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Autore: Mary West    17/10/2012    5 recensioni
Un evento incredibile sconvolge la vita tranquilla di Tony Stark e lui si sentirà più solo e distrutto che mai proprio nel momento in cui il mondo ha bisogno di Iron Man più che mai prima d'ora. Un arrivo dal passato, un nuovo nemico da sconfiggere, amicizie indistruttibili e l'amore più puro fanno da sfondo all'avventura del secolo e tra litigi, notti insonni, travestimenti e bugie gli Avengers si riuniranno ancora.
Lei annuì e tornò ad accarezzargli la mascella, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi perfetti.
«Baciami» sussurrò adorante. «Tutta la notte.» Lui sorrise e la accontentò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You'll find that life is still worthwhile, if you just smile'
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Capitolo II
Phil dal telefono



Il sole era sorto da molte ore quando Pepper si svegliò, la mattina seguente. Stirò le braccia verso l’alto e sollevò le spalle, cercando di aprire gli occhi ancora appesantiti dal sonno. Finalmente riuscì nell’impresa e il suo sguardo mise a fuoco l’orario sulla sveglia posata al comodino laterale: erano le undici e mezza. Sorrise divertita al pensiero che a quell’ora, solo meno di due anni prima, si trovava già in quella casa, ma con tutt’altri scopi e mansioni. Non poteva fare a meno di pensare quanto fosse bello ritrovarsi la mattina in quella stanza senza il compito di raccogliere vestiti stracciati di modelle poco raccomandabili da mandare in tintoria. Un sorriso spontaneo le incurvò le labbra piene e si voltò, ancora stretta dalle braccia di Tony, per accarezzargli delicatamente il viso. Era ancora addormentato e i tratti perfetti del suo volto apparivano così dolci e pacifici in quel momento; non sapeva se era a causa della situazione tremenda in cui si era ritrovato o dell’innato senso di protezione che Pepper aveva sviluppato in tutti quegli anni nei suoi confronti, ma sembrava davvero indifeso. Un sospiro muto le divaricò appena le labbra, prima che si posassero sulle sue. Tony si svegliò subito e, quando Pepper fece per allontanarsi, la trattenne a sé per approfondire il contatto. Lei scosse a testa e si lasciò trasportare.
“Sei terribile” gli sussurrò paziente, lasciando che lui le baciasse la fronte.
“Sei tu che mi hai svegliato” replicò lui, tenendo ancora gli occhi chiusi per la stanchezza.
“Io veramente ti ho appena sfiorato. Non è colpa mia se ti svegli così facilmente” ribadì Pepper a sua volta, consapevole che, comunque, alla fine avrebbe avuto ragione lui.
“Senti chi parla…” bisbigliò malizioso. “Mi sembra che sia stata tu ieri sera a trascinarmi qui, in questo vortice illegale di passione. Sei tu che ti accendi facilmente.”
Lei arrossì, indispettita, e lo colpì a un braccio, facendo schioccare le dita sul muscolo teso e possente.
“Ahia! Attenzione, signorina Potts… il ferro fa male” la canzonò lui in tono vizioso.
“Dovrei prenderti a calci” lo rimproverò lei, fingendosi pensierosa.
“Non funzionerebbe. Ti faresti solo male gli alluci” replicò lui compiaciuto.
“Potrei provare a vendere le tue automobili, allora…”
“I miei giocattolini, dici? Naaah, non credo che esista qualcun altro al mondo ricco come me.”
“Potrei uscire con il signor Hammer, allora. È tanto che me lo chiede e sarebbe davvero scortese continuare a rif-…”
Pepper non finì di parlare: in un attimo, le labbra di Tony furono tutte sulle sue e le sue braccia la strinsero a lui con forza ed entusiasmo. Lei rispose e finalmente si guardarono negli occhi.
“Non era una buona idea?” chiese soddisfatta, giocando con una ciocca dei capelli di lui.
“No” rispose lui, fra il disgustato e il perentorio.
“Perché?” domandò lei, carezzevole.
“L’hai detto tu, no? Ieri sera. Sono la ragazza di Iron Man. E la ragazza di Iron Man è proprietà privata. Un po’ come Iron Man per lei” illustrò ragionevole e Pepper sorrise ammirata per come fosse riuscito a ricambiare il concetto.
“Salvo in calcio d’angolo, Stark” concluse compiaciuta.
Tony si avvicinò a lei e le aveva appena sfiorato le labbra, quando lo squillo del telefono li interruppe.
“Dobbiamo liberarci di quell’aggeggio” affermò irritato. Lei scoppiò a ridere e afferrò la cornetta a fianco al letto.
“Pronto?” disse fra le risate.
“Pronto? Pepper, sei tu?”
Pepper riconobbe subito la voce dall’altro capo della linea, ma sentiva in sottofondo anche altre persone e capì di essere in viva voce. Si sentì lievemente imbarazzata per la situazione: Phil sapeva che quel numero corrispondeva alla linea privata del telefono in camera da letto e il fatto che tutti l’avessero sentita rispondere da quell’apparecchio, a quell’ora, così in fretta e soprattutto con quella voce felice e soddisfatta poneva diverse domande e creava una situazione abbastanza ambigua. Anzi, no: non c’era nessuna situazione ambigua. C’era un’unica, inequivocabile spiegazione. Dannazione.
“Phil!” esclamò fingendosi gaudiosa e spensierata. “Come stai?”
“Signore, c’è il colonnello Rhodes che chiede di lei.”
Tony annuì a Jarvis e si infilò un paio di pantaloni. Poi si rivolse a Pepper.
“Ti aspetto in cucina” le bisbigliò tranquillo, prima di andare incontro all’amico.
“Bene, grazie. Tu?”
Per quanto loro due avessero sempre avuto un meraviglioso legame di salda a affezionata amicizia, Pepper era piuttosto sicura che non fosse del tutto disinteressata la telefonata, quanto più a quell’ora e a quel numero.
“Bene, grazie. Come va con la violoncellista?” chiese innocente. Se aveva intenzione di strumentalizzare la loro amicizia per convincere Tony a fare qualcosa che non aveva voglia di fare o, peggio, che lo facesse star male, allora che si preparasse alla battaglia, perché di certo lei non si sarebbe fatta manipolare da un pirata senza capelli e da qualche finto notaio.
“Violoncellista? E chi diavolo è?”
Pepper sentì una voce curiosa risponderle sullo sfondo e si diffuse un brusio incredulo; percepì la voce di Phil in imbarazzo e capì di aver fatto centro. Bingo.
“B-Bene” replicò lui a disagio. “Grazie dell’interessament-…”
“Bene?” ripeté lei fingendosi stupita. “Sei sicuro? Tony mi ha detto che avete avuto qualche problemino tecnico…” continuò, mordendosi il labbro inferiore per reprimere l’istinto di scoppiare a ridergli in diretta telefonica. Un altro brusio, più potente e rumoroso del precedente, si diffuse dall’altra parte e Pepper cominciò a pensare che, dato tutto quel compiacimento e anche quel pizzico di sadismo, si stava decisamente facendo influenzare da Tony. Stranamente, la cosa sembrava non disturbarla più di tanto; anzi.
Problemino tecnico?” ripeté Phil e, malgrado non lo vedesse, Pepper era certa fosse diventato rosso come un peperone.
“Sì, Phil” continuò pacata. “Problemino tecnico, insomma. Per questo, mi ha detto che voleva darti il numero di qualche amica del colonnello… una trombettista, magari. Rhody dice che sono le più scatenate e che ti aiuterebbe a risollevare il tuo v-…”
“Oh Santo Cielo!” esclamò d’un tratto Phil e Pepper si godette la sfumatura di panico che impregnava la sua voce. “Non mi ero accorto di quanto fosse tardi. Devo proprio andare o Fury mi ucciderà.”
“Immagino” replicò lei e il suo tono era glaciale adesso.
“Allora, ti saluto. Anche Tony.”
“Certo” rispose lei tranquilla. “Oh, e Phil? Non osare richiamare più per Howard. Quando vorrà, lo farà lui. Per il momento, gradirei che lo lasciaste in pace.”
Senza aspettare la risposta, riagganciò e sgattaiolò fuori dalle coperte. Afferrò di malagrazia una camicia dall’armadio di Tony e un paio di calzini, poi raggiunse lui e Rhody in cucina.
Erano entrambi seduti vicino al bancone a bere spremuta e a parlare fittamente tra loro.
“Ciao, Rhodey” disse lei, andandosi a sedere vicino a loro.
“Ciao Pepper” rispose lui gioviale. “Mi fa piacere vederti.”
“Anche a me” replicò lei e sentì il suo buonumore crescere appena.
Tony le avvicinò il suo bicchiere e lei ne svuotò il contenuto.
“Rhodey è venuto per darci una grande notizia, bimba” annunciò orgoglioso e lei rivolse l’attenzione al colonnello.
“Sul serio?” chiese entusiasta. Rhodey sorrise, soddisfatto.
“Il senatore Stern è stato incaricato dal Presidente di ritirare tutte le precedenti accuse contro Tony e di versare un’ingente somma in favore della sua azienda, come ammenda per gli errori passati e segno di buona volontà per il futuro.”
“Poveraccio. Doveva saperlo che nessuno può nulla contro Tony Stark” dichiarò il diretto interessato incurvando le labbra in un ghigno malefico. Pepper scoppiò in una risata cristallina.
“Dai!” esclamò dandogli una gomitata giocosa. “E lui?” domandò curiosa.
“Ah, lui non ha detto una parola” continuò Rhodey ridendo a sua volta. “Zitto e fa.”
“Be’, è il minimo” replicò Tony sempre più compiaciuto. “Dopo tutto quello che mi ha fatto passare, è tanto se non lo costringo a leccarmi i piedi e ci tengo a specificare che è solo perché mi disgusterebbe più della sua faccia ai processi, il che è tutto dire.”
Risero tutti e tre e Tony cominciò a parlare soddisfatto di quale vacanza organizzare con la somma che Stern gli avrebbe donato, iniziando una lunga disputa fra Hawaii e New Mexico.
“Sarà meglio che vada ora” disse Rhodey dopo parecchio tempo. “Al comando si staranno chiedendo che fine abbia fatto. Volevo darti la notizia di persona” continuò ghignando beffardo.
“Ti accompagno” disse Pepper e precedette il colonnello nel corridoio. Una volta arrivati alla porta, Rhodey si rivolse a lei a voce bassa.
“Grazie per avermi avvisato” le sussurrò riconoscente.
“Oh, figurati” rispose lei, noncurante. “Pensavo fosse il caso lo venissi a sapere direttamente da noi e lui non sembra dell’umore adatto per discuterne già, ma gli ha fatto molto piacere vederti. Grazie a te, quindi” concluse con un sorrisetto.
Rhodey rise con lei.
“Meno male che ha te” asserì fiducioso. “Non so come farebbe altrimenti.”
“Oh, dai” negò lei, imbarazzata. “Non faccio niente di particolare.”
“Niente di particolare?” ripeté Rhodey strabuzzando gli occhi. “Scherzi? Senza di te, non riuscirebbe più a vivere e ti assicuro che non sto solo parlando di lavoro. A presto, allora.”
Pepper sorrise, ancora un po’ a disagio, e lo osservò tornare alla sua auto. Poi, fece a sua volta dietrofront in cucina e trovò Tony intento a guardare la televisione con aria concentrata.
“È successo qualcosa?” gli chiese cauta.
“No” rispose subito lui. “È questo il problema.”
“In che senso?” domandò lei perplessa. “Non succede niente ed è un problema?”
“Non capisco” sospirò lui pensieroso.
“Neanch’io” concordò Pepper e gli passò davanti per prendere un biscotto dallo scaffale, ma Tony le afferrò un braccio e la trascinò su di sé.
“Secondo te” le chiese, guardandola negli occhi sinceramente inquieto. “Perché Nick ha organizzato quella riunione? Perché ha fatto venire Howard, dopo anni che l’ha tenuto nascosto? Dev’essere successo qualcosa di grosso, di veramente grave. Eppure” continuò impaziente “non è successo niente. Non un’esplosione, un rapimento, una minaccia. Niente di niente.”
Pepper capì cosa intendeva e si morse il labbro pensierosa.
“Forse è qualcosa che non è ancora successo, ma che accadrà o che potrebbe accadere” tentò, cercando di trattenere la rigidità che provava ogni qual volta veniva citato il capo dello S.H.I.E.L.D..
“Forse” appoggiò Tony pensieroso. Dopo qualche istante, la guardò di nuovo.
“Che voleva Phil?” chiese scettico.
Pepper emise un piccolo sbuffo incredulo. Sapeva di essere la fidanzata di uno degli uomini più intelligenti del mondo, ma, per quanto fosse entusiasmante essere la donna di un genio, qualche volta si rivelava leggermente snervante.
“Diceva di avermi telefonata per parlare con me, giusto per un saluto, ma non capisco perché, se è così, ha dovuto farlo davanti all’intera combriccola di supereroi&Co. E con il viva voce” rispose indifferente. “Cosa ridi?” gli chiese indispettita.
“Stavo pensando che sei davvero favolosa quando ti arrabbi” la blandì lui, ammirato. Lei sbuffò ancora, ignorando il rossore che le aveva imporporato le guance, suo malgrado.
“Anche se un po’ la cosa mi offende, devo ammettere” continuò serio. “Pensavo di essere l’unico capace di farti irritare.”
“Oh, non preoccuparti” lo rassicurò lei deliziosa. “Nessuno sa farmi arrabbiare come te.”
“Bene” aggiudicò Tony soddisfatto. “E gli hai agganciato il telefono in faccia?”
“Oh, non proprio” spiegò lei innocente. “Siamo sempre amici e mi sembrava doveroso informarmi come stesse lui, oltre che concedergli l’opportunità di capire il suo errore e di fare ammenda in futuro. Così… be’, diciamo che potrei avergli chiesto della violoncellista e alluso ad eventuali problemini tecnici… e avergli anche proposto soluzioni quali trombettiste e donne scatenate. Di conoscenza di Rhodey, ovviamente” sottolineò minacciosa.
“Ovviamente” ripeté lui accomodante. “Io ce l’ho già la mia melodia” aggiunse adorante e Pepper si sentì avvampare di nuovo. Maledetto adulatore narcisista.
Poi Tony scoppiò a ridere.
“Hai veramente parlato di… problemini tecnici?” chiese fra le risate.
“Certo!” esclamò lei, incredula. “Sai che adoro Phil, ma non mi è piaciuto questo scherzetto.”
“Orgoglioso di lei, signorina Potts” le concesse Tony, chinando leggermente il capo in un’imitazione di galanteria d’altri tempi che di certo non avrebbe trovato in alcun modo fuori luogo Capitan Padella. “Fa sempre piacere osservare la mia bimba diventare una tigre per difendermi.”
“La tua metafora è assolutamente imbarazzante” affermò Pepper in fiamme.
“Se pensi che me ne uscirò con qualcosa sul genere di ‘Adoro osservare il tuo sguardo dolce prendere fuoco nel tentativo di salvarmi la vita’ magari durante una conversazione in cui io sto su un areo e sto per schiantarmi e tu mi ascolti in lacrime pronta per sacrificarti nel mio nome, giurandomi che, dopo la mia morte, vivrai nel mio ricordo, senza amare mai nessun altro, con un consequenziale invito a ballare per un appuntamento a cui, lo sappiamo entrambi, non ci sarò, te lo scordi. Non mi chiamo mica Rogers-Padella-Io-Ho-Sconfitto-I-Nazisti-Con-Onore-Prima-Di-Ibernarmi-Da-Solo-Per-Il-Bene-Del-Mondo, sai.”
Pepper non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
“Non capirò mai perché lo odi tanto” dichiarò ancora scossa dai singulti.
“Perché non lo conosci” replicò prontamente Tony. “Nessuna persona sana di mente lo amerebbe.”
“Pensavo fosse simpatico agli altri Vendicatori” gli fece notare Pepper.
“E infatti io parlavo di persone sane di mente” sottolineò Tony. Guardò la televisione e sospirò.
“Sarà meglio che mi faccia un giretto in laboratorio, devo sistemare un paio di cosette alla Mark V” disse poggiando le labbra sul collo di lei.
“Perfetto” sorrise lei soddisfatta. Era felice che lui non perdesse la voglia di lavorare nonostante tutto. “Io devo risolvere alcune faccende in ufficio e devo incontrare la signora Clarke prima di sera. Ci vediamo stasera?” gli chiese, avviandosi lentamente verso la camera da letto.
“Assolutamente sì” le bisbigliò lui impertinente.
 

*

 
“Ecco i documenti che mi aveva chiesto, signorina Potts.”
Pepper alzò lo sguardo dal computer e prese il plico di fogli che la segretaria le stava porgendo.
“Grazie mille, Stephanie” le sorrise con aria affabile. “La signora Clarke è già arrivata?”
“Sì, signorina Potts” rispose l’assistente in tono professionale. “La faccio passare?”
“Sì, grazie mille.”
Stephanie annuì tranquilla e uscì dalla studio; vi rientrò dopo pochi istanti seguita da una signora anziana dai folti capelli grigi e l’aria amabile. Era piuttosto robusta e indossava uno strano completo di tweed che Pepper avrebbe trovato più consono ad un tè in campagna; con un sorriso a stento represso, pensò a Tony e le venne in mente che lui di certo avrebbe citato Capitan Padella. La signora venne in avanti e si accomodò con grazia su una poltrona scarlatta aldilà della scrivania, sorridendo cordiale e sbattendo le ciglia sugli occhi chiari che si celavano dietro le lenti cerchiate di cuoio giallo.
“Buongiorno signorina Potts” la salutò educata e Pepper sorrise a sua volta, colpita dall’energia che quel viso incrinato di rughe riusciva ad emanare.
“Buongiorno a lei, signora Clarke. È un piacere conoscerla” ricambiò cortese.
“Il piacere è mio, signorina. Ho sentito molto parlare di lei” aggiunse con un guizzo divertito nelle iridi celesti che incurvò anche le sottili labbra rosee. Pepper la guardò incuriosita.
“Davvero?” chiese spiazzata.
“Oh sì. Mio figlio, che il Signore lo tenga con sé, era un suo grande ammiratore. Sa” continuò seria. “Se n’è andato che aveva solo diciannove anni, in un incidente stradale. Voleva diventare il nuovo Tony Stark” disse con un risolino affettuoso. “E seguiva con passione le sue ricerche. Il suo nome era sempre inevitabilmente accostato a quello del signor Stark, quindi era impossibile che non me ne parlasse. Diceva sempre che voleva trovare anche lui, la sua Virginia” concluse ed estrasse il portafoglio, osservandone il contenuto con aria malinconica.
“Era lui” disse e porse una piccola foto a Pepper. Lei la prese con mani tremanti e osservò il viso giovane ed entusiasta che ritraeva lo scatto. Sul volto energico e felice, si intravedevano due perle cerulee incastonata negli occhi.
“Era bellissimo” disse colpita.
“Oh, sì” concordò la signora con entusiasmo. “Assomigliava tanto a suo padre. Che il Signore tenga anche lui con sé. È sparito con Jacob in quello stesso incidente. E così io” riprese con più fervore “mi sono ritrovata a capo di una grande azienda. Sa, non aveva mai capito niente di importazioni prima che non mi ritrovassi nell’ufficio di Gerald, ma poi mi sono abituata. Le donne devono sapersela cavare e lei è davvero un grande esempio per le giovani ragazze del futuro.”
“Grazie” sussurrò Pepper a disagio.
“Si figuri, signorina” replicò la signora affabile.
Un silenzio imbarazzante cadde fra loro e Pepper prese un documento dal plico che Stephanie le aveva appena consegnato.
“Signora Clark…”
“Mi chiami Agatha” la interruppe la signora sempre con il suo tono cordiale.
“Agatha” ripeté Pepper. “Mi chiami Virginia.”
“Virginia? Allora, è vero, è così che si chiama? È delizioso. Se avessi avuto una figlia, l’avrei chiamata così” sorrise Agatha.
“Grazie” rise ancora Pepper. “Volevo incontrarla per metterci d’accordo sulla questione delle esportazioni, per l’appunto. Il signor Stark è intenzionato a finanziare un progetto per esportare, infatti, dei nuovi prodotti che assicurino l’utilizzo dell’energia eolica, più consona e salutare non solo per l’ambiente ma anche per la popolazione, nei paesi dell’Africa occidentale.”
“Mi sembra un progetto davvero benefico” approvò Agatha annuendo. “Dove devo firmare?”
Pepper rimase spiazzata.
“Non vuole prima leggere il prospetto?” chiese titubante.
“Non ce n’è bisogno, cara Virginia. Il prospetto è lei e mi fido del suo giudizio” sorrise ancora amabile. Si chinò sulla scrivania e trascrisse il suo nome in caratteri chiari ed eleganti.
“È stato davvero un piacere conoscerla” aggiunse, alzandosi in piedi per stringerle la mano.
“Anche per me” ricambiò Pepper, affascinata.
“Spero che il signor Stark lo sappia” aggiunse poi, osservando con sguardo sognante la foto sopra la scrivania. Pepper la ricordava bene: l’avevano scattata il giorno del loro anniversario, a Parigi. Tony la stringeva a sé e lei teneva una mano sulla sua guancia. Entrambi guardavano l’obiettivo dal basso con espressione felice.
“Cosa?” chiese Pepper, perplessa.
“Quanto è fortunato” aggiunse tranquilla. “Arrivederla, Virginia.”
“Arrivederla, Agatha” replicò, arrossendo furiosamente.
Si lasciò cadere di nuovo sulla sedia e l’orlo dell’elegante gonna bianca che indossava si alzò con un piccolo sbuffo.
“Signorina Potts?”
“Dimmi, Stephanie” disse pronta.
“I suoi appuntamenti sono finiti” dichiarò la segretaria diligente.
“Bene. Puoi andare, grazie.”
“A domani, signorina.”
“A domani, Stephanie” ribadì Pepper e prese la borsa dalla scrivania, lanciando un ultimo sguardo carico d’affetto alla cornice sul tavolo.
 

*

 
“Grazie Happy.”
Pepper scese dall’auto stringendo la borsa in una mano e camminò verso l’entrata della villa. Mentre raggiungeva il cancello, vide un’ombra attenderla e aguzzò la vista per capire chi fosse.
“Phil” sospirò esasperata una volta giunta davanti al cancello. “Che ci fai qui?” Gli chiese stanca.
“Volevo parlarti” rispose lui con espressione colpevole e dispiaciuta. “Stamattina hai staccato subito e non mi hai dato il tempo di spiegarti.”
“Spiegarmi cosa?” domandò lei, guardandolo indecisa. “So che Fury è il tuo capo e devi fare quello che dice, ma Tony è tuo amico e, se a lui non interessa come sta, a te dovrebbe! È a pezzi, Phil.”
“Lo so” intervenne subito lui e sembrava davvero dispiaciuto. “Mi dispiace, sul serio. Nessuno di noi voleva che lo scoprisse in questo modo e so che Nick non ti piace, ma anche lui non è felice di questa situazione.”
“Certo che non è felice!” replicò Pepper sprezzante. “Ha un Vendicatore in meno a proteggere il mondo, che tragedia!”
“Non è così” lo difese Phil debolmente. “Nick ci tiene a Tony, anche se magari non glielo dimostra…”
“Smettila di difenderlo, Phil, sul serio. A Fury non interessa nulla se non gestire le vite degli altri. Appena si è accorto di non avere più ascendente su Tony, ecco che si è sentito mancare la terra sotto i piedi e io non ho alcuna intenzione di passare un altro minuto qui fuori a sentir parlar bene di lui.”
Allungò una mano verso il cancello e vece per aprirlo, ma Phil la bloccò.
“Siamo in pericolo, Pepper. Abbiamo bisogno di Tony, lui è l’unico che ci può aiutare” bisbigliò disperato.
“Phil, non è solo Iron Man” asserì ferita. “Per quanto possa sembrare forte, anche lui prova dei sentimenti e ora ha bisogno di tempo.”
“Ti prego, digli che abbiamo bisogno di lui” la pregò implorante. Pepper lo guardò triste, poi lo superò.
 

*

 
“Oggi ho incontrato la signora Clarke” bisbigliò Pepper fra le lenzuola, facendo scorrere le dita carezzevoli sul petto di Tony, nel punto in cui la lucina azzurra indicava il battito del suo cuore.
Tony la osservava da una spalla, lasciando che le sue mani giocassero con i capelli ramati di lei, sparsi sulla sua schiena e il proprio torace.
“Com’era?” le chiese in rimando, senza smettere di respirare il suo profumo ammaliante.
“Non lo so. Mi ha lasciata spiazzata un po’. Sembra una donna incredibilmente forte” sussurrò lei con le labbra premute sulla sua scapola.
“Ti assomiglia, allora” replicò lui con la voce roca. Dopo tutto quel silenzio, era strano conversare di nuovo.
Pepper sorrise divertita.
“Mi ha raccontato che il figlio e il marito sono morti in un incidente d’auto e lei ha preso le redini dell’azienda” mormorò malinconica. Percepì Tony irrigidirsi a quelle parole, ma fu solo un istante; l’attimo successivo, era un'altra volta calmo e rilassato.
“Ti ha turbata?”
“No, non turbata… però mi ha fatto pensare” rispose lei scrollando le spalle.
Sentì le mani di Tony sollevarla leggermente e i loro occhi si incontrarono.
“Cos’è che non mi dici?” le bisbigliò tranquillo.
Pepper deglutì e si morse il labbro inferiore, abbassando appena le palpebre. Una mano andò a sfiorare una guancia a Tony.
“Non lasciarmi” gli mormorò spaventata. “Mai. Giurami che non mi lascerai e che non ci sarà nessuna missione, nessun pericolo, niente in grado di separarci.”
Lui sospirò e sorrise, poi la prese fra le braccia.
“Io non ti lascerò mai, bimba. Te lo prometto.”
Lei annuì e si lasciò stringere, senza allontanare il palmo dalla luce azzurra.
“Ho incontrato anche Phil” continuò serafica. “Voleva scusarsi per stamattina, almeno credo. E poi mi ha detto di dirti che c’è una nuova missione e che solo tu puoi aiutarli.”
Le sue dita si strinsero attorno al suo cuore. Tony se ne accorse e le baciò i capelli.
“Non ancora” replicò stanco e Pepper annuì e cercò le sue labbra.
“Baciami” gli soffiò sulla bocca. “Baciami tutta la notte.”
Quando si staccarono, lei scoppiò a ridere.
“Cosa?” le chiese lui sospettoso.
“Agatha… la signora Clarke, voglio dire… mi ha chiesto se sai quanto sei fortunato.”
Lui sollevò le sopracciglia con fare malizioso e la baciò ancora.
“Dille che Tony Stark è nato con la camicia. E dille anche che lo sa benissimo.”

 






























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Buonasera a tutti :) 
Come va? Spero bene, di certo meglio che a me. Devo dire che non avrei mai immaginato che l'Università potesse essere così stremante e dire che sono sconvolta è ben poca cosa. Purtroppo cado da sonno e non ho tempo di rispondere singolarmente alle recensioni, ma vedrò di recuperare nel weekend ^^
Ho deciso di postare il primo capitolo il primo giorno all'Uni e spero che questa FF non ne subisca la sua funesta influenza. 
Prima di lasciarvi, qualche piccola precisazione: 

[1] Phil dal futuro è il nome di un telefilm americano; 
[2] il senatore Stern è un personaggio di Iron Man 2 che cerca in tutti i modi di privare Tony dell'armatura a favore dello Stato; 
[3] Happy Hogan è l'autista di Tony, nonché sua guardia del corpo. Stephania e Agatha, invece, sono dei personaggi di mia invenzione;
[4] il film con Elija Wood a cui ho alluso nello scorso capitolo si chiama The Faculty .

Grazie di cuore per le vostre recensioni, i vostri complimenti. Siete la luce in questo momento di buio assoluto. <3
A presto, Mary. 
   
 
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