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Autore: soel95    17/10/2012    3 recensioni
E se in seguito ad un incidente, i sentimenti che Esmeralda prova per Phoebus cambiassero...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo gli avvenimenti di quella notte, la tensione che aleggiava nell’aria ad ogni loro incontro, rendeva impossibile ogni tentativo di chiarimento… ogni sforzo da parte di Claude di ristabilire quel contatto, quell’inusuale affinità che si era creata prima del suo crollo; lui ci stava provando, stava cercando con tutto se stesso di rinsaldare i frammenti di quel vaso andato in mille pezzi… di quel loro possibile rapporto, distrutto a causa della sua incontrollabile passione, di quell’intenso amore che lo consumava di giorno come di notte… eppure non vi riusciva.
 
Non desiderava altro che una parola, una singola parola da parte di quella donna che dopo averlo elevato al paradiso, lo aveva lasciato precipitare nelle profondità dell’inferno senza concedergli alcuna via di salvezza… per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, avrebbe rinnegato il proprio Dio pur di poter godere ancora una volta della sensazione dei loro corpi a contatto, pur di poterla osservare mentre danzava o ascoltarla intonare un canto melodioso… avrebbe fatto qualsiasi cosa… ma temeva che oramai fosse troppo tardi, troppo tardi per qualsiasi sogno, per qualsiasi desiderio di felicità; come avrebbe potuto presentarsi nuovamente dinnanzi a lei, anche se mosso dalle più nobili intenzioni, dopo che aveva tradito la sua fiducia… a volte si domandava con che coraggio riuscisse ancora a guardarsi allo specchio, quale misterioso coraggio gli permettesse di osservare la propria immagine riflessa senza disgustarsi di fronte a ciò che era diventato.
 
Eppure non desiderava altro che essere felice, felice insieme a lei… avrebbero trascorso un’esistenza ricca di gioie e soddisfazioni poiché la forza che il suo amore avrebbe conferito loro sarebbe stata più grande di qualsiasi avversità, più saldo di qualsiasi dubbio; ma ora che si era visto sfuggire dalle dita quella prospettiva, gli sembrava che nulla avesse più senso, che la sua intera esistenza avesse perso di significato… che ragione aveva di vivere se lei lo odiava? Quale scopo avrebbe guidato le sue giornate? Come avrebbe potuto assistere all’inevitabile scorrere del tempo vivendo con la consapevolezza che non avrebbe mai ricevuto perdono per quanto le aveva fatto?
 
Ai suoi occhi tutto questo, quest’apatia dalla quale sarebbe stato vinto, risultava peggiore della dannazione eterna; si stava gradualmente rendendo conto che mai come in quel momento di disperazione e profondo turbamento, la morte gli era apparsa tanto dolce in confronto alla vita… che mai nella sua mente, questa aveva assunto una sfumatura allettante.
 
Così come oramai avveniva da innumerevoli giorni, anche quella notte i sensi di colpa non tardarono a farsi sentire; al termine di una giornata ricca di falsità e menzogne, raccontate agli altri… ma soprattutto a se stesso, stava risalendo le scale a chiocciola che attraversavano la torre con passo lento ed andamento dondolante, la testa ricurva in avanti e negli occhi un’espressione vuota ed inespressiva che perfettamente rispecchiava il suo stato d’animo. Non era riuscito a tornare nella propria cella subito dopo la fine delle celebrazioni… la consapevolezza che vi avrebbe trovato Esmeralda, probabilmente distesa sul suo letto, gli aveva stretto il cuore in una morsa in allentabile; le sue gambe si erano mosse da sole conducendolo tra le vie buie della città, immergendolo in quel mondo dal quale era fuggito per tutta la vita e nel quale ora sperava di ritrovare un briciolo di tranquillità.
 
Le ore erano trascorse inesorabili senza che Claude provasse pace, senza che l’ossessione della giovane lo abbandonasse per un solo istante. Eppure aveva continuato a vagare, come il fantasma di se stesso, fintanto che non era stato vinto dalla stanchezza… solo allora decise di ritornare indietro, ripercorrere quel tragitto contorto che la sua mente aveva formulato, giungendo infine dinnanzi a quella porta che per tutto il giorno gli fungeva da riparo… ma che in quelle ore rappresentava l’ingresso verso la sua rovina.
 
Aveva aperto la porta tentando di fare meno rumore possibile… considerando l’ora tarda, non voleva rischiare di svegliare la giovane che sicuramente stava già dormendo.
 
 No… stava continuando a mentire a se stesso… la verità è che non avrebbe avuto la forza di guardarla negli occhi, quegli occhi intensi che sognava ogni notte, ed andarsene nella stanza accanto come se nulla fosse, come se i sentimenti che albergavano nel suo cuore non esistessero; riusciva a malapena a sopportare questa situazione durante il giorno, quando la sua mente avrebbe dovuto essere concentrata sulle questioni che aveva sempre reputato importanti e si trovava lontano da lei… come avrebbe potuto fare altrettanto se i loro sguardi si fossero incontrati?
 
 Era entrato nella stanza silenzioso, celato dalle tenebre nella speranza di poter porre velocemente fine a quella situazione incresciosa… ci aveva sperato, ma nell’istante stesso in cui la porta si richiuse dietro le sue spalle, un lieve fruscio di vesti seguito da un dolce profumo di campi lo investì, toccò i suoi sensi in modo soave lasciandolo paralizzato sul posto, inchiodando le sue gambe alle fredde pietre del pavimento… era il suo odore quello che aveva sentito. Esmeralda in quel momento non solo era sveglia, ma si trovava esattamente di fronte a lui e lo osservava… percepiva il suo sguardo addosso che lo scrutava al tenue chiarore della luna.
 
I loro occhi si incontrarono per un tempo che a Claude parve infinito, sembrava che il mondo fosse stato congelato in quell’istante; tutte le parole, le frasi non dette che risuonavano nell’aria rendevano l’atmosfera pesante e difficile da reggere…l’arcidiacono voleva scongiurare in ogni modo l’eventualità di perdere nuovamente il controllo, sentiva che questa volta non sarebbe stato in grado di rinsavire abbastanza in fretta per evitare di commettere un abominio.
 
Fu solo questa consapevolezza che lo spinse a sorpassarla, lasciarla sola ad osservare l’uscio ormai chiuso, senza proferire verbo… ma nuovamente lei lo sorprese:
-Desidero lasciare la cattedrale…- la sua voce melodiosa, amplificata dal silenzio della notte, iniziò a rimbombare nella mente di Frollo portando con se il dolore che quelle parole racchiudevano, era infine giunto il momento di perderla, perderla per sempre… per un tempo impercettibile il suo cuore smise di battere, trattenne il fiato mentre una sofferenza sempre maggiore iniziò ad invaderlo rendendolo succube delle emozioni.
 
Non avrebbe potuto fare nulla per trattenerla in quel luogo, per impedire che lo abbandonasse, ne era consapevole… tuttavia non poteva fare a meno di sentirsi improvvisamente vuoto:
-Vi ho già detto che in questo posto non siete una prigioniera…- quanto gli costava pronunciare quelle parole dimostrandosi insensibile ed indifferente a ciò che gli stava riferendo, quale enorme sforzo era per lui il rimanere fermo, nella mente così come nel corpo, per non voltarsi indietro e stringerla a se pregandola di non andarsene… di non lasciarlo solo –se desiderate questo… io… io non posso in nessun modo impedirvelo…-
 
Erano uscite dalla sua bocca come un lamento soffocato, un gemito che proveniva dagli abissi del suo spirito; aveva chiuso gli occhi per illudersi che tutto questo non stesse realmente accadendo, che Esmeralda in realtà si trovasse nel suo letto stretta nell’abbraccio di Morfeo e che lui potesse continuare ad illudersi che presto o tardi i loro rapporti sarebbero tornati normali.
 
-Ora scusatemi ma… ho avuto una giornata stancante…- era giunto spedito nel suo laboratorio e vi si era rinchiuso, sentiva le lacrime premere violente contro i propri occhi… lacrime che nell’ultimo periodo avevano rigato molto spesso il suo volto. Pianse a lungo, in silenzio come se avesse paura di farsi sentire, pianse fino ad essere esausto, nell’illusione che il dolore fisico, sovrapponendosi a quello del cuore, gli potesse recare sollievo.
 
All’improvviso però nei suoi occhi si accese un fuoco che non vi era mai stato prima, le pupille si restrinsero nonostante il buio fino a diventare quasi invisibili in quegli occhi color del ghiaccio ed un impulso incontrollabile si impossessò di lui; con una furia indescrivibile cominciò a distruggere tutto quello che gli capitava sotto mano: ampolle, alambicchi… gli stessi libri che per tanto tempo erano stati la sua unica ragione di vita.
 
Sentiva una necessità indomabile di sfogare tutta quella rabbia, quella frustrazione che per tanto… troppo tempo aveva represso e che ora lo stava facendo diventare pazzo; ma la calma riprese bruscamente il sopravvento quando un’idea, che mai prima d’allora lo aveva sfiorato, si presentò nella sua mente chiara, limpida ed allettante.
 
Lo sguardo prima perso nel vuoto, ora appariva nuovamente deciso mentre si deponeva su quegli oggetti che sino a pochi minuti prima stava scagliando contro la parete.
 
 
 
 
Quando aveva visto la porta dello studio di Frollo richiudersi bruscamente dietro la sua figura, aveva involontariamente tirato un sospiro di sollievo… da giorni ormai il desiderio di poter nuovamente camminare all’aperto, di poter annusare l’odore dei fiori, di potersi beare della luce del sole si era impossessato di lei, eppure sino a quel momento non era riuscita a dire nulla all’arcidiacono… in cuor suo temeva la reazione che questi avrebbe potuto avere.
 
Ma ora che finalmente quel terribile peso l’aveva abbandonata, poteva nuovamente rilassarsi ed immaginare come sarebbe stata la sua vita una volta libera… avrebbe sicuramente dimenticato quest’avventura e sarebbe tornata la ragazza spensierata alla quale bastavano la danza ed il canto per essere felice.
 
Si era appena ridistesa sul letto quando un rumore intenso proveniente dalla stanza attigua, come di vetro andato in frantumi la fece sobbalzare… spaventata attese nell’eventualità che il medesimo suono si ripresentasse nuovamente, ed infatti non dovette attendere molto prima che questo tornasse a farsi sentire; voleva capire che cosa stesse facendo quell’uomo nel suo studio per produrre simili rumori.
 
Era certa che la motivazione che aveva addetto per potersi rinchiudere nel proprio antro non fosse che una scusa… ma non sentiva la necessità di instaurare con lui una conversazione che le permettesse di confutare quest’ipotesi anzi… eppure in quel momento, come mossa da una forza esterna, raggiunse la porta che li separava e vi appoggiò delicatamente la mano come per infondersi il coraggio di aprirla; alla fine però rinunciò quando all’ennesimo colpo contro la parete, seguì un urlo lancinante… terribile ed in qualche modo disumano.
 
Decise allora di ritornare rapidamente verso il letto così da poter porre tra se e l’arcidiacono quanto più spazio possibile e tentare così di addormentarsi senza che il pensiero dell’uomo turbasse i suoi sogni. Avrebbe cercato di parlare con lui la mattina seguente… giusto per assicurarsi che stesse bene.
 
 
 
 
Era appena spuntata l’alba quando finalmente il suo sguardo si pose sul frutto dei suoi sforzi, vi aveva lavorato tutta la notte ed ora poteva soffermarsi sui particolari riflessi che la tenue luce del mattino, filtrata dalla piccola finestra della stanza, produceva su quella fiala che la sua mano stringeva convulsamente.
 
Il suo sguardo era incantato, pensava a cosa sarebbe successo una volta che avesse ingerito il contenuto di quella boccetta: avrebbe sentito i muscoli irrigidirsi progressivamente, la vista gli si sarebbe annebbiata ed in breve tempo non avrebbe percepito più nulla… sarebbe stato come addormentarsi… addormentarsi per sempre; aveva preso la sua decisione, se non poteva avere ne l’affetto ne tanto meno l’amore di Esmeralda… allora tanto valeva per lui porre fine ad ogni tipo di sofferenza.
 
Fu dopo aver fatto un profondo respiro che il suo braccio si avvicinò sempre di più alle sue labbra dischiuse… le immagini degli ultimi giorni trascorsi con la ragazza gli passarono davanti agli occhi: da quando l’aveva salvata sino alla sera precedente; avvertendo il freddo vetro a contatto con la bocca decise di chiudere gli occhi per infondersi coraggio quando… dopo due colpi secchi sulla porta della stanza, sentì i cardini ruotare su se stessi e rivelare la giovane che alla vista del prete con in mano quella sostanza si paralizzò sull’uscio mentre i loro sguardi si incontravano…
  
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