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Autore: Ari_92    13/10/2012    16 recensioni
Klaine = eternity.
Una settimana di one-shots per non dimenticarcelo :)
Day 1: Cooper + Klaine_"Misunderstand"
Day 2: Roomates Klaine_"What I did for love"
Day 3: Heroes!Klaine_"Let's be adventurous!"
Day 4: Skank/Nerd Klaine_"Put on your glasses"
Day 5: Photographer/Model_"Collecting you"
Day 6: Dalton Klaine_"The list"
Day 7: Winter in New York_"I do"
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: The list
Rating: Verde
Avvertimenti: Missing Moments, AU
Prompt: Day six, Dalton Klaine
Lunghezza: 3500 parole
Note: Ambientata dopo l’episodio di San Valentino della seconda stagione. POV!Kurt

 
 




Klaine week; Day#6






Dalton Klaine__"The list"

 
Kurt si lasciò cadere a peso morto sul letto, che cigolò pericolosamente sotto di lui – non sarebbe stata la prima volta che cedeva una doga, schiantandosi per terra con un baccano infernale – ma quella sera, in tutta franchezza, non gliene poteva importare di meno.
Del letto, delle doghe, del rumore e di quanto oscenamente patetici dovessero sembrare i suoi sospiri sconsolati.
 
Si mosse un po’ sul quel suo scomodissimo materasso, con una molla che gli si conficcava allegramente tra le scapole.
Era stato un povero illuso fin dall’inizio.
 
Lo era stato da quando tra tutti i santissimi studenti della Dalton aveva fermato proprio Blaine, quel Blaine che l’aveva preso per mano – per mano, che diamine – e l’aveva praticamente pregato di mettere le mani sui suoi skinny jeans, il tutto venti secondi dopo essersi presentati. Quel Blaine che gli aveva offerto un cappuccino, scritto messaggi e sorriso – e Dio, il modo in cui gli sorrideva – ogni santa ora di ogni santo giorno.
 
In definitiva, Kurt si era illuso di avere una speranza con lui.
Kurt si era illuso di avere molto più di una speranza con lui, a dire il vero. Ogni persona sana di mente ne sarebbe stata convinta e Kurt non poteva dirsi un’eccezione: dopotutto aveva passato buona parte del suo secondo anno  a farsi film mentali sul quarterback della squadra di football, suo attuale fratellastro in seguito ad un ingegnoso piano per andare a vivere sotto lo stesso tetto.
 
Poco male, comunque.
Con quella sera la sua vita sentimentale poteva dirsi definitivamente conclusa – non che fosse mai iniziata, ma non era quello il punto.
Kurt si rigirò con violenza sul letto e ficcò la testa sotto il cuscino, mentre tirava sbadatamente una ginocchiata alla molla che gli stava perforando la colonna vertebrale.
 
Naturalmente – secondo l’infallibile legge secondo cui se qualcosa ti sta andando da schifo il karma troverà sempre e comunque il modo di aggravare la situazione – una doga del letto si schiantò al suolo.
Di nuovo.
 
“Che palle!”
L’aveva praticamente urlato da sotto il cuscino, che gli aveva attutito la voce rendendola semplicemente ridicola. E forse a quel punto la situazione sarebbe ancora peggiorata, se solo avesse avuto modo di sentirsi più ridicolo di così.
La porta della stanza si aprì in quel preciso istante, cosa di cui Kurt a malapena si accorse.
Rimase immobile per qualche lungo secondo, poi iniziò a preoccuparsi. Il suo compagno di stanza non era tipo da tenere la bocca chiusa per più del tempo necessario a prendere fiato tra un’idiozia e l’altra.
 
“...Jeff?”
“Ti descrivo la situazione. Io entro tranquillamente in camera, felice e contento di aver trafugato dalla cucina i dolcetti di San Valentino, e vengo qui con l’intenzione di condividerli con te.”
“Mmh.”
“E tu sei lì con un cuscino in faccia neanche stessi inscenando un suicidio, in pigiama, con la doga difettosa per terra che urli che palle.”
 
Kurt sospirò – rischiando peraltro di affogarsi, visto l’ammasso di piume d’oca che aveva in faccia.
Stare in camera con Jeff non era una cosa semplice: non che non fosse un ragazzo simpatico o cose del genere, solo... era impegnativo, ecco tutto.
C’era la possibilità che Kurt avesse fantasticato su quanto sarebbe stato gratificante appenderlo ad una trave con un rotolo di calzini in bocca, giusto per vedere se almeno quello sarebbe stato in grado di tenerlo fermo e zitto per più di una manciata di secondi.
 
“Kurt? Non vuoi un po’ di cioccolatini di contrabbando?” Nessuna risposta.
Jeff alzò gli occhi al cielo – Kurt ne aveva la più assoluta certezza, nonostante non potesse vederlo.
“Esci da quelle coperte? Sembri mio nonno con un brutto pigiama.”
“Il mio pigiama è uguale al tuo, genio. Fa parte dell’uniforme.” Borbottò Kurt da dietro al suo cuscino, sprofondando leggermente nel solco lasciato dalla toga caduta rovinosamente al suolo.
Un secondo dopo Jeff gli aveva strappato la federa di mano, lanciando il cuscino ai piedi del letto.
 
“Sì, ma io lo porto con un certo stile.” Kurt non commentò quell’ultima uscita, ed era abbastanza sicuro che fu proprio in seguito a questa sua mancanza che Jeff si allarmò seriamente: non era da lui lasciarsi sfuggire la possibilità di lanciare una qualsivoglia frecciatina in ambito di eleganza e portamento.
Se di eleganza e portamento si può parlare quando l’argomento sono pigiami.
Il biondo sbuffò e lo tirò per un braccio, facendolo alzare di peso dal letto. Kurt si sentì giare la testa per l’improvvisa posizione verticale, o più probabilmente per tutta la frustrazione che aveva accumulato quel giorno.
 
“Ancora problemi con Blaine, Kurtie?” Il ragazzo lo fissò con tanto d’occhi, allargando le braccia.
“Non lo so, tu cosa ne dici? Dopotutto l’abbiamo solo aiutato a proporre un’imboscata collettiva a un tizio con la tinta e i capelli frisé, perché mai dovrei deprimermi?” Sbottò, liberando il braccio dalla presa dell’amico, deciso a spostare di peso il materasso e rimettere in sesto quella fottutissima doga.
 
Fallì miseramente.
Un po’ perché era oggettivamente pesantissimo, un po’ perché sbucavano speroni di molle da ogni dove, rendendo difficoltosa la sola impresa di afferrarlo. Jeff venne in suo aiuto, aiutandolo a far scorrere il materasso sull’impalcatura del letto.
 
“E pensare che avresti potuto esserci tu, al posto del biondino frisé...” Commentò, ricevendo un’occhiata assassina da Kurt.
“Non sei divertente.”
“Voglio dire... Stai sbagliando tutto, Kurt. È per questo che tu e Blaine non siete ancora l’ennesima allegra coppia formatasi alla Dalton.” Kurt afferrò la doga incriminata, spingendo al fine di farla rientrare nella sua sede.
 
“E con questo cosa vorresti dire?”
“Voglio dire,” un ultimo strattone e l’asse di legno era al suo posto “voglio dire che se mai io dovessi prefiggermi di conquistare Blaine Anderson – Dio non voglia –la tecnica che userei non sarebbe certo la tua.”
Kurt sollevò un sopracciglio, cercando di non dimostrarsi troppo interessato: era sempre meglio mantenere una certa patina di scetticismo quando si parlava di un’idea di Jeff.
“...Spiegati meglio.” Il biondo si strinse nelle spalle.
 
“Ad esempio, stai deliberatamente ignorando la lista.”
 
Le sopracciglia di Kurt erano talmente inarcate che non si sarebbe stupito di vederle sparire oltre l’attaccatura dei capelli: doveva sospettare che sarebbero finiti nel demenziale, prima o poi.
Quando formulò la domanda seguente, sapeva già che si sarebbe pentito di averla posta.
 
“...La lista?”
“Certo. La lista.”
Quale lista?” Jeff lo guardò come se avesse appena affermato di avere un allevamento di lucertole nell’armadio, sedendosi cautamente sul letto come se fosse in procinto di svenire.
 
“...Aspettami qui.” Mormorò con aria sconvolta qualche secondo dopo, alzandosi dal materasso ancora non perfettamente in sesto e dirigendosi a grandi passi verso la porta.
Kurt lo guardò andare via con aria piuttosto perplessa. Condizione che non poté che peggiorare, quando due minuti più tardi Jeff fece il suo trionfale ritorno, purtroppo per Kurt non da solo.
 
“Oddio...”
“Nick, abbiamo un problema.” Proclamò il biondo, indicandolo con fare accusatorio.
Kurt si domandò distrattamente per quale cavolo di ragione non solo gli venisse negata la possibilità di stare con Blaine, ma anche quella di struggersi per il medesimo motivo.
Se solo il ragazzo che gli piaceva non avesse appena esternato le sue ambizioni di saltare addosso a un altro in un vicolo buio magari avrebbe anche riso di tutta quella situazione. Peccato che se sopportare Jeff e Nick in condizione normale è difficile, farlo quando si ha solo voglia di ascoltare musica triste e piangere tutte le proprie lacrime è praticamente impossibile.
 
“Kurt è depresso? Strano...”
“No, peggio.”
“C’è di peggio?”
“Non sa cos’è la lista.” Il modo in cui lo diceva ricordava terribilmente la parola d’ordine segreta di una qualche setta satanica, ma Kurt era troppo giù di corda per darci peso. Neanche a dirlo, Nick gli riservò la stessa occhiata sconvolta che aveva ricevuto dall’altro cinque minuti prima.
 
Cosa aveva fatto di male nella sua vita?
 
“Tu... Lui non sa...?” Jeff sfoderò un sorriso trionfale e si sedette sul letto affianco a Kurt, passandogli un braccio attorno alle spalle.
“Kurt, mio caro... è naturale che dopo tutto questo tempo sei ancora lì a sbavare dietro a Blaine senza aver concluso nulla.” Nick annuì, sedendosi a sua volta accanto a lui.
 
“Esatto. Vedi, il tuo non è il primo e non sarà l’ultimo dramma amoroso qui alla Dalton...” Jeff annuì.
“Nick ha ragione. Però c’è una via d’uscita. Da anni alcuni di noi, i più esperti nelle relazioni amorose ovviamente, scrivono una lista di dieci punti e la danno alle matricole – sotto pagamento, è chiaro. In questo modo anche loro potranno disporre di tutte le direttive necessarie a conquistare il ragazzo dei loro sogni- ”
 
“Okay, fermi.”
Kurt aveva già una discreta serie di passaggi assurdi da chiarire, così chiese spiegazione, ancor prima di potersi dare dell’idiota da solo: perché pretendeva ancora di dare un senso ai discorsi di Jeff e Nick?
“Prima cosa. Se queste vostre liste sono tanto famose, come mai non ne ho mai sentito parlare?”
“Beh...”
“Secondo: mi state dicendo che tutte le matricole richiedono questa lista? Sono tutti gay in questa scuola?”
“Sì. Decisamente sì.” D’accordo. Questo aveva un senso, dopotutto: doveva concederglielo.
“Punto terzo: nel caso vi fosse sfuggito, in non sono una matricola!” Jeff e Nick si scambiarono un’occhiata di sufficienza.
“Lo sappiamo, Kurt. Peccato che da come sei messo ne hai molto più bisogno tu di una matricola.”
“Come siete carini...”
 
“Jeff? Passami un foglio.” Lui si alzò a colpo sicuro dal letto, raggiungendo in un batter d’occhio la scrivania. Kurt sgranò gli occhi.
“...Cosa? No, io non ho bisogno di nessuna lista- ” Nick estrasse una penna dall’astuccio bellamente rovesciato ai piedi del letto, facendosela rigirare tra le dita.
“Ti dirò di più. Sarà una lista personalizzata, e gratis, per giunta! Dieci semplici step per conquistare Blaine Anderson- ”
 
No! Ragazzi, davvero. Gli ho già confessato i miei... sì insomma, che mi piace oggi al Lima Bean, e lui ha detto che non vuole rovinare la nostra amic- ”
“Lo vedi? Partiamo già malissimo. Nick, scrivi: mai far capire a un ragazzo che si è interessati a lui.”
Nick annuì con l’aria di chi la sa lunga, scarabocchiando qualcosa all’inizio del foglio che Jeff gli aveva allungato; Kurt li fissò con tanto d’occhi.
 
“Ehm... Ragazzi? Ormai è fatta: gli ho già detto che mi piace- ”
“Zitto, Kurt. Fai parlare gli esperti.”
“Ma- ”
“Okay, punto primo: i vestiti.”
“I vestiti?”
“I vestiti. Devi metterti qualcosa di provocante, tipo... uhm...”
“Quelle camice scollate davanti? Cosa ne pensi?”
“Sì! E senza canottiera, magari con un bel- ”
“Ragazzi. Alla Dalton portiamo l’uniforme.”
 
Intervenne Kurt, che li aveva lasciati degenerare in solitaria fino a quel momento. E, anche volendo, era seriamente difficile riuscire ad immaginare scena più patetica di se stesso chiuso in una stanza a ricevere le dritte amorose di due decerebrati il giorno di San Valentino.
Di nuovo, Kurt si ritrovò a pensare di dover essere stato davvero una persona spregevole nella sua vita precedente.
 
“...Questo è vero.” Convenne Nick, dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante. Jeff si strinse nelle spalle.
“Beh, poco male. Passiamo al secondo punto...”
 
Kurt sospirò, tornando a distendersi su quel materasso disumano.
 
Sarebbe stata una lunga, lunghissima notte.
 
 

***

 
 
Kurt sapeva che era un’idea terribile.
 
Terribile era riduttivo, a dire il vero: era più o meno la peggiore idiozia che avesse mai messo in atto nella sua intera esistenza.
La verità era che non credeva sarebbe mai stato così disperato da accettare l’aiuto di Jeff e Nick e invece, dopo quel disastroso giorno di San Valentino, Kurt aveva finito per provare anche l’ultima spiaggia: la lista.
Già, era ridicolo solo pronunciare quel nome con tale trasporto, ma ormai aveva in mano il suo insulso pezzetto di carta ed era intenzionato di giocarsi il tutto e per tutto: dopotutto Blaine non l’aveva rifiutato per davvero, si era solo detto preoccupato di poter rovinare il loro rapporto nel caso non fossero stati capaci di gestire una storia d’amore... Bastava insistere un altro po’... Non si era mai sentito più patetico.
 
Percorse a passo esitante il parcheggio semideserto del Lima Bean, dove aveva in programma di incontrarsi con Blaine per fare colazione insieme prima delle lezioni, come ogni giorno.
Kurt deglutì, allentandosi appena la cravatta a strisce blu e rosse stretta al suo collo; primo punto all’ordine del giorno: flirt. Kurt era assolutamente incapace in questo.
 
Come se non bastasse, Jeff e Nick gli avevano raccomandato di essere piuttosto spudorato nel farlo, per poi aprire le porte al secondo punto della lista: gelosia, che avrebbero sviluppato nei giorni seguenti.
Quanto agli altri step, Kurt si era addormentato sull’acceso dibattito su quale avrebbe dovuto essere il colore dei capelli del suo fidanzato immaginario.
 
“Kurt!” Ed eccolo lì, bellissimo come sempre.
Kurt dovette trattenere a stento un sospiro sognante, come ogni volta che incontrava gli occhi luminosi del ragazzo per cui aveva completamente perso la testa.
“Blaine, ciao...” Al solito. Possibile che dovesse sempre sentirsi un idiota quando era davanti a lui? Possibile che... Oh, al diavolo.
“Vogliamo prendere i nostri cappuccini?” Kurt annuì meccanicamente, e il suo cervello era già in procinto di macchinare l’ennesima conversazione sull’ultimo Musical che avevano visto insieme, quando si ricordò.
Flirt. Flirt palese e – in effetti – magari quello era davvero l’unico modo.
 
“...Ti stanno bene oggi. Sai, i capelli.” ...Cosa c’era di sbagliato in lui?
Blaine lo fissò con aria stupita, portandosi una mano tra i ricci semi immobilizzati dal gel.
“Uh, grazie. Senti Kurt, c’è una cosa che devo dirti...”
“È per Jeremiah? Perché beh, mi dispiace che non sia andata in porto, Blaine, davvero. È solo che preferirei non sentirmi sbattere in faccia quanto lo ami, tutto qui.” Mormorò, guardandosi bene dall’intercettare i suoi occhi.
 
Certo, Jeff e Nick avevano detto di non rimarcare su quanto fosse perdutamente innamorato di lui, ma non aveva potuto farci niente: non era mai stato capace di mentire riguardo i propri sentimenti. Blaine lo guardò con un’espressione che non avrebbe saputo definire in altro modo se non sofferente, e a lui si strinse il cuore.
 
“N-Non importa. Dimmi.”
Di tutto si sarebbe aspettato, a quel punto, tranne che Blaine lo prendesse per mano. Kurt fu talmente scosso dal modo in cui le loro dita combaciavano che ci mise un secondo più del necessario ad alzare gli occhi sull’altro ragazzo.
Attimo che si rivelò fatale ad entrambi.
 
“Kurt, la storia di ieri era solo- ”
“Ragazzi! Che combinazione... Cosa ci fate qui?”
Wes e David erano appena apparsi dal nulla, frapponendosi tra di loro. Blaine gli lasciò la mano, e Kurt avrebbe solo voluto prendere entrambi, metterli in un frullatore e servirli in uno di quei bei bicchierini del Lima Bean.
 
“Già, che combinazione... Stavamo prendendo un caffè.” Borbottò Blaine, che per qualche motivo era arrossito abbastanza clamorosamente.
“Vi facciamo compagnia!”
“Fantastico...” Mormorarono Kurt e Blaine, più o meno nello stesso istante.
 
 

***

 
 
Dall’interruzione di quella mattina, non c’era stato secondo in cui Blaine non avesse provato ad avvicinarsi a lui, prenderlo in disparte e portare a termine il discorso appena accennato poco prima. Peccato che Wes e David non sembrassero essere dello stesso avviso. La prima occasione di rimanere soli si presentò in un cambio d’ora, quando però furono raggiunti da Jeff e Nick.
 
“Blaine! Hai sentito del nuovo ragazzo di Kurt?”
 
E davvero, Kurt non sapeva se ridere o piangere.
Certo, da una parte era ancora abbastanza depresso da mandare avanti l’idiozia della lista, ma dall’altra... beh, avrebbe solo voluto scoprire perché Blaine l’aveva preso per mano e cosa voleva dirgli di così urgente, nonostante a quanto pareva ogni singola forza cosmica cercasse di impedirlo.
Blaine sembrava sconcertato da quella notizia.
 
“Kurt... Hai- Hai un ragazzo? E da quando?”
“Da un po’. Da poco... Da ieri.” Perché si stava prestando a quella follia?
“E lo conosco?” Kurt si voltò verso Jeff, in uno sprazzo di disperazione.
“Lo conosce?” Il biondo gli lanciò un’occhiataccia, mentre Nick improvvisava una risata sguaiata, mettendogli una mano sulla spalla.
 
“Sono io.”
 
Oh beh, se non altro se la sarebbe vista con Jeff, più tardi.
 
 

***

 
 
Le giornate passavano rapidamente, e con loro i punti della lista.
 
Erano uno più assurdo dell’altro, creavano un imbarazzo sempre maggiore e, soprattutto, Jeff se l’era fatta così tanto con Nick per essersi spacciato come suo fidanzato che il giorno seguente erano stati costretti ad inscenare una rottura tanto disastrosa che aveva lasciati sbigottiti tutti i Warblers, Blaine in primis.
 
Kurt sospirò, spuntando dalla lista l’ultima voce: dedicargli una canzone di fronte all’intero Glee Club.
In definitiva le aveva provate tutte, ma l’unico risultato era stato quello di allontanarsi da lui.
Perché era così che stavano le cose: Kurt non ricordava di essersi mai sentito più distante da Blaine prima di quelle settimane; non avevano più le loro stupide conversazioni sulle serie TV, la musica e le lezioni pesanti; non avevano più la colazione insieme, quel modo di scherzare così spontaneo ed unico, così loro.
Insieme a tutto questo anche i momenti di tenerezza erano andati via via diradandosi: Blaine non lo abbracciava più un po’ più a lungo di quanto non fosse normale per due amici, non gli spostava i ciuffetti dalla fronte e non gli appoggiava le mani sulle spalle.
 
Erano sempre insieme, eppure era come se non lo fossero mai: Wes e David erano costantemente al loro fianco, e se non c’erano loro ci si mettevano Jeff e Nick.
Kurt non avrebbe mai pensato di doverlo ammettere, eppure gli mancava il suo migliore amico: certo, continuava ad aspirare a qualcosa di più di questo, ma al momento tutto ciò che gli importava era riavere indietro il suo Blaine, il ragazzo dolce e gentile che gli aveva teso la mano quel primo giorno alla Dalton, quello che l’aveva fatto innamorare in modo così spontaneo e travolgente.
 
Rivoleva il suo Blaine, e aveva intenzione di andarselo a prendere.
 
Mosso da questi propositi Kurt accese la lampada affianco al suo comodino – era sera inoltrata, e naturalmente Jeff era ancora in camera di Nick – e si diresse in fretta verso la porta, che si richiuse alle spalle, trovandosi nell’enorme corridoio deserto che dava sulle varie stanze del dormitorio.
Fortunatamente Kurt non aveva bisogno di vedere per sapere dove si trovava quella di Blaine: tre porte avanti, sulla destra.
Percorse il breve tragitto facendo scorrere la mano sul muro nel silenzio più totale, anche perché non ci teneva ad essere beccato da qualche sorvegliante di pattuglia.
Quando raggiunse la camera di Blaine, riuscì per poco ad evitare di tirargli un pugno sul naso: la porta si era aperta nell’esatto istante in cui lui aveva tentato di bussare.
 
“...Kurt?”
“Blaine.”
 
Il solo pronunciare quel nome fu come tornare a respirare.
 
“Ci sono Jeff e Nick? Wes, David, o- ”
“No.”
“Vieni dentro.”
 
Kurt lo fece senza nemmeno pensarci, lasciando che Blaine chiudesse la porta alle loro spalle.
La camera era illuminata dalle due abat-jour accese sui comodini dei loro proprietari: fortunatamente il compagno di stanza di Blaine dormiva già profondamente, sepolto sotto una catasta di coperte.
Kurt decise di aver il cuore troppo pesante per non essere sincero.
 
“Mi sei mancato.”
Il moro evitò il suo sguardo, incrociando le braccia al petto. Sembrava ferito, e lui avrebbe solo voluto non essersi dato a quell’assurdo proposito della lista in assoluto. Però no, non poteva tirarsi indietro adesso.
“...Sul serio? Hai avuto talmente tanti ragazzi in queste settimane che non credevo sapessi ancora della mia esistenza.”
 
Oh, al diavolo la lista.
 
“Sbaglio o intravedo un po’ di gelosia?” Al contrario di quanto si aspettava, Blaine non ricambiò il suo sorriso.
“intravedi molta gelosia, Kurt.”
 
Disse semplicemente, lasciandolo del tutto spiazzato. Non sapeva se essere compiaciuto o arrabbiato.
 
“E io cosa avrei dovuto dire della storia di Jeremiah?”
“Kurt! Jeff mi ha mandato una foto di te e un ragazzo che vi baciavate!”
 
Oh.
Nick e i suoi dannati fotomontaggi.
 
“Blaine- ”
“Prima mi dici che ti piaccio, che... che ho dei bei capelli, e poi- ”
“E lo penso ancora, Blaine! Nonostante tu non voglia rovinare la nostra amicizia.”
“Ma io voglio rovinare la nostra amicizia!”
 
Kurt spalancò gli occhi.
 
“Cioè, non voglio, ma sì. Io... è dalla prima volta che ti ho visto che... Uhm...”
“...Che cosa? E Jeremiah?” Blaine spalancò le braccia.
 
“Jeremiah è un cavolo di amico di David che si è prestato a quella buffonata per l’ultimo punto della lista!”
“...No. Anche tu!”
 
Kurt era in procinto di uscire da quella stanza, radunare quattro Warblers di sua conoscenza e fare una strage collettiva.
Prima però c’era una cosa che doveva fare.
 
Mosse un passo in avanti e ancor prima di poter prendere l’iniziativa Blaine lo stava già baciando con trasporto, lasciandolo vagamente stordito.
Agganciò d’istinto le braccia dietro al suo collo, mentre quel bacio iniziato così all’improvviso guadagnava a poco a poco un ritmo più lento e cadenzato, al tempo delle mani di Blaine che gli accarezzavano dolcemente la schiena.
 
E Kurt sarebbe rimasto lì per sempre, se solo non avesse avuto un quadruplice omicidio da compiere.
 
Si separò da Blaine con un piccolo schiocco, mentre entrambi si prendevano qualche istante per rimanere semplicemente così, a sorridersi, con le fronti appoggiate una sull’altra.
 
Sapeva che non era tutto perfetto: la situazione, le circostanze, loro due in piedi davanti alla porta... Eppure in quell’esatto momento, tra le braccia di Blaine, Kurt sapeva di trovarsi esattamente dove doveva essere.
 
 

***

 
 
“Wes, guarda...”
“Oddio Jeff, stanno arrivando per mano! Ho già un principio di diabete.”
“Kurt, Blaine! Ciao ragazzi!”
“Uhm...”
“Kurt? Perché hai in mano la doga del letto...?”
 
 

***

 
 
 





 
 
 

 
 


 
Il grado di demenza presente in questa Shot è troppo alto per essere commentato u.u
Dico solo che se fossi stata in Wes, David e nei Niff, vedendomi arrivare Kurt con una stanga di legno in mano, me ne sarei andato xD
Ne approfitto per ringraziare le meravigliose 15 persone che hanno recensito lo scorso prompt! Siete adorabili e io vi guardo con gli occhi sberluccicosi di Kurt quando guarda Blaine u.u
Risponderò a tutte le recensioni al più presto! Sono rimasta indietro per via degli ultimi due prompt che dovevo ancora scrivere :) Da domani mi metto all’opera <3
Notte Klainers, e a domani con l’ultimo prompt (per chi già mi conosceva da prima di questa raccolta, dico solo I’ll try to fix you... <3)
Courage :’)!
  
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