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Autore: Blue Eich    19/10/2012    6 recensioni
Siamo alla fine del Grand Festival di Johto. Drew chiede a Vera di accompagnarlo in un viaggio a Sinnoh: perciò i due eterni antagonisti si troveranno fianco a fianco in una regione a loro sconosciuta.
Riusciranno a cavarsela? Capiranno finalmente i sentimenti che provano l'uno per l'altra? In che modo si evolverà il loro complicato rapporto? E, – ultima domanda ma non meno importante – stavolta, chi diventerà Super Coordinatore, realizzando il suo grande sogno?
Inoltre verranno a galla rivelazioni sul nostro protagonista tanto misterioso, gelosie, indecisioni e verso la fine mille intrecci di shipping. Come se non bastasse aggiungiamo persone che ovunque vanno li scambiano per fidanzati, imprevisti di ogni tipo, vecchi amici ritrovati, starter viziati, rivali ficcanaso e scenette imbarazzanti…
[La storia è stata corretta e modificata dall'inizio: invito chiunque l'avesse letta in passato a ridarci un'occhiata, potreste rimanere sorpresi.]
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drew, Un po' tutti, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Desire to be together ♥

~ Capitolo 6: Uno spavento ogni tanto ci vuole! ~

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«Uffa, lo sapevo che non avrei dovuto darti retta!»
«Sono io che non avrei dovuto dar retta a te, altrimenti saremmo ancora sul sentiero giusto!»
Niente da fare: per quanto Drew ricontrollasse il Pokétch non cambiava nulla, non c’era segnale e la mappa non funzionava.
Visto che non possedevano una bicicletta – Vera ancora malediva Ash Ketchum in situazioni simili – non avevano potuto prendere la scorciatoia della Pista Ciclabile ed erano stati costretti a passare per il Bosco Evopoli, dove si erano persi da ore. Ogni tanto trovavano dei cartelli, ma invece di indicazioni qualcuno aveva pensato di scriverci degli stupidi e scontati consigli per Allenatori principianti. Il cielo si stava già scurendo e i Murkrow gracchiavano sopra le loro teste.
«Guarda, c’è qualcosa là in fondo!» esclamò Vera.
In lontananza, sfocato dalla nebbia, s’intravedeva un edificio. Senza bisogno di cenni o parole, si avvicinarono. Tutti i vetri delle finestre erano spaccati, sulle tegole del tetto cresceva l’edera e il portone era semiaperto, come per invitarli a entrare.
«Dev’essere una villa abbandonata» constatò Drew. «Potremmo rifugiarci qui per la notte.»
«Neanche morta!» s’indignò Vera. Non vedeva un riparo, bensì una potenziale casa dell’orrore pericolante, da cui sarebbe stato meglio allontanarsi. Nei film succedeva sempre qualche disavventura ai ragazzi che decidevano di esplorare posti del genere.
«Saremo senz’altro più al sicuro lì dentro che fuori nella tenda» commentò il Coordinatore, piccato. Poi si accorse che la sua compagna lo stava fissando con una faccia scandalizzata. «Oh, ti prego, non dirmi che credi ai fantasmi e sciocchezze simili.»
«Certo che no!» rispose lei, abbozzando un sorriso per convincerlo. «Però, sai, penso che la tenda in fondo non sarebbe…»
«Gneeeeee!» Venne interrotta da un fascio di luce proveniente dal suo marsupio: Skitty uscì senza essere chiamato e cominciò a correre.
«Skitty, fermati! Dove stai andando?!»
Troppo tardi: era già sparito dentro l’abitazione.
Drew non riuscì a nascondere la sua aria soddisfatta. «Beh, ora non ci resta che entrare.»
Vera udì la chioma di un albero vicino frusciare e corse accanto al rivale. Aveva un brutto, bruttissimo presentimento, ma doveva farsi coraggio.
 
«Ti prego, piccolo, vieni fuori! Non è il momento di giocare!»
Vera stringeva i pugni e nonostante la paura avanzava. Sospirò. Separarsi da Drew per ottimizzare la ricerca non era stata una buona idea, ma ormai il danno era fatto. Sentiva un continuo senso di oppressione, come se qualcuno la stesse fissando in segreto. Prima di salire la scalinata osservò le due statue di Spearow che la affiancavano e le si gelò il sangue nelle vene: non sapeva perché, ma era come se quei finti occhietti trasmettessero cattiveria. Le ragnatele primeggiavano dappertutto, mentre per terra c’erano cocci di vetro e pezzi d’intonaco. Il tappeto in cima alla rampa ai suoi tempi di sicuro doveva essere stato di un bel rosso vivido, anziché smorto e macchiato dall’umidità.
D’un tratto un miagolio ruppe quel silenzio macabro, risuonando per via dell’eco: «Gna, gna, gna, gna! Gnaaa!»
«Skitty!» disse Vera, sollevata. Eccolo lì nell’angolo, il fuggitivo, che si stava destreggiando in un numero da giocoliere facendosi saltellare una pallina nera a ripetizione sulla coda.
«E quella dove l’hai presa? Sarà tutta sporca.» Quando Vera cercò di prenderla, Skitty fece una smorfia e strinse di più la presa coi denti. Decise di lasciar perdere per il momento. Lo prese in braccio e innalzando il suo corpicino gli rivolse un’occhiata severa. «Non farlo mai più, siamo intesi?»
Il micio abbassò le orecchie e fece un’altra smorfia, stavolta più dispiaciuta. Forse si era pentito della sua marachella.
Proprio allora Vera avvertì una mano gelida che le si posava sulla spalla. Cacciò un urlo e si accucciò a terra, tremante, abbracciando il suo Pokémon per proteggerlo. «Vi prego, non fateci del male! Adesso ce ne andiamo!»
Una risata, fragorosa e familiare: Drew.
Gli rivolse un’occhiataccia furibonda, mentre si rialzava e ripuliva i pantaloncini dalla polvere. «Ehi, non è stato affatto divertente!»
«Perdonami, ma la tentazione era irresistibile. Sei proprio una fifona!»
Uno stridente scricchiolio li fece girare, interrompendo il discorso: il portone d’ingresso si chiuse di colpo, da solo.
«Cosa?!»
«Uhm, questo potrebbe essere un problema…» considerò Drew, prima di voltarsi. «Andiamo, magari c’è un’altra uscita da qualche parte.»
Ignorò lo sguardo supplichevole della compagna, che gli si attaccò al braccio come un Octillery.
 
Finirono in quella che aveva tutta l’aria di essere una Sala Banchetti. La occupava interamente una tavolata con sopra una tovaglia lisa, ormai non più bianca, con candelabri ricoperti di ragnatele. Era ancora apparecchiato con tutte le posate, come se il tempo si fosse fermato e gli invitati dovessero ancora arrivare.
«Avevano organizzato una cena in grande, a quanto pare…» commentò Drew, storcendo il naso per la troppa polvere nell’aria.
Vera si sentiva ancora inquieta e ogni rumore la metteva in allarme. Si ripeteva nella mente di stare calma, che andava tutto bene e sarebbero usciti presto. Ma tutti i suoi sforzi per auto-convincersi vennero meno quando si sentì picchiettare di nuovo la spalla. Ma stavolta Drew le era davanti. Si girò di scatto, a occhi sgranati.
Vide un signore in abito scuro, di statura imponente, a pochi centimetri dalla sua faccia. Lo fissò pietrificata dallo shock finché non si sciolse in una nuvola di fumo e mutò in una gigantesca figura spettrale, che spalancò la bocca luminescente e sguainò gli artigli per agguantarla. Solo allora Vera serrò forte gli occhi e riuscì a emettere un grido di purissimo terrore, il più acuto che le sue corde vocali le concessero.
Drew che ovviamente non aveva visto alcunché si tappò le orecchie, indispettito, voltandosi indietro. «Ma si può sapere che ti prende?!»
In una frazione di secondo Vera lo soffocò in un abbraccio, affondando il viso nel suo petto. «F-F-Fantasmaaa!» cercò di dire, con la tachicardia che le faceva rimbombare i battiti del cuore nelle orecchie come colpi di cannone.
Drew accolse goffamente quel contatto improvviso, ma non la scacciò. Non l’aveva mai vista così nel panico. «Ne sei sicura? Non te lo sarai immaginato?»
Vera annuì ripetutamente, senza dar cenno di volersi staccare.
Lo sentì sospirare con rassegnazione. «Okay, ho capito: troviamo un modo per andarcene. Questo posto è troppo sporco per i miei gusti.»
Sciose l’abbraccio, cupa come non mai. «Sono troppo giovane per diventare cibo per fantasmi» borbottò, a pugni stretti. «Skitty, vieni qui.»
Il micio, che stava mordicchiando il suo nuovo giocattolo indisturbato, la raggiunse docile. Lasciarono la Sala Banchetti e si posizionarono in cima alla scalinata, che dava dinnanzi al portone d’ingresso.
«Che intendi fare?»
Alla domanda ingenua di Drew, Vera tese un braccio e puntò l'indice in avanti. «Attacco Assistente!»
Al suo comando, dalla bocca di Skitty uscì un potentissimo Solaraggio preso in prestito da Munchlax che sfondò la porta come se fosse di carta, aprendo un varco verso l’esterno.
«Sempre molto delicata, tu…» commentò Drew, a bassa voce.
Con il petto gonfio d’orgoglio e un’andatura sicura di sé, Vera s’incamminò fuori, vedendo con piacere che le ante erano state rotte e piegate di lato: proprio un ottimo lavoro. Finalmente era tutto finito. Una volta fuori, però, fece l’errore di gettare un’ultima occhiata alla villa. Alla finestra del pian terreno vide l’anziano dagli occhi di ghiaccio che agitava le dita, mimando col labiale: “Arrivederci, a presto.
Il suo cuore fece un tuffo ed ebbe un mancamento dallo shock.
Drew la sorresse giusto un attimo prima che scivolasse a terra. «Ehi, Vera…?» Provò a scuoterla un po’, senza ottenere nessuna reazione. Sospirò pesantemente. «Su, Skitty, andiamo» intimò al gattino, che lo seguì trotterellando, mentre si caricava la sua padroncina in braccio.

 

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Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Come avrete intuito, la villa menzionata sarebbe l’Antico Château. Purtroppo nell’anime non l’hanno reso spaventoso come nel videogioco, ma è semplicemente una villa moderna abitata da un Rotom birbante. Niente fantasmi o misteri. Perciò, senza stravolgere il canon, ho pensato di non dare nomi. Mi sono ispirita più al mini-episodio di Pokémon Generazioni con Demetra e Chansey, dura solo 5 minuti quindi ve ne consiglio la visione.
La descrizioni non sono complicate, ma spero sia venuto ugualmente bene. Alla prossima!
-Alex-
 
   
 
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