidro di mele come voi irlandesi cattolici.”

“Beh, tanto per cominciare, non disprezzo la birra, ma il sidro di mele non mi piace.” rispose di rimando Lincoln “Seconda cosa: come ho già detto, io sono ebreo, non cattolico. E comunque vedi di portare rispetto: potremmo essere tuoi antenati!”

Peter osservò la scenetta sorridendo e sorprendendosi di quanto fosse cambiato Lincoln.

La prima volta che lo aveva visto, nella vecchia linea temporale, avevano seguito insieme un’indagine, mentre Olivia era temporaneamente non disponibile a causa di un brutto scherzo di William Bell. Era ancora un ragazzo inesperto, appena uscito dall’accademia dell’FBI, che si era fissato con un caso che lo aveva colpito, e voleva fare chiarezza.

Si erano salutati con una stretta di mano, e non si erano più rivisti, finché Bishop non era tornato, nella linea temporale riscritta. Lì aveva scoperto che, dopo che il suo partner era stato ucciso da un nuovo tipo di mutaforma, Lincoln si era unito alla squadra, aiutando Olivia e gli altri nelle loro indagini.

Quando Peter era tornato, l’agente Lee era stato il primo a trattarlo come una persona e non come un evento Fringe, per questo gli si era affezionato, instaurando subito una buona amicizia. Aveva anche notato gli sguardi che lanciava a Olivia, e non ne fu sorpreso: anche l’altro Lincoln, quello dell’altro lato, provava dei profondi sentimenti nei confronti dell’altra Olivia, inoltre lei era una donna straordinaria, era impossibile non creare legami nei suoi confronti.

Quando ancora non sapeva di essere tornato a casa, Peter era addirittura arrivato a dargli la sua benedizione e incoraggiarlo a farsi avanti con lei, per poi arrivare a chiedergli scusa e chiarire la situazione, quando Bishop aveva capito di essere davvero a casa. Quella volta era stato Lincoln a dargli la sua benedizione.

Col passare dei mesi lo aveva visto crescere, maturare sia professionalmente che personalmente; Lincoln era un uomo con delle buone capacità latenti, aveva solo bisogno di tirarle fuori, ma per farlo doveva trovare la serenità interiore, una serenità che Peter stava ritrovando, anche se aveva lottato per riuscirci.

Non era solo un bravo poliziotto, ma era stato capace di creare un legame anche con Walter, di lavorare con lui serenamente, cosa per altro non facile, visto il carattere del vecchio, ma ci era riuscito sia grazie al suo potenziale, sia grazie alla passione che il dottor Bishop e l’agente Lee condividevano: gli scacchi.

Aveva assistito a qualche partita tra loro: Lincoln era molto abile, ciò denotava una grande intelligenza strategica, dote molto utile se devi condurre una guerra.

Ma gli mancava qualcosa: non si sentiva a casa, e questo bloccava gran parte del suo potenziale. Peter lo sapeva bene, sapeva cosa significava sentirsi fuori posto, voler scappare via da tutto, il più lontano possibile, ai confini dell’Universo, magari, se ne avesse avuto i mezzi. Per questo, in un certo momento, Lincoln aveva cominciato a fare il pendolare, passando molto tempo nell’altra realtà, prima con la scusa di sbrigare pratiche burocratiche e, alla fine, per aiutare l’altra Olivia a cercare coloro che avevano ucciso il suo compagno, l’altro Lincoln.

Questa era stata la svolta. Vedere morire sé stesso per rinascere diverso, più maturo. Più consapevole.

Peter lo aveva letto nei suoi occhi e nel suo linguaggio del corpo: la morte del Capitano Lee aveva profondamente cambiato l’Agente Lee: era più sicuro di sé, più deciso. Si stava sbloccando, finalmente.

Quando era venuto il momento di scegliere, Lincoln aveva deciso di restare dall’altra parte, e i due si erano salutati con una stretta di mano. Da allora non si erano più rivisti, fino a pochi giorni prima, quando lo aveva estratto dall’Ambra e si erano uniti allo strambo gruppo capitanato dal padre di Olivia.

Lo aveva trovato di nuovo differente da come lo aveva lasciato. Aveva una luce negli occhi mai vista prima; Peter sapeva di cosa si trattava, era la stessa luce che aveva lui quando stava con la sua compagna: amore. L’altra Olivia aveva occupato quel posto rimasto vacante dopo che Peter e Liv erano tornati ad essere una coppia; il cuore spezzato di Lincoln si era curato col tempo e con la vicinanza della sua vera anima gemella, anima gemella che aveva trovato in un universo diverso dal suo, esattamente come Bishop.

Peter e Lincoln erano molto simili, più di quanto avessero potuto credere.

Improvvisamente venne riportato alla realtà dallo scoppiettio statico degli altoparlanti della radio. Eddie cercò di pulire il segnale, rispondendo a quella che sembrava una chiamata da un’altra sede della Resistenza.

“Qui base New York. Ripeto, qui base New York.” disse il giovane “Identificatevi!”

Lo scoppiettio cessò e una voce lontana parlò, attraverso la radio.

“Qui base Boston. Vi stiamo parlando da Harvard.”

Peter scattò in avanti a prese il trasmettitore dalle manidi Eddie.

“Parla Peter Bishop. Harvard era nelle mani degli Osservatori fino a ieri. Come fate a parlare da lì?”

La voce, dall’altra parte, sembrò esitare, e la sua tonalità cambiò, alta e rispettosa.

“Signore. L’abbiamo ripresa. Abbiamo attaccato usando una sostanza che avevamo trovato in un vecchio garage assieme a dei vecchi rapporti di polizia. Erano firmati Walter Bishop. Credo siano stati lasciati da suo padre, signore.”

Walter scattò in avanti, prendendo a sua volta il trasmettitore dalle mani di Peter.

“Sono Walter Bishop!” comunicò “Dimmi che sostanza è? Come l’avete usata?” domandò agitato.

“Signore…” comunicò la voce dall’altra parte, confusa dal continuo cambio di interlocutori “Abbiamo indossato delle maschere antigas e l’abbiamo sparsa nell’aria. Chiudeva il naso, la bocca e gli occhi di chi la respirava… è stata molto utile!”

“Cosa?!” intervenne il Dottore “Cosa? Che cosa avete fatto?”

“S… scusi, signore… con chi sto parlando?” domandò l’uomo alla radio, balbettando.

“Sono il Dottore, ma comunque questo non è importante! Non potete combattere in questo modo! Non farete altro che creare più danno! Ci vuole strategia!”

Peter lo guardò negli occhi. Una cosa aveva capito del padre di Olivia: non amava le armi, e se era possibile trovare una soluzione che non ne richiedesse l’uso la preferiva. Aveva ragione: questi attentati disorganizzati sarebbero stati più dannosi per la Resistenza che per i Lealisti. La Resistenza aveva bisogno di qualcuno che la coordinasse, e dovevano farlo loro, erano gli unici che potevano farlo. Si voltò verso Walter, guardandolo negli occhi.

“Walter, te la senti di tornare ad Harvard e riprendere posto nel laboratorio?” chiese. Il vecchio annuì e Peter si rivolse a Charlie “Dobbiamo trasferire il quartiere generale a Boston. Dobbiamo difendere Harvard. Noi partiremo tra poco, arriveremo lì molto velocemente, voi fate tutti i preparativi e raggiungeteci appena possibile. Abbiamo bisogno di molti uomini per coordinare tutto.”

Charlie annuì e Bishop tornò a parlare alla radio.

“Va bene. Stiamo arrivando. Saremo lì tra poco, avverti tutti!”

“Sì, signore!” esclamò “Come vi riconosceremo?”

Peter guardò il Dottore, che annuì alla sua silenziosa domanda.

“Davanti all’Edificio Kresge apparirà una vecchia cabina telefonica in legno, una di quelle che si usavano in Inghilterra anni fa, quelle per chiamare la polizia, di colore blu.” Riferì Peter

“Un TARDIS, signore?” domandò l’altro.

“Sai cos’è?” chiese il Dottore, sorpreso.

“Sì, signore. Mia sorella e suo marito me ne parlavano spesso quando ero bambino, quando vivevamo a Londra. Io mi sono trasferito qui per cercarli, non so dove siano ora.”

Il Dottore riprese il trasmettitore, parlando con calma.

“Come ti chiami, ragazzo?” domandò.

“Tony Tyler, signore.” rispose la voce da Harvard.

   
 
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