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Autore: A Midsummer Night_s Dream    21/10/2012    3 recensioni
La farfalla inizia la sua vita da semplice bruco, strisciando nei suoi primi passi, ma è in seguito, attraverso un cambiamento, un processo di trasformazione, che impara a volare portando sulle sue ali i colori dell’arcobaleno.
Essa ci insegna che ogni metamorfosi, sia pur la peggiore, possiede un suo ordine, un suo perché.
L’accettazione di un cambiamento a cui ciascuno di noi, nostro malgrado, è sottoposto durante la sua vita.
Ma essa è anche simbolo di quella libertà alla quale ogni uomo aspira da sempre, fin dall’inizio della sua creazione.
Persefone. Luce, dolcezza, vita.
Una libertà tanto bramata dal retrogusto amaro.
Ade. Tenebre, violenza, morte.
Un ossessione che spezza ogni catena della ragione.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio in anticipo tutti coloro che mi doneranno un pò del loro tempo leggendo questa storia.
Spero vi piacerà e di sapere cosa ne pensate, se vi va!
Detto ciò, non voglio rubarvi altro tempo, vi lascio al capitolo. Buona lettura!
P.s.: Sotto troverete le immagini dei volti dei personaggi che avevo in mente mentre scrivevo questa storia e il link delle mie sorie in corso.

Un bacio, A Midsummer Night_Dream!



 






A touch from the hell




   In un mondo che ha perso ogni magia,

in luoghi dove antichi culti sono andati ormai perduti

e in cui l’umanità ha perso ogni speranza di sognare,

un gelido alito di vento s’innalza nell’aria,

vezzeggiando il corpo di quella terra una volta madre di leggendarie storie.


La carezza di colui che un’anima in tormento nasconde lambisce ogni suo dove,

la ricerca affannata di un qualcosa che possa portare un po’ di torpore nel suo freddo cuore.

Occhi di giaccio che scrutano ogni luogo, ogni direzione, ogni orizzonte pur di trovarla.

E poi eccola, quella fiammella di speranza che temeva ormai perduta riscaldare il suo petto.

Una speranza dai capelli rossi come il fuoco più vivo e ardente.

Occhi blu come il più lucente zaffiro d’Oriente.

Pelle immacolata e nivea come la maestosa luna che risplende nella fredda notte.

Così vicina, ma tanto lontana al contempo.

Secoli passati nell’ombra ad osservare ogni sua mossa, ogni suo più piccolo gesto.

Un ossessione che lacera il suo animo da troppo tempo.

Un tormento da cui non riesce a trovare via di fuga domina ogni sua ragione, l’istinto prende ogni controllo.

Un tocco.

Un piccolo tocco e il candore di quella speranza verrà macchiato in modo perenne, sua per l’eternità e oltre.

Una morte che cattura la vita, perché il suo è un tocco proveniente dall’inferno.

 

* * *





Incurante della fredda neve al di sotto del mio corpo, osservai immobile l’immensa distesa scura della notte sovrastarmi.
Una luna piena che splendente si ergeva in tutta la sua gloria, contrastando con la sua candida luce l’oscurità delle tenebre.
Fiera, maestosa, semplicemente magnifica.

Un sorriso sereno incurvò le mie labbra, mentre godevo di una lieve brezza che, come il più fedele e innamorato degli amanti, lambiva la mia pelle con un tocco devoto e quasi impalpabile.

Ma all’improvviso, immersa in quella natura silenziosa che brulicava di vita, un lieve fruscio attirò la mia attenzione, e inclinando di poco il mio capo verso destra osservai uno degli spettacoli più affascinanti che la natura potesse offrirmi.

Lì, nel buio di una notte invernale senza stelle, stava per svolgersi quello che di più bello esisteva al mondo: il ciclo della vita.
Ciò da cui tutto aveva inizio e, al termine di quell’elaborato processo chiamato vita, una fine.
Così, completamente ammaliata da quello spettacolo, lasciai fuori dalla mia mente ogni pensiero, godendomi la magia di quel momento.

Una crisalide dalle piccole dimensioni, più o meno come un dito della mia mano, si schiudeva, aprendosi al freddo della notte da cui, fino al quel momento, aveva protetto l’essere al suo interno.

Una macchia colorata che d’un tratto si sparse in un ambiente dominato totalmente dalla candida neve, fatta eccezione per qualche chiazza di verde e le cortecce degli alberi a me circostanti.

Un lieve spinta spezzò totalmente la crisalide, prima che una meravigliosa farfalla uscisse da quell’involucro e aprisse gli occhi al mondo nella sua nuova forma.

Una papilio maackii.

Senza fiato, osservai la bellissima creatura spalancare con leggiadra le sue ali, sfoderando una tela dai colori meravigliosi: turchese, verde, dorato e arancio.
Semplicemente perfetta.

Un mio breve battito di ciglia, un respiro trattenuto tra le labbra, prima che la farfalla si innalzasse nel cielo nel suo primo volo, verso una nuova vita.
Con un sospiro estasiato ritornai a guardare il cielo sopra di me, lasciando che la mia mente venisse nuovamente invasa dal fiume in piena dei miei pensieri.

Avrei tanto voluto essere una farfalla.
Leggiadra, libera, avvolta da quel velo di mistero che sembrava renderla quasi magica.

Fin dalle antiche civiltà, si era sempre pensato che le farfalle fossero gli spiriti dei defunti che tornavano sulla terra per salutare i propri cari.

Un concetto davvero affascinante e sentimentale, sì.

Ma secondo la mia logica, la farfalla rappresentava un concetto ben più complicato ed esteso: il mutamento incessante, la metamorfosi.
Uno dei tanti misteri della natura e da cui l’uomo dovrebbe prendere esempio.

La farfalla iniziava la sua vita da semplice bruco, strisciando nei suoi primi passi, ma è in seguito, attraverso un cambiamento, un processo di trasformazione, che imparava a volare portando sulle sue ali i colori dell’arcobaleno.
E’ così, dunque, che essa ci insegnava che ogni metamorfosi, sia pur la peggiore, possedeva un suo ordine, un suo perché.
L’accettazione di un cambiamento a cui ciascuno di noi, nostro malgrado, era sottoposto durante la sua vita.

Ma essa era anche simbolo di quella libertà alla quale ogni uomo aspirava da sempre, fin dall’inizio della sua creazione.
Una libertà che poteva essere conquistata solo a patto di sapersi sciogliere dai lacci delle convinzioni fasulle, dei conformismi e dei dogmi di qualunque natura,imposti dalla società e dalla cultura di ogni tempo.

Una libertà che io, dopo secoli vissuti sulla terra, non ero mai riuscita a provare.
Ma d’altronde che libertà avrei mai potuto ottenere, se per il nuovo mondo non esistevo?

Persefone.
Figlia di Zeus, signore dell’Olimpo, e Demetra, Madre Terra.

Per i comuni mortali, ero soltanto il frutto immaginario di un tempo lontano dove la terra era abitata da valorosi eroi e potenti divinità.

Attribuita ad un tempo oramai distante e di cui non rimaneva che una storiella da raccontare ai più piccoli, un semplice mito mai esistito.

Sciocchi e ignoranti essere mortali, incapaci di comprendere il mistero di quei luoghi ormai perduti, la potenza di quelle divinità adesso dimenticate.

Umani che erano mutati nel tempo, alla continua ricerca di una evoluzione che lasciava dietro di sé la saggezza degli antichi, per affidarsi all’indiscussa ragione degli odierni.

Avevano la capacità di amare, affidarsi l’uno alle cure dell’altro, migliorare il mondo grazie alle doti d’ognuno, eppure continuavano a scatenare sulla terra la violenza di guerre che non mostravano alcun valore, soltanto l’orgoglio e la continua smania di potere di un essere avido, un mostro sempre più assetato e mai sazio.

Cosa avrei mai dato io per essere al loro posto? Godere del calore e della protezione di due braccia forti e calde intorno al mio corpo? Provare, anche per un misero attimo, l’estasi di un solo e sentito bacio? Liberarmi da quel tentacolo di solitudine che avvolgeva il mio cuore da tempo per trovare al suo posto lo sguardo passionale e pieno d’amore di un uomo?

Portai una mano a coprire i miei occhi, a quegli ultimi pensieri, cercando di reprimere quelle lacrime che con forza cercavano di traboccare da essi.

“Darei tutto pur di essere amata…” parole pronunciate in un sussurro le mie, di cui in quel momento non riuscii a valutare il giusto peso della loro portata.

E tutto avvenne all’improvviso, senza che io potessi accorgermi di nulla.

Sentii l’aria intorno a me cambiare, un forte vento innalzarsi dal nulla, mentre alzavo il busto per proteggermi da quella raffica violenta e da ciocche dei miei capelli rossi che, come animati di vita propria, sferzavano l’aria oscurandomi ogni visuale.

Avvertii qualcosa di gelido accarezzare la mia gamba destra, scoperta, visto il lieve strato di stoffa che indossavo e che lasciava le mie cosce completamente nude, in una carezza languida.

A quel contatto inaspettato sobbalzai, mentre sentivo il cuore esplodermi nel petto a causa di una paura tanto forte quanto razionale.
Non ero più sola.
Mi alzai di scatto, rabbrividendo a causa della temperatura che sembrava essersi fatta di ghiaccio con l’arrivo di quel qualcuno a me ancora sconosciuto.

“Chi sei?” La mia voce in un sussurro tremulo, quasi inesistente.

Di nuovo, sentii qualcosa di freddo accarezzarmi la guancia e questa volta un urlo di terrore uscì dalle mie labbra.

“Chi sei? Cosa vuoi da me?!” Parole urlate al nulla, le mie. Domande che non ebbero nessuna risposta, mentre sentivo l’angoscia avvolgere sempre più le mie membra, immobilizzandomi.

Tremavo. E non a causa dell'improvviso gelo.

“Finalmente mia.” Una voce maschile, sensuale e roca, dal nulla si levò nell'aria, sussurrando quelle poche parole al mio orecchio; accompagnate dal gelido tocco di una carezza che sfiorò il mio ventre per poi proseguire il suo percorso su, lungo il mio seno.

Questa volta, l’istinto governò ogni mia azione.

Sentii le mie gambe muoversi ancor prima che io potessi rendermene conto. In un attimo mi ritrovai nella fitta vegetazione della foresta correndo come mai avevo fatto in vita mia.
Correvo e tremavo, mentre sentivo le lacrime scendere lungo le mie guance e i singhiozzi squarciarmi il petto.

Terrore.

A chi apparteneva quella voce? E cosa voleva da me?

Un terrore viscerale iniziò ad avvolgere ogni parte del mio corpo, mentre le mie gambe si muovevano sempre più leste.

Con la vista velata dalle lacrime che riempivano i miei occhi, non notai la radice di un albero in cui si intrappolò il mio piede destro. Troppo tardi per riparare al mio errore,  portai le mani dinanzi al volto cercando di ripararmi da quella caduta che a breve sarebbe avvenuta.

Mai disattenzione mi fu più fatale.

 Nessun contatto avvenne con il freddo suolo, così come avevo invece creduto, ma sentii due braccia fredde e possenti avvolgere la mia vita e stringermi ad un corpo gelido.

Mi ha presa... no!

A quel contatto, come impazzita, iniziai ad urlare e scalciare, invocando un aiuto che mai sarebbe arrivato.

“Ti prego lasciami! Cosa vuoi da me? Perché mi insegui?”

“Apri gli occhi.” Non una richiesta, ma un ordine.

“No…” piagnucolai stringendo ancor più forte le palpebre, e scuotendo la testa. Non volevo vedere il volto del mio inseguitore.

Sentii la mano dell’uomo avvolgere il mio mento in una presa ferrea, e a causa della quale gemetti dolorante. “Guardami ho detto, adesso.”
Cercai di liberarmi da quel tocco rude, ma inutilmente. Era troppo forte. Così, con un singhiozzo e un rantolo di rassegnazione, decisi di eseguire accondiscendente quell’ordine, mentre lacrime incessanti continuavano a bagnare il mio volto.

Il respiro mi si bloccò in gola, il cuore martellò così forte che sentii un acuto dolore al petto, mentre osservavo gli occhi celesti, freddi come il ghiaccio, del mio aguzzino.
Lo sguardo di una cacciatore. Ed io sono la sua preda. “Ade…”

Un sorriso obliquo piegò le labbra carnose della divinità, mentre un brivido correva lungo la mia pelle sotto il suo sguardo fattosi d’un tratto ardente.

Immobile, osservai il volto di quel dio tanto temuto, splendido, forse più degli altri déi.

Quell’aura di violenza e oscurità che sembrava arieggiargli intorno lo rendeva pericoloso, sì, ma era anche capace di conferire al suo aspetto un fascino disarmante: una bellezza pura quanto mortale.

Ciocche lisce di capelli corvini scendevano scomposte sul suo volto, coprendo parte della sua fronte perfetta e incorniciando il volto di un uomo -un dio- bellissimo oltre ogni modo.

Ciglia che nere come la notte incorniciavano due iridi dalla bellezza sconfortante. Due pozzi che mi intrappolarono con la loro profondità, rendendomi nuda sotto il loro sguardo concupiscente .

“Sì, credo sia proprio quello il mio nome, bellissima Persefone.” Mi strinse a sé, facendo cozzare il mio corpo contro il suo.

Forte. Freddo. Virile.
Ade, signore degli inferi.

Arrossii sotto l’audacia di quella vicinanza, nessun uomo mi aveva mai stretta a sé in quel modo. Mai mi aveva guardata con quegli occhi pieni di passione e tacite promesse proibite.
Tremai, ma questa volta non per il freddo.

“Come fai a conoscere il mio nome?”

“Io so tutto di te, mia cara. Ogni cosa, ogni tuo più piccolo e intimo segreto. Ti ho osservato per così tanto tempo, secoli passati nell’ombra. Non immagini che tortura averti così vicina e non poterti toccare.”

Boccheggiai sotto il peso di quella rivelazione, la mia mente svuotata da ogni pensiero razionale.

Mi ha spiata, ed io non mi sono mai accorta di nulla!

 Il silenzio intorno a noi spezzato soltanto dal mio respiro affannato. “Come… io non mi sono mai accorta di nulla.”

“Hai sempre rappresentato un frutto proibito, per me. Così desiderata, ma intoccabile. Quante volte ti ho osservato bramando un tuo tocco? Desiderando che le tue labbra pure sfiorassero le mie, anche per un solo attimo?”

Il suo sguardo divenne di fuoco, mentre dai miei occhi correva alle mie labbra. La sua presa intorno a me divenne più salda, immobile vidi il suo volto avvicinarsi sempre più al mio.

E le sue intenzione furono presto chiare.

“Ti prego, no! Non farlo…” La mia fu una supplica che fu stroncata sul nascere dalle sue labbra.

Scesero sulle mie come un falco sulla sua preda: selvagge, violente, esigenti.
Nessuna dolcezza nel tocco sapiente della sua lingua. Solo brama e possesso alimentarono il vigore di quel mio primo bacio.

E per me non ci fu più scampo, nonostante cercassi disperatamente di sottrarmi alla sua stretta.

Quel dio dalla forza inarrestabile mi strappò via con violenza da quella terra che mi aveva ospitato fin dalla mia nascita, senza il minimo sforzo.

Il mondo intorno a me si capovolse, fitte e oscure tenebre avvolsero ogni cosa.
L’immensa distesa blu del cielo scomparve, non vidi più quella foresta che da tempo immemore mi aveva ospitata, brulicante di vita, colori e di cui avevo imparato a conoscere anche il più remoto angolo.

Tutto. Avevo perso tutto.

Avevo ottenuto ciò che da sempre avevo bramato, ma a quale prezzo?

 Con un gemito di sconfitta e lacrime di dolore mi lasciai andare tra le braccia di quel dio che avrebbe rappresentato la mia unica libertà in un regno di desolazione e morte.

Una libertà che nascondeva il retrogusto amaro della prigionia.















Note dell'autrice:
Papilio maackii: http://www.nature-pictures.org/it/collection/107/3840/
Persefone: http://imageshack.us/a/img826/1185/immagini4evereu20ragazz.jpg
Ade: http://imageshack.us/a/img687/3079/bluethechanelgaspardullr.jpg


Storie in corso:
Gli intrecci del destino Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Capitoli: 3/? | In corso
Note: storia sulla mitologia greca, coppia: Apollo/Dafne.

Fallen in love -Il lato oscuro dell'amore Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Capitoli: 1/? | In corso
Note: storia su angeli e demoni.

Romeo e Giulietta -Un amore che rivive attraverso i secoli Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Capitoli: 1/? | In corso
Note: storia sul fandom twilight, coppia Edward/Bella.

L'arte della seduzione Genere: Erotico, Sentimentale, Storico | Capitoli: 2/? | In corso
Note: periodo Tudor/Inghilterra, coppia: Enrico VIII/ Anna Bolena.



 

   
 
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