Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Laura Sparrow    01/05/2007    3 recensioni
Due giovani donne sole in uno sperduto paesino dei Caraibi, ma determinate ad inseguire i loro vecchi sogni di libertà, l'incontro con un pirata prigioniero che cambierà la vita di entrambe. Mentre un bizzarro gioco del destino riporta a Laura Evans una nave nera che sembrava solo un ricordo di infanzia e una minacciosa maledizione torna da un passato che sembrava dimenticato, Will sceglie di infrangere per una e una sola volta la promessa che lo lega a Calipso per rivedere Elizabeth ancora una volta. Laura Evans e Faith Westley si trovano davanti ad una svolta: voltare le spalle a tutto ciò che è stato e seguire l'unica strada di chi rifiuta le regole: la pirateria. (ULTIMO RINNOVAMENTO COI FATTI RIALLACCIATI AD AWE)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13
Insieme


Beatrix si portò una mano al volto gridando: le avevo sferrato un bel colpo, e un grosso livido violaceo le si stava gonfiando sulla guancia sinistra. - Tu piccola lurida serpe!- ringhiò, con gli occhi che le lacrimavano per il dolore. Le corsi contro e la spinsi via con violenza: mentre facevo per ritrarmi lei mi piantò la spada nel fianco. Il dolore fu terribile: urlai e scivolai, inciampando e battendo le ginocchia sugli scogli. Il taglio mi faceva male, ma non sembrava molto profondo: ancora una volta avevo avuto una fortuna sfacciata. Strisciai via in fretta, grattugiandomi le ginocchia sugli scogli: se avessimo continuato a combattere lì prima o poi saremmo finite in acqua. Beatrix mi inseguì rapida e spietata come un cacciatore sulle tracce della preda ferita, e quando temetti di non avere più scampo alle sue spalle apparve una figura.
- Beatrix!- gridò, e la voce fu l'unica cosa che riconobbi, perché tutto quello che vidi mi paralizzò.
Rimasi senza fiato: era Jack, ma era una visione terrificante; era uno scheletro, e pochi brandelli di pelle penzolavano rinsecchiti dalle ossa grigiastre. I vestiti pendevano flosci scoprendo le costole spolpate, i denti ghignavano minacciosi in una bocca senza labbra, i suoi capelli erano grigi e secchi, gli occhi, l'unica cosa macabramente viva, scintillavano bianchi nelle orbite ossee. Non urlai, ma ci mancò poco: Beatrix dovette notare il mio sguardo orripilato, perché si voltò di scatto, trovandosi faccia a faccia col Jack non morto. Nemmeno lei gridò ma strabuzzò gli occhi con un'espressione di paura che mai avrei pensato di vedere sul suo viso: esitò un secondo soltanto, e aveva già alzato la spada quando Jack le sparò.
Lo sparo paurosamente vicino mi esplose nelle orecchie: Beatrix boccheggiò, vacillò, muovendo convulsamente la bocca come per dire qualcosa, gli occhi pieni di rabbia, poi cadde giù dalla scogliera, finendo in mare e sparendo in uno spruzzo di spuma.
- Laura!- Jack scheletro si chinò su di me, che ero ancora a terra con la schiena appiccicata allo scoglio. Istintivamente sussultai e mi ritrassi da lui: non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso per quanto fosse orribile. - Laura, sono io! Stai bene?-
Lentamente cominciai a riprendermi dallo spavento e mi toccai con cautela la ferita sul fianco: solo un taglio, nulla di grave. - Sì, sto bene. - risposi: lui mi porse la sua mano scheletrita per aiutarmi ad alzarmi, dopo un attimo di esitazione la presi. Carne contro ossa, una sensazione che mi fece venire i brividi: mentre mi alzavo in piedi vacillai, la ferita mi faceva male. Jack rimase al mio fianco aiutandomi a camminare mentre ci apprestavamo a lasciare il frastagliato spiazzo di scogli che era stato il teatro del nostro scontro.
Un'esplosione più forte delle altre ci fece voltare verso le navi: la Revenge era stata ferita a morte, il suo albero maestro si piegò spezzato e cadde in mare mentre la nave si inclinava sul fianco sfondato. Non vedevo più le scialuppe attorno alla Perla, probabilmente ormai erano tutte affondate o se l'erano svignata. - E' finita. - disse Jack, soddisfatto.
Annuii mestamente: forse erano state le troppe emozioni o il terrore degli ultimi minuti, ma non riuscii a sentirmi felice per la vittoria, solo mortalmente esausta. - C'era ancora una scialuppa nella grotta, possiamo usarla per tornare alla Perla. - dissi accennando alla galleria.
Jack annuì, distogliendo lo sguardo dalle due navi. - Sì... torniamo indietro. -
Vedendomi in difficoltà a causa della ferita mi porse il braccio scheletrico, a cui mi ressi senza tante storie: tuttavia quando tornammo nell'ombra della galleria fui piuttosto sollevata di sentirlo tornare di carne. - Lo sai che è stato molto stupido da parte tua andare ad affrontare Beatrix da sola, vero?- mi domandò ad un certo punto mentre quasi con troppa attenzione mi aiutava a camminare lungo la passerella di roccia: per tutta risposta mi strinsi nelle spalle. - Tu non avevi più bisogno che ti guardassi le spalle. - risposi senza guardarlo. Una fitta più intensa al fianco mi costrinse a stringermi più forte al suo braccio, così che voltandomi mi trovai il suo viso fin troppo vicino: - Forse ora sei tu ad aver bisogno che io guardi le tue, tesoro. - mi rispose con un sorriso. Percorremmo a ritroso la galleria a passi svelti e tornammo nella grotta: Jack, riparato dalla luce della luna, aveva ripreso il suo aspetto normale.
- State bene!- fu il grido di gioia di Faith che ci accolse nella caverna: Ettore sembrava essersi ripreso dal colpo ricevuto, Elizabeth e Faith gli avevano fasciato la ferita con delle bende di fortuna ricavate dalla sua camicia.
Quando arrivai, barcollante ma sorridente, con Jack che mi aiutava a camminare, mi fecero subito sedere e cominciarono a fasciarmi il fianco ferito. - Com'è finita là fuori?- chiese Elizabeth mentre mi annodava le bende e io sopportavo il fastidioso bruciore del taglio.
- La Revenge è affondata, Beatrix è morta e anche quasi tutti quelli della sua ciurma, qualcuno deve essersela svignata sulle scialuppe, ma pochi: quelli della Perla hanno fatto un bel lavoro. - quando annunciai la morte di Beatrix guardai Ettore con la coda dell'occhio, cercando di interpretare l'espressione che passò sul suo viso di solito impenetrabile. Ma non era un'espressione sorpresa, o rabbiosa, o addolorata; dopotutto Beatrix aveva cercato di ucciderlo. Era meditabonda, quella dell'uomo che accetta le cose per come arrivano. Pensai che avremmo avuto molto da scoprire sul nostro salvatore.
- E adesso la ciurma è là fuori pronta a partire, non facciamoli aspettare ancora. -
La voce che ci chiamò dall'imboccatura della galleria ci fece sussultare tutti, e simultaneamente ci voltammo senza poter credere alle nostre orecchie. Ma dovemmo invece credere ai nostri occhi, perché alla bocca del tunnel c'era Will, con gli stivali affondati nell'acqua fino alle ginocchia, ma col viso raggiante come non avrei mai pensato di poterlo vedere. Nella grotta calò per lunghi istanti uno stupefatto silenzio, poi del tutto inaspettatamente una voce infantile gridò: - Papà!-
David corse incontro a Will a braccia spalancate, continuando a chiamarlo come se avesse paura di vederlo sparire prima di poterlo raggiungere. - Papà! Papà! Papà!-
Will lo accolse fra le braccia, braccia umane tutte e due, e se lo strinse al petto con vigore. - E' tutto finito, piccolo. - gli sussurrò, premendo affettuosamente la fronte contro la sua. - Sei al sicuro ora... David. Sei stato coraggioso... ora andiamo a casa. -
- Tu stai... - Jack lo fissò ad occhi spalancati, con le mani che scattavano in diverse direzioni. - Tu sei... cioè... sei qui... sulla terraferma... puoi...?- fece il gesto con le dita di due gambe che camminavano. Il sorriso di Will si fece ancora più grande mentre lo guardava da sopra la spalla del suo bambino: - Sono libero, Jack. Mio padre ha voluto prendere il mio posto come capitano dell'Olandese Volante. -
Con un grido Elizabeth si lanciò verso di lui e gli si gettò al collo abbracciandolo insieme con il figlio, mettendoci tanto impeto che poco ci mancò che lo buttasse per terra: io di colpo non sentivo neanche più il bruciore della ferita che Liz e Faith avevano appena fasciato, tutto quello che riuscivo a pensare era che per qualche strana ragione William era libero dal gravoso incarico che aveva tenuti separati i miei amici per tre lunghi anni. Mi sentivo così piena di gioia che sarei volentieri corsa anch'io ad abbracciarlo, ma non mi sembrava il caso di intromettermi nella gioia di lui ed Elizabeth: la loro famiglia era finalmente riunita.
- A-ehm... - un po' a disagio Jack distolse gli occhi dai tre voltandosi verso me e Faith che condividevamo la fastidiosa sensazione di essere di troppo. - Ebbene, pare che tutti qui abbiano rinunciato al giochetto dell'immortalità, eh? In tal caso... ritengo che sia ora di spezzare questa benedetta maledizione, e scusatemi il gioco di parole... Io però continuo a trovare che non sia poi tanto male. - aggiunse con un sospiro mentre si avvicinava al forziere di pietra.
- Io invece sono sempre più convinto di non voler averci mai più a che fare con questo tesoro. - replicò William concedendosi finalmente una risata liberatoria che aveva tutto il sapore del trionfo mentre lui ed Elizabeth si voltavano a guardare il pirata. Jack scrollò le spalle, poi si fece illuminare dalla luna, tornando scheletro, e con una mano cominciò a frugarsi fra le costole. Will lo guardò a occhi sbarrati sollevando un sopracciglio. - Che stai facendo?- mormorò, sconcertato e piuttosto disgustato dallo spettacolo.
- Il vecchio Barbossa una volta è crepato per aver ignorato questo piccolo particolare. - rispose lui con aria assorta, e sollevò davanti al viso con interesse il proiettile che si era tolto dal corpo. Gettatolo via si accostò al forziere e si tolse di tasca la moneta maledetta, poi raccolse dal forziere un coltello d'osso e si aprì un taglio sul palmo della mano sinistra. Strinse per alcuni attimi la moneta nella mano, bagnandola col proprio sangue, poi la buttò nella cassa.
- E' finita?- azzardai, non vedendo in loro nessun cambiamento. Jack fece per voltarsi verso un raggio di luce lunare che filtrava dal soffitto della grotta quando uno squittio ci fece sobbalzare, e in un balzo la scimmietta si arrampicò sul forziere, rimanendo poi appollaiata su due zampe a guardarsi intorno squadrandoci uno per uno. Il capitano esitò per un attimo fissando gli occhi sgranati sul piccolo animale con un'espressione che mi piacque poco, quindi allungò cautamente la mano verso di essa con un sorriso falsissimo.
- Vieni qui piccolina... - la blandì con un tono per nulla rassicurante. La scimmia dovette intuire le sue vere intenzioni perché berciò allarmata e aveva già fatto dietro front per saltare giù dal forziere, ma con inaspettata agilità Jack riuscì ad agguantarla a metà balzo. Il resto di noi rimase a guardare sconcertato mentre Jack con una mano sosteneva sopra il forziere una scimmia inferocita e con l'altra armeggiava minacciosamente con il coltello d'osso: infine uno squittio acuto e un'imprecazione da parte di Jack ci segnalarono che lui era riuscito ad avere un po' del suo sangue e quella era riuscita ad azzannargli un dito.
Terminata in modo poco ortodosso la sua operazione, Jack scrollò violentemente la mano per liberarsi della scimmia, che corse via a velocità raddoppiata per poi nascondersi dietro un masso dove, giuro, cominciò a berciare rabbiosamente agitando il pugno in direzione del capitano.
Quest'ultimo con tutta la calma del mondo si avvicinò al cono di luce che filtrava dal soffitto: tese la mano e se la fece illuminare dalla luce azzurrina, muovendo le dita: la sua mano rimase uguale, niente ossa nude. - Bene, credo sia il momento di tornare alla Perla. -
- Capitan Sparrow. - lo chiamò Ettore mentre Faith gli dava una mano ad alzarsi. - Quella che servivo è morta, e con la mia vecchia ciurma non ho alcun legame. Vorrei unirmi alla tua ciurma, se me lo permetti. -
- Perché no?- rispose Jack, dopo averlo scrutato per un istante col capo inclinato. - Dopotutto ci hai salvati tutti, te lo devo. E non combatti male. -
Faith porse la mano ad Ettore. - Forza, ti aiuto io. - col suo aiuto Ettore si alzò un po' barcollante e si appoggiò a lei. - Non sono ancora molto in forma, mi sa che per un po' ti toccherà sorreggermi!- disse, facendole un sorrisetto, e lei sorprendentemente gli fece l'occhiolino. - Oh, non credo che mi dispiacerà. -
Mentre ci dirigevamo all'uscita della caverna Jack mi venne vicino e accennò con la testa ad Ettore e Faith. - Fra quei due qualcosa bolle in pentola. - facendo un gesto col dito come di rimescolamento.
- Ma che spirito d'osservazione! Buongiorno capitano, te ne sei accorto solo adesso?- lo presi in giro tirandogli una gomitata scherzosa. Lui si limitò a sorridere, poi in tutta naturalezza mi prese sotto braccio. Oddio. A quello non ero preparata. Anche se non mi guardai alle spalle potei avvertire le occhiate trionfanti di Elizabeth e di Faith.
- Bene, tutti sani e salvi? Torniamo indietro allora. - annunciò Jack vivacemente, muovendo un passo verso il cunicolo. Il piede gli finì nell'acqua. Con aria sorpresa guardò verso il basso, e seguendo il suo esempio mi accorsi che l'acqua, che prima arrivava all'orlo della passerella di pietra, cominciava a lambirci i piedi. La scimmietta, con le zampe a mollo, ci scoccò un'occhiata eloquente. Improvvisamente mi ricordai cosa aveva detto Beatrix riguardo alla marea che inondava le gallerie a notte fonda. - Torniamo indietro in fretta, direi. - aggiunse Jack. Guidati dalla scimmietta e accelerando il passo per quanto ci era possibile riattraversammo la galleria e recuperammo la scialuppa che galleggiava alla deriva nel bacino sotterraneo, quindi a colpi di remi, con una scimmia discretamente zuppa abbarbicata a prua come una bizzarra polena, tornammo alla Perla che si stagliava vittoriosa accanto al relitto della Revenge che affiorava dall'acqua scura. Mentre ci avvicinavamo scrutai nella nebbia fitta alla ricerca della sagoma zannuta della prua dell'Olandese Volante, ma forse intimamente già immaginavo che non l'avrei rivista mai più. William dovette capire cosa stavo cercando perché mi toccò la spalla per richiamare la mia attenzione e mi disse: - L'Olandese non è più qui, è tornata al suo compito. - sorrideva mentre lo diceva.
- E... tuo padre?- mi azzardai a domandare
. Will non perse il suo sorriso, e i suoi occhi si spostarono sul mare ammantato di nebbia mentre mi rispondeva: - Lo rivedrò, un giorno. -
Mentre il suo cuore tornava a battergli nel petto, Calypso aveva chiuso quello di suo padre nel forziere. Quando era rinvenuto, Will si era trovato accanto al padre di nuovo vivo e con il petto solcato da una cicatrice gemella alla sua: sorrideva come stava facendo lui in quel momento ricordando quegli ultimi attimi, e Will non ricordava di averlo mai visto con un'espressione talmente felice. - Padre... - aveva balbettato: erano tante le cose che gli voleva chiedere, in primo luogo perché aveva fatto questo per lui. Ma in fondo già conosceva la risposta: la conoscevano entrambi. - Non mi devi niente, Will. - aveva detto con dolcezza, ripetendo quelle stesse parole con cui anni prima gli aveva chiesto di stare lontano, di abbandonarlo. - Ora va. Non hai molto tempo. -
Quando tornammo a bordo fummo salutati da un coro di urla entusiaste da parte dei pirati ancora eccitati per la vittoria appena riportata: Gibbs ci corse incontro e Jack andò a battergli una pacca fraterna sulla spalla: - Ottimo lavoro! Ottimo lavoro vecchio mio!-
Furono tutti contenti di rivederci sani e salvi, specialmente Michael che corse da Faith non si capì se arrabbiato o felice. - Perché ti vai sempre a ficcare nei guai?- le gridò, pestando i piedi sul ponte. - Perché in un modo o nell'altro tu ti vai sempre a cacciare nei guai? Ero preoccupato da morire!-
- Adesso ti metti anche a farmi la predica?- ribatté Faith dopo essersi premurata di fare appoggiare Ettore all'albero di trinchetto. - La maggiore sono io, quindi zitto e vieni qui!- lo stritolò in un abbraccio da frattura. - Mi sei mancato, stupido!-
- Gibbs, andiamocene di qui!- ordinò Jack, tutto contento di nuovo al timone della sua Perla. - E stappate qualche barile di rum, stasera si festeggia!-

*

E quella sera si festeggiò alla grande: rum a fiumi, carne salata, pirati ubriachi che ballavano e cantavano. Ettore stava meglio e prendeva parte ai festeggiamenti brindando insieme a Will ed Elizabeth: David era crollato addormentato su una pila di sacchi e sorprendentemente Michael aveva fatto lo stesso. - In questi giorni non ha quasi dormito. - ci spiegò Gibbs fra un boccale e l'altro, rosso in viso per le troppe bevute. - Insisteva sempre per stare di vedetta, per darci una mano a ritrovarvi. -
- Il mio fratellino pazzoide. - commentò Faith lanciandogli un'occhiata intenerita. In quel momento si avvicinò Jack, che miracolosamente aveva ancora il pieno possesso delle sue capacità fisiche e mentali nonostante la forte bevuta, quasi a passo di danza con la sua andatura barcollante che in quel momento aveva un che di trionfale, e mi disse: - Vieni con me un attimo?- accennando col capo alle scale che portavano in coperta. Mi alzai in piedi, imponendomi di ignorare i sorrisi fin troppo complici di Faith ed Elizabeth. - Sì, certo. - risposi, mentre alle mie spalle partiva un fermento di risate e ululati da parte del resto della ciurma ai quali la cosa non era affatto sfuggita.
Fendendo la folla festante e risalendo in fretta la scaletta, Jack mi portò fuori sul ponte: un bel cambiamento dalla bolgia di sottocoperta, lì fuori l'aria era fresca, l'unico rumore era lo scricchiolio della nave e il tranquillo sciabordio delle onde, il mare era scuro ma pieno di riflessi argentei della luna e delle stelle che risplendevano in un cielo senza nuvole.
La cupa foschia che circondava l'Isla de Muerta ce la eravamo già lasciata alle spalle. Mi infilai fra due cannoni e mi appoggiai al parapetto, inspirando con gusto l'aria fresca della notte, e guardai Jack. - Sai, ti preferisco così sotto la luna. - commentai, lui ridacchiò in silenzio, poi si appoggiò di fianco a me con studiata naturalezza scrutandomi di sottecchi. Aspettai: immaginavo perché mi avesse portata lì e volevo che fosse lui a parlare per primo.
- Allora?- domandò dopo qualche istante.
- Allora cosa?- chiesi io, aggrottando le sopracciglia.
- Insomma... - non mi guardava, il suo sguardo vagava sull'acqua scura sotto di noi. - Cosa farai ora? Vuoi tornare ad Oyster Bay con William ed Elizabeth? Oppure... vuoi... resterai a bordo?-
Mi aspettavo quella domanda, era la stessa che mi ero fatta io da quando eravamo tornati sani e salvi alla Perla Nera. Il cameratismo fra noi e i pirati della ciurma era stato qualcosa di reale, quel manipolo di uomini cotti dal sole venuti dai quattro angoli del mondo erano stati per breve tempo la nostra famiglia: era ormai ovvio che qualcosa aveva finito per legarci entrambe a quel mondo galleggiante. - Non lo so. - risposi con sincerità. - Non lo so proprio. Forse stasera è ancora troppo presto per prendere decisioni... anche se io credo che Faith deciderà di restare. -
Jack si voltò di scatto verso di me, cogliendomi di sorpresa. - Faith, Faith... ti prego, smetti di parlare come se foste un tutt'uno. - mi rimproverò allargando le braccia e inclinando il capo in un gesto esasperato. - Siete due persone diverse, e le scelte di una non possono influenzare per sempre l'altra. -
- Come ti permetti di parlare così?- mi aveva spiazzata: l'argomento cominciava a toccare un punto che non avevo considerato. Mi voltai a guardarlo in faccia, anche se lui sostenne senza problemi il mio sguardo indispettito. - Tu non hai idea di cosa significhi per me, non sai tutto quello che abbiamo passato insieme!-
Con espressione più affabile lui sollevò le mani imponendomi di calmarmi. - Posso immaginarlo. Ma tu, tesoro, mi hai frainteso: non volevo dire niente contro Faith, volevo che tu facessi la tua scelta. E' da quando vi ho viste entrare in quella prigione che vi osservo, voi due. - sorrise quasi con tenerezza. - Sempre insieme, sempre a spalleggiarvi l'una con l'altra: siete grandi amiche, e si vede. Ma devi capire... che non si può contare per sempre su una persona. Non sto dicendo che non merita la tua fiducia. - mi precedette quando avevo appena aperto la bocca per protestare. - E' diverso tempo che osservo te, Laura Evans, e da quando hai messo piede su questa nave ti ho vista liberarti una dopo l'altra di tutte le catene che ti rendevano remissiva... silenziosa... o semplicemente diffidente. - scandiva le parole una per una, come per sottolineare ciò che diceva: io non sapevo se sentirmi a disagio o lusingata da quello che mi stava rivelando.
- Faith ti ha aiutata. Lo vedo che lei è il tuo punto di riferimento da sempre, ma tu devi... tu devi permettere a te stessa di fare quello che vuoi. Indipendentemente da ciò che sceglierà lei. - improvvisamente si sporse verso di me tanto che ci separava la distanza di un respiro. - Tu che cosa vuoi?-
Esitai a rispondere: era la pesantezza delle sue domande a farmi mancare le parole o il fatto che lui fosse così vicino? - E tu dove vuoi arrivare, Jack Sparrow?-
Jack mi fissò socchiudendo le palpebre e inclinando il capo in avanti. - Quello che ti sto chiedendo... - disse lentamente, a voce più bassa. - E': vuoi venire con me?-
Abbassai gli occhi, senza rispondere subito. Con Faith ora c'era Ettore. Michael si era ormai votato con entusiasmo alla pirateria. E io? Tutti noi sembravamo aver dato per scontato che saremmo rimaste, abbracciando la nostra nuova vita. Eravamo state troppo precipitose? Ero davvero capace di prendere una decisione definitiva?
- Faith ha Ettore, Michael adora essere un pirata... come al solito solo io non sono sicura sulla strada da prendere. - mi voltai dalla parte opposta, verso il ponte, e mi scostai di qualche passo.
- Oh andiamo... “Faith ha Ettore”... era il nostro carceriere solo stamattina!- esclamò Jack venendomi dietro e sporgendosi da dietro la mia spalla. Sospirai e mi girai nuovamente verso di lui: - Apri gli occhi, Jack, si vede quando fra due persone c'è qualcosa!-
In quel momento lui si fece improvvisamente serio, per alcuni attimi smise perfino di barcollare su sé stesso. - Oh, io lo so. - fece in tono di sfida. - Sei tu che sembri ostinarti a fingere di non vederlo fra di noi... -
Sentii il sangue affluirmi violentemente alle guance e mi morsi le labbra quasi con rabbia mentre chinavo appena il capo per non guardarlo negli occhi. - Lascia perdere, capitano. -
- Ma perché no?- insistette, allargando le braccia e chinandosi in modo buffo per costringermi ad incrociare il suo sguardo. - Perché non potremmo anche tu ed io?-
- E perché sì, allora?- replicai, tagliente. - Perché sono una facile conquista o un bel premio dopo quest'impresa?-
Lui sollevò di scatto la testa e mi fissò con espressione indecifrabile: l'avevo punto sul vivo. - No!- esclamò con inaspettata foga. Fra noi regnò il silenzio per lunghissimi ed insopportabili istanti, infine Jack trasse un sospiro e ricominciò a parlare: - Ti faccio notare che ho rifiutato le profferte di Beatrix per amore di un mozzo indisciplinato... oh perdonami... - sogghignò facendo scintillare i denti d'oro. - ...di una splendida pirata che ha pensato bene di starmi perennemente alle costole. -
- Come al solito cerchi di cavartela con le lusinghe, capitano?- ribattei.
Jack alzò gli occhi al cielo con espressione di resa. - E va bene... le lusinghe lusingano solo chi vuole essere lusingato, e cercare di lusingare chi non cerca lusinghe non è molto lusinghiero. - si interruppe per un attimo mentre io lo fissavo basita. - ...Comunque ci terrei a rinfrescarti la memoria, perché alla suddetta pirata ho anche dato un bacio, e speravo di essere riuscito a scaldarla un po'. -
- Sei insopportabile!- strillai col volto che sembrava andare a fuoco, dandogli improvvisamente una spinta sul petto che lo fece sobbalzare all'indietro. - Non lo capisci che questo non è il lieto fine di una bella impresa? Cosa credi, che ora che abbiamo salvato David e Beatrix è morta, adesso è tutto a posto? Ho ucciso, e ho rischiato di venire uccisa a mia volta. Ho paura. Ne abbiamo tutti: io, Faith, Michael, anche se loro non lo danno a vedere. Certo, abbiamo già viaggiato parecchio e andare da un posto all'altro non è una novità per noi, però ora stiamo... tagliando completamente col passato. Ce l'abbiamo davvero il coraggio per continuare una vita così?-
Mi appoggiai nuovamente al parapetto mentre Jack rimaneva in silenzio ed entrambi abbassavamo lo sguardo sulle onde leggere che si infrangevano contro lo scafo scuro della nave. - Hai detto di non esserti sentita a casa in nessuno dei posti in cui hai vissuto. - disse ad un certo punto, continuando a guardare all'orizzonte. - Stavolta sarebbe la tua casa a venire con te. E' un grande vantaggio. E tu... diavolo, devo ammettere che fino ad ora tu sei l'unica che ho visto guardare la Perla Nera allo stesso modo in cui la guardo io!-
- Già... - capivo quello che mi voleva dire: condividevamo ben più del semplice rapporto fra due persone, condividevamo l'affetto per la Perla Nera, la nave che aveva intrecciato i nostri destini in modo inaspettato. Ma non era quello il problema: tutto quello che mi serviva era una certezza, una e una sola. E sapevo benissimo quale.
Forse Jack se ne rese conto, perché inclinò appena il capo, aprì la bocca e guardò altrove come era solito fare quando si preparava a dire qualcosa di impegnativo. - E io per te... - si intartagliò, contorse ancora la bocca in modo buffo tanto che dovetti sforzarmi per non mettermi a ridere: non mi sembrava proprio il caso. - ...Ci... ci sarò sempre. D'accordo?-
Lo guardai. Piantai ancora una volta i miei occhi nei suoi, facendomi coraggio per dire tutto ciò che dovevo. - Tu non sai quanto vorrei crederti. - dissi a voce bassa, ma sicura. - C'è forse qualcosa che ti impedisce di farlo?- replicò lui, tranquillo, inclinando il capo. - E a me non hai pensato? No? Non hai pensato che potrei non volere che lasci la nave? Non hai pensato che mi sto arrovellando per convincere il mio mozzo dallo schiaffo facile a restare con me? Io vorrei... che tu venissi con me perché è quello che vuoi. E... voglio dividere con te il comando della Perla Nera...in parte, certo. Dopotutto ti spetta... tu sei legata a questa nave. - accennò a me col mento, e sapevo che stava parlando della mia perla. - Solo voglio... che resti insieme a me. - smise di gesticolare e rimase a guardarmi. - Non sarebbe molto carino nemmeno da parte tua piantarmi in asso dopo tutto quello che abbiamo passato, non trovi?- deglutì a vuoto e abbassò di scatto lo sguardo. - Resti sempre la mia pirata preferita. - concluse con un lieve sorriso: il suo tono si era fatto esitante, anche se non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura avrei potuto scommettere che era imbarazzato.
Abbassai anch'io il viso perché non si notasse troppo il sorriso che mi si stava allungando da un orecchio all'altro, poi mi feci coraggio e avanzai di un passo verso di lui, annullando i pochi centimetri di sicurezza che ci separavano. - Ecco... mi spieghi come faccio a darti del pazzo buffone quando ti metti a parlare in questo modo? Perché tu sei un pazzo pirata buffone... e non riesco a capire come diavolo hai fatto a rendermi altrettanto pazza da non poter più rinunciare a te. -
Jack batté le palpebre come in tralice, poi mormorò: - Laura... - mi cinse i fianchi con le braccia, io non mi opposi: lasciai che mi stringesse a sé mentre le sue mani salivano ad accarezzarmi la schiena, ed io feci scivolare le braccia attorno al suo collo. Eravamo di nuovo vicini, il mio petto contro il suo, le sue braccia che mi tenevano: non riuscivo a credere quanto il suo calore mi fosse mancato.
- Ti amo Jack. - mormorai tutto d'un fiato. Finalmente l'avevo detto! Dopo tutto quello che avevo passato mi sembrava quella la cosa più coraggiosa che avessi mai fatto. Jack spalancò gli occhi così tanto che le sopracciglia gli sparirono sotto la bandana: io strinsi le braccia attorno alle sue spalle e gli venni incontro deponendogli un bacio sulle labbra mentre era ancora lì ad occhi sgranati, e pur non avendo una grande esperienza non me la cavai male.
Le nostre bocche si separarono per un istante ed io socchiusi gli occhi, senza scostare il mio viso da quello di lui: le sue labbra dischiuse sfioravano ancora le mie come se non se ne volessero staccare del tutto, infine le sentii aprirsi nel suo bellissimo sorriso che in quel momento aveva un che di stupefatto, quindi incollò di nuovo le nostre labbra, a lungo. Se la prima volta era stato bello, quello fu stupendo: ci baciammo e tutto intorno a noi era perfetto; il quieto sciabordio del mare, il cielo tappezzato di stelle, il ponte deserto, tutto sembrava avvolgerci, complice, perché stavolta quella strana magia non finisse, non ancora...

Nota dell'autrice:Innanzitutto grazie ad ultraviolet per avere letto e commentato, rinnovo i ringraziamenti che ti ho fatto per e-mail per i tuoi consigli e ti assicuro che, dato che questa storia è quasi finita ma che ho intenzione di aggiungere nuovi elementi dopo l'uscita del terzo film, terrò sicuramente conto dei tuoi consigli e farò di tutto per dare il giusto spazio anche a Will ed Elizabeth che (orrore!) ho veramente trascurato! Comunque sia loro sia il vecchio Barbossa troveranno spazio in seguito... perché questo non è che il primo episodio di una saga, e se ti interesserà seguirmi e darmi suggerimenti sarai più che benvenuta.
  
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