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Autore: Chara    12/10/2012    7 recensioni
C’era una volta… No, così non va proprio. C’era una cazzo di volta il rock. Sì, decisamente molto meglio. Il rock è sempre stato una ragione di vita, per coloro che ci credevano davvero. Era qualcosa che faceva vibrare il cuore e le ossa e ricordava alla gente che sapeva sentire non soltanto con le orecchie che si poteva essere fottutamente vivi anche solo ascoltando un suono. Eppure non era solo un suono, era pura anima, l’espressione più sincera di coloro che la lasciavano fluire dalle proprie mani. I musicisti consideravano i propri strumenti come una parte di loro, come un’estensione del proprio corpo, e nessuno sapeva meglio di essi quanto il rock n’ roll fosse uno stile di vita, una religione. Un motivo per continuare a fare ciò che facevano e per crederci ancora.
Beh, quasi nessuno. C’erano loro. Sì, loro… le groupie.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 5

 

Quando Slash tornò dallo sbattimento di scarrozzare Gilda e Steven in camera, non perse tempo e concluse il discorso che avevano lasciato in sospeso prima che Izzy li interrompesse. Fu un ottimo deterrente per la sbornia, se non altro, perché dopo entrambi si ritrovarono lucidi e distesi a condividere una meravigliosa sigaretta post-orgasmo.

- Alla fine quei due cazzoni non erano solo ubriachi – stava dicendo il chitarrista, lasciando cadere in un bicchiere di plastica una pioggerellina di cenere – Si erano anche già sparati un paio di spade coi controcazzi e credevano di poter andare non so dove senza svenire. Ovviamente sono collassati entrambi sul pavimento a due passi dal bagno -

Angie scosse il capo, ricordando però che anche lei e Slash poco tempo prima erano collassati nel breve tragitto dal bagno al letto, e in una stanza d’albergo non era poi questa incommensurabile distanza. Ma scosse il capo, decisa ad allontanare quei pensieri.

- Com’è andato il concerto? – gli domandò quindi.

- Il pubblico non era granché – commentò stringendosi nelle spalle, senza tuttavia lamentarsi troppo. Slash non si lamentava mai – E Axl aveva mal di gola, così ha dovuto fermarsi un po’ o non sarebbe riuscito a cantare Paradise City. E sai quanto teniamo a quella canzone –

- E quindi che è successo? – chiese preoccupata, e il chitarrista sorrise.

- Abbiamo fatto un po’ di casino noi, sai… - le spiegò placido – Abbiamo improvvisato un po’, però è saltata Sweet Child O’ Mine

- Ti dispiace non averla suonata, non è vero? – gli domandò, intenerita dall’amore che provava per tutta la sua musica.

Slash annuì.

- Suonala ora –

- Ma non possiamo – ridacchiò piano – Non ho gli amplificatori, sono già caricati per la partenza di domani. E poi è notte –

- Hai l’acustica – gli ricordò.

- E tu? – mormorò sollevandole il mento con due dita. Parlò con le labbra praticamente sulle sue, puntando i suoi pozzi neri nelle iridi celesti della groupie – Tu canterai? –

Angie sorrise incerta, e poi annuì. Slash indossò rapidamente i jeans, togliendo poi la chitarra dal fodero. Si sedette sulla poltroncina e si batté i palmi sulle ginocchia, invitandola a sedersi in braccio a lui. La giovane obbedì lesta e si sistemò in modo che la chitarra potesse poggiare sulle sue gambe. Slash la circondò con le braccia per poter così suonare il suo strumento e la groupie appoggiò la schiena al suo petto nudo. Si stava meravigliosamente in quella posizione, avrebbe potuto passarci le ore.

Sweet Child O’ Mine con la chitarra acustica era uno spettacolo raro, ma era ugualmente affascinante. E guardare le dita di Slash muoversi così rapidamente era ipnotico, non avrebbe mai smesso. Erano così belle, maestose, sicure. E la sua musica era fottutamente perfetta. Il modo meraviglioso in cui suonava rispecchiava appieno l’amore che provava per la chitarra e per la sua musica in generale.

Angie cantò piano, senza strafare. Dopotutto cantava solo per loro due, avrebbero sentito anche se avesse tenuto la voce bassa. Sapeva le parole senza nessun’incertezza, le aveva cantate così tante volte da imprimersele indelebilmente addosso. E poi, forse, una parte di lei desiderava che qualcuno parlasse di lei in quel modo. Ma non lo sognavano tutte le donne?

- Mi piace la tua voce – le disse Slash, quando anche le corde ebbero smesso di vibrare per l’ultimo accorto – Sei brava –

- Mi onori, Saul – rispose imbarazzata, voltandosi tra le sue braccia per appoggiare la guancia nell’incavo del suo collo. Il giovane posò la chitarra contro la poltrona e sollevò la groupie per portarla sul materasso. Si sedette con la schiena appoggiata ala testiera del letto, continuando a guardarla.

- Potrei proporre ad Axl di farti cantare in una canzone del prossimo disco – ponderò serio.

- Smettila – Angie rise, abbracciandosi le gambe – Non mi interessa fare la rockstar, voglio solo essere la tua groupie –

Slash inclinò il capo, studiandola per un momento.

- Avanti, dimmelo – ordinò la giovane di punto in bianco, posando un gomito sulla sua coscia per sorreggere il volto. I suoi occhi lo fissavano sagaci e il giovane si dimenò, a disagio.

- Che cosa? – chiese, sbattendo gli occhi con fare perplesso. Si domandò se si fosse perso un pezzo di discorso, ma non gli sembrava nemmeno di essere ubriaco.

- Quello che vuoi dirmi -

- Cosa ti fa pensare che voglia dirti qualcosa? – allibì quasi inquietato. D’accordo, effettivamente c’era qualcosa che gli vorticava in mente, ma non credeva che fosse così palese. Forse quella groupie lo conosceva più a fondo di quanto lui stesso credesse.

- Te lo leggo in faccia, rockstar – spiegò con fare superiore, roteando gli occhi con impazienza – Avanti -

- Sì, ma perché credi che voglia dirlo proprio a te? – insistette il chitarrista, mordendosi poi la lingua. Aveva ammesso che, effettivamente, ci fosse qualcosa.

- Perché mi dici tutto -

- Ma magari questa volta no – ipotizzò vago, perché quel suo tono saccente e sicuro di sé gli fece venire una voglia matta di tirare la corda. Ma sapeva che, poi, sarebbero sicuramente degenerati a rotolarsi fra le lenzuola.

- Non dire cazzate – sbuffò divertita, avvicinandosi ancora di più a Slash. Imitò la sua posizione, posando un cuscino contro la testiera del letto per poi appoggiarvisi con una spalla. I suoi occhi, illuminati da un luccichio divertito, non lasciarono mai la figura del giovane, così come quel maledetto sorriso irresistibile non lasciò mai le sue labbra.

- Perché non ti offendi? – sbottò ad un certo punto, vedendola così calma e pacifica.

- Perché so che stai dicendo cazzate – gli puntò un dito proprio sul tatuaggio di Shirley, affondando ripetutamente nella sua pelle.

- Da cosa lo capisci? -

Angie tacque per un momento, stringendo le labbra con fare pensieroso. Stava cercando di trovare un paragone adatto per far capire a quella testa vuota ma piena di capelli cosa volesse dire.

- Se io ti dicessi che sei un coglione ti offenderesti? – gli chiese, tentando faticosamente di rimanere seria. Non era certo facile con Slash di fronte a lei che la guardava con tanto d’occhi.

- No – rispose serio, stringendosi nelle spalle dopo averci pensato qualche secondo.

- Perché? – gli chiese.

- Perché è vero -

Angie roteò gli occhi, ma nella sua mente passò per un momento un lampo di cattiveria che le sussurrò quanto avesse ragione. Lo represse con forza: quella era solo una pessima considerazione di sé, non idiozia vera e propria. Come diavolo faceva a stare ogni sera su un palco davanti a migliaia di persone se aveva un’autostima così inesistente?

- E se ti dicessi… - portò alle labbra l’indice che fino ad un momento prima se ne stava sul braccio di Slash, fino a che finalmente trovò il paragone che cercava – Se ti dicessi che la tua musica fa schifo, ti offenderesti? -

- No, nemmeno questa volta – Angie ebbe il sospetto che Slash si stesse divertendo a smontarla ogni volta, ma ignorò forzatamente quell’ipotesi per tentare di arrivare al punto del discorso.

- E questa volta perché? – gli domandò quasi esasperata.

- Perché… - il chitarrista si interruppe, spalancando occhi e bocca perché finalmente illuminato dalla comprensione, e poi rispose, esaltato come un bambino di fronte ad un gioco nuovo – Perché so che non lo pensi -

- Esattamente per questo io so che tu scalpiti dalla voglia di dirmi quella cosa che ti passa per la testa – concluse con fare saccente, posandogli un lieve bacio sulla spalla nuda. Slash intercettò il suo viso per catturarle le labbra in un bacio affamato. Fece per spingerla all’indietro sul materasso ma Angie sfuggì alla sua presa, lanciandogli un’occhiata ammonitrice. Farle dimenticare di cosa stessero parlando non funzionava con lei perché, nonostante si facesse violenza per allontanarsi dal suo corpo caldo e insaziabile, sapeva decisamente mantenere un ferreo autocontrollo.

- Axl mi ha fatto il culo perché sto troppo tempo con te e crede che tu mi distragga – snocciolò d’un fiato, passandosi una mano sul volto con aria stanca. Angie realizzò che doveva essergli costato parecchio tenersi dentro quel peso fino a quel momento, e si sentì un po’ in colpa.

- E tu cosa gli hai risposto? – mormorò dolcemente, immergendo le dita nei suoi ricci folti per fargli dei grattini alla base del collo.

- Che non è vero, che quando ho in mano la mia chitarra non importa nient’altro – sussurrò appoggiandosi alla mano della groupie. Aveva bisogno di un po’ di coccole, realizzò. Anche se, forse, avrebbe avuto bisogno di un’altra bella dose di fuochi d’artificio per sfogare tutta quella frustrazione.

- Ma Axl non ci crede – dedusse Angie, guardando Slash sdraiarsi supino.

- No -

- Promettimi una cosa – gli disse di punto in bianco, sedendosi a cavalcioni su di lui.

- Cosa? – le domandò, tirandosi di nuovo a sedere per guardarla negli occhi.

- Nella prossima città – mormorò seria, chiudendo le mani a coppa sulle sue guance per evitare che il suo sguardo fuggisse via - Andrai a caccia di qualche ragazza e te la farai per bene -

- Ma non mi va – si lamentò come un bambino - Preferisco scopare con te -

- Slash… - lo minacciò con uno sguardo ammonitore, anche se di certo non avrebbe potuto metterlo in punizione come se fosse stata sua madre.

- D’accordo – cedette con un sospiro, posando la fronte contro la sua. Come avrebbe fatto ad andare a cercarsi delle altre ragazze se, ogni volta che l’aveva a portata di labbra, non riusciva a non baciarla, o peggio?

- Bravo bambino – la groupie lo prese un po’ in giro per alleggerire la tensione di quell’argomento tanto spinoso, e gli carezzò il capo proprio come una brava mammina.

- Però tu sei la mia preferita di sempre – le confessò Slash, sprofondando il viso nel suo collo dopo averla guardata con uno stupefacente sguardo da cucciolo bisognoso d’affetto. Angie si meravigliava ogni volta di come una sottospecie di tigre affamata come lui potesse anche mostrare a volte dei lati così dolci.

- Non fare il pappamolla – rise.

- Ma tu sai cosa mi piace – il giovane si stese sul materasso, le braccia mollemente abbandonate ai lati del suo corpo e negli occhi quella scintilla che, lo sapevano entrambi, avrebbe presto fatto divampare un incendio.

- So cosa ti piace – ripeté Angie, mordicchiandosi il labbro con fare provocatorio. Era proprio quello che intendeva con l’espressione “tigre affamata” riferita a Slash. Riusciva ad accenderla come nessun altro.

- A quanto pare hai già capito -

- O forse parli della doccia? – gli chiese, abbassandosi poi a leccare la striscia di peluria che, dall’ombelico, scendeva fino a scomparire nei pantaloni.

- Mmmm… Non penso che arriveremo fino alla doccia – ponderò con un ansito, per poi ribaltare le posizioni con un colpo di reni e inchiodarla al letto. Premette i fianchi contro i suoi, informandola con dovizia su quanto fosse già completamente eccitato.

- Chissà quando proverò l’ebbrezza di dormire di notte – si chiese Angie, affrettandosi però ad infilare le mani nei jeans di Slash, per poi farglieli scorrere lungo le cosce.

- Mai, piccola – le disse, riempiendole il collo di baci e morsi, finendo poi a lasciarle un vistoso segno violaceo proprio sul seno, coperto appena da una canotta larga - La notte è fatta per il sesso -

– Credo di averlo già intuito -

- Allora zitta e datti da fare – le ordinò, baciandola subito per evitare un’altra replica.

E anche quella notte andò a farsi fottere, letteralmente.



*



Buonsalve a tutti :D
Gente che mi conosce mi fa notare che le mie note sono brutalmente dimagrite rispetto ad altre storie, quindi dovrò ingegnarmi e inventare qualche cazzata per ammorbare il prossimo con la mia stupidità.
Più che altro, mi dispiace che Axl passi sempre per lo stronzo della situazione, ma gli si addice troppo. È una cosa più forte di me xD Per il resto non saprei di cos'altro sproloquiare, potrei dire che ho in mente una storia nuova su Slashino ma al momento non ho proprio intenzione di iniziarla, visto che anche questa fatica a trovare il tempo per essere scritta. Sentiti ringraziamenti all'università che mi succhia la linfa vitale. E sentiti ringraziamenti, sentiti per davvero in questo caso, anche a chi segue questa storia e tutto il resto :) E basta. A presto ;3

Giuggi

   
 
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