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Autore: Blue_moon    17/10/2012    1 recensioni
Primo libro della trilogia Similitudini.
Dal prologo:
"Nonostante fosse nato nell'oscurità di Jotunheim, Loki bramava la luce.
Il suo calore, la sua purezza e, soprattutto, la sua capacità intrinseca di creare ombre profonde e insondabili. Le stesse che sentiva di avere dentro, le stesse che l'accecante luce di Odino e Thor aveva creato nella sua vita.
Essere lasciato al freddo e al buio era una punizione peggiore di quanto lui stesso pensasse.
Ma c'era una cosa che, in parte, lo consolava.
Fino a che fosse stato sotto la protezione del Padre degli Dei e di Thor, non avrebbe potuto essere bersaglio dell'ira di Thanos, l'oscuro signore con cui si era alleato e di cui aveva disatteso le aspettative.
Loki era scaltro e realista, teneva alla propria vita.
Senza di essa non avrebbe potuto raggiungere i suoi obiettivi, né dimostrarsi degno dell'onore che sapeva di meritare.
Per ora, anche se impotente, si trovava in uno dei posti più sicuri all'interno dei nove regni, protetto dall'amore cieco e stupido di chi si credeva migliore di lui.
Almeno, così aveva sempre creduto."
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Similitudini'
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Questo capitolo, non doveva esistere XD questo è una sorta di episodio di mezzo, prima della discesa finale della storia verso la conclusione.
Il titolo e parte degli avvenimenti mi sono stati suggeriti da Red_Sayuri, beta insostituibile! 
Buona lettura.



La Fase 2 procedette velocemente grazie al contributo sia economico che intellettuale di Stark, ai ricordi di Rogers e alla grande capacità di Banner e del team di ingegneri che si occupava del progetto. In meno di una settimana quasi ogni agente predisposto alla protezione del Tesseract e di Loki possedeva in dotazione due pistole di nuova generazione ed era stato preparato ad usarle.
Nonostante l'addestramento ricevuto, Khalida aveva sempre detestato le armi da fuoco, preferiva il combattimento a mani nude e all'arma bianca. Madre natura non l'aveva dotata di una mira particolarmente precisa mentre, nonostante la corporatura esile, era più forte della maggioranza delle donne.
Eppure doveva ammettere che con quelle pistole era tutta un'altra storia.
Tony Stark, dimostrando un'inventiva che l'aveva piacevolmente sorpresa, aveva dotato ogni arma di una sorta di mirino automatico, che rilevava il movimento e agganciava il bersaglio. Naturalmente il sistema era limitato e ci voleva comunque abilità e preparazione per riuscire a centrare i bersagli, ma per Khalida era come trovarsi al luna park. Non si era mai divertita tanto nell'imparare a maneggiare delle armi.
Purtroppo, anche se le sarebbe piaciuto, il dispositivo non era stato ideato per lei.
Le pistole erano ancora dei prototipi e quindi erano molto pesanti, circa il triplo di una normale arma da fuoco. Se ciò non era un problema per Steve Rogers, lo era diventato per gli altri agenti, compresa Natasha. La prima volta che aveva sparato non aveva nemmeno sfiorato il suo bersaglio, rischiando di ferire seriamente Tony. Probabilmente era per questo che il miliardario si era dato da fare per sistemare in fretta il problema.
Comunque, anche risolto l'inconveniente della mira, c'erano ugualmente delle difficoltà.
La potenza sprigionata ad ogni colpo era centinaia di volte superiore a quella di un comune proiettile, il rinculo era spaventoso e molti agenti si erano addirittura fratturati le dita al primo uso. Nonostante le migliorie, i colpi erano imprecisi, spesso del tutto approssimativi e questo creava non poche complicazioni, dato che un oggetto colpito veniva semplicemente disintegrato, scomposto nelle sue molecole più elementari.
Un colpo accidentale era fatale.
Fury, dopo il presentarsi di tutte queste problematiche, aveva programmato degli allenamenti intensivi e controllati cui nessuno era esentato. Dopo ogni seduta d'allenamento, l'agente riceveva una votazione, che permetteva a tutti di notarne i progressi. Se qualcuno non imparava in fretta a maneggiare una tale potenza, veniva assegnato ad un altro incarico e sostituito da un agente più capace.
Khalida solitamente si allenava insieme ai suoi sottoposti, o al massimo con l'agente Barton e l'agente Romanoff. Ma quel giorno era capitata in coppia con Tony Stark, brillante come sempre nella sua armatura ultimo modello, completamente cromata con le rifiniture color platino che, come lui teneva a precisare, erano veramente di platino. Un'ulteriore miglioria erano i nuovi proiettili caricati con l'energia del Tesseract nascosti negli avambracci e sulle spalle del miliardario.
L'altra coppia insieme a loro era formata da Steve Rogers e Thor.
L'asgardiano si era rifiutato di imparare ad utilizzare le nuove armi ritenendo, probabilmente a ragione, che Mjolnir fosse superiore, ma Fury non l'aveva esentato dalle esercitazioni. Quantomeno, aveva dichiarato di fronte alle rimostranze dell'alieno, lo avrebbero aiutato a sviluppare la capacità di lavorare in team.
L'esercizio era molto elementare: la coppia si trovava di fronte a due macchine che sputavano in rapida successione piccoli droni a forma di sfera; l'obiettivo era fare in modo che il proprio compagno non venisse colpito.
Come al solito la cosa era molto più semplice a dirsi che a farsi, i droni possedevano un'intelligenza artificiale quasi umana ed erano in grado di riconoscere il movimento e di evitare i colpi ma, dopo un primo momento di rodaggio, entrambe le coppie erano entrate in sintonia e avevano completato con successo tutte le sequenze d'allenamento.
«Accidenti dolcezza, te la cavi bene!», si complimentò Tony, sollevando la visiera dell'elmo.
Khalida fece una smorfia, ma accettò la lode senza replicare all'ironia del miliardario.
Ormai ci aveva fatto il callo e aveva compreso che quei nomignoli irritanti erano praticamente una dimostrazione d'affetto per Stark, un po' come lo era per i cani sbavare e leccare i padroni.
Accanto a loro, con un sibilo meccanico, l'ultimo drone crollò ai piedi di Thor, stroncato da una scarica elettrica abbastanza potente da fonderlo parzialmente.
Iron Man lo osservò attentamente. «Sei sempre il solito megalomane Thor», scherzò.
Captain America rise, riponendo lo scudo al braccio. Con un'occhiata, consultò l'orologio.
«Abbiamo tempo per un'altra seduta», osservò.
Tony sbuffò. «Vorrei davvero che fossimo in una SPA e stessi parlando di un rilassante massaggio thailandese».
Steve lo guardò sollevando le sopracciglia, non capendo.
Stark fece un gesto come ad allontanare una mosca fastidiosa. «Roba troppo moderna per te», lo canzonò, poi fu come fulminato da un'idea.
Guardò Khalida. «Hey, perché non ci scambiamo i compagni? Io prendo il vecchietto, tu l'autostoppista intergalattico», propose, con la gioia di un bimbo davanti a un negozio di caramelle.
L'agente Sabil osservò la reazione di Thor, ma l'alieno sembrava di ottimo umore, euforico quasi.
In effetti, da una persona del suo temperamento, c'era da aspettarsi che menare le mani lo galvanizzasse.
Accettò la proposta di Tony con un cenno del capo e si avvicinò al nuovo compagno.
Steve andò verso Tony. «Chiamami ancora vecchietto, e lascerò che uno di quei cosi ti rovini l'armatura nuova», minacciò, con un'aria scherzosa nella voce.
Iron Man lasciò calare la maschera sul viso. «Che c'è Capitan Ghiacciolo, iniziamo a scaldarci?», insisté imperterrito. Steve contò fino a dieci e poi ricominciò da capo, per essere sicuro di stare calmo. In fondo, una volta abituato ai modi di Stark, apprezzava il modo in cui sapeva spezzare l'atmosfera pesante che aleggiava nella base.
Nonostante la novità delle armi, era ovvio che un attacco sarebbe stato al di là delle forze dello S.H.I.E.L.D. Forse, era persino al di là delle forze dei Vendicatori.
E su quello, purtroppo, non c'era niente da ridere.

Thor fece un sorriso aperto a Khalida.
Era vero, quella donna non gli piaceva ma, come gli aveva suggerito Jane quando gliene aveva parlato, era giunto il momento di mostrarsi superiore e di non cedere alle sue provocazioni.
E poi, in fondo, era una donna e andava trattata con un certo rispetto.
L'agente Sabil non sembrò particolarmente colpita dai suoi sforzi, ma lui non si arrese. «Preferisci la destra o la sinistra?», domandò.
«Sinistra», rispose lei, prima di attivare con un cenno la macchina.
I due cannoni di lucido metallo cromato si assestarono lentamente nella posizione corretta e una fila di lucine verdi si accese alla base. Un basso ronzio riempì la stanza.
Khalida strinse le dita sulla pistola, iniziando a contare. Dall'accensione della macchina alla comparsa del primo drone passavano esattamente cinquanta secondi. Aveva capito subito che per lei, comune umana che non possedeva tecnologie da capogiro o una forza fuori dal comune, la tecnica consisteva nel calcolare esattamente il lasso di tempo che passava tra un drone all'altro, colpendoli non appena la macchina li sputava fuori.
Arrivata a quarantanove, fece fuoco, frantumando la prima sfera di metallo e si concentrò, continuando a contare, estraniandosi dall'ambiente intorno a lei.
Mentre l'esercizio proseguiva, aumentando mano a mano la difficoltà, Khalida dovette constatare che il suo compagno non era attento quanto lei. Sempre più spesso era costretta a schivare i droni che Thor non riusciva a colpire in tempo.
Più che altro, l'asgardiano sembrava giocare senza impegnarsi seriamente, forse dimenticando che la sua compagna attuale non aveva la pelle resistente quanto Captain America.
Se uno di quei droni l'avesse colpita nel punto sbagliato, avrebbe potuto morire.
«Thor, concentrati maledizione!», gridò l'agente Sabil, dopo aver scansato per un pelo l'ultimo drone.
L'alieno fece un sorriso, friggendo con un lampo una schiera di proiettili diretti alle ginocchia di Khalida. «Sono concentrato», sottolineò.
«Agente Sabil, giù!», avvertì Steve, proteggendosi contemporaneamente il fianco con lo scudo.
Per tutto il tempo, il Capitano era stato pronto a sorvegliare non solo il proprio compagno, ma anche la coppia accanto a lui. Era una cosa che gli era rimasta addosso dalla guerra, quando al suo comando aveva decine di uomini che dipendevano solo da lui.
Khalida percepì l'avvertimento, ma era solo un'umana e non poté fare nulla oltre che accettare l'inevitabile. Non si lasciò sfuggire un lamento, quando cadde a terra scomposta. La pistola le sfuggì dalle mani, rotolando lontano.
Tony arrestò le macchine sparando ad entrambe due colpi ben piazzati sotto il pannello di controllo. Sapeva che avevano una procedura d'arresto d'emergenza, ma quel metodo era decisamente più sbrigativo ed efficace.
Tutti i droni superstiti precipitarono a terra, producendo un clangore metallico, sopra lo sfrigolio di scintille delle macchine distrutte. Un allarme risuonò in lontananza.
Steve fu il primo ad inginocchiarsi al fianco di Khalida, che era cosciente ma non si muoveva. Sullo zigomo aveva un lungo taglio obliquo di una decina di centimetri che sanguinava copiosamente e una grossa escoriazione su tutta la guancia. Da come serrava le labbra, il Capitano intuì che doveva soffrire molto e si stava sforzando con tutta sé stessa di non darlo a vedere.
«Dolcezza, sei morta?», intervenne Stark, piegandosi sopra il suo viso.
Khalida emise uno sbuffo irritato e respirò profondamente. «Le piacerebbe, Stark», brontolò, sbattendo le palpebre.
Nella testa le risuonava ancora il colpo ricevuto, rimbalzandole tra le pareti del cervello in cerca d'uscita. Avrebbe avuto un mal di testa atroce per tutto il giorno, probabilmente una brutta cicatrice e un livido da ricordare, ma era sicura di non avere niente di rotto. Le era già capitato di spezzarsi sia il naso che lo zigomo, e il dolore non era altrettanto intenso.
Nella sfortuna, era stata graziata.
Poteva andarle molto peggio.
L'agente Sabil accettò l'aiuto di Steve per mettersi seduta e poi alzarsi in piedi.
Aspettò che il lieve capogiro passasse e la vista le si chiarisse, prima di guardare Thor negli occhi.
Il potente Dio del Tuono sembrava un ragazzino appena beccato con le mani nella marmellata.
Khalida indurì le labbra e si preparò per la stoccata finale.
Era da quando lo aveva affrontato per la prima volta che aveva voglia di cantargliele.
«Spero che tu abbia capito la lezione. Non ho voglia di morire, la prossima volta», iniziò, poi si liberò dalla presa gentile di Steve, avvicinandosi. «Non tutti i tuoi compagni sono resistenti come il Capitano o i tuoi amici asgardiani. La maggioranza dei tuoi alleati saranno inferiori a te, deboli, da proteggere. Siamo solo umani, Thor. E non saremo mai come te», la voce fredda della donna contrastava con lo sguardo improvvisamente malinconico. Nel tono aveva qualcosa che poteva interpretarsi come invidia, o amarezza. Nessuno dei presenti si riteneva in grado di decifrare appieno le parole della donna o i suoi sentimenti, se ne provava.
Thor non riuscì a replicare e Khalida ne approfittò per proseguire. «Non puoi permetterti di accenderti come un fiammifero, ad un minimo sussulto. Non servirai a nulla se ti consumi in fretta. La tua concentrazione deve essere suoi tuoi compagni, sulla battaglia, sulle persone che devi proteggere. Sei stato tu a prenderti l'incarico di difenderci, devi esserne all'altezza».
La donna infierì con un ultimo sguardo di compatimento. «È davvero triste pensare che la Terra sia in mano a una persona che probabilmente non è altro che un ragazzino viziato che si crede un dio», concluse, voltando le spalle all'asgardiano e dirigendosi verso l'uscita, dopo aver recuperato la propria arma.
Sulla soglia, Khalida si voltò improvvisamente, come se si fosse ricordata qualcosa di importante.
Thor la guardava ferito e deluso, non aveva aperto bocca, segno che probabilmente sapeva che la donna era nel giusto.
Sia Stark, che Steve non avevano osato mettersi in mezzo, soprattutto adesso che l'agente Sabil era nuovamente armata.
Khalida respirò dal naso, gonfiando i polmoni. Il sangue le scorreva lungo il collo, e la guancia le bruciava come se fosse ustionata. Fu solo per cattiveria pura e semplice, che non si limitò ad affondare la lama, ma la rigirò con gusto nella ferita che aveva aperto. «Se dovessi scegliere un alleato in battaglia, sceglierei tuo fratello. Lui non avrebbe mai permesso che un suo compagno venisse ferito».
«Loki non ha compagni», replicò con astio Thor, alzando la voce.
Khalida sorrise. «Certo, perché gli avete voltato tutti le spalle», sentenziò, poi uscì a passo svelto dalla stanza.
Un fremito percorse i muscoli di Thor e Steve gli posò una mano sulla spalla. «Lascia perdere», gli consigliò, serio.
Tony gettò uno sguardo alla porta da cui era fuggita quella strana donna, poi rivolse nuovamente l'attenzione ai due compagni. «Non la prendere sul personale Thor. Era tutta una sceneggiata. Quella donna ci usa come pedine e ci manipola a suo piacimento. Scommetto che ora correrà tutta orgogliosa a mostrare al piccolo cervo la sua ferita di guerra».
Thor prese atto delle parole del miliardario e si sentì ancora più frustrato e arrabbiato. Era sicuro che, per quanto parte del suo piano, il disprezzo che la donna aveva esposto nei suoi confronti era sincero. E la sensazione che lei preferisse Loki a lui, per quanto irrazionale, lo faceva sentire indegno e inutile. Strinse con forza una mano su Mjolnir, così tanto che, se non fosse stato di un materiale sconosciuto e incredibilmente resistente, il manufatto si sarebbe polverizzato tra le sue dita.
«La credi davvero tanto calcolatrice? A me sembrava solo arrabbiata», osservò Steve.
Tony incrociò le braccia, facendo cigolare le giunture metalliche dell'armatura. «Quella è una specie di robot con un bel faccino e gambe da urlo come contorno», osservò, lanciando al Capitano una lunga occhiata eloquente, poi guardò Thor negli occhi. «Se fossi incline al romanticismo, oserei dire che tuo fratello ha trovato l'anima gemella».
Thor sentì un brivido lungo la schiena, al fronte di quella consapevolezza.
Per quanto ammettesse di essere impulsivo ai limiti dell'avventatezza, l'alieno aveva imparato a confidare nel proprio istinto.
Ovviamente le parole e le azioni dell'agente Sabil facevano parte di uno schema preciso e calcolato.
Non era detto, però, che fosse lo stesso di Fury.

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Non amo chiedere recensioni, soprattutto perché so perfettamente che non tutte le persone che leggono, hanno anche il tempo per lasciare un commento a tutte le storie che seguono, lo so perché sono una di loro.
Per cui voglio solo ringraziare tutte le persone che continuano a leggere e che mi dedicano un quarto d'ora del loro tempo (se siete lettori veloci XD).


Al prossimo capitolo.
Nicole
  
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