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Autore: Julia of Elaja    18/10/2012    9 recensioni
AVVISO AI LETTORI:
Per chi ha già letto questa storia, tranquilli: non ho ripreso a scriverla, ho semplicemente aggiunto un capitolo perchè la storia parteciperà ad un contest e quindi ho dovuto "modificarla"... per chi invece non l'avesse mai letta... be', accomodatevi! :D
Il nuovo capitolo è il decimo e si intitola "Mostro" ;)
Una terrestre, durante l'arrivo di Cell sulla terra, ha un incontro ravvicinato con lui.
Perchè lui la risparmia?
La storia si svolge durante i dieci giorni di pausa che precedono il Cell Games (Torneo di Cell).
Cell ha già assorbito, quindi, i Cyborg 17 e 18 e raggiunto la forma perfetta.
L'incontro con la terrestre segnerà l'androide? E come?
E' il primo racconto partorito dalla mia mente sulla serie di Dragon Ball...
Ho cercato di rispettare in tutto e per tutto la saga televisiva di Dragon Ball Z nel racconto, combinando "ad incastro" gli eventi..
RECENSITE!!! ;)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cell, Gohan, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cell si sedette su una sporgenza rocciosa, mentre i suoi pensieri correvano veloci.
“Io sono l’essere perfetto” si diceva, inebriato dal vino.
Il suo sguardo cadde su Brianne, stesa nell’erba, che dormiva… il suo petto si alzava ed abbassava ritmicamente ad ogni respiro e lui, guardandola, provò una strana sensazione a livello delle viscere.
“Cosa mi sta succedendo?!” si chiese, mantenendosi la testa fra le mani “Perché questa ragazza è così diversa da tutti gli altri? Avrei dovuto ucciderla sin dal primo momento e invece è qui affianco a me… e io non le voglio fare del male. Che sia anche lei un essere perfetto?" di nuovò scrutò la ragazza "Ma no... impossibile! Io sono l’unico in tutto l’universo!” pensava, specchiandosi su una superficie d’acqua lì davanti a lui.
Si alzò e camminò verso la ragazza.
“Cosa c’è in te che mi distrae, terrestre?” le disse, sussurrando per non svegliarla.
La ragazza continuava a dormire tranquillamente, con un dolce sorriso sulle labbra.
Si udì improvvisamente una musica provenire dalla grotta: qualcuno cantava, una voce maschile.
Cosa sta accadendo nella tua mente? Ti gira la testa, è tutto troppo reale!” . **
“Parlano di me?!” pensò lui; “Chi c’è lì dentro!?” gridò, rivolto all’antro al quale si stava avvicinando.
Qualcosa ti fa credere di essere innamorato, sì, ma sai che non può essere vero. L’amore, sì… e qualcosa ti fa credere di essere innamorato...” continuava la canzone.
Cell entrò nella caverna e notò uno strano marchingegno, lì a terra, dal quale proveniva quella musica.
L’androide prese in mano il piccolo strumento, e con un colpo secco chiuse la mano e lo disintegrò.
“Io non provo amore!” disse “Io sono l’essere perfetto e il mio compito è quello di dominare, distruggere tutto e tutti!”.
Ma dentro di sé sentiva che forse il suo scopo non era davvero quello: eppure il Dottor Gelo gliel’aveva sempre detto.
Gli aveva promesso che non avrebbe provato alcuna emozione come la pietà, o la passione… o l’amore.
“Tutto questo è assurdo”pensò “Come può una semplice umana provocare tutto ciò in me? Io non devo provare pietà… ma quando vedo lei, c’è qualcosa di così forte che mi spinge a tenerla per me. La voglio mia. Dannazione!”.
Imprecando dentro di sé, aveva iniziato a scalciare alcuni sassolini per terra e intanto era tornato fuori dalla grotta, vicino a Brianne.
“Guardala Cell… cosa provi guardandola?” si fece largo una vocina insidiosa dentro di sè.
“Trasporto, passione… pietà, affetto…” si diceva lui.
“In una parola: AMORE.” fece sempre la vocina.
“No! Non sono stato programmato per questo! Non sono io che devo amare… nè essere amato! Io incuto timore persino nei Saiyan! Tutti mi temono, anche questa ragazza! Potrei schiacciarla, anzi, dovrei farlo subito! Devo liberarmene!” si disse, distogliendo lo sguardo da lei.
Ma era più forte di lui, non riusciva a resistere.
Dovette rigirarsi a guardarla, perché nell’osservarla lui trovava la pace dei sensi.
Si inginocchiò accanto a lei, e le spostò una ciocca di capelli dal viso.
“Cos’è questa sensazione?" fece in un sussurro, guardando insistentemente la ragazza "Io sono una macchina distruttrice e invece mi ritrovo qui, a guardarla perché ho bisogno di lei… maledetto dottor Gelo, mi ha mentito! Dentro di me, a quanto pare, c’è l’amore… ed ecco come si è manifestato!”.
Si ritrovò a fissare le labbra della giovane: rosse, carnose, invitanti.
“Com’è che lo chiamano i terrestri? Bacio…” pensò, prima di incollare le sue labbra a quelle della ragazza.
Rimase qualche secondo così, in attesa che accadesse qualcosa: ma non accadde nulla, se non il fatto che in quel momento si rese conto di ciò che aveva fatto e si sentì euforico.
Poco dopo sopraggiunse la vergogna, e sperò che la ragazza non se ne fosse accorta: ma lei continuava a dormire tranquillamente.
“Bene… dormi pure Brianne” le disse lui, sempre sottovoce “Domattina dovrai spiegarmi un po’ di cose su voi umani… e spiegarmi cos’è questa cosa chiamata amore… dannazione, non ci voleva! Ma spero che passi… e credo che tu, mia cara, sarai la mia cura”.
Si alzò e prese il volo, dirigendosi su un’altura poco distante.
Il suo unico scopo, sin dalla sua esistenza come embrione, era stato quello di assorbire i Cyborg diciassette e diciotto e diventare così l’essere perfetto: dopodiché avrebbe dovuto distruggere tutti coloro che si sarebbero frapposti tra lui e il suo cammino.
E, infine, avrebbe dovuto disfarsi della terra.
E allora cosa c’entrava in quel piano perfetto quella ragazza? Il Dottor Gelo l’aveva prevista?
Lui ormai quel che doveva fare l'aveva fatto... aveva assorbito i due Cyborg e a breve avrebbe posto fine alla vita dei terrestri e dei Saiyan che cercavano di contrastarlo... dunque, perchè era arrivata quella ragazza a disturbare i programmi del Dottor Gelo?
E rimase così, a fissare il cielo, cercando di capire cosa in quella ragazza l’avesse poi colpito in quella maniera.
"L'amore, sì... qualcosa ti fa pensare di essere innamorato" sospirò, rivolto più a sè stesso che al cielo che fissava.

** La canzone da cui sono tratte le frasi in corsivo è "Too much tv" dei Planet Funk.
   
 
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