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Autore: schwarzlight    13/10/2012    2 recensioni
- Ambientazione steampunk -
Qualcosa è precipitato presso le alte scogliere di Dover. Qualcosa proveniente dall'Oceano Superiore, qualcosa di metallico, schiantatosi durante la notte. E un carico è andato perso.
Kaisa e Damasco, uno strato di nubi a dividerli, un affondamento a farli incontrare. Un affondamento e il Professore.
Ma c'è qualcos'altro, oltre le nubi, qualcosa che Lyra, abitante delle città aeree, sa essere molto più imminente di quanto si creda.
Kaisa, Lyra e Damasco. Un'ingegnera, un agente di Samarcanda e un ex-militare in fuga da Lithium.
La guerra che coinvolgerà i cieli. E Scolopendra.
*Unica storia pervenuta al contest [Original Concorso 15] L'Oceano e... l'Assassino*
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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scolopendra 1
Scolopendra









Capitolo I.



 Danni allo scafo inferiore, turbina di babordo danneggiata. Stiamo perdendo quota!

 Cosa dicono dalla sala macchine?

Gli ingegneri stanno tentando di stabilizzare l’engine, ma siamo troppo pesanti per poter procedere con un motore solo!

 Staccate i carghi allora!

 Ma la merce…

 Sempre meglio che il mio equipaggio!



Carica il prossimo colpo! 

Ma, professore, non vedo come… 

Avanti, ragazzo, animo! Non abbiamo ancora tutti i dati necessari! –



 Cos’è stato?!

 Comandante, la corazzatura è stata perforata!

Dalla sala macchine non rispondono, Signore!

 …Date l’ordine d’evacuazione.

 Comandante, ma il carico?

 Non importa. Non avrebbe avuto una sorte diversa, comunque.

 A tutto l’equipaggio, abbandonare la nave. Ripeto: abbandonare la nave.


***


 Kaisa, di qua!

È di qua, Kaisa!

 Ho capito, ho capito.

La ragazza continuò la sua placida discesa lungo il sentiero sulla scogliera con tutta calma, ignorando le incitazioni dei due ragazzini a fare in fretta.
In realtà non era difficile capire cosa fosse accaduto di così eccitante, in fondo il boato notturno l’aveva sentito pure lei. Eccome, se l’aveva sentito. Probabilmente qualcosa era precipitato dal livello superiore. Poteva succedere, seppur non così spesso come in passato: c’erano ancora diversi antichi relitti sparsi per la campagna ad arrugginire – o marcire, nei casi più antiquati.
Non ci volle ancora molta strada prima di arrivare alla spiaggia, ed ecco che proprio sulla riva, in buona parte in acqua, stava la carcassa metallica dell’aeronave precipitata nottetempo.
Kaisa si fermò a pochi metri e osservare lo scempio che ne era stato fatto: le corazzature esterne parevano esser state fuse, più che bombardate, e lo scafo si apriva in una voragine lungo tutta la fiancata destra. Uno dei due motori esterni si intravedeva tra le onde, a qualche decina di metri di distanza, mentre diverse lamiere e parti meccaniche costellavano la spiaggia nel raggio di una ventina di metri. Di sicuro, in acqua erano rimasti molti più detriti.
Doveva esserci stato un incendio, prima o dopo l’impatto con il suolo, e la sabbia si era fusa a contatto con il metallo rovente dell’aeronave. Nell’aria permaneva ancora il pungente odore tipico delle officine.

 Kaisa, non indossi la maschera?

 Non serve, sciocco. Oggi non c’è nebbia. – rispose laconica a Dado, che le era corso incontro festante mostrandole il loro ritrovamento.

 E non toccate nulla, potreste farvi male.

Non curandosi troppo di quel che facevano i bambini – i bambini l’adoravano, chissà per quale motivo – rimase ferma a osservare il mostro di ferro, come venivano chiamate una volta dai paesani tutte le aeronavi del mondo di sopra.
L’interno non sembrava messo troppo male, a parte la famosa fiancata. In più era sicuramente un modello militare, rinforzato dalle più recenti tecnologie. Sarebbe stato interessante studiarne i componenti.

 Kaisa! Kaisa! Corri, Kaisa!

Una bambina dalle trecce bionde, pure lei, come Dado, con una maschera indosso che le copriva la parte inferiore del viso e dei grandi occhialoni da aviatore in testa – come a imitare la giovane donna – le corse incontro trafelata e agitata, di quell’agitazione che nasce da una scoperta nuova ed eccitante, dal gusto dell’avventura che nei bambini è scatenato da ogni più insignificante evento.
Kaisa si fece trascinare per la manica del cappotto logoro da Sorra, evitando le macerie che ogni tanto ostacolavano il cammino e imprecando quando non ci riusciva. La piccola le indicò trionfante il punto in cui si ammassavano i resti di un’intera sezione dell’aeronave, davanti i quali se ne stavano impalati gli altri ragazzini della banda. Dado si sporgeva incuriosito, mentre Spar, il più grande dei cinque, le indicò ulteriormente un indefinito qualcosa che si intravedeva appena dall’angolazione in cui si trovava.
Si avvicinò al gruppetto, per poi trovarsi di fronte all’oggetto delle loro attenzioni.

 Cos’è?

 Kaisa, perché ci sono delle collane?

 Non sono collane, stupido, sono catene!

 Chi ti ha chiesto niente?

 Secondo me c’è nascosto uno spirito della nebbia!

La ragazza scostò Lina e Kolto, sorella e fratello dai capelli corvini, ignorando il loro bisticciare, e si abbassò a sollevare la lamiera che parzialmente copriva lo “spirito della nebbia”, un paio di coperte da cui spuntavano delle catene in ferro alquanto grossolane.
Kaisa sollevò un sopracciglio, leggermente sorpresa.

Questa sì che è bella.


***


Lo svegliarono l’odore di legno bruciato, non così sgradevole come poteva esserlo durante un incendio, e il crepitio del fuoco. Rimase diversi secondi immobile, ancora con gli occhi chiusi, tentando di ricordare cosa fosse successo: ricordava un’esplosione, il cambio di rotta improvviso e subito una seconda, molto più vicina a lui, che gli aveva fatto perdere i sensi.
Dove si trovava?
Aprì gli occhi a fatica, le palpebre più pesanti del solito. La vista inizialmente appannata non riuscì a distinguere subito l’ambiente circostante: la prima cosa che gli saltò all’occhio fu la luminosità del caminetto, unica fonte di luce della piccola stanza rivestita in legno. Davanti al fuoco una giovane donna a dargli le spalle. I capelli scuri a un’osservazione più attenta si rivelarono di una tonalità più simile al viola, un colore assolutamente improbabile che mai aveva visto prima.
Continuò a osservarla in silenzio mentre sistemava nuovi ceppi sulla fiamma, mentre tornava a leggere il libro che teneva sulle ginocchia, prendendo ogni tanto degli appunti su alcuni fogli sparsi ai suoi piedi.
A un tratto si alzò, riponendo il volume sul tavolo addossato alla parete e afferrando un paio di pinze.

 Ben svegliato.

Si girò poi a guardarlo, brandendo l’attrezzo.

 Ora che sei cosciente vedi di collaborare, grazie.

Tentò di risollevarsi sui gomiti, ma una fitta all’addome vanificò i suoi sforzi, facendolo ripiombare sul cuscino dolorante. La ragazza subito si avvicinò, una nota di apprensione nello sguardo azzurro ghiaccio, aiutandolo a raddrizzarsi.

Non fare movimenti bruschi, hai una brutta ferita e non vorrei si riaprisse.

 … chi…?

 Io mi chiamo Kaisa. Ti ho trovato sulla spiaggia, vicino all’aeronave affondata ieri notte.

I ricordi confusi del dormiveglia trovarono una spiegazione, mentre realizzava di trovarsi al di sotto dello strato ultimo di nubi. Ciò non spiegava ancora cosa fossero quei boati sentiti mentre si trovava a bordo del mezzo, ma ci avrebbe pensato dopo.

Ora, per favore, stai fermo. Ti leverò quelle manette.

I polsi cominciarono a prudergli, come se al solo nominarle, si fosse accorto di quanto gli stessero dando fastidio. Quasi se n’era dimenticato di averle.
Con un secco colpo di tenaglie, la ragazza riuscì a liberarlo dai bracciali restrittivi.
La osservò poi avvicinarsi nuovamente al ripiano del caminetto rialzato, da cui prese una ciotola di zuppa da un pentolone in rame. Fortunatamente parlavano la stessa lingua, seppur con accenti lievemente differenti, e non fu affatto difficile per lui capire dove si trovasse. O meglio: ancora non aveva idea di dove fosse questa Dover, ma era rassicurante conoscerne il nome.

 E il tuo, di nome, qual è?

 Damasco.

 Esotico.

 Come Kaisa.

 Non proprio. – ripose la ciotola ormai vuota in un lavello in fondo alla stanza. – Senti, ormai fuori è buio, ma domattina pensavo di andare a ispezionare il relitto. Te la senti di venire con me?

Perché no. Non aveva effetti personali da recuperare, né gli interessava cercare altri superstiti – tanto si erano tutti messi in salvo. Ma in fondo non aveva altro da fare.
La risposta di Damasco fu affermativa, e Kaisa fece scendere una scala a pioli salendo poi sul soppalco – per quello era così basso il soffitto, a parte nella zona del focolare – dove trovavano posto un letto incassato direttamente nel pavimento e una piccola libreria annessa a un armadio. Ritirò poi la scaletta.
Non era una sciocca.

 Ah, ti avviso che ho una pistola.

Proprio no.








- Note dell'autrice -
Buonsalve, ben arrivati nel mondo di Scolopendra =)
Questa storia è stata scritta per il contest [Original Concorso 15] L'Oceano e... l'Assassino sul forum degli Original Concorsi, e per un motivo o per l'altro sono l'unica ad aver consegnato X°D
Quindi la pubblico subito, senza aspettare la valutazione (perché ci sarà comunque, e se sarete curiosi verrà aggiunta come recensione in seguito).
E' importante che sappiate che al concorso ho mandato solo i primi tre capitoli di questa storia, molto più lunga, un po' per limiti di tempo, un po' per limiti di lunghezza e un po' perché ci stanno benissimo come racconto a sé stante. Provare per credere!=D
A seguito vi aggiungo le note scritte nel testo mandato al contest, perché sono pigra. Si riferiscono alla totalità della storia, quindi qualche elemento non vi sarà ancora chiaro.

Credits: da Last Exile l’ispirazione-tributo di Scolopendra per… vedrete.
Note dell'autore: Scolopendra è… il titolo non ha a che fare con la schifezza cui questo nome ho scoperto si riferisce. Mi piaceva solo come suonava, fin da quando l’ho sentito per la prima volta nell’anime Last Exile, dove indicava un particolare cannone a luna (lunghissima) gittata. Tutto lì.
Se non sapete cos’è una scolopendra non googlate, potreste pentirvene a vita come la sottoscritta.
Poi, a volte, nei dialoghi dei bambini ho inserito espressioni non propriamente esatte, proprio perché… sono bambini XD
C’è una città di nome Dover, ci son le bianche scogliere… ma non si tratta del mondo reale, mi sono solo ispirata alle coste inglesi. Il mondo di Scolopendra è totalmente inventato.
Gli Spitfire sono i famosi caccia inglesi della seconda guerra mondiale. Qui non sono esattamente aerei però XD
Introduzione alla storia: Kaisa e Damasco. Uno strato di nubi a dividerli, un affondamento a farli incontrare.
Un affondamento e il professore.

E, uhm, niente. Grazie per aver letto, spero vi abbia incuriosito!=D
Alla prossima <3

   
 
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