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Autore: Shari Deschain    20/10/2012    5 recensioni
[Matt/Rebekah - Future!Fic; Spoiler 4x01]
L'espressione di Matt è qualcosa di impagabile, pensa Rebekah, portandosi il drink che le ha appena servito alle labbra. Sa che non dovrebbe esserne così divertita, ma proprio non riesce a non sorridere di fronte alla sua bocca spalancata.
«Puoi... puoi ripetere ancora?», balbetta Matt, per la seconda volta.
«Sono qui per il posto di cameriera», ripete Rebekah, compiacente.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt, Donovan, Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Warnings: Future!Fic; Fluff; H/C; Spoiler 4x01;
Word Count: 1152 (fdp)
Disclaimer: Magari fossero roba mia. Li tratterei meglio dei loro veri possessori e_e
N/A: Scritta per la Staffetta in Piscina @ piscinadiprompt, prompt “Matt/Rebekah, "Imparo in fretta"” e per 500themes_ita, prompt #219. Desiderare, chiedere, credere, ricevere.
─ Also, l'idea viene da un prompt che la Lizzie_Siddal mi ha dato tipo eoni fa “Matt/Rebekah - "Sono qui per il posto come cameriera”, quindi è tutta per lei ♥
─ La timeline è in un futuro imprecisato in cui Klaus se n'è andato mollando la sorella a Mystic Falls (praticamente post 4x01, ma tanto sappiamo che tornerà indietro prima o poi), e mi spiace che Stefan ci si sia infilato così ad cazzum, ma io ho problemi seri con questo ragazzo, quindi compatitemi e perdonatami *si sotterra*





Kindness






L'espressione di Matt è qualcosa di impagabile, pensa Rebekah, portandosi il drink che le ha appena servito alle labbra. Sa che non dovrebbe esserne così divertita, ma proprio non riesce a non sorridere di fronte alla sua bocca spalancata.
«Puoi... puoi ripetere ancora?», balbetta Matt, per la seconda volta.
«Sono qui per il posto di cameriera», ripete Rebekah, compiacente.
«Ah», replica il ragazzo. Di nuovo.
Rebekah prende un altro sorso del suo Bloody Mary, più per soffocare una risata che per vero gusto, dato che il drink ─ come ha scoperto già al primo sorso ─ nonostante il nome e il colore, di sangue non ne contiene neanche una goccia.
«Non è... non è facile, sai, fare la cameriera», risponde Matt, ancora evidentemente scosso all'idea. «C'è un sacco di lavoro da fare e cose da ricordare e... e... piatti. C'è da lavare un sacco di piatti», aggiunge, nel palese tentativo di dissuaderla.
«Imparo in fretta», ribatte Rebekah con un'alzata di spalle. «E non ho proprio nulla contro i piatti».
Matt appare sempre più disperato, ma alla fine riesce a raffazzonare un sorriso isterico che Rebekah ricambia prontamente.

«Fa' qualcosa», sibila Matt, sbattendogli davanti il secondo scotch della serata.
Stefan si limita a guardarlo con un sopracciglio alzato. Damon direbbe che ha un talento innato nel trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, e Stefan sarebbe costretto a dargli ragione nove volte su dieci.
«E cosa vorresti che facessi?», domanda, recuperando il bicchiere maltrattato.
«Non lo so. Qualsiasi cosa. Falla ragionare!», esclama Matt, esasperato.
Il sopracciglio del vampiro, se possibile, si inarca ancora di più.
«Far ragionare Rebekah? Sarebbe più facile portare la pace nel mondo», si limita a commentare, facendo sospirare l'amico.
Dall'altra parte del locale, Rebekah fa roteare la ciliegia sul fondo del suo cocktail e li ignora completamente. Matt le lancia un'occhiata nervosa, poi si siede di fronte al vampiro e lo costringe a guardarlo negli occhi.
«Le ho risposto di aspettare il proprietario per un colloquio, ma sappiamo entrambi che in un modo o nell'altro otterrà il lavoro», spiega di nuovo il ragazzo, passandosi una mano tra i corti capelli biondi.
«Sì, direi che è abbastanza certo», concorda Stefan.
«Non può lavorare qui!», ribatte Matt, sempre sottovoce. «Riesci ad immaginare cosa potrebbe succedere ai clienti?»
Stefan finisce il suo scotch e torna a fissare Rebekah, che siede ancora sul suo sgabello, con le lunghe gambe nude accavallate, mordicchiando la ciliegia.
Sì, che riesce ad immaginarlo. Un commento di troppo, una pacca maliziosa da parte di un cliente ubriaco, e la tappezzeria del Mystic Grill passerebbe dal giallo sporco ad un vivido rosso sangue.
«Vedrò che posso fare», sospira infine il vampiro, alzandosi in piedi.

«Buonasera», la saluta, sedendosi di fianco a lei.
«Sparisci», replica Rebekah.
Stefan sorride educatamente.
«Pensavo avresti lasciato la città», le dice in tutta onestà.
«Sono stanca di scappare. E Mystic Falls mi piace»
«Davvero?»
«No», ammette Rebekah. «Ma non ho nessun altro posto dove andare».
«C'è sempre Chicago».
L'occhiata di lei lo incenerisce sul posto. Stefan alza le mani, come a chiamare una tregua.
«Quindi vuoi rimanere qui, da sola? Come hai intenzione di, non so, tirare avanti?», le domanda.
Rebekah fa spallucce, giocando con il suo bicchiere ormai vuoto.
«Una casa ce l'ho. Un po' demolita, ma almeno il mio armadio è ancora intatto. Andrò a scuola e, be', mi troverò un lavoro. L'ho già trovato, in realtà», gli spiega, con un'aria sufficientemente altezzosa che però non riesce a nascondere il suo nervosismo di fronte a tutte le incognite di una vita finalmente libera.
Nervosismo che sembra accentuarsi ancora di più quando Matt torna dietro al bancone e passa loro davanti senza guardarli.
«Capisco», mormora semplicemente Stefan.
Rebekah si riavvia i capelli dietro l'orecchio e si volta a guardarlo, decisa e minacciosa.
«Non vi darò problemi, se voi non ne darete a me. Non sono qui per... scatenare una guerra o altro. Voglio solo...»
«Una vita normale», continua Stefan.
«Esatto».
I due vampiri rimangono in silenzio parecchi minuti, la prima valutando l'idea di prendersi un altro cocktail, il secondo cercando di non ridere alle espressioni preoccupate che Matt gli lancia ogni volta che passa loro davanti.
«Non credo che lavorare qui sia una buona idea», riprende Stefan dopo un po'. «La paga è misera, i clienti non sono proprio dei più gradevoli. E, onestamente, non ti ci vedo come cameriera»
«Onestamente, non è che tu mi conosca poi così bene», gli fa il verso lei.
Stefan ci pensa un po' su e poi aggiunge, quasi casualmente: «Sai, una delle regole principali di questi posti è quella di non poter intraprendere alcun tipo di relazione con i propri colleghi»
Lei si volta a lanciargli un'occhiata scettica.
«Davvero?»
«Mhmh»
Entrambi i loro sguardi si spostano su Matt, ora impegnato a spillare un paio di birre per due clienti già piuttosto sbronzi.
«Be', io non sono una persona che segue le regole», conclude Rebekah.
«Tu no. Matt sì, però»
Quelle parole rimangono sospese nell'aria come una vaga minaccia. Consapevole di aver segnato un punto, Stefan sorride tra sé e si allontana.

«Sei stato gentile con me», mormora Rebekah, quando Matt le posa davanti un altro Bloody-Mary-non-proprio-Bloody.
«Come hai detto?», domanda Matt, nonostante sia abbastanza sicuro di aver capito perfettamente le sue parole.
Anche Rebekah ne è sicura, infatti non si prende il disturbo di ripetere.
«Non sono molte le persone che sono state gentili con me e che poi non mi abbiano piantato un pugnale nella schiena o nel cuore, metaforicamente o meno», continua allora. «E non sempre mi sono meritata la gentilezza altrui, lo ammetto. Ecco perché volevo... pensavo che lavorando qui e facendo una vita normale...», aggrotta la fronte, cercando parole che però non riesce a trovare. Allora agita una mano, come per scacciare via quell'ultima frase che ora le sembra sciocca ed inappropriata.
Lo sguardo di Matt ora è molto più tranquillo, quasi amichevole, e quando il ragazzo le posa una mano sul braccio Rebekah arrossisce, sempre più confusa.
«La gentilezza è una delle poche cose che non bisogna meritarsi, Rebekah. Chi ti dice o ti fa capire il contrario è solo un idiota», risponde infine Matt, e sta sorridendo, ma non di compassione, di questo lei è sicura.
E tanto basta, in fondo.

«Ho deciso che non farò la cameriera», annuncia Rebekah, mezz'ora più tardi, sedendoglisi di fronte.
Stefan alza il bicchiere a mo' di brindisi.
«Allora almeno una buona stella brilla su Mystic Falls, dopotutto», esclama.
Rebekah gli lancia contro lo stuzzicadenti su cui poco prima era infilata la ciliegia del suo cocktail imbroglione.
«Ora che l'hai detto probabilmente ci cascherà in testa un meteorite», ribatte, rimettendosi in piedi e preparandosi per andarsene.
Stefan sorride appena.
«Rebekah?», la richiama poi, mentre lei si allontana.
«Sì?»
Damon mi ucciderà per questo, pensa Stefan. Ma da qualche parte, sul fondo della sua coscienza, sa di sentirsi in debito nei confronti di Rebekah. Non capisce perché la cosa dovrebbe provocargli problemi, ma non può neanche ignorare la realtà dei fatti.
«Se ti servisse qualcosa... be', sai dove trovarmi», continua, un po' goffamente.
«Piuttosto mi rinchiudo nella mia bara e mi seppellisco sul fondale dell'oceano», ribatte lei, cercando di essere il più caustica possibile.
Il suo sorriso, però, rovina decisamente l'effetto.




   
 
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