Capitolo 29:
Gelosia
Aprii gli occhi in quel momento, ancora intorpidita e
indolenzita. Non ricordavo con precisione tutto quello che era successo, ne
perchè mi trovassi a letto, poi, quando cercai di muovermi, una fitta di dolore
mi aiutò a ricordare tutto.
Riacquistai lucidità in un momento e il mio primo
pensiero fu Stella: dovevo vedere come stava, se il dolore le era passato e,
soprattutto, sentivo l'urgente bisogno di stringerla tra le braccia.
Mi voltai di lato e vidi che Damon non era lì accanto
a me. Non mi sarei dovuta stupire, probabilmente lo avrei fatto se lo avessi
trovato lì.
Non mi aspettato certo di trovarmelo ancora vicino a
me che mi accarezzava teneramente i capelli...
Cazzate!
Era proprio quello che mi aspettavo!
Mi portai una mano alla testa. Ancora oggi mi stupivo
di come i vampiri potessero soffrire di emicrania.
Mi alzai, seppur lentamente, cercando di riacquistare
il controllo del mio corpo, quando sentii i piedi immersi in un liquido.
Abbassai lo sguardo parecchio confusa e vidi dell'acqua
sparsa su tutto il pavimento, insieme ai resti di un bicchiere rotto.
Ma cosa diavolo...?
Un pensiero mi balenò in mente: e se ci avessero
attaccati? E Stella?!
Poi, però, mi tranquillizzai: se davvero ci avessero attacati io mi sarei sicuramente svegliata.
Così, ancora a piedi nudi, scesi al piano di sotto,
per carci qualcosa in più.
Arrivata quasi in salotto, però, sentii qualcuno che
litigava e il rimore di cose che si rompevano. PEr quanto mi fosse possibile, corsi in salotto, trovando
Damon che teneva Nikolai inchiodato al muro, mentre la stanza, ormai, sembrava
un campo di battaglia: c'era un tavolino rotto, un vaso rovesciato e roba
distrutta ovunque.
Ma cosa cazzo stavano combinando?!
-Devi lasciarla in pace, hai capito o no?- sentii
Nikolai ringhiare. Nessuno dei due si era accorto della mia presenza alle loro
spalle, tanto erano intenti nella loro "lotta".
-Qui se c'è qualcuno che non capisce sei tu. Stella è
mia figlia e Angel è...- si fermò un attimo. -Angel è Angel. E tu in questo
idilliaco quadro familiare non c'entri niente!- ringhiò anche Damon.
Stavano litigando per me e Stella?!
Quei due erano matti da legare, ma sembravano crederci
sul serio mentre rivendicavano i loro mascolini diritti su di noi!
-E adesso ti ricordi di Angel?! Non mi sembra ti
importasse molto di lei quando te ne sei andato!-
Damon strinse la presa intorno al suo collo. - Tu non
sai niente, niente. Angel non ti amerà mai, mettitelo bene in testa: lei
appartiene a me.-
Sgranai gli occhi e spalancai la mascella. Non riuscivo
a credere che Damon avesse davvero pronunciato quelle parole.
Gli occhi di Nikolai si iniettarono di sangue. Riuscì
ad afferrare Damon per il collo e lo sbalzò lontando,
facendolo finire contro il divano, che, automaticamente, si ribaltò.
Beh, cara Angel, mi sembra il momento di intervenire!
Mi frapposi, così, tra Damon e Nikolai, guardando
bellicosa entrambi.
-La smettete di fare i maschi alfa?!-
-Non stavamo facendo niente del genere.- fece Nikolai,
senza staccare gli occhi da Damon. -Mettavamo solo i
puntini sulle i.-
-E vi sembra un buon motivo per distruggere il mio
salotto?!-
-Si.- risposero in coro, guardandosi ancora con occhi
accesi di ira.
-Scusa un attimo, angioletto.-
Damon, con tutta la calma del mondo, mi sorpassò, per
poi scaraventarsi contro Nikolai.
Gli diede un potente pugno sulla mascella e Nikolai in
tutta risposta ne diede uno a lui nello stomaco.
Da questo "scontro" uscì vincitore Nikolai,
che afferrò Damon per il collo e lo inchiodò al muro.
-Devi uscire dalla sua vita. Le porti solo sofferenze.
Lei è infelice quando ci sei.- fece Nikolai, ma Damon non si scompose
minimamente.
-Lei è infelice se io non ci sono. Ti devi rassegnare:
siamo sempre stati io e lei, non c'è mai stato spazio per nessuno!- ringhiò Damon.
Sembrava impazzito e per la prima volta non si curava
di far uscir fuori quello che provava, ma io, sinceramente, non ero sicura di
essere pronta a starlo a sentire.
Damon sferrò un pugno a Nikolai, che si staccò da lui
ed indietreggiò. -Fattene una ragione.- continuò.
Nikolai, in tutta risposta, alla velocità della luce,
afferrò da terra una scheggia di legno e la conficcò nella spalla di Damon.
-Io le sono stato accanto per cinque anni e adesso tu
hai la presunzione di ritornare qui e rivendicare diritti che non hai?!- fece
Nikolai, guardando Damon in ginocchio, che si estraeva il paletto dalla spalla.
-Sei solo un essere inutile, che crede di avere ancora qualche speranza con
Angel per quello che è accaduto in passato. Il passato è il passato, nel suo
futuro ci sono io.-
Damon si alzò, sfoderando i canini e guardando Nikolai
con aria alquanto minacciosa. -Lei ama me.- disse semplicemente.
Nikolai stava per rispondergli, ma io lo bloccai.
-Smettetela!- urlai, con gli occhi lucidi. -Con quale insolenza pretendete di
trattarmi come un oggetto?! Ma cosa pensate? Che io debba vivere
necessariamente in funzione di voi?! Ma perchè non provate a pensare un attimo
a quello che voglio io!-
Tutti e due si voltarono a guardarmi, con aria
improvvisamente colpevole.
Dopo tutto, credevo ancora che dovessi essere io a
scegliere.
-Andatevene via...- dissi poco dopo, avviandomi di
nuovo al piano di sopra. Non avevo la forza di guardarli ancora o forse
semplicemente non volevo farlo.
Nikolai imprecò, mi guardò avviarmi e poi lasciò la
casa, sbattendo la porta.
-Angel.- Damon mi richiamò. Non mi voltai a guardarlo,
ma lui sapeva che io lo stavo ascoltando lo stesso. -So che tra noi è finita,
forse da più tempo di quanto in realtà vogliamo ammettere, ma io non riesco a
non essere geloso di te.-
Sospirai. -Vattene, Damon.- dissi semplicemente e
ritornai al piano di sopra, e chiudendomi in camera mia.
Poco dopo sentii la porta chiuedersi
e capii che anche DAmon era andato via.
Non potevo andare avanti così, c'erano troppe pressioni
su di me e io non riuscivo a star dietro a tutto.
Mi distesi sul letto, affondando la faccia nel
cuscino. Ma perchè tutto era sempre così complicato?
Sentii la porta della mia camera aprirsi piano.
-Mamma...?-
Stella avanzò piano verso di me e per l'ennesima volta
ringraziai che la sua camera fosse insonorizzata.
Si stese sul letto e si piazzò tra le mie braccia.
-Perchè piangi, mamma?- mi chiese con la sua tenera voce.
-Non è nulla, tesoro.- feci, cercando di sorridere.
Stella mi abbracciò, affondando il viso nel mio collo,
poi, dopo un po', si staccò. -Sai mamma, quando crescerò spero di trovare
qualcuno che mi ami come papà ama te.-
Quella frase mi rese ancora più triste. Non c'era più
amore tra me e Damon, ma solo una strana possessione.
Per quanto mi costava ammetterlo, io e lui non ci appartenavamo più.
-Troverai qualcuno che ti ami ancora di più.- dissi,
cercando di trattenere le lacrime.
-Impossibile.- fece sorridendomi e poi si accoccolò di
nuovo accanto a me.
Non dicemmo più niente, mi limitai solo a stringerla
forte a me.
Se non avessi avuto Stella, a quell'ora sarei
sicuramente morta.
Lei era la mia salvezza.
Ero in cucina con Tyler, mentre Stella era ancora
nella mia camera a dormire.
Tyler preparava il caffè mentre io ero in un silenzio
religioso.
-Tieni.- Ty mi porse la
tazza fumante, sedendosi poco dopo accanto a me.
-Grazie, Ty.- feci, bevendo
il liquido caldo.
-Ange, cos'hai?- mi chiese, poggiando la sua tazza sul
tavolo.
Sospirai. -Nulla, Tyler, non preoccuparti.-
-E' per lui?-
Feci una risatina amare. -Per lui chi?-
-Non fare la finta tonta con me. Ma se lo ami ancora
perchè lo stai punendo ancora per essersene andato?- fece lui all'improvviso.
-Non sono più sicura di niente, Tyler, nemmeno se lo
amo ancora. So solo che vorrei mettere un punto a tutto e non posso.-
-Io invece vedo solo che stai punendo te, Damon e
Stella, che non c'entra niente.-
Quelle parole mi ferirono e mi fecero infuriare: alla
fine ero io la cattiva della situazione?
-Adesso sono io quella che sbaglia?! Ha sbagliato lui,
Ty, io sto solo mantenendo le mie posizioni.-
-Ma quali posizioni? Vuoi solo punire Damon per tutto
quello che hai passato in cinque anni, ma, sinceramente, stai punendo solo te,
non stando con l'uomo che ami e Stella, privandola di una vera famiglia.-
-Ma vaffanculo, Ty!-
ringhiai io.
Tyler stava per rispondermi, quando sentimmo bussare
incessantemente alla porta.
Andammo ad aprire e ci ritrovammo davanti un
preoccupatissimo Stefan.
-Stefan, che è successo?- gli chiesi, mentre entrava in
casa.
-Ci hanno attaccati alla pensione.-
-Attaccati?! Ma chi?-
-Non lo so, ma un certo Mors
ha preso Damon.- mi informò Stefan.
-cosa?!- se fosse stato possibile, sarei sicuramente
morta di infarto.
-Stefan Mors lavora per Axel.- fece Tyler e lo sguardo di Stefan si incupì subito.
-Vuole te, allora.-
-Stefan, porta Stella a casa con te. Lasciala solo a Nik.-
Detto questo uscii dalla casa.
Non potevo permettere che facessero del male a Damon
per causa mia. Axel poteva torturare me quante volte
voleva, ma non doveva toccare Damon.
Dovevo andare da Mors e
consegnarmi a lui, così avrebbe lasciato Damon.
Così, ancora una volta, dopo cinque anni, mi
consegnavo ai miei carnefici per salvare Damon.
Si, la storia si ripeteva decisamente in questo
fottutissimo paesino!
Saaaaalve!! Come va?
Che ne dite di questo capitolo? Spero che la storia
continui a piacervi ancora un po…perché le recensioni
non sono poi così tante xD
Beh, dopo avermi appellato alla vostra generosità per
avere qualche recensione in più, vi lascio, sperando che il capitolo abbia
senso XD
Vi dico solo una cosa: per gli amanti della coppia angel/damon, non perdete
assolutamente il prossimo capitolo! Credo proprio che vi piacerà! Spero solo
non venga troppo lungo altrimenti dovrò dividerlo in due e il citato capitolo
non sarà poi più il prossimo XD
Detto questo vi lascio!
Baciiiiiiniiiiii <3