Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
Segui la storia  |       
Autore: Rota    20/10/2012    1 recensioni
Questo è dunque un sogno?
I contorni colorati dell'allegria svaniscono quando si scontrano con qualcosa che è estraneo alla mia personalità, sommergono i miei piedi in rossi stagni e rallentano il mio cammino fino a farmi scontrare contro un muro nato dal nulla. Non è qualcosa che si fa ad occhi aperti, con la stessa mente leggera ma il pensiero fermo, costante, pieno l'animo di speranza e fantasia, illuso dalla meraviglia di una vita solo ai suoi inizi – eppure ha lo stesso identico nome. “Sogno”.
Si dice che per esso si venderebbe l'anima al diavolo o qualche altra sciocchezza ma io non ci ho mai creduto davvero. Non ho sogni tanto importanti per cui valga la pena un simile sacrificio e queste mie convinzioni mi inseguono come un mantra ovunque io tenti di scappare. Non credevo fosse così vile non avere una reale prospettiva alla quale votarsi.
“Sogno”. Come quello che ha privato Mami della sua testa.
[Prima classificata al contest "Contrattate il vostro tema ~ Contest su Madoka Magica" indetto da Setsuka sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Madoka Kaname | Coppie: Homura/Madoka, Kyoko/Sayaka
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

*I – Sogno*

 

 

Questo è dunque un sogno?

I contorni colorati dell'allegria svaniscono quando si scontrano con qualcosa che è estraneo alla mia personalità, sommergono i miei piedi in rossi stagni e rallentano il mio cammino fino a farmi scontrare contro un muro nato dal nulla. Non è qualcosa che si fa ad occhi aperti, con la stessa mente leggera ma il pensiero fermo, costante, pieno l'animo di speranza e fantasia, illuso dalla meraviglia di una vita solo ai suoi inizi – eppure ha lo stesso identico nome. “Sogno”.

Si dice che per esso si venderebbe l'anima al diavolo o qualche altra sciocchezza ma io non ci ho mai creduto davvero. Non ho sogni tanto importanti per cui valga la pena un simile sacrificio e queste mie convinzioni mi inseguono come un mantra ovunque io tenti di scappare. Non credevo fosse così vile non avere una reale prospettiva alla quale votarsi.

Sogno”. Come quello che ha privato Mami della sua testa.

 

 

Svegliarmi nel cuore della notte ormai dovrebbe essere per me un'abitudine, lo faccio fin troppo spesso negli ultimi tempi.

Anche questa volta, è un dolore lancinante al petto a farmi alzare sul materasso di soprassalto, quasi non riuscissi più a respirare e qualcosa mi trascinasse giù, al medesimo tempo, inglobandomi al terreno molle. Ho smesso da qualche tempo persino di cercare di dare un senso ai miei incubi, perché da quando è morta Mami sotto i miei occhi niente conserva più logica. L'unica cosa che davvero non è confusa rimane la schiacciante consapevolezza di essere impotente e piccola, inutile.

Mi porto una mano alla bocca perché sento di nuovo il vomito accumularsi in gola, mi accorgo solo in questo momento di avere il viso bagnato. Ho pianto e neanche me ne sono resa conto, che stupida. Mi alzo dal mio letto e zoppico verso il bagno, percorrendo quel corridoio di nudo cemento che separa la mia camera dai pochi sanitari di casa. Faccio scorrere per qualche secondo l'acqua, in modo che la terra all'interno dei tubi scorra via e lasci il getto fresco e pulito – bisogna sempre fare così, è una delle primissime cose che ti insegnano quando sei piccolo, se vuoi abitare nelle città umane ancora a lungo. Vedo finalmente l'acqua schiarirsi e farsi trasparente, chiudo le mani a coppa davanti a me e mi chino per sciacquarmi il viso. Non bevo, non bevo niente che non sia disinfettato accuratamente, ma almeno quello mi aiuta a calmarmi un poco e a lavarmi il viso dalle lacrime e dallo sporco.

Faccio in tempo solo ad alzare un poco il viso, in modo tale che l'unico specchio della casa mi restituisca l'immagine di una ragazza dalla pelle smorta e spenta che non sono più io, che il vomito arriva e mi fa piegare in avanti mentre fitte dolorose scuotono tutto il mio busto.

Assomiglio così tanto ad una Strega che mi faccio paura.

 

Sayaka, accanto a me, non pare nemmeno più dubbiosa.

-Non voglio più diventare una Puella Magi. Non voglio!-

Scorgo a malapena il suo sguardo ma quello che vi leggo dentro è abbastanza chiaro ed evidente: lei comprende la mia paura.

Lei era lì con me, d'altronde. Il pallore del suo viso spento chiarisce che ha provato in questi giorni le mie medesime angosce. Se prima eravamo amiche, confidenti, persone intime, il dolore ci ha reso sicuramente ancora più unite e legate – e questa è davvero uno scherzo del destino di cattivo gusto.

C'è luce attorno a noi, i lampioni artificiali della nostra scuola rimangono accesi fino a pomeriggio inoltrato, cercando di nascondere con un bagliore giallo quasi accecante quello che in realtà circonda ogni cosa. Le pareti rocciose della cava dove la città umana per eccellenza, Tokyo, è stata scavata, rimandano ai più sensibili un senso di prigionia insostenibile e il governo è davvero esasperato dalla quantità sempre più ingente di suicidi; certe persone ancora non lo accettato, non riescono proprio a farlo e preferiscono quindi farla finita nella maniera più veloce possibile. Ripensare a questo mi fa stare male perché mi ricorda quell'illusione momentanea con cui la mia mente s'è nutrita non che per qualche giorno o poco più: poter aiutare le persone a ricordare cosa fosse la felicità, fermare il processo autodistruttivo che annichiliva gli individui, fermare l'opera omicida delle Streghe.

Mi rendo conto di aver fatto un sogno più grande di me.

Singhiozzo ancora col viso nascosto tra le braccia e le ginocchia, lascio che nuove lacrime bagnino il mio viso fino a cadere in basso e a bagnare la mia gonna scura.

-Ho paura...-

Mi vergogno, mi vergogno terribilmente a dire quelle cose orribili e tanto egoiste, perché so che ogni sillaba che esce dalla mia bocca è soltanto uno schiaffo in faccia alla povera anima di Mami. Una promessa infranta è quanto di più abominevole ci possa essere, lo so perfettamente. So anche, però, che avendo il terrore dello scontro risulterei comunque inadempiente: questo non è ciò che desidero perché sarebbe comunque sleale nei confronti della promessa che ho fatto.

QB si illumina e si avvicina a noi, lo sguardo freddo che mi rivolge mi ricorda che sto parlando con una macchina e non con un essere vivente – la cosa mi conforta, specie quando sento il tono di sufficienza che rivolge a me e alla mia amica.

-Capisco. Allora non c'è più niente da fare.-

Non credo sia addolorato, non lo è stato neppure nel constatare che Mami è morta. Non trasmette alcuna emozione e quindi la riga che ha appena sopra il mento, quella che io al nostro primo incontro avevo interpretato come una sorta di pallido sorriso, diventa una smorfia grottesca e bestiale. O forse sono solo io, forse sono solo io.

 

Anche sotto queste luci artificiali, i riflessi scuri e quasi viola che animano tutta la chioma nera rendono i capelli di Homura qualcosa da cui non riesco a distogliere lo sguardo.

Lei se ne accorge subito e mi guarda seria tanto che io sento il calore che mi infiamma le guance e sono costretta ad abbassare gli occhi a terra, come se avessi commesso chissà quale crimine. In realtà sento che nel tono delle sue parole non c'è alcun astio.

-Sono felice.-

La guardo di nuovo e vedo che sta sorridendo, in un'espressione che le curva appena appena le labbra e le arriccia in alto. É così strano che quasi mi incanto di nuovo – evito di farlo, perché sarebbe davvero scortese, ma allora mi avvicino a lei.

-Perché sei felice, Homura?-

Non capisco anche se so, come d'istinto, che questa ragazza non è una persona tanto vile da sentirsi gratificata dalla morte di una collega. Anche lei è una Puella Magi e, come ci disse una volta Mami, è possibile che sentisse della rivalità nei suoi confronti tanto da arrivare alla disputa per il possesso di una Strega. Sono cose terribili queste, a ben pensarci, insinuano che una Puella Magi possa smaniare per un qualche motivo per la morte di una Strega, e per quanto il fine possa essere lodevole, i mezzi con i quali arrivarci deteriorano la coscienza fino alla perdita progressiva dell'umanità dell'animo.

Ma mi basta guardarla per bene in viso per accorgermi che, almeno nel suo caso, così non è.

-Hai seguito il mio consiglio: non sei diventata una Puella Magi.-

Mi ricordo del primo incontro che ebbi con Homura. Il primissimo, che a conti fatti non conta, è stato alla nostra scuola, la poco classica conoscenza tra nuova studentessa appena trasferita e la responsabile di classe per l'infermeria. Il vero incontro è stato quando l'ho trovata ad uno dei confini, lì dove le Streghe si raggruppano e alle volte entrano persino in città per fare danni, mentre cercava di uccidere QB. Se confronto quel momento con adesso, l'espressione terribile che allora aveva con tutto ciò che posso osservare ora, sembra quasi di vedere due persone realmente diverse.

C'è una pace nel suo sguardo di cui non riesco molto a capacitarmi – ma d'altronde Homura è stata strana fin dal principio, per cui la reputo una stranezza tutta sua.

Lei conserva sempre parole dure per le Puella Magi, severe eppure mai scorrette. Quando parliamo, mentre lasciamo scorrere sotto i nostri piedi le piastrelle sporche di un ponte, posso intuire in lei un dolore che sembra ancora più intenso del mio. Per qualche istante mi chiedo quanto debba aver sofferto per diventare così cinica e intimidatoria.

Mi avvicino alla sponda del ponte e guardo in basso, verso uno dei fiumi artificiali della città. Qui l'acqua è vera ma immagino che vederla alla luce del sole, quella reale, sia davvero un'altra cosa. Non ho mai visto un pesce guizzare allegro e ho sempre immaginato che anche loro dovessero essere parecchio tristi.

-Io... non dimenticherò mai Mami.-

Lo dico non con l'animo morto di chi sa che non può fare altro, ma con la reale intenzione di prestare fede ad un nuovo giuramento. Nel mio cuore quella magnifica ragazza sarà sempre viva e il suo esempio assieme a lei. Niente, neppure il suo sacrificio, sarà vanificato.

Accanto a me Homura sembra diventare di nuovo distante, lo sguardo basso che si perde nel vuoto non comunica altro che solitudine.

-Bastano le tue parole a rendere Mami Tomoe una ragazza fortunata. La invidio.-

E no, questo non mi va bene per niente.

-Non dimenticherò neanche te!-

Quasi lo urlo e sono praticamente sicura che la sorpresa che si dipinge sul suo volto derivi dalla scortesia che le ho usato. Me ne accorgo e mi accingo a scusarmi ma lei fa una cosa ancora più strana.

Io sono davvero sicura che quando lei si volta e si incammina velocemente altrove, stia piangendo silenziosa.

 

Non ho idea di come fosse vivere all'aria aperta, con un cielo vero a cui rivolgere lo sguardo e l'aria fresca delle diverse stagioni che accarezzava pelle e capelli. Sono sempre vissuta quaggiù, assieme a quello che resta dell'umanità; faccio fatica a trovare strane le luci colorate degli edifici, quasi che la vivacità dovesse ricercarsi a ogni costo, oppure la presenza di cemento ovunque, il pochissimo verde e gli animali dal carattere tranquillo. Ho visto com'è il mondo fuori dalle cave, seguendo Mami durante una delle sue ultime cacce, e faccio ancora più fatica a trovare in quel cumulo di macerie e detriti – in quello che tutti quanti definiamo “Ghetto degli Intoccabili” - tracce di quel splendido mondo che descrivono tutti i libri di storia che studio a scuola. Non ho mai visto un albero vero o un fiore che fosse più grande di un'unghia, la Luna nelle sue varie fasi e una farfalla bianca che svolazza.

So cosa sono le Streghe: l'unione tra quello che rimane della Terra emersa e ciò che sta sotto. So cosa vogliono le Streghe: cibo, cadaveri di uomini e donne con i quali sfamarsi. Mami mi ha fatto notare quanto sia stato poco furbo, per i pochi uomini ancora vivi, costruire le fosse comuni ai margini dei confini delle cave, perché ha permesso così alle Streghe di avere un luogo di ritrovo e trovare allo stesso tempo una via rapida e veloce per altra carne fresca.

Non desiderano altro che la nostra distruzione.

So persino riconoscere il segno che lascia una Strega, quando attua una sorta di caccia che è così simile a quella delle Puella Magi. Noi lo chiamiamo “bacio della Strega” ma solo perché è un modo carino per definire la cosa, altrimenti sarebbe davvero troppo brutto. Quella specie di marchio altera il sistema nervoso delle persone e le rende più soggette alla manipolazione psicologica – inclini al suicidio e all'omicidio come ad altri stupidi ed estremi gesti.

Queste conoscenze mi aiutano quando incontro per strada Hitomi. Lo riconosco subito quando lo vedo sul suo collo e subito ne sono spaventata. L'avvicino e le prendo il braccio, chiedendole di nuovo se stia bene. Le mi sorride e intreccia le dita alle mie.

-Vieni con me, Kaname.-

La seguo, certo che la seguo: non posso perderla d'occhio ora che so che ha bisogno di me.

Attorno a noi si affollano pian piano altre persone con un uguale bacio sul collo, l'aria spenta e a tratti maniacale sul volto. Mi spingono verso la periferia della città, in un isolato e decadente edificio chiuso. Siamo in parecchi e non c'è neppure una finestra aperta.

Devo chiamare aiuto ma non so come fare. Hitomi è qui e ha bisogno di me, eppure non c'è nulla che possa fare per lei se non starle vicino. Comincio ad avere paura, a sudare freddo, vedo le persone che trafficano con acqua e liquidi vari, il terrore mi prende tutto di colpo quando mi rendo conto di cosa stia succedendo. Sparisce ogni cosa dalla mia mente e corro, prendo quel maledetto secchio e lo butto via – rompo persino una finestra, non credevo di essere capace di tanto: è evidente che la disperazione o qualunque altro sentimento io stia provando in questo momento ha reso insensata ogni mia azione tanto da valicare quei confini da me fin troppo conosciuti.

Ma è ora che sorge il vero problema, quando mi giro di nuovo verso Hitomi e gli altri e vedo nelle loro espressioni quello che ho già visto altrove. La follia, la follia che decompone l'uomo fino a farlo diventare Strega.

Cerco di scappare, questa volta per me; rifugiarsi d'istinto in un piccolo sgabuzzino è un'altra di quelle idee poco brillanti che mi vengono, perché ad attendermi ci sono i gregari e persino l'abominevole creatura che mi stanno aspettando.

Sono qui, davanti a me, e io non mi muovo. C'è la paura e c'è la rassegnazione a fermarmi le gambe e renderle pesanti, la consapevolezza che nell'animo diventa certezza che questa non sia altro che una punizione. Forse è solo il modo più vile di affrontare la cosa, perché sapere di non avere capacità riempie di fatale tragicità ogni intento – non lo so, non lo so davvero, penso soltanto che morire qui allevierebbe ogni altro mio dolore e mi toglierebbe dalla mente ogni brutto pensiero.

Ma è come sperare troppo o troppo poco, neanche questo riesco a definirlo con precisione. Perché con un rombo e un forte verso, quasi animalesco, Sayaka si piazza davanti a me mentre brandisce una spada e sconfigge, uno a uno, tutti i nemici. Alla fine, mi guarda e mi sorride, splendida come solo una Puella Magi potrebbe fare.

-Per essere la prima volta me la sono cavata bene, non ti pare?-

 

Swallow all your doubt
Make your lust cry out
I will help you swallow your hesitation
You'll trust me
Cause you yearn with greed
Though your heart may bleed
Will we fade away from this world
with no hope to hold onto?

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica / Vai alla pagina dell'autore: Rota