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Autore: Lost Girl    21/10/2012    4 recensioni
La storia di una ragazza che si è cacciata in un brutto, bruttissimo guaio. Ma un angelo era nei paraggi. Si da il caso che abbia fatto colpo. Ma non puo' rimanere con lui. Tredici anni di differenza, sono troppi.
Ma se promettete di non dirlo ai tabloid, vi racconterò la loro storia...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Way You Make Me Feel

Stavo cercando spunto per il mio nuovo video, The Way You Make Me Feel. Sapevo di cosa volevo parlare, però mi serviva prendere spunto dalla realtà. Da un po' di giorni frequentavo uno strano gruppo, erano dei ragazzi che fumavano, bevevano... i soliti teppisti. Si riunivano in dei vicoli bui di sera, davanti ai bar, in attesa che passasse una qualche bella ragazza per "giocarci". Io, fortunatamente, a queste scene non avevo mai assistito. Infatti tutta la gang mi accusava di portare sfortuna con le ragazze, che sembrava passassero continuamente prima del mio arrivo. 
Forse fu quella sera la mia maledizione. Non avrei dovuto permettere al mio cuore di fare così.
Passò una ragazza. Aveva i capelli lievemente boccolosi, biondo scuro, lunghi fino alle scapole e indossava felpa e jeans, al contrario di tutte quelle che stavano nei paraggi con vestitini super corti. Si guardava intorno visibilmente terrorizzata e mormorava il nome di una ragazza "Sarah..." Diceva, con la voce vibrante. Era bella, e le ragazze belle erano in pericolo in quella strada. Non avevo mai visto una cosa orribile come lo sguardo che si scambiarono i due boss della banda. Si misero gli occhiali da sole, nonostante fosse notte fonda, e si calcarono in testa i cappucci. Camminavano ondeggiando verso la ragazza, che abbassò la testa e accellerò il passo verso il bar. Ma nella gang eravamo dodici. E i tre fortunati eletti le stavano bloccando la strada. Aveva il viso dolce, da bambina. Si capiva che doveva essere sui diciassette anni solo per le forme che cercava di coprire con la felpa e la tuta larghe. Ovviamente era uno sforzo vano.
La ragazza era stata bloccata e avvicinata al muro. Era finita la mia farsa, non potevo permettere che la... infastidissero, ecco. Finsi un atteggiamento minaccioso, mentre gli altri mi dicevano che non ero io che dovevo divertirmi e che dovevo aspettare il turno. Li ignorai e camminai verso la ragazza che cercava di urlare, ma dalla sua gola uscivano versetti striduli. Agitava le gambe, credo nella speranza di colpire uno dei cinque. Stavano iniziando, come una lenta tortura. Il boss prima la baciò sul collo. Accellerai il passo. Poi la baciò sulla guancia. Il mio cuore accellerò. Sulla fronte. Levai le mani dalle tasche. E le sue labbra andarono a forzarsi su quelle della ragazza, che cercava di scuotere la testa. Ma non sarebbe riuscita a liberarsi dalla mano che gliela teneva immobile. Lanciai un cazzotto al boss. Credo che abbia stretto i denti perché dalla lingua della ragazza iniziò a uscire sangue. Cercai di prendere dall'agitazione la forza, perché non avevo mai fatto a pugni. Rimasero tutti scioccati da quella mia mossa improvvisa, compresa la ragazza. Si ripresero dopo un secondo, ma feci in tempo a mettere fuori gioco quei tre che la bloccavano e a prenderla in braccio. Iniziai a correre verso l'altra parte. La parte dove si entra e dove la ragazza era entrata. Aveva la faccia spaventata persino da me, ma sembrava scrutarmi. Non me ne preoccupai e mi feci minimo 100 metri di corsa. La limousine era lontanissima e non potevo correre ancora. Quindi feci un ultimo sforzo e saltai dentro un bar. A quell'ora, era vuoto. Il barista fece cadere un bicchiere. "Mi.. Mi... Michael..." Provò a dire. Io lo bloccai con un gesto della mano. 
"Si, sono io. Senti, resterei volentieri" sorrisi "Però mi devi fare un favore" Lui mi guardò come se avesse visto un fantasma. Risi. 
"Tutto quello che vuoi... ma prima potresti farmi un autografo? Sai.. mia figlia è una tua fan" Sorrido e gli firmo un pezzo di carta a nome della figlia.
"Dovresti prestarmi un telefono o... qualcosa per chiamare" Dissi, lanciando delle occhiate alla porta. Passò la gang e sbirciò dentro. Abbassai la faccia e feci cenno alla ragazza di imitarmi. Andarono oltre.
Il barista mi passò il telefono del bar, chiamai David, il mio bodyguard. "David, senti, è successo un casino, poi ti spiego. Sono al bar, a metà della strada dove mi hai lasciato prima... no, non mi sono fatto nulla, tranquillo... si, va tutto bene. Vieni qui con la limousine" Sussurrai.
Riagganciai e ringraziai il barista. Mi sedetti ad un tavolo con la ragazza, era visibilmente sconvolta e non sembrava intenzionata a parlare. Si guardava le mani e respirava forte, per tranquillizzarsi. Si passò un dito sulla lingua e sanguinava ancora. Si guardò intorno, non sapeva se chiedere a me o al barista. 
"Ehm... scusi..." Disse. La sua voce non era affatto acuta o dolce. Aveva una voce abbastanza bassa, ma era tenerissima. Ripeto, il suo viso era quello di una bambina.
Sorrisi. Il barista le fece cenno con la testa. "Dimmi pure."
"Potrei... ehm... potrebbe darmi un bicchiere di plastica?" Chiese timidamente. L'uomo rimase un po' spiazzato ma glielo diede. "Il bagno...?" "Di Là".
Era dolcissima. Strinse le maniche della felpa tra le dita e si chiuse la porta del wc alle spalle, lasciandomi un po' scosso. Era tenera, sì... ma come mai non aveva avuto una reazione isterica? Ero a qualche chilometro da Neverland e mi sembrava strano che non mi conoscesse. Conclusi dicendomi che non era vero che ero la più grande star del mondo se nemmeno chi viveva qui a Los Angeles mi conosceva. 
Mi avvicinai al barista. "Puo' darmi due cioccolate calde, per favore?" Chiesi sorridendo, allungandogli i soldi. Lui sorrise. "Regalo della casa".
La ragazza uscì dal bagno e si mise davanti alla cioccolata calda. La guardò per un po', però non la bevve.
"Ehi, come mai non bevi?" Chiesi. Lei sorrise timidamente. "Non.. non mi va." Mormorò. Non le piaceva, ok. Avevo capito. Non era il momento delle domande. 
Un ombra oscurò la porta d'entrata. Un uomo alto e robusto, ma con una faccia bonaria. "David!" Lo salutai. Non ero mai stato così felice di vederlo come quella notte. 
"Lui è la mia guardia del corpo" Lo presentai alla sconosciuta. Lei lo guardò storto per un po'. Ma poi sorrise. Un sorriso sincero, ma evidentemente nervoso. In effetti, era grande e grosso come i due boss di prima. Credo che l'abbia visto immobile e abbia pensato che non fosse un pericolo.
Dopo un po' la ragazza parlò. "Io... io sono Eris" Mormorò, guardandomi un momento negli occhi. *Eris..* pensai. Sembrava più un soprannome che altro, ma aveva un suono così dolce...
"Piacere io sono" "Michael Jackson", completò lei. Però la sua voce si era indurita. Si mise le mani nelle tasche della felpa. "Lo so" Continuò.
Poi mi sorrise. Era particolare, da conoscere. Ero curioso di sapere perché chiamava questa Sarah e perché mi aveva risposto in malo modo. Ma non portavo rancore. Dopo quello che doveva aver provato aveva tutto il diritto di essere nervosa.
"Cos'è successo te lo dico dopo, David. Andiamo" Lo esortai. Mi voltai verso il barista e lo salutai con un cenno della mano.
Uscimmo dal bar e ci infilammo nella limousine. Credo che avrei dovuto comprarmi un auto un po' meno appariscente per girare.
La ragazza guardava tutto con gli occhi pieni di curiosità e mi sembrò veramente che fosse ancora una bambina. Quando fu soddisfatta della sua osservazione si accasciò sul sedile. Guardò un punto fisso davanti a sé e credo stesse pensando a tutto quello che le era accaduto. Si ripassò l'indice sulla lingua e fui contento di sapere che non sanguinava effettivamente più. Si rilassò e chiuse gli occhi. Non sembrava un bel sogno da come corrugava la fronte. Sperai che finisse presto il suo incubo. Guardai fuori dal finestrino e pensai che la canzone The Way You Make Me Feel si sarebbe basato su una gang che amava dare fastidio alle ragazze, ma io mi ribello. Allora un uomo mi dice di essere me stesso. In quel momento passa una ragazza che mi fa innamorare e la corteggio un po', ma lei si innamorerà di me solo alla fine, dopo la danza. Si, era una bella idea. Ma rimasi un po' a pensare. Perché "una ragazza che mi fa innamorare"? Mi ero innamorato? Pensavo di si. Pensai che fosse seriamente stupido innamorarsi di una ragazza dopo averci scambiato due parole al massimo. Pensai che lei doveva vivere la sua vita come amica di questa Sarah e non come amica di Michael Jackson, l'idolo delle folle.
"Just promise, baby, you'll love me forevermore" Canticchiai. Più di per sempre. Come Buzz Light-year. "Verso l'infinito e oltre". Ma con Eris era una cosa dall'incontro di quella sera a mai più. La mattina dopo, l'avrei rimandata a casa, e sarebbe finita così.
Sospirai per la languida bellezza della notte. Il cancello grande si parò davanti a noi. Un arco dorato "Neverland" torreggiava. Poi sulle porte "Once Upon A Time..." e si entra. Inizia la favola come si varcano quei magici cancelli.
Non appena entrammo, mi venne immediatamente in mente Peter Pan, che rapisce Wendy portandola sull'Isola Che Non C'è. Io avevo portato Eris a Neverland. Ma poi Wendy decide di crescere e tornare adulta. Scossi la testa. Credo che se venisse a bussarmi Peter col cavolo che tornerei indietro per crescere. Ma io sono Peter Pan e Dio mi ha chiesto di far ballare e cantare il mondo attraverso la sua musica. Io sono solo un canale. Lui parla attraverso di me, la mia musica, la mia danza.
Sorrisi. Eris anche. Sembrava finito il suo incubo. Parcheggiammo davanti alla residenza e David fece per svegliarla. Scossi la testa. Lui alzò gli occhi al cielo e la prese in braccio. Per lui doveva essere poco più di un peso piuma. 
Scendemmo dalla macchina e entrammo dentro casa. Si presentò il primo problema: il pigiama. Primo: non avevo pigiama femminili. Secondo: Come se lo sarebbe messo? Pensai che per una volta poteva anche dormire con i vestiti e domani avremmo lavato coperte e lenzuola. Ma lei si svegliò con un sobbalzo e sembrò allarmata da tutto quello che aveva intorno. David la fece stendere sul divano e le feci portare un bicchiere d'acqua.
"Chi... che cosa..." Diceva. Posò il bicchiere a terra e sospirò. "Si, si ricordo. Scusami" Disse. Si portò una mano sulla pancia.
"Se mi presti un cellulare chiamo a..." Ma la interruppi. "Puoi dormire qui, se vuoi. Ho tante stanze da letto vuote e una compagnia in più non puo' che farmi piacere" Dissi sorridendo.
Lei si mise seduta e mi squadrò, soppesando la situazione. Sembrava indecisa. Ma non credo che le stavo molto simpatico, anzi...
Alla fine, annuì e si alzò. "Vieni" la invitai.
Al primo piano della villa c'era una stanza proprio di fronte alla mia, con due letti singoli. La feci entrare e sembrava le piacesse. Alzò subito gli occhi e si guardò intorno curiosa: aprì i cassetti, gli armadi, guardò sotto il letto, tastò le pareti e si affacciò alla finestra. Sembrava felice. "Grazie" Disse, senza guardarmi. Poi si avvicinò: ero di poco più alto. "Posso farti una domanda?" Mormorò, inclinando un po' la testa.
Annuii. "Ti piacciono i complimenti?" Restai stupito da quella domanda. Risi. "Sì, ma se non me li fanno non ci resto male" Risposi. Lei arrossì. "Allora sei bello, davvero" Affermò, abbassando gli occhi. Rimasi spiazzato un'altra volta. Il carattere e l'anima non erano di una diciassettenne. Sembrava decisamente più piccola. 
"Grazie..." Non sapevo se ricambiar... "Anche tu".  Stupendo, ora la mia voce agiva da sola, senza consultare il cervello. Rialzò gli occhioni verdi e si allargò in un sorriso felice e sorpreso allo stesso tempo, mi abbracciò un minuto. Ricambiai l'abbraccio e chiusi gli occhi. Quale altra ragazza avrebbe fatto così?
Lei sciolse l'abbraccio e sorrise timidamente. Poi aprì l'armadio e ne tirò fuori una tuta grigia. "Posso usarla?" Chiese. Annuii e sorrisi. Lo sentivo. Era speciale, o diversa. "Buonanotte" Dissi, mentre chiudevo la porta. "'Notte" Rispose lei, guardandosi intorno curiosa, sembrava tutt'altro che stanca. Diedi la buonanotte anche a David, che stava al piano di sotto, e poi andai a dormire anch'io. Era stata una gran bella notte.

*Autricee*
Ma buonassera!!! :3 Sapete, non sono molto favorevole alle ff romantiche su MJ, ma ne ho letta una che mi ha colpito e ho dovuto scriverne una per pura necessità. Sapete, ho pensato a un bambino, per creare Eris. Ma, se siete confusi o siete convinti che lei sia una ragazza-bambina così, per caso, vi sbagliate di grosso. Già dal prossimo capitolo capirete qualcosa di più, credo ;)

Un abbraccio;
Lost Girl.


  
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