Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: SilverKiria    17/10/2012    1 recensioni
Ho sempre pensato che il cielo fosse casa di tantissime cose, troppe da dire, troppe da contare; ma voglio provare.
Allora, il Cielo è casa di sogni, stelle, speranze, desideri, rimpianti, scuse, amori, odi; è casa di chi non c’è più e di chi deve ancora esserci, di chi vorrebbe una casa ma non ce l’ha e di chi vorrebbe andar via da quella che ha.
E’ casa di tantissime cose, quasi infinite.
Il pensiero che centinaia di miliardi di persone l’abbiano guardato prima di te; e che altrettanti lo guarderanno dopo in cerca di risposte è sorprendente e sconfortante allo stesso tempo: se quelli prima non hanno trovato risposte, cosa fa pensare a quelli dopo di poterle trovare?
Eppure, l’uomo continuerà a guardare la volta celeste in cerca di quell’unica grande risposta, senza curarsi di nulla, perché l’uomo è l’essere più folle che esista, ma c’è una linea sottile tra il folle e il genio, e nessuno sa quante volte sia stata varcata.
Non so a quali livelli io sia riuscita a descrivere e comprendere l'infinità del Cielo, ma spero soltanto che quanto verrà possa aiutare a capirlo.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SE VOLETE IMMEGERVI COMPLETAMENTE NELL'ATMOSFERA ASCOLTATA QUESTA CANZONE MENTRE LEGGETE ;)
http://www.youtube.com/watch?v=VNSq1qf5ZFk

Il Freddo mi gelava le mani, il viso, tutto.
Mi sentivo oppressa da qualcosa di così pesante da schiacciare ogni cosa, ma allo stesso tempo  così leggero da rimanere sospeso nel nulla.
Attorno a me era tutto bianco.
Non era una stanza, lo definirei uno spazio.
Le pareti erano inesistenti, potevi camminare per l’eternità ed aver fatto a malapena due passi.
Il concetto di tempo era assente, assorbito da quell’aura bianca che circolava dappertutto e da nessuna parte allo stesso tempo.
Avevo freddo in tutto il corpo, eppure era come se fossi immateriale, aria che passa per un luogo.
Finché non mi raggiunsero: voci.
Non capivo in che lingua parlassero o cosa dicessero, ma erano tristi.
Il volume ed il numero delle voci si alzarono sempre di più, diventando assordanti.
Ad un tratto, il Nulla.
E poi, il Tutto.
 
Piombai in una stradina innevata.
Mi guardai attorno: il cielo era grigio, i pini enormi torreggiavano sul panorama deserto; l’aria profumava di freddo, so che è impossibile che l’aria profumi di freddo, ma è quella la sensazione che da l’aria d’inverno.
Qualcosa mi cadde sul naso, era bianco. Stava nevicando.
Solo in quel momento mi accorsi di essere vestita solo con un leggero vestitino estivo bianco.
Un’ondata di gelo mi costrinse a rannicchiarmi sul ciglio della strada, i brividi mi scuotevano ferocemente, quasi avessi le convulsioni.
Non sapevo quanto avrei resistito prima di morire di ipotermia.
Passarono minuti, ore, forse anni.
Poi, senza preavviso, vidi una figura sfocata venirmi incontro per la strada.
Si avvicinava sempre di più, ma la mia vista diventava più sfocata ogni secondo che passava.
Sentì sul viso un respiro, era caldo e rassicurante: doveva essermi vicino.
Mi prese in braccio ed iniziò a camminare.
Mi rannicchiai sul suo petto, avvinghiandomi ad ogni singolo battito del suo cuore.
Il Freddo si stava allontanando.
Prima che me ne resi conto, mi addormentai con il ritmo del suo battito nella mente.
Mi risvegliai accecata dalla luce del Sole.
Alzandomi, mi resi conto di essere vestita con un vestitino bianco di lino, delicato e leggero, adatto alla temperatura primaverile nell’aria.
Una lieve brezza mi accarezzava il viso, muovendomi i capelli argentei, che arrivavano a metà schiena.
Ero seduta in mezzo ad un enorme prato di margherite, troppe per contarle, probabilmente infinite.
Ad un tratto mi ricordai del mio misterioso eroe, guardai attorno, ma alla mia vista apparivano solo margherite, migliaia di migliaia di margherite.
Mi alzai, sperando che dall’alto si scorgesse qualcosa di più, e così fu.
Un’ombra, dritta e scura, si stagliava contro il cielo azzurro.
Non riuscendo a distinguere bene le forme, dedussi che potesse essere una persona, magari il mio eroe!
Iniziai a correre in direzione della figura sconosciuta.
Ebbi però la sensazione che per quanto corressi, la figura rimanesse immobile e distante.
Mi fermai e mi sedetti a riprendere fiato, sollevando poi la testa, mi trovai davanti ad una mano.
Alzando gli occhi vidi una figura eterea, né femminile né maschile, che mi sorrideva angelica.
Afferrai la mano, avendo però la sensazione di aver afferrato l’aria.
Mi eressi in piedi e osservai l’essere davanti a me.
Era una figura asessuata, con lunghi capelli color miele, una veste nera che scivolava lungo i sinuosi fianchi fino a toccare il prato e delle ali bianche che spuntavano da essa: era bellissimo.
- C-chi sei?- chiesi, la voce tremante.
Lui mi sorrise.
- Sono chi vuoi io sia -.
Pensai a lungo alla domanda, e risposi:- Voglio che tu sia sincero.-
La creatura si mise a ridere con un tono cristallino che ricordava molto delle campanelle mosse dal vento.
- Sei una persona molto sveglia- disse poi.
- E tu cosa sei? Devo temerti? O devo rispettarti? – domandai io esitante, non sapendo se fidarmi o meno di quell’essere.
- Chiamami Mikel, io sono l’Essenza Della Verità, ma come tale sono estremamente instabile: posso rendere felice le persone oppure ferirle, tu cosa ti aspetti da me? Posso aiutarti, se me lo permetterai, o posso indurti a fare errori fatali.-
Mikel si fermò, studiandomi durante il mio ragionamento.
Infine risposi:- Io non pretendo di sapere cosa tu sia, posso solo chiederti di essere onesto nei miei confronti. Ciò che verrà non sarà ne colpa mia né tua, sarà ciò che dovrà essere.-
Attesi una sua evoluzione o trasformazione ma non avvenne nulla.
- Di miliardi di persone a cui ho fatto questa domanda, sei l’unica che mi ha risposto sinceramente, chiedimi ciò che vuoi e io ti risponderò-.
Un sorriso celeste apparve sul suo bellissimo volto.
- Mikel, dove mi trovo?-
- Sei nel posto dove tutto è stato e tutto sarà, nel cosiddetto “limbo”. Qui potrai scegliere dove dirigerti o, se lo decidessi, di rimanere qui-
Ci riflettei e chiesi:- Cosa accadrebbe se rimanessi qui?-
- Nulla di più di ciò che è attualmente, sotto i tuoi occhi. Questo mondo è al tuo servizio, se vuoi che nevichi nevicherà, se vuoi che piova, pioverà. Se desideri avere qualcuno qui, qualcuno verrà, altrimenti sarai sola.-
- Per quanto esattamente?-
- Per sempre.-
- E se volessi muovermi, dove potrei andare?-
- Potresti scegliere tra due vie -, ad un ampio gesto della mano di Mikel, apparve un cartello, indicante due direzioni, destra e sinistra,- a sinistra troveresti la strada per il Mondo degli Dei, un mondo creato per esseri onnipotenti e onniscienti, dove conosceresti ognuno di loro, comprendendo ciò che comandano e che posseggono.-
- Tu sei un Dio?- chiesi io.
Mikel scoppiò a ridere.
- Cara amica mia, gli Dei devono essere perfetti, compresi da tutti e benvoluti, la Verità non è nessuno di queste cose. -
 Aspettai un secondo, e poi domandai: - E l’altra via dove giunge?-
- L’altra via giunge al Mondo dei Mortali, residenza degli essere imperfetti, indecisi e instabili. Qui capirai le difficoltà di un mondo diverso, complicato, crudele e generoso allo stesso tempo.-
- Devo decidere ora?-
- Assolutamente no, prenditi tutto il tempo che vuoi, il cartello ti indicherà la via. Quando avrai deciso, incamminati verso la strada scelta, apparirà un mio amico che ti chiederà le ragioni per le quali hai scelto quella via.-
- E se sbaglierò ragioni?-
Mikel sorrise comprensivo.
- Non esistono ragioni sbagliate, purché siano sincere. Ora devo andare.-
- Aspetta Mikel! Ho due domande.-
- Certo, ma presto.-
- Ti rivedrò ancora?-
- Solo se e quando sarai pronta, dopo ciò che saprai, potresti odiarmi e non volervi più rivedere. L’altra domanda?-
- Come mi chiamo?-
Mikel rimase evidentemente stupito da tale domanda.
Si mise a camminare avanti e indietro per lunghissimi, o almeno a me parvero così, minuti; poi disse:- Nessuno mi ha mai fatto tale domanda, non so come risponderti.-
- Allora che faccio?- chiesi io, un po’ impaurita.
- Fammi pensare… tu come vorresti chiamarti?-
Rimasi enormemente sorpresa da quella domanda.
- Devo scegliere io? –
- Tu non hai un nome, quindi ciò che ti direi sarebbe sempre vero, ma allo stesso tempo sempre falso. Devi scegliere tu il nome che d’ora in poi conterrà come un portagioie le tue conoscenze ed esperienze.-
Riflettei a lungo, finché non capii.
- Il mio nome è Ushio - .
Mikel mi tese la mano e disse: - Allora, è stato un piacere conoscerti piccola Ushio. –
E detto questo scomparve, lasciandomi sola con il cartello di legno di betulla con incise le due strade:Mondo dei Mortali e Mondo degli Dei.
 
Rimasi a pensare a lungo, assistendo allo scontro di due diverse voci nella mia testa.
<< Andiamo verso il Mondo dei Mortali, vediamo come se la cavano gli Umani con i loro conflitti, interiori ed esteriori, pubblici e privati >>-
<< Non comprendo perché dovremmo andare a vedere sofferenza e infamia, tra persone uguali e diverse allo stesso tempo. Andiamo verso il Mondo degli Dei, lì avremo la visione di perfezione e uguaglianza, vedremo creature con obbiettivi ben definiti e consolidati, senza esitazione.>>
<< E’ questo l’elemento fondamentale e costitutivo degli Umani, l’Esitazione! Senza Esitazione non ci sarebbe la forza per migliorarsi sempre, per crescere nei migliori dei modi. Gli Dei, invece,sono esseri perfetti, che quindi non evolveranno mai, non avranno mai una crescita interiore.>>
<< E’ vero, gli Dei non evolveranno mai, ma gli Umani non sempre evolvono, a volte regrediscono, diventando peggio degli animali, bestie pronte ad uccidersi a vicenda per il controllo di un pozzo di melma nera o di un credo inventato per sentirsi protetti da qualcosa di onnisciente, onniveggente e onnipotente>>.
<< E’ tramite questi screzi che crescono, che evolvono, o almeno nasce la speranza di un futuro cambiamento positivo>>.
Alla fine, decisi: Mondo dei Mortali.
 
Mi incamminai allora verso destra, ove il cartello riportava la scrittaMondo dei Mortali.
Mi accorsi che più andavo avanti per la stradina di roccia grigia, più il panorama cambiava: le margherite lasciarono il posto a  fiori appassiti e neri, il sole accecante venne oscurato da nuvole cariche di pioggia, in mezzo alla piantagione marcia vi erano scheletri e teschi: tutto stava andando verso la degradazione.
Mi girai a sinistra e fui colpita da ciò che vidi: in tale lato della stradina il prato era occupato da fiori colorati, vari e profumati. Animali correvano felici, cuccioli giocavano, il sole splendeva sereno. C’erano anche dei bambini umani, che leggevano enormi libri dalle copertine variopinte, scherzavano, disegnavano.
I due lati erano all’opposto completo, non potei fare a meno di domandarmi il motivo di tale cambiamento.
Fui talmente concentrata sul paesaggio che non mi accorsi di essere arrivata davanti ad un enorme portone, metà d’argento e metà di legno nero.
Attesi l’arrivo della persona indicatami da Mikel, ma non successe nulla.
Tesi allora la mano verso la maniglia sul lato d’argento della porta ma fui però bloccata da un’agghiacciante urlo.
Mi fermai terrorizzata: era un lamento straziante e ricordava molto un moribondo in preda a crudeli torture.
Il lamento cessò.
Rimasi immobile, aspettando qualcosa.
Quand’ecco che apparve una nuvola nera e bianca, proprio di fronte a me.
Quando la nube si fu dissolta, lasciò spazio a qualcosa di inaspettato, orribile e inquietante.
Era una creatura abominevole, metà donna e metà demone. La prima metà era bellissima, una pallida fanciulla dalle labbra rosse come ciliegie e capelli neri come cenere, la pelle candida, gli occhi azzurri brillavano risoluti. L’altra parte era però inguardabile: serpenti viscidi e vermi putridi prendevano il posto dei capelli, il corpo un cadavere nero e marcio, le palpebre dell’occhio cucite tra loro ma qualcosa si muoveva sotto, provocandomi un senso di nausea. Le labbra erano inesistenti: c’era solo il buco della bocca.
Tentai di concentrami sulla parte bella della creatura.
- C-chi sei tu?- chiesi con voce tremante.
- Io sono Nira, l’Essenza della Realtà, cosa vuoi da me?-
- Io vorrei andare nel Mondo dei Mortali-
Nira parve alquanto sorpresa.
- Perché? Perché dovresti voler andare in un mondo dilaniato dalla sofferenza, soffocato dall’Egoismo dell’Essere Umano?-
- Perché nel Mondo dei Mortali posso comprendere la sofferenza, è vero, ma posso apprendere come superarla, vincendola. Non credo che tutti i mortali siano Bestie, molti sono brave persone, costrette a vivere con Bestie. E’ da loro che voglio prendere esempio.-
Nira parve visibilmente colpita, e mi chiese:- Le tue ragioni sono molto nobili, Ushio. Ti lascerò passare ma stai attenta. Hai qualche domanda prima del Viaggio?-
- Si. A rischio di sembrare indelicata, te lo devo chiedere: come sei diventata così?-
Nira esibì una smorfia dal lato Bello, un sorriso dal lato Brutto.
- Sono stati gli Umani che tanto vuoi conoscere. Alla mia nascita ero bellissima, pronta ad aiutare le persone a farle crescere, volevo essere Insegnante di Vita .-
- E poi?- chiesi io interessata.
- E poi gli Allievi che tanto bramavo di aiutare mi si sono rivoltati contro. Hanno iniziato ad infangarmi con le menzogne, a mentirmi, a pugnalarmi con insulti, ad Odiarmi. Dando sempre la colpa di ciò che succede a me, ho iniziato a morire. Questa parte degradata e orribile del mio corpo mi ricorda quanto siano crudeli ed ignobili gli Umani!-
- Ma Nira! La parte Bella del tuo corpo ti ricorda che esistono persone che ti amano, ti adorano e ti vivono, non ti danno la colpa, ma assimilano i tuoi insegnamenti con giustizia ed onestà!-
Nira fece allora una cosa del tutto inaspettata: si mise a piangere.
- Scusami, non dovevo…mi sono intromessa in questioni ben più alte di me-
- NO! Tu hai fatto benissimo! Anzi, ti devo ringraziare, è da tanto che non mi sentivo apprezzata, ho permesso a questi oscuri sentimenti indotti da Umani con l’Animo Sporco di soffocare le urla di gioia degli Umani che ancora mi sono fedeli-
Sentii le mie guance scaldarsi, dovevo essere rossa d’imbarazzo.
Nira mi appoggiò la mano Pura sulla spalla e disse:- Penso avrai tanto da insegnare nel Mondo dei Miei Figli; ora vai-
E detto questo aprì la porta, facendomi passare verso un Viaggio che, ne fui certa, non avrei scordato mai.
 
Appena varcata la porta, mi trovai in una stanza senza gravità, dove delle bolle galleggiavano nello spazio.
<< Dove sono? >>
La mia voce, anzi, la voce dei miei pensieri echeggiava nello spazio.
<< Dove mi trovo?>>
Sentì allora una voce a me familiare: era Nira.
- Ushio, le tue ragioni mi hanno indotto a fidarmi di te, a credere che potrai combattere o almeno insegnare a ribellarsi all’Egoismo che, come sanguisuga, succhia la moltitudine di belle qualità dei miei figli. –
Tentai di parlare, ma la mia voce non uscì.
<< Nira, dove mi trovo?>>
- Sei nel Luogo dell’Inizio, dove gli Umani si trovano prima di nascere, prima di conoscere me. Qui ti devo abbandonare, perché non sono io la responsabile di questo universo.-
<< Pensavo sarei andata sulla Terra, perché mi trovo qui?>>
La risata di Nira echeggiò nel vuoto.
- Come pretendi di saper parlare senza conoscere le parole? Tutto inizia da qui, compreso il tuo Viaggio nella Conoscenza, ora devo andare, da qui ti accompagnerà mia madre. Arrivederci, Ushio-
La voce di Nira smise di parlare.
Continuai a galleggiare tra le bolle azzurre, splendenti di luce propria.
Passò il tempo, finché non ce la feci più.
<< Cosa devo fare ora?>>
Una voce lieve e dolce mi giunse in risposta:- Osserva-
Era poco definita, bassa e leggera.
<< Che cosa devo osservare?>> chiesi allora.
- Ciò che va osservato, ciò che vedi e non osservi- mi rispose prontamente la Voce.
<< Chi sei tu?>> domandai.
- Nulla ti verrà detto finché non Osserverai-
Continuai a galleggiare, pensando a ciò che dovevo osservare.
Ad un certo punto una bolla si illuminò.
Mi avvicinai, e questa mi mostrò un’immagine.
Era un bambino umano, appena nato. Era stupendo.
<< Wow!>>
- Vedi, questo è mio frutto. Questo è mio figlio.-
<< Chi sei tu?>>
Una bolla lontana si illuminò ed iniziò ad ingigantirsi e io mi diressi verso questa.
Quando fui di fronte alla bolla, mi accorsi che essa conteneva una persona.
Era una bambina di circa dieci anni, i capelli dorati le ricadevano sulle piccole spalle, gli occhi azzurri, le labbra rosee.
<< Chi sei?>>
- Io sono Alina, l’Essenza della Nascita. Io mi occupo di questo universo, faccio nascere i futuri uomini e donne.-
<< Perché sono qui?>>
- Perché devi comprendere che tutto inizia con me. -
<< Senza offesa, ma mi sembra una sciocchezza: che tutto iniziasse con te lo sapevo già.-
- Infatti, la tua venuta qui è propedeutica al tuo arrivo. Ma ora basta, devi andare.-
<< Scusa, ma cosa significa?>>
La bolla che conteneva Alina scomparve e al suo posto apparve un buco.
Questo iniziò a risucchiare qualsiasi cosa, anche me.
Lottai per non venire risucchiata, ma le altre bolle mi spingevano.
E alla fine, caddi nel buco.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: SilverKiria