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Autore: NekoLune    21/10/2012    1 recensioni
Finale alternativo a quello del film, leggera HolmesxWatson ♥ , forse continuerò e scriverò una storia xD
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto devo ringraziare chi sta seguendo la mia storia e scusarmi se ho aspettato tanto ad aggiornare: d'estate non ho un collegamento internet e tornata nella civiltà ho avuto a che fare con un mostro spietato: la scuola! :'D  Comunque spero che anche questo capitolo vi piaccia. Ora vi lascio alla lettura~
Un abbraccio, Lune.



Sherlock Holmes: Fear of the Dark.


The Day After: Watson.


Watson si svegliò dolorante, e in automatico i suoi pensieri tornarono alla sera precedente. La lacrima di Sherlock, le lenzuola sporche di sangue: il suo. Si alzò mestamente cingendosi la vita inerme con la stoffa macchiata di rosso. « Aah . . . » mormorò tra i denti. Le ferite erano ancora aperte e molto dolorose.
Si avviò verso la toilette per risvegliarsi: si affacciò sulla tinozza dell'acqua vedendo il suo volto stremato. Mai, pensò , di essersi destato dal letto con una faccia così stanca, torturata e stressata: si gettò velocemente l'acqua sul viso più volte per asciugarsi repentinamente con l'asciugamano in modo che nessuna gocciolina si potesse prendere la libertà di cadere a terra.
Si specchiò di nuovo e dietro di se vide di nuovo il volto di Sherlock triste, costernato. Chiuse lentamente gli occh per poi riaprirli con ancora più calma: l'azzurro vivo delle sue iridi divenuto grigio sottolineava la sua stanchezza, nessuno si trovava con lui nella toilette.
« Non serve a nulla continuare a guardare la mia faccia. » Chiamò Miss Hudson con voce rauca.
La donna, allarmata, corse velocemente verso il piano superiore, impossibilitata dalla gonna.
" Toc-Toc "
« Miss Hudson, la prego di non proferire parola con mia moglie né con nessun altro di quello che sta per vedere - iniziò il Dottore - mi serve il suo aiuto. » La donna si allarmó ancora di piú: gli assicuró che sarebbe stata piú silenziosa di una tomba. Aprì la porta lentamente: i cardini cigolarono spaventosamente. La donna guardò Watson: si trovava in piedi poco distante da lei, la faccia scavata dalla stanchezza colpì la cameriera.
« Dottore... Cosa? »
L'uomo aveva intanto preparato sul tavolo una garza e il disinfettante.
« Mi aiuti. » Si voltò lentamente. Miss Hudson si portò instintivamente una mano davanti alla bocca. Sgambettò velocemente verso il Dottore, le mani le tremavano. Le garze erano piccole come le mani di Martha, era questo il suo nome di battesimo: il Dottore le curava da diverso tempo le sue frequenti emicrania gratuitamente, forse per colpa del suo senso del dovere visto che spesso era Holmes a procurargliele.
Watson si era seduto sul letto per diminuire la differenza d'altezza che separavano i due. La Cameriera seguiva l'andamento della scrittura lentamente, tamponando delicatamente. Sicuramente si stava chiedendo "chi?", "perchè?", e ancora, "come?" ma si tenne tutti i suoi interrogativi per sè.
Il Dottore si lamentava silenziosamente. Finito di disinfettare Martha gli fasciò l'intero torace con una benda.
« Grazie per non aver fatto domande. » Aggiunse John prima che la Cameriera lasciò la camera. Martha si fermò sulla porta, sì voltò e lo guardò in volto.
« Questo segreto è al sicuro con me, ma lei pensi un po' più a se stesso e un po' meno a Holmes: lei, Dottore, è la Valle mentre Holmes è il Fiume. Si è insiedato dentro di lei e scorre, scava e quando entrambi raggiungete il limite la Valle rifiuta il Fiume che stralipa. E succede... Questo.» Indicò il Dottore e si chiuse dietro la porta.
« Ma la Valle senza il Fiume non può vivere. » Disse Watson alla porta chiusa.
John camminò mesto fino all'armadio e scelse i vestiti per quella giornata: camicia bianca, cravatta nera, completo grigio a doppiopetto, scarpe laccate di nero, bastone di legno afgano con il manico lavorato a mano ragalatogli da Mycroft Holmes, giacca militare blu scuro in caso di pioggia.
Scese la scale, uscì dall'appartamento.
Salutò con un leggero inchino, che gli causò parecchio dolore, i fratelli Enfield che, come tutte le mattine, passeggiavano lungo Baker Street parlando e sparlando di tutto il quartiere.
Una carrozza nera si fermò davanti a John che si affrettò a salire dolorante. « Scotland Yard » Disse secco.
Di sicuro Lestrade gli avrebbe schiarito le idee visto che Sherlock non si era fatto vedere per tutta la mattinata. I pensieri di Watson tornarono alle serata precedente, non si ricordava un granchè di quello che aveva fatto nel pomeriggio, solo dei flash confusi e poco significativi. Colpi di frusta, nitriti e il ritmo cadenzale del cavallo: silenzio.
John scese dalla carrozza, pioveva, « Grazie » disse cortesemente al cocchiere ponendogli delle monete e sgattaiolando subito dentro all'enorme edificio.
« Mr Watson! » esplose una voce maschile famigliare al Dottore.
« Grey! - esclamò avvicinandosi all'uomo - Sua figlia ha finalmente partorito? »
« Sì Doc! Una bella bambina, l'abbiamo chiamata Eyrine. - Fece una pausa. - Mi spiace per il brutto avvenimento degli ultimi tempi. »
"Oh dannazione è vivo!" sbottò mentalmente John « Ahn. » Si limitò a sospirare.
« Finalmente! - esclamò - Lestrade! »
« Mr Grey, la prego di tornare domani! Siamo molto... indaffarati. - Guardò Watson - Lo Squartatore ha colpito nuovamente: la ragazza era molto conosciuta nel suo ambito... » Enfatizzò sull'ultima parola.
Le prostitute londinesi. Donne che per andare avanti non potevano fare altro che offrire il loro stesso corpo. John si corrucciò al pensiero. Chi? Chi avrebbe potuto fare questo a delle povere donne? Di sicuro lo stesso che aveva inciso la schiena del dottore.
« Oh. Va bene capo. - imitò goffamente un saluto militare - Tornerò domani. Lestrade, Dottore! »
Fissò Mr Grey: l'anziano dottore ormai in pensione camminava zoppicando verso l'uscita. "Chissà perchè zoppica..."
« Pronto? Dottor Watson?! - Lestrade distrasse John - Ci serve il vostro parere Dottore! »
« Eh? »
« Non gliel'ha detto Holmes? »
« Ah. No... A quanto pare parla solo con lei. »
« Oh, Watson. Holmes voleva dirvelo. Ma aveva paura di metterla in pericolo: anche se non so cosa poteva accadere di così disastroso. » Ammise il poliziotto.
« Ah. Cosa devo fare per voi? » Sospirò Watson cercando di cambiare discorso.
« I corpi. Deve analizzare i corpi. » Sentenziò.
Il Dottore annuì e si incamminarono. "Quindi neanche Lestrade sapeva tutto?" Pensò John. A quanto pare no.
Sherlock. Chissà in quel momento dov'era? Con chi? Cosa stava facendo? Un sorriso apparve sul volto di John: "Sicuramente lui saprà dove mi trovo, con chi e cosa sto facendo." Questo lo consolava.
Lestrade si fermò davanti a una porta.
« Io preferirei non entrare. » Ammise l'Ispettore.
« Va bene. » John aprì la porta e entrò nell'obitorio. Non era la prima volta che entrava in quella stanza gelida eppure ne rimase colpito: sei corpi nascosti da lenzuoli ormai logori, sei corpi di ragazze.
"Okay, iniziamo."
Scoprì il primo cadavere. Dal lenzuolo ne emerse una donna bionda con il visto sfigurato dal dolore. John rimase esterrefatto. Gli tornò alla mente gli anni di guerra ma respinse subito i ricordi. Iniziò ad esaminare il corpo. "Taglio netto alla giugulare: causa del decesso." Iniziò ad annotare mentalmente. "Un altro taglio, più lungo, sulla gamba destra: asportazione femore." Fece un passo indietro. Watson rimase a rimurginare. Poi passò agli altri corpi: tutte le donne erano state uccise con un taglio netto della giugulare e a tutte mancava qualcosa; il femore, un occhio, la lingua, una costola, un dito anulare. "Ma cosa vuol dire?" Pensò Watson: era cosa fare un puzzle a cui mancavano i pezzi più importanti.
Il Dottore ricoprì i corpi inermi delle ragazze, si lavò le mani nella bacinella d'acqua presente nell'obitorio per poi uscire dalla stanza dove Lestrade lo stava attendendo.
« Allora?! » Chiese curioso l'Ispettore.
« Ferite precise e pulite. - Sentenziò. - È un uomo, un uomo che ha studiato. »
Lestrade lo guardava con incredulità.
« Holmes lo aveva ipotizzato. » Sussurrò Lestrade.
« Io lo confermo. » Disse con fierezza Watson.
  
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