Te
lo ricordi, James?
°
Dedico questa
one-shot a due ragazze speciali, Masuko e Dana °
Lady
Tsepesh
Te
lo ricordi James? Te lo ricordi il
giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta? Non ne abbiamo
mai
parlato prima, eppure adesso, proprio adesso, mi sta tornando alla
mente.
Ricordo
che il mio cuore batteva come un
tamburo…ero solo una bambina, eppure impazziva per
tutte quelle nuove
emozioni.
Forse
tu, che sei nato in una famiglia
di maghi, eri pronto ad affrontare tutto ciò che ci
circondava quel giorno. Io
no.
Quando
mi arrivò la tanto famigerata
lettera da Hogwarts, scritta in inchiostro verde, dovetti impiegare
giorni per
convincere me ed i miei genitori che tutto ciò era vero.
Sapevo
di non essere come tutte le altre
bambine. Sapevo che non era segno di normalità il fatto che
io riuscissi a far
levitare gli oggetti o a trasformare semplici sassolini in piccoli
animali. Non
ne avevo mai, mai, parlato con anima viva. Tenevo quel segreto tutto
per me ed
aspettavo il giorno in cui qualcuno con le mie stesse
capacità venisse a
prendermi.
Non
credevo sarebbe successo veramente…
Probabilmente,
dopo l’arrivo della
lettera, per te non sarebbe stato niente recarti a Diagon Alley e fare
acquisti. Chissà quante volte ci eri andato con i tuoi
genitori…
Per
me, il giorno a Diagon Alley, fu uno
dei più belli e memorabili della mia vita. Lo sai? Non credo
lo dimenticherò
mai. Una lunga strada piena di negozi bizzarri, individui a loro volta
bizzarri
che si voltavano a guardarmi e a salutarmi.
Un
mondo diverso. Un mondo del quale io
facevo parte. Un mondo dove mi sentivo veramente a casa, non diversa.
Ma
non è stato là che ti ho incontrato.
Oh no…
È
stato in un vagone di quel treno
scarlatto, che portava ad Hogwarts, che io ho incontrato James Potter.
Ricordi?
Ricordi cosa stavi facendo?
Non
avevo ancora fatto amicizia con
nessuno. Stare seduta in una cabina con ragazzi e ragazze che non mi
consideravano e mi trattavano con indifferenza mi rendeva nervosa,
triste. Per
questo motivo, con un broncio che non mi apparteneva, stavo girovagando
senza
una meta precisa. Mi ero soffermata ad osservare il paesaggio che
scorreva
veloce davanti a me, di certo non immaginavo che di lì a
pochi attimi saresti
spuntato tu. Eppure…
Quando
credevo che sarei rimasta sola,
che non mi sarei trovata neppure un amico….eccoti.
Sentii
delle risate avvicinarsi, il
rumore di passi baldanzosi e sicuri. Quando mi voltai, per la prima
volta,
incrociai il tuo sguardo.
Eri
tu. Te ne stavi allegramente in
compagnia del tuo nuovo amico, quello che poi sarebbe diventato un
fratello per
te. Il tuo mondo. La tua famiglia. L’irrinunciabile Sirius
Black.
Avevi
l’espressione tipica del gatto che
si è appena mangiato un topo. Lo capii da come scintillavano
i tuoi occhi color
nocciola. Così caldi e così espressivi.
Lo
capii dalla faccia soddisfatta di
Sirius. Dal modo in cui ti diceva qualcosa nell’orecchio, con
fare da
cospiratore, e ti faceva ridere di nuovo.
La
prima impressione che ebbi di te fu
quella di pensarti come una persona simpatica, con la quale magari
anche
scherzare.
Quell’opinione
non durò poi molto.
Anzi,
a dire il vero, se ne andò quasi
subito.
Ahhh…..Jamie…..che
dovevo fare con te?
Quando
udii distintamente il tuo eccelso
compare complimentarsi con te per l’ottimo incantesimo di
sigillazione fatto
alla porta del bagno dei ragazzi in modo tale da rinchiudere al suo
interno un
poveretto del nostro anno, non potei fare finta di nulla.
Ok,
lo so. Sono sempre stata una
ficcanaso, una bacchettona. Non hai mai smesso di dirmelo.
Sguardo
severo, petto in fuori, cercando
di darmi un’aria più superiore della tua, marciai
a grandi passi verso di te ed
il tuo amico.
Quando
vi fui davanti però, tutta la mia
sicurezza finì per vacillare. Sirius mi guardò
con un’espressione indecifrabile
e tu…beh tu mi osservasti con curiosità.
Probabilmente ti sarai chiesto che
cosa voleva quella piccoletta con i capelli rossi ed il naso pieno di
lentiggini
da uno come te.
Sfoderando
un sorriso amichevole e forse
già un po’ malizioso per i tuoi soli undici anni,
mi chiedesti se c’era
qualcosa che potevi fare per me. Ed io, già prefetto
convinta, ti domandai se,
per caso, avessi chiuso qualcuno nei bagni, utilizzando la magia, cosa
che a
noi era severamente vietato.
Fraintendesti
la mia domanda.
Già.
Il tuo cervellino così desideroso
di ricevere lodi encomiabili ti portò a pensare che la mia
domanda celasse una nascosta
ammirazione. Ti gonfiasti come un tacchino, tronfio e pieno di te, e
con un
sorrisone accattivante mi raccontasti tutto quanto, aspettando
probabilmente un
complimento per la tua idea geniale.
Quel
complimento non arrivò mai. Al suo
posto però ci fu una bella lavata di capo dalla
sottoscritta. Mentre io ti
rimproveravo con ferocia, minacciandoti di raccontare tutto ad uno dei
prefetti
o dei guardiani del treno, Sirius ti guardava con la faccia di uno che
si stava
trattenendo dal dirti “io lo sapevo..”.
Non
so come, però riuscii a farmi
portare al luogo incriminato e a farti giurare di rimuovere
l’incantesimo per
liberare il nostro compagno. Probabilmente le mie minacce di raccontare
tutto
erano andate a buon fine. Non sai che soddisfazione. Mi è
sempre piaciuto fare
la maestrina.
Trovammo,
però, qualcun altro
intento nell'operazione di salvataggio.
Il
ragazzino rinchiuso nel bagno
piagnucolava di farlo uscire, che aveva paura dei luoghi chiusi,
mentre, un
altro studente della nostra età, vicino alla porta, cercava
di rincuorarlo,
dicendogli che, se non ci fosse riuscito da solo, sarebbe corso a
chiamare
aiuto. Una brava persona. Ecco cosa pensai di quel ragazzino dai bei
capelli
color miele, i dolci occhi nocciola e l'aspetto fragile. Ecco che cosa
pensai
di Remus Lupin.
Ti
lanciai uno sguardo carico di stizza
e rimprovero, imponendoti, con una sola occhiata, di riparare al tuo
errore.
Avevi perso già parecchi punti insieme al tuo amicone....
Tu
non battesti ciglio, anzi, sorridendo
sornione ti avvicinasti a Remus, con un gesto della mano gli facesti
capire di
farti spazio e sfoderasti la bacchetta, puntandola verso la porta.
Subito,
il mio cuore cominciò a battere
forte. La prima magia che vedevo davanti ai miei occhi!
Non
hai idea dell'emozione che provai
quando avvertii l'aria intorno a noi tremare, come in attesa di un
fulmine, di
una tempesta. La magia, quella forza così misteriosa,
scorreva lenta intorno a
noi, poi sul tuo braccio teso, infine nella tua mano. Lo sentisti anche
tu?
Riuscisti a sentire quello strano formicolio allo stomaco ed il respiro
mozzarsi nel petto?
Con
voce ferma, pronunciasti
"Alohomora" e la porta si aprì di scatto.
Incredibile!
Avrei voluto dirmi che era
solo un trucco, ma sapevo che non era affatto così. Eri tu.
E io non riuscivo a
toglierti gli occhi di dosso.
Sai
una cosa? Ripensandoci adesso, credo
di essermi presa una cotta per te alla tenera età di undici
anni. Non tanto per
il tuo aspetto, né per il tuo carattere, perchè
lo disprezzavo, quanto perchè
rappresentavi il mio sogno. Eri la magia. Sei stata la prima
manifestazione del
mondo in cui stavo per addentrarmi. Non sarei mai riuscita a
dimenticarlo.
E
poi...beh,chi poteva esserci dietro
quella porta, se non Peter Minus? In effetti non ho mai capito il
motivo per
cui lui, nonostante il tuo scherzetto, abbia deciso di esserti amico.
Insomma,
fosse capitato a me, ti avrei appiccicato al muro.
Ma
Peter era quello che era. Un tipo
semplice, forse un pò troppo disposto a sottomettersi.
C'è stato un tempo in
cui, non lo nego, ho pensato veramente che tu lo tenessi come amico
proprio per
questo. Perchè tu eri arrogante, superbo, pieno di te e lui
sempre così
orrendamente pronto ad idolatrarti per ogni cosa! Ma non era
così. Tu vedevi in
Peter un'anima fragile e la tua forza, il tuo carisma, il tuo
coraggio...non
potevano fare a meno di avvolgerlo, come per donarsi un pò
anche a lui. Tu
sapevi che, vicino al grande James Potter, Peter Minus si sentiva
forte,
carismatico e coraggioso quasi quanto te. Ti ho amato ancora
di più,
quando l'ho compreso.
Fu
così che si formarono i Malandrini,
non è vero? Approposito, che razza di nome è? Non
ho mai capito che cosa vi
avesse convinto a chiamarvi così. Avrei potuto chiedertelo,
certo, ma ho sempre
pensato ai Malandrini come ad un segreto tutto vostro. Non ho mai
voluto
interferire, tranne quando non ne combinavate una delle vostre. Ovvio!
Entrare
ad Hogwarts come dei bambini,
uscirne come veri adulti. Che cosa è accaduto in quella che
per sette anni è
stata la nostra calda, accogliente e familiare casa?
Io
ho amato quel posto con tutta me
stessa. Lì ho trovato i veri amici, le vere soddisfazioni,
il mio futuro...e
te.
All'inizio
non andavamo affatto
d'accordo. Scontato. Insomma, quante volte si è risentita la
storiella del
ragazzo ribelle e la ragazza studiosa e per bene? Eppure...non mi sento
di
banalizzare la nostra storia. Beh, forse ad occhi esterni
può essere sembrata
la solita favoletta d'amore, con una tematica, peraltro, già
sentita e
risentita. Non è stato così per me.
Perchè ogni singola palpitazione del mio
essere, ogni sfumatura, ogni emozione....sono state dannatamente
importanti. Le
ho sentite tutte, tutte quante, e mi hanno fatta crescere. Tu, anche
tu,
soprattutto tu, mi hai fatta crescere.
Ti
ho disprezzato perchè eri arrogante e
superbo. Fin dal primo anno, ti vedevo camminare per i corridoi della
scuola,
seguito dai 3 fidi compagni, atteggiandoti da divo del cinema, pronto a
farti
scattare foto (e a volte succedeva!!!!) e a tormentare i più
deboli e, soprattutto,
i Serpeverde, con i quali ingaggiasti da subito una sorta di guerra
fredda.
Il
primo anno ci prendevamo per i
capelli, rotolandoci, sotto le urla isteriche della McGranitt, per
tutte le
scale. Tu mi tiravi addosso ogni sorta di schifezza durante le ore di
Pozioni
del Proff. Lumacorno ed io, una volta padronati gli incantesimi
più semplici,
ti bruciacchiavo per vendetta la scopa o la divisa scolastica.....a
volte tutte
e due.
Il
secondo anno hai seriamente preso in
considerazione l'idea di essere il Re del mondo. Quando passeggiavi per
i
corridoi ed io ti incontravo, mi pareva di sentire delle voci gridare
"Santo Subito". Il motivo? Eri diventato il cercatore della squadra
di Quidditch di Grifondoro, probabilmente il più giovane
della storia. A quel
punto la tua salita al successo intensificò la sua
velocità. Eri sempre
circondato da una folla esultante, persino i ragazzi più
grandi di te si
sentivano in dovere di inchinarsi al tuo passaggio. E tu diventasti
tanto
montato che era impossibile anche solo parlarti. Credo che quella
tiepida cotta
che avevo per te morì in quei giorni. Tu cominciasti a non
interessarti più a
me, neppure per farmi i dispetti e dirmi cose stupide. Cominciammo ad
ignorarci
ed io, in quel momento, credetti che non saresti più tornato
indietro. La
gloria che tutto fa dimenticare....Vero James? Mi hai sempre detto che,
ripensando ai primi tempi in cui eri entrato in squadra, ti sei sempre
fatto
schifo, perchè eri diventato una persona orribile che era
giunta al punto di
ignorare i suoi stessi amici. Mi hai raccontato che, dopo averti
sopportato in
silenzio, sono stati i tuoi Malandrini a riportarti sulla loro strada,
facendoti scendere da quel piedistallo di alterigia. E' stato Sirius,
prima di
tutti, che ti ha urlato in faccia la verità. Non riusciva
più a vedere in te il
suo migliore amico.
Io
non potevo sapere cosa accadeva ai
Malandrini, perchè ormai non eri più argomento
che mi riguardasse. Ho passato
l'intero terzo anno senza mai incontrarti, oppure così mi
sembrava. In realtà,
tu mi hai svelato che, nonostante il tuo periodo aureo, hai comunque
continuato
ad osservarmi e a seguirmi. Personalmente, credo di averti incrociato
qualche
volta per i corridoi oppure in sala comune ed in quelle circostanze eri
sempre
accompagnato da qualche bella ragazzina. Le tue giovani labbra hanno
scoperto
presto il sapore che hanno i baci, lo stesso non si può dire
di me, vero?
Ovviamente
ti vedevo anche durante le
lezioni, essendo entrambi Grifondoro, ma la mia considerazione per te
era
minima. Avevo scoperto di essere brava, molto brava ed era mia
intenzione
dedicarmi allo studio con tutte le mie forze. Volevo far vedere a tutti
quanto
poteva valere la mia persona, che alcuni additavano con rabbia e
disprezzo come
"Mezzosangue". Già, questo nome....
Quante
volte mi sono sentita chiamare
così? Ho sempre fatto del mio meglio...Ce l'ho sempre messa
tutta.....per far
vedere quanto anche io fossi degna di imparare la magia.
Il
quarto anno sei cambiato. Dobbiamo
ringraziare Black per questo, vero? Sì, eri sempre tu,
pomposo e super fico,
però eri tornato tra i comuni mortali. Ormai tutti ti
consideravano un Dio e
come tale ti trattavano. Tutti tranne me. Strano, dici? Affatto. Non
amavo il
rito di James Potter, né potevo sopportare quelle ochette
decerebrate che
vivevano per un tuo sguardo. Io passavo molto tempo sui libri,
diventando il
classico topo di biblioteca, ed osservavo distaccata la tua vita felice
e
divertente scorrermi vicino. Cominciai ad invidiarti, perchè
tu eri tutto
quello che io volevo essere. Divertente, simpatico, sempre al centro
dell'attenzione. Avevo poche amiche e zero amici, ma tanti Serpeverde
pronti a
trattarmi come il peggiore sputo che si trovassero davanti. Ero
introversa e
schiva, sempre nascosta in me stessa. Avevo poi chiuso definitivamente
i
rapporti con Petunia, mia sorella maggiore, che ormai mi riteneva
troppo
stramba e pericolosa per poter starmi vicino. Non ha mai neppure fatto
appello
al suo affetto di sorella per poter tornare come una volta. Mi sono
sentita
sola. Te lo ricordi come ero a quei tempi? Forse no. Forse non mi hai
mai
degnata di uno sguardo in quel periodo. Nella tua vita dorata non c'era
posto
per la mia piccola ombra ed io odiavo non poter fare a mia volta una
vita come
la tua. Sempre sola, sempre umiliata, sempre...ignorata. Credo di
essere
arrivata a pensare che la gente è cattiva ed ipocrita e che
si vive meglio da
soli. Mi sono rinchiusa in un guscio fatto di odio.
Sono
diventata Prefetto il quinto anno e
neppure con tanta felicità, devo ammetterlo. Diventare
Prefetto significava
relazionarsi con gli altri ed io non ne avevo affatto voglia. Volevo
essere
sola e mi crogiolavo nella rabbia e nella disperazione, da brava
masochista.
Pensavo ai G.U.F.O., solo a questi e a niente altro. Tu a che pensavi?
Eri
sempre a divertirti e, sinceramente,
non avevo idea di come riuscissi ad ottenere voti alti se non riuscivi
a tenere
un libro in mano anche per pochi minuti. Presi il mio dovere di
Prefetto con
serietà, come conveniva al mio personaggio, e questo mi
portò, per forze
maggiori, a seguire i tuoi passi. Chissà come mai, ogni
volta che accadeva
qualcosa di losco e sospetto, trovavo sempre te ed i tuoi compari.
Mi
sono trovata a seguirti in
lungo ed in largo, ad ogni ora della giornata e a cercare di prevenire
le tue
mosse. E sai cosa ho notato in tutti quei giorni passati a spiarti? Che
eri
cresciuto. Che eri cambiato tanto. Non ero mai riuscita a contare il
passaggio
del tempo su di me, ma potevo farlo su di te.
Eri
diventato alto, bello, con due occhi
da favola e i capelli sempre in disordine non solo per semplice fattore
genetico, ma anche per un aiuto tuo personale. Non sai quante risate mi
sono
fatta, di nascosto, magari dietro ad un libro, quando ti vedevo
arruffarti i
capelli e gonfiarti come un pallone.
Mi
sentivo sola, però avere a che fare
con te era divertente. Mi piaceva pensare a cosa avresti fatto alla tua
prossima scorribanda. Mi piaceva spuntare fuori all'improvviso, con un
perfetto
cipiglio alla McGranitt, e farti la ramanzina. Tu mi fissavi e scotevi
il capo.
-Evans,
Evans.....perchè non lo dici e
basta che sei pazza di me e non puoi fare a meno di seguirmi? Questa
scusa
della Prefettina Prefetto non regge.- mi dicevi con un ghigno
adorabile, per
poi voltarti ad incontrare il consenso di Sirius.
-20
punti in meno a Grifondoro Potter e,
per informazione, ti stai facendo le favolette da solo.- ti rispondevo
io,
fiera di averti messo a tacere.
Restavi
a fissarmi, allibito, mentre
Sirius mi urlava contro che avremmo perso la coppa delle case, Peter
gli dava
timidamente manforte e Remus scoteva il capo, pronunciandosi in un
esasperato "Io ve lo avevo detto.....".
A
quei tempi ti consideravo una persona
interessante, simpatica, buffa ma....superficiale. Per questo non
potevo
dedicarti la mia attenzione più del dovuto. Non mi
prendevi più in giro,
ma ti comportavi da idiota, soprattutto quando mi strillavi a destra e
a manca
di uscire con te ed io ti rispondevo con un esasperato NO. Ma
perchè io, poi?
Non sono mai riuscita a capirlo. Tu eri come il sole. Bastava entrassi
tu in
una stanza per illuminarla tutta quanta. Ed era bella la sensazione che
provavo. Era come se tutto il mio dolore, tutta la mia frustrazione
sparissero.
Io ero cupa, silenziosa e poco interessante, anche se credo alcuni
studenti mi
guardassero con un certo rispetto. Lily Evans, il terrore degli
studenti, la
prefetto più severa di tutti, la secchiona insuperabile!
Però, con il tempo, mi
resi conto che...nonostante ti trattassi con diffidenza e
severità....tu mi
proteggevi sempre. Ogni volta che qualcuno mi diceva parole cattive tu
eri
sempre pronto a prenderlo a pugni, rischiando poi di farti rimproverare
da me.
Non so come è accaduto, ma ad un tratto ho avuto la netta
impressione che tu mi
seguissi. In silenzio, senza farti notare, piano....però lo
facevi.
Ed
ecco che, quando nessuno mai c'era
stato, spuntavi tu. Ogni volta che ne avessi avuto bisogno, il tuo viso
sempre
allegro ed ironico mi si poneva di fronte. Mi prendevi teneramente in
giro,
giocavi con me, oppure mi facevi arrabbiare sul serio ed io, presa ad
urlarti
addosso, mi dimenticavo di ciò che mi aveva fatta stare
male. Ed era diventato
normale ormai l'averti vicino inaspettatamente.
Tu
mi avevi capita.
Avevi
capito Sirius Black, ribelle ed
esule. Privo di famiglia. Avevi raccolto il suo dolore con le tue mani
gentili
ed eri diventato tu la sua famiglia. Lo avevi accolto in una casa che
lui
avrebbe amato più della sua e non lo avevi mai
abbandonato.
Avevi
capito Peter Minus, debole,
indifeso, bisognoso di protezione. Ti eri posto come suo baluardo, non
appena
avevi compreso la sua fragilità. Sotto la tua ala
protettiva, sapevi che
nessuno avrebbe mai osato colpire quel ragazzino insicuro. Ti eri posto
come
scudo tra lui ed il mondo.
Avevi
capito Remus Lupin, distante e
impaurito. Lo avevi accolto con dolce semplicità e lo avevi
tenuto ancora più
vicino a te, al gruppo, quando avevi scoperto cosa si nascondeva dietro
a
quegli occhi impauriti. Avevi fatto di tutto per potergli essere
vicino,
sempre.
E
avevi capito me, insieme alla mia
oscurità. E, così piano che non me ne accorgevo,
avevi cominciato a lavarla
via.
Te
lo ricordi quel pomeriggio passato
davanti al lago, finiti i G.U.F.O? Ricordi le parole che mi hai detto?
Io credo
che non le dimenticherò mai. Quando ti vidi, quel
caldo pomeriggio di
tarda primavera, seduto sulla riva del lago, solo, mentre mi davi,
ignaro, le
spalle, non potei fare a meno di avvicinarmi.
Non
volevo che tu sapessi che ero lì, ma
volevo anche parlarti. Confusa. Insignificante. Stupida. Brutta. Non
adatta a
te.
Ma
mentre mi avvicinavo, piano, un rametto
sotto ai miei piedi finì per tradirmi. Tu ti voltasti,
sorpreso, e la tua
meraviglia crebbe quando ti accorgesti di me. Cosa avrai pensato in
quel
momento? Io, quando ti guardai in quegli occhi pieni di sole, semplici,
belli,
buoni, mi accorsi di essermi innamorata di te. Il sole stava
tramontando
e tu eri bagnato di luce rossa. Eri bello. Bellissimo. Almeno per me.
Il mio
cuore prese a battere fortissimo, così forte che avevo paura
che tu stesso
potessi sentirlo.
-E-Evans....?-
Non
volevo innamorarmi di te. Non volevo
innamorarmi di uno scapestrato, io avrei voluto un tipo dolce,
tranquillo ed
educato. Non un teppista che infastidiva le persone, scriveva sui muri
della
scuola e tormentava i custodi. Tu non eri fatto per me, continuavo a
ripetermelo
come un ritornello.
-Ciao...-
dissi io, timidamente. Non
riuscivo più a parlare ed anche dire quella parola mi
costava così tanto...
Stranamente,
la tua sorpresa scomparve
ed al suo posto assumesti un'aria diabolica che non prometteva nulla di
buono.
In una frazione di secondo mi scagliasti contro un palloncino pieno
d'acqua
centrandomi alla perfezione. La mia camicetta era andata,
perchè avevi usato
inchiostro colorato, non...acqua. Per un attimo rimasi come
imbambolata, poi mi
scatenai come una furia. Basta essere presa in giro. Non mi sarei fatta
umiliare neppure da te!
-IDIOTA!-
ti urlai, piena di una rabbia
non destinata tutta quanta a te. -Dimmi la verità,
tormentarmi è il tuo
passatempo preferito, non è vero? Ti diverti tanto a farmi
passare da stupida davanti
a tutti, dicendo che mi piaci e che desidero alla follia uscire con
te?! Ma che
accidenti vuoi da me?! Che accidenti VOLETE da me?! RISPONDI!!!-
Non
era normale arrabbiarsi così tanto
per un palloncino. Ma non era quello il motivo della mia rabbia, era
soltanto
un pretesto per poterti buttare addosso tutta la mia frustrazione, che
non era
neppure mirata a te. Ero arrabbiata, stanca, ferita, sola....
Tu
non eri niente di tutto questo ed io
ti amavo. Volevo farti male proprio per questa ragione.
Tu
non sembrasti affatto stupito della
mia sfuriata senza senso. Anzi, mi guardasti con aria quasi soddisfatta.
-Finalmente
ti sei messa a graffiare!
Era ora che imparassi a difenderti. La prossima volta che uno di quegli
idioti
ti tratta così...perchè non gli rispondi in
questo modo, eh Evans?-
Io
ti guardai con aria interrogativa.
-Quanti
dispetti ti ho fatto da quando
ci siamo incontrati sul treno al primo anno?-
-Praticamente
ogni giorno, stupido...-
borbottai io, guardandoti con rimprovero.
-Volevo
provocarti!- dicesti tu ridendo
e mettendoti in piedi. - Sei sempre così seria e taciturna,
sembri una bambola
di porcellana. Quando ti infastidiscono stai in silenzio e li lasci
fare,
sembra quasi che tu ci goda a sentirti trattare così. Cosa
c'è Evans, ti diverti
così poco a vivere la tua vita da adolescente?-
Avevi
gli occhi di un bambino che non
sarebbe mai cresciuto e le mie gambe tremavano sotto quello sguardo
limpido.
Non potevi capire il mio vuoto, la mia tristezza nell'essere sola ed
abbandonata e proprio perchè non lo capivi, tu potevi
salvarmi.
Mi
portai le mani al viso e mi accorsi
che piangevo. Non avevo mai pianto prima di quel giorno. Avevo voluto
crescere
in modo da essere forte ed indipendente, perchè nessuno, in
quel nuovo mondo,
mi avrebbe mai sostenuta. Tu riuscisti a farmi piangere James, ti
sarò sempre
grata per questo.
-Lily....-
Sentirti
pronunciare il mio nome mi
provocò un dolce sussulto.
-Io
credo che tutti quanti siano delle
persone speciali....- mi dicesti, tornando a darmi le spalle e a
fissare il
sole che pareva immergersi nel lago.
-Anche
Severus?- mi sfuggì di dire,
mentre le mie labbra si piegavano in un sorriso.
Ti
sentii sorridere a tua volta. -Beh,
non proprio tutte tutte....- ti correggesti in modo buffo.
Scoppiai
a ridere tra le lacrime.
-Vedi...-
riprendesti, tornando serio.-
Tu mi dai l'idea della classica persona che non si sente accettata e si
trascina con fatica in mezzo agli altri. Sei diventata fredda ed
indifferente,
questo è molto comodo per te...ma non credo che alla fine ti
aiuterà. Io non
potrei mai vivere come te. Se qualcuno mi chiamasse Mezzosangue non mi
limiterei ad un semplice "Levicorpus". Tu invece scoppi in lacrime e
scappi...cosa credi di fare in questo modo? Non hai il coraggio di
ribattere
perchè li vedi troppo in alto rispetto a te? Se è
così allora sei veramente
stupida.- dicesti, finendo per voltarti ancora verso di me. -Non
c'è nessuno più
in alto oppure più in basso di te. Il rispetto non lo devi
chiedere, lo devi
pretendere. Soprattutto da loro.-
-Ma
io...- provai a replicare. -Io non
sono come te, Potter. Se tu dici qualcosa tutti quanti, sta sicuro, ti
ascoltano. Io....mi ignorano! Mi ignorano perchè sono una
lurida nata Babbana e
anche la mia famiglia si è allontanata da me
perchè sono una strega! Nessuno mi
vuole capisci!? Mia sorella mi disprezza, non vuole più
saperne di me ed i miei
genitori mi temono! Tu non sai quello che provo io!!! Vivo in due mondi
e
nessuno di questi mi accetta!-
Sentivo
le mie guance arrossarsi e
rigarsi di lacrime, il mio cuore battere furioso e la mia testa
scoppiare.
Quanto avevo tenute chiuse quelle parole...
Mi
ci volle un pò per capire che mi
stavi abbracciando. Piano, con dolcezza, tenendomi stretta teneramente
a te,
non volevi più lasciarmi andare. Sentivo il tessuto fresco
della tua camicia
sotto le mie mani e la tua presenza, calda, abbracciata alla mia. Un
attimo e
ti strinsi forte. Tu facesti lo stesso. Non volevo lasciarti
più, perchè tu eri
troppo dannatamente importante per me. Capii in quell'istante che non
potevo
permettermi di perderti. Eri necessario per la mia felicità.
Un giorno senza te
equivaleva ad un milione di anni ed il tempo che passai ad abbracciarti
non mi
pareva mai abbastanza.
-Lo
so, Lily.- mormorasti piano,
ancora tenendomi stretta. -L'ho capito dai tuoi occhi, dal tuo modo di
essere
sempre così sola....Nessuno si isolerebbe mai, se non fosse
costretto a farlo.-
-Io...io
non so ....non so
come....-
Mi
accarezzasti piano i capelli, quando
comprendesti che non avevo più la forza di parlare.
-Quanta
tenerezza mi fai....- dicesti ed
io capii che eri sincero. -Voglio starti vicino, fino a quando non
sarai tu
stessa a cacciarmi via. Proverò a capirti e quando starai
male io...ti prometto
che ci sarò. Farò a Malfoy tutti gli occhi neri
che vorrai, mu tu smettila di
piangere. Io vorrei...vorrei vedere tantissimo il tuo volto felice. Tu
sei una
persona meravigliosa, Lily Evans.-
Non
ti risposi, non ce l'avrei fatta,
però compresi che tu avevi capito ugualmente. Te la ricordi
quella sera James?
Se ci ripenso, sento ancora quel dolce batticuore. A me piace
ricordarla come
la sera in cui mi innamorai.
Ti
ricordi cosa successe dopo? Non ci siamo
mai divisi dopo quella volta. Tornammo a scuola tenendoci per mano,
stavamo
insieme, e neppure ce lo eravamo detto. Una implicita constatazione. Il
palese
intreccio di due mani. Io e te....
Cominciai
a frequentare i Malandrini,
sedendo con voi in classe, a tavola ed in sala comune. Anche in
biblioteca non
ero più sola. Tu eri agli allenamenti di Quidditch e quando
eri libero ti
guardavi bene dal passare in biblioteca per studiare. Venivi ad
infastidire me,
ed io attendevo con ansia quei momenti, per poi andartene quando io ti
brontolavo scherzosamente che dovevo studiare e che lo studio era
più
importante del mio ragazzo.
Tu
mettevi un broncio offeso adorabile e
te ne andavi facendomi la linguaccia, lasciandomi alla compagnia di
Remus, il
mio primo compagno di studi. No, non ero più sola.
Il
sesto anno fu il più bello della mia
vita. Passammo l'estate a scambiarci lettere chilometriche ed io stavo
continuamente alla finestra aspettando i tuoi messaggi. Ero
così desiderosa di
te, delle tue parole, che la mia famiglia non contava poi molto nelle
mie
giornate.
A
Settembre non mi feci il viaggio in
treno da sola, come sempre, ma con uno stravagante gruppo di ragazzi
che si
facevano chiamare Malandrini e che mi facevano morire dal ridere.
Lì, tra gli
abbracci maldestri e affettuosi di Sirius, le timide parole di Peter,
la
dolcezza pacata di Remus ed il tuo affetto spropositato unito alla tua
allegria
contagiosa, sentii che non potevo essere davvero più
felice.
Ti
guardavo scherzare con gli amici,
tornare stanco dagli allenamenti, ridere delle battute dei tuoi
compagni e
l'unica cosa che volevo dirti era "Ti amo". Volevo davvero dirtelo,
ma la mia timidezza me lo impediva. E poi non volevo metterti con le
spalle al
muro a causa dei miei sentimenti così forti. Forse
tu...neppure provavi un
complesso tanto grande nei miei confronti. Come potevo?
Ti
avevo detto che non avevo mai baciato
nessuno e tu non avevi mai provato ad avvicinarti a me in quel modo. Da
Settembre, quando ci eravamo ritrovati, avevo capito che lo volevi, ma
io avevo
paura.
Sapevo
che eri stato con molte ragazze
ed io ero così infantile ed inesperta rispetto a loro...
Temevo di deluderti,
che non sarei riuscita a fare bene, ad essere degna di te.
Così rimandavo e
facevo in modo e maniera che, ogni volta che eri troppo vicino,
accadesse
sempre qualcosa che riuscisse ad allontanarti da me.
"Dai
scemo, c'è la McGranitt!"
"Devo
studiare! Non distrarmi,
ok?"
"Ah!
Rem, vieni un pò qua, devo
dirti una cosa!"
Ma
tu non ti arrabbiavi, o almeno non lo
davi a vedere. Mi facevi una carezza, mi sfioravi una guancia con le
labbra, e
ti allontanavi subito. Credo che tu sapessi che le mie erano solo
scuse.
Chissà, magari in dormitorio, con Remus, Sirius e Peter, tra
maschi, ti
deprimevi e ti facevi consigliare da loro.
Te
lo sei sudato quel bacio, eh, James-
Sono Figo- Potter?
Ti
ricordi come è stato bello quando è
successo?
Io
ero seduta sulla staccionata di
vecchio legno che delimitava il perimetro del terreno appartenente alla
Stamberga Strillante. Nevicava piano.
Non
ero stata molto entusiasta di andare
così vicino a quella casa inquietante, ma quando ti avevo
detto che avevo paura
delle voci che si sentivano in giro a riguardo, avevi fatto un
sorrisino che
voleva dire tutto e niente e, prendendomi per mano, mi avevi portata
là. Ti
avrei seguito ovunque.
Tu
te ne stavi in piedi, davanti a me, e
fissavi la vecchia abitazione con sguardo assorto, io, che le davo le
spalle,
mi voltai un poco per vedere a mia volta.
-Cosa
c'è?- ti chiesi.
-Oh,
niente.- dicesti con un sorriso.
-Pensavo che sarebbe molto divertente scorrazzare sulla neve
così fresca. Devo
riferire.-
-Come?-
-No....Niente.-
Il
mio sguardo interrogativo e curioso
doveva essere davvero buffo, perchè tu ti mettesti a ridere.
Al collo indossavi
la sciarpa che ti avevo regalato pochi giorni prima, a Natale, e questo
riusciva a darmi una tale felicità che non ero in grado di
esprimere. Ero
completamente presa da te, James Potter.
-Un
giorno ti racconterò un segreto...il
mio segreto più grande!- mi dicesti, con fare da
cospiratore.
-Perchè
non adesso?- ti domandai,
curiosa.
-Perchè
sei un'antipatica e dedita
Prefetto Prefettina e non sarebbe per nulla saggio metterti al corrente
di
certe cosucce....-
Sgranai
gli occhi e ti fissai con
severità, pronta a farti confessare. Tu ridesti ancora di
più e mi
abbracciasti, ignorando le mie proteste che durarono ben poco. Fu in
quel
momento, credo...
Quando
ti staccasti da me, così piano
che avevo ancora l'impressione di esserti abbracciata, provai davvero
il
desiderio di baciarti.
I
tuoi occhi scintillavano per il
divertimento e le tue labbra erano piegate in un sorriso sereno che ti
avevo
sempre invidiato.
Ti
avvicinasti al mio viso, ma non
provasti a baciarmi. Probabilmente credevi che, se tu lo avessi fatto,
io mi
sarei messa a chiederti come ti andavano gli allenamenti di Quidditch
con le
nuove reclute.
Invece,
arrossendo furiosamente sulle
guance, artigliando con le mani il legno della staccionata, posai lo
sguardo
sul tuo. Ti sorrisi, anche se parecchio incerta su ciò che
stavo per dirti, per
chiederti di fare.
-Puoi....puoi
farlo. Se vuoi....- ti
dissi in meno di un sussurro. Non ti guardai in faccia,
perchè non volevo
ASSOLUTAMENTE vedere la tua espressione. Di fatti non ho mai saputo
come
reagisti a quelle mie parole. Sentii una tua mano posarsi sulla mia
guancia ed
accarezzarmi con dolcezza.
-Davvero?-
mi domandasti con
calma.
Io
annuii, sul punto di prendere
fuoco.
Quando
le tue labbra si posarono sulle
mie, lo fecero così delicatamente che mi sembrò
una carezza. Credo che tremai,
ma tu mi stringesti forte. La neve continuava a cadere ed io non la
vedevo più.
Chiusi gli occhi. Non mi importava più di niente.
Nè del tema di pozioni da
consegnare Lunedì, nè che poteva arrivare
qualcuno da un momento all'altro, nè
che io non avevo davvero idea di come si bacia. Quando la tua lingua
scivolò
tra le mie labbra per incontrare la mia non mi ritrassi, anche se, solo
per un
attimo, pensai di farlo veramente. Mettendo una mano dietro alla mia
nuca mi
attirasti ancora più vicino al tuo viso, incrociando le
nostre bocche
perfettamente.
Avevi
le labbra così morbide che non mi
stancavo di sfiorarle. Sarei rimasta lì a baciarti per
l'eternità, non c'era
davvero alcun problema. Maldestra, rischiai di scivolare giù
dalla staccionata,
riuscisti a prendermi in tempo, mentre ancora mi baciavi. Sentii
distintamente
le tue labbra, posate sulle mie, piegarsi in un sorriso.
Ti
allontanasti da me ed io sperai che
tu non vedessi il mio rossore. Non volevo apparire come una ragazzina
stupida,
ma era il mio primo bacio. Il mio primo bacio in assoluto ed era stato
con te.
Poggiasti la fronte sulla mia, tornando ad accarezzarmi.
-Va
tutto bene, piccola?- mi
chiedesti.
Io
annuii. Il mio cuore fece un sussulto
e sentii qualcosa, caldo e dolce come il miele, scivolarmi nel petto.
-Ti
amo.-
Te
lo dissi così. Senza nessun discorso
introduttore, senza tanti giri di parole. Te lo dissi piano, ma tu
riuscisti a
sentirlo lo stesso. Eravamo così vicini, che avresti potuto
baciarmi ancora
subito...
Temevo
quello che mi avresti risposto e
stavo ben attenta a guardarti. In quei momenti era davvero una
consolazione
avere un bel paio di scarpe da fissare. Tu mi facesti sollevare il viso
così
potei vedere che mi stavi sorridendo.
-Anche
io, Prefettina ficcanaso. Anche
io.-
Sei
sempre riuscito a far battere il mio
cuore come un tamburo, a farmi sentire le gambe molli, a farmi tremare
ed
arrossire furiosamente. Quando ti vedevo arrivare sentivo una strana
morsa
stringermi dolcemente lo stomaco. Quando ti sedevi accanto a me e mi
passavi
con disinvoltura un braccio intorno alle mie spalle venivo scossa da un
brivido. Sempre e solo tu.
Certo,
a volte discutevamo. Io non
sopportavo che tu continuassi a guerreggiare con i Serpeverde e tu non
sopportavi che io passassi molto tempo a studiare e, in questo modo,
non ti
venissi a guardare mentre ti allenavi. A volte mi dicevi che ero
scontrosa e
freddina, una Prefetto troppo Prefetto, che soffriva di quelli che tu
chiamavi
"attacchi di Prefettinite acuta all'ultimo stadio".
Poi
facevamo pace. Ed era bello fare
pace con te. Una volta mi hai confessato che ti piaceva litigare con me
per poi
avere una scusa per baciarmi e fare la pace. Maledetto Potter!
Hai
sempre dato per scontato che io ti
dicessi sempre di sì. Che qualunque cosa volevi, io ti avrei
sempre
accontentato. Ed è stato così. Non sono
mai riuscita a dirti di no, anche
perchè, in fondo, non lo volevo affatto.
Non
ti ho detto di no neppure quella
sera, al nostro settimo anno, quando tu mi hai chiesto di fare l'amore
con te.
Stavo studiando e quando sentii le tue labbra formulare quella domanda,
la mia
piuma cessò di scribacchiare sulla pergamena ingiallita.
All'inizio
ho creduto tu stessi
scherzando, poi ti ho guardato negli occhi ed ho visto che eri serio.
Cosa
potevo risponderti?
Eravamo
nella mia camera di Caposcuola e
tu stavi seduto sulla sedia vicino alla mia, continuando a guardarmi
senza
imbarazzo. Sei sempre stato un tipo molto diretto, devo riconoscerlo.
Indossavi
la tua uniforme da Quidditch, un pò spiegazzata dopo
l'allenamento. C'era
Corvonero da battere quel fine settimana, non facevi che ripetermelo.
Non
credo di avere avuto la forza per
pensare a qualcosa, a qualsiasi cosa. Non me lo aspettavo
così. Come al solito,
tu eri riuscito a sorprendermi.
Mi
chiesi perchè in quel momento, perchè
così. Perchè dovevi sempre essere così
strambo, James Potter?
"Voglio
fare l'amore con te,
Lily."
Quelle
parole continuavano a risuonare
nella mia mente, rendendomi confusa. Ti piegasti su di me e mi
baciasti, senza
aspettare una mia risposta. Forse avevi già capito. Forse
avevi già compreso
che mai, MAI, ti avrei detto no. Ti volevo, ti volevo così
tanto che a volte il
mio desiderio di te mi faceva paura. Mi ero vergognata quando avevo
scoperto di
fare certi pensieri su di noi, mai te ne avevo parlato. Avrei preferito
impiccarmi.
Avevo
paura, come tutti hanno paura di
qualcosa di cui hanno sentito parlare dagli amici ma che,
fondamentalmente, non
conoscono. Io avevo Sirius come oratore di incontri romantici tra
coppiette.
Spesso, lui era coinvolto in prima persona. Però non era lo
stesso.
Ero
in imbarazzo ed insicura di quello
che facevo, ma tu eri gentile, come sempre. Non ti imbarazzasti quando,
con le
labbra premute sulle tue, io cominciai a toglierti l'uniforme da gioco.
E fu
con calma e pazienza che tu mi spogliasti dei miei vestiti, togliendomi
il
maglioncino grigio, poi la cravatta, la camicetta, la gonna a pieghe...
Tremavo,
ma non era per il freddo.
Un
attimo e mi trovai sdraiata sul mio
letto con te sopra di me, intento a sfiorarmi il collo con baci
incandescenti.
Ed era bello stringerti così. Non avevo paura, con te non
avevo paura di
niente. Infondo, era solo amore. Non si può avere paura
dell'amore.
Quella
volta ho imparato a memoria ogni
singola cellula del tuo corpo. Eri troppo bello. Eri troppo
dannatamente
perfetto. Troppo dolce, troppo divertente, troppo intelligente, troppo
innamorato, troppo James Potter.
E'
stato bello poterti accarezzare come
da tempo volevo e sentire i tuoi muscoli contrarsi sotto al mio tocco.
E' stato
meraviglioso scoprire che riuscivo a farti sospirare di piacere. Ed
è stato
ancora più bello vedere il tuo viso arrossato ed accaldato
come il mio.
Restai
sveglia tutta la notte ad
osservarti. Immobile, perchè non volevo che tu ti
svegliassi. La luna ti
illuminava con i suoi pallidi raggi, ma tu continuavi a dormire,
stretto a me.
Spiacente Luna, lui, il Sole, è mio. Quella notte non era
ancora piena, perciò
sapevo che non saresti scomparso da nessuna parte per fare
compagnia al
nostro Remus, insieme ai ragazzi. Potevo tenerti tutto per me.
I
miei occhi non si chiusero mai, volevo
impararti a memoria. Se ti fossi accorto di questo ti saresti
insuperbito
ancora di più, non è vero?
Felici,
semplicemente felici, quando
eravamo insieme.
Fuori
dal nostro mondo fatto di libri,
compiti ed interrogazioni, lontano da partite di Quidditch e
dolci
"ti amo" detti sotto le lenzuola, si stava scatenando una guerra che
avrebbe sconvolto le nostre giovani vite. Noi osservavamo quegli
avvenimenti
quasi con distacco, convinti che quelle atrocità non ci
avrebbero mai toccati.
I giornali urlavano la guerra, gente moriva, si stava per cadere in un
baratro
senza fine.
Ma
le tue braccia erano accoglienti, il
tuo sorriso sempre spontaneo ed io mi sentivo lontana da tutta quella
desolazione. Ero preoccupata, certo, ma bastava poco ad allontanarmi da
quelle
notizie distruttive.
Bastava
un tuo bacio dato per gioco,
bastavano le battute demenziali e la risata contagiosa di Sirius,
bastavano i
discorsi di Remus durante le nostre ore di studio in biblioteca,
bastava vedere
Peter che cercava sempre di starci vicino.
Bastava
poco ed ecco che il mio mondo
dorato tornava.
Poi,
quando credevo che niente al mondo
ci avrebbe mai divisi, che saremo sempre stati insieme, ecco giungere,
cattiva
e spietata, la lite. La nostra collisione. La fine del nostro mondo
fantastico.
E'
accaduto quando ormai avevamo
cominciato studiare per i M.A.G.O.
Una
sera come le altre. Io seduta su una
poltrona della sala comune, intenta a leggere un pesante libro di
Trasfigurazione. Te ne eri andato da un pò, dicendomi che
Silente ti aspettava
nel suo ufficio.
Guardavo
di tanto in tanto il ritratto,
preoccupata. Chissà cosa avevi combinato quella volta e
vicino agli esami
finali per giunta! Possibile che non fossi riuscita a tenerti d'occhio
abbastanza. Il giorno prima ti avevo beccato in fragrante insieme a
Sirius ed
ero riuscita a mandare a rotoli il vostro piano, architettato in gran
segreto
alle mie spalle, ai danni di un gruppo di Serpeverde del primo anno.
Essere
amica di Remus aveva i suoi vantaggi.
Cos'altro
avevi architettato ed in così
poco tempo, che fosse tanto grave da portarti dal Preside?
Sospirai,
tornando al mio libro.
Fu
in quel momento che tu entrasti in
sala comune, provocando le risatine ed i sospiri di tante ragazzine.
Avevi
un'espressione strana, me ne accorsi subito. Quando alzasti lo sguardo
su di
me, incrociando i miei occhi, capii che eri serio e non c'era da
scherzare. Non
avresti riso. Nella mia testa cominciò, con mio grande
orrore, a risuonare a
grandi toni la parola ESPULSIONE. Se avessi avuto una sessantina d'anni
in più
sarei morta sul colpo d'infarto.
Ti
avvicinasti a me e mi prendesti per
mano.
-Vieni
con me.- mi dicesti soltanto.
Ti
seguii. Spaventata e dannatamente
preoccupata per te.
Andammo
in camera tua e tu mi facesti
sedere sul tuo letto, restando in piedi, distante da me. Non riuscivi a
guardarmi in faccia. Questo mi mandò nel panico. Tu, sempre
così sincero e
schietto, non riuscivi più ad essere diretto con me. Cosa
era accaduto?
-James?-
ti chiamai.
Sapevi
cosa sarebbe accaduto una volta
pronunciate quelle parole, una volta detta la verità. Lo
sapevi. Avevi paura,
tanta paura. Eppure dovevi dirmelo, perchè tanto lo avrei
scoperto da sola e tu
non sei il tipo che ama agire alle spalle.
Alzasti il volto,
puntando i tuoi occhi nocciola sui miei, in un tentativo di tornare il
ragazzo
spavaldo che tutti conoscevano.
-Devo
dirti una cosa, piccola.- mi
dicesti in tono serio. Io mio sentii raggelare. Non avevi mai usato
quel tono
con me.
-Finita
la scuola, io studierò per
diventare Auror. Voglio entrare a far parte dell'Ordine della Fenice e
dare una
mano a Silente, come lui mi ha proposto.-
Dicesti
tutto molto velocemente,
credendo che così, magari, sarebbe stato meno doloroso.
E
io, invece, mi sentii morire. Auror
equivaleva a pericolo di vita. Ordine della Fenice era equivalente a
Morte.
Non
avrei mai creduto che tu, proprio
tu, avresti scelto una strada simile. Te ne stavi andando da me e,
facendo
quella scelta, distruggevi il nostro universo felice. Non sarebbero mai
tornati
quei giorni. Mai più.
Mi
accorsi che eri cresciuto. Che
davanti a me non c'era più soltanto il ragazzo mezzo matto
che imitava la
McGranitt per far ridere il suo pubblico, che sfilava tutto tronfio
quando
vinceva l'ennesima partita di Quidditch, adesso c'era anche un giovane
uomo che
aveva scelto la sua strada.
Dov'era
finito James Potter l'idiota?
Quello che faceva venire le crisi isteriche a Mastro Gazza, che mi
urlava di
uscire con lui, che tormentava Piton?
E
allora capii. Io ero rimasta la
ragazzina spensierata che era stata al tuo fianco, ancora persa nel suo
fiabesco mondo di adolescente, mentre tu avevi preso, all'improvviso,
una
strada diversa dalla mia. Eri uscito dal nostro mondo e ti eri
cominciato ad
interessare ad un altro, dove c'era bisogno anche di te, di tutti noi.
Quando
era accaduto? Quando, quando maledizione, tu avevi cambiato percorso ed
avevi
lasciato la mia mano? Perchè non me ne ero accorta?!
Capii
che te ne stavi andando via, che
dicevi addio al nostro nido fatto di armonia, amore, spensieratezza e
non lo
accettai. Ero troppo bambina, troppo egoista, troppo gelosa di te.
Ti
scagliai contro parole crudeli,
dettate dalla mia rabbia. Non potevi tradirmi così. Se mi
abbandonavi, lo
avresti fatto in lacrime. Mi tramutai in un mostro. Ti urlai che eri
insensibile, che non ti importava del nostro futuro insieme, che stavi
rovinando tutto, che saresti morto e che mi avresti lasciata sola, che
non mi
amavi. No, non mi amavi più. Se avevi preso una simile
decisione, allora non mi
amavi più. Tu provasti a farmi capire le tue ragioni, a
farmi ragionare, ma
ogni volta che aprivi bocca io ti aggredivo.
Ed
il tuo sguardo, da preoccupato e
deciso, a poco a poco, si incupì.
Ti
avevo deluso e neppure me ne accorgevo,
troppo intenta a farti del male.
La
tua ragazza, il tuo amore, la tua
forza, colei che aveva giurato di non abbandonarti mai, non ti stava
capendo,
non ti stava dando possibilità di spiegare e ti accusava di
non amarla, quando
invece avevi passato ogni santo giorno a ricordarglielo.
Te
ne andasti, sbattendo la porta, in un
muto silenzio, lasciandomi sola. Finita. Avevamo distrutto tutto. Avevo
distrutto tutto.
Passammo
l'ultimo mese di scuola ad
ignorarci, mentre voci maligne proclamavano ai quattro venti che James
Potter e
Lily Evans si erano lasciati James Potter, l'idolo, era tornato, anche
se per
poco tempo, la preda più ambita. Corse per cercare di
prendersi un tuo bacio,
prima che tu te ne andassi per sempre da Hogwarts.
Io
mi rinchiusi in me stessa, ritrovando
una Lily che credevo di avere perso ormai da tempo. E tu diventasti lo
spettro
di quello che eri. Faceva male essere divisi, eppure nessuno di noi due
accennava a tornare dall'altro, convinti nelle nostre idee.
Non
servivano i rimproveri di Sirius, nè
le sollecitazioni di Remus. Li cacciavamo via in malo modo. Loro non
potevano
capire, stavolta no. Anche se nostri amici, anche se importanti, non
potevano
comprendere quell'atroce sentimento che ci avvelenava.
Ce
ne siamo andati da Hogwarts, la
nostra casa, senza neppure guardarci negli occhi. Divisi.
Ed
è per questo motivo che adesso sono
qui, proprio qui. Questi mesi senza di te mi hanno uccisa, mi hanno
logorato
rendendomi irriconoscibile. Non posso perderti James, non posso e
basta. Tu mi
sei entrato dentro, nella mia pelle, nel mio sangue, nella mia anima,
per
sempre. Perdonami se sono stata una ragazzina che si è
rifiutata di crescere e
di seguirti. Quando avrei dovuto incoraggiarti e starti vicino, non
l'ho fatto,
mentre tu, invece, ci sei sempre stato.
Però
ho avuto paura. Paura di non
riuscire a seguirti, stavolta. Paura che in questo viaggio,
così complicato e
pericoloso, non sarei riuscita a starti dietro. Paura di perderti.
Paura,
perchè so che potresti lasciarmi per sempre. Potresti
morire, distruggendomi.
Però,
nonostante tutto, nonostante la
paura, una cosa certa ce l'ho. Ti amo.
Ti
ho amato da ragazzini. Ti amo adesso
giovane donna di diciotto anni. E ti amerò. Anche quando
tutto si sfascerà,
anche quando la paura sarà così forte da
schiacciarci, io ti amerò. Questa è la
mia sicurezza.
Ti
seguirò, ovunque tu andrai. Non avrò
paura, basterà che tu mi tenga per mano. Non abbandonarmi
Sole, non smettere di
regalarmi la tua luce così calda. So che ti ho deluso, ma
dammi un'altra possibilità.
Con te non ho paura. Se ci sei tu, tutto sparisce. Se sei con
me, so
che potrei combattere con Voldemort in persona.
Questa
guerra la dobbiamo affrontare
insieme, come abbiamo sempre fatto. Sarò forte e ti
seguirò. Non mi tiro
indietro. Voglio stare con te, ovunque tu andrai. Non importa il dove,
ma
insieme. Senza di mi sento debole, insicura, triste, sciocca. Mi sento
spaccata
a metà.
Non
mi importa se, percorrendo questa
strada, potrei andare incontro alla morte. L'importante è
stare con te, costruire
qualcosa con te. Non mi importa di morire, mi basta vivere il tempo che
mi è
concesso al tuo fianco. Felice, libera, amata, come solo tu mi fai
sentire.
Per
questo sono qui, di fronte
all'accademia dove si addestrano gli Auror. Il portone principale
è molto
grande, mi mette inquietudine ed io non mi decido ad oltrepassarlo. Il
guardiano già da un pò mi sta osservando, quasi
con sospetto.
-Da
quella parte si va al dipartimento
degli Auror, signorina.- mi dice alla fine.
Io
annuisco. Lo so.
Mi
chiedo come reagirai, vedendomi dopo
tanti mesi passati lontani. Forse non vuoi più saperne nulla
di me, forse hai
un'altra ragazza. Hai tutte le qualità per non rimane da
solo. Se non mi
vorrai, allora io farò come un tempo tu hai fatto con
me.
Ti
urlerò di uscire con me ogni volta
che ti vedrò, anche se sarà umiliante, non ha
importanza. Ti seguirò in
silenzio e sarò pronta ad intervenire per proteggerti.
Sempre.
Torno
a guardare il guardiano, che
ancora mi sta squadrando con sospetto. Mica starà pensando
che sono una
Mangiamorte?!
-Emm...scusi.-
dico avvicinandomi.
-Potrebbe farmi un favore?-
Quello
mi fissa, come se si aspettasse
che io tiri fuori la bacchetta da un momento all'altro e gli lanci una
maledizione senza perdono. Annuisce, un pò troppo
lentamente, forse.
-Può
chiamarmi James Potter?, so che
studia qui. E' importante. Gli dica che lo cerca Lily Evans.-
Non
muove un muscolo. Magnifico!
-Senta,
è veramente necessario! La
prego!-
-Cosa
avrebbe da dire di così importante
a Potter che non può dire a casa, dopo le lezioni?-
Non
posso dirgli che, probabilmente,
James neppure mi farebbe entrare in casa sua. Questo è
l'unico modo che ho per
incontrarlo. Faccio un bel respiro e mi butto.
-Senta,
ho combinato un casino. Il
casino più stupido della mia vita!- dico, mentre quello mi
fissa senza
prendermi sul serio. Sta pensando che una ragazza di diciotto anni ne
combina a
mille di casini e nessuno così grande da sconvolgerle la
vita. -La prego, se
non lo faccio adesso, è finita! Devo parlare con James, per
favore. Forse,
potrei non avere più il coraggio di farlo, una prossima
volta.-
-Problemi
da innamorati?- chiede, con
fare annoiato.
-Sì,
in un certo senso.-
Fa
un sospiro e si alza dalla sua sedia,
lasciando la scrivania sotto il mio sguardo felice e grato. Non credevo
che lo
avrebbe fatto. Chissà, magari anche lui ha sofferto per
amore e adesso vuole
aiutarmi. Miracolo! Sta andando verso la porta!!!
-Io
te lo chiamo, poi staremo a vedere.-
mi dice, prima di entrare.
-Grazie.-
Sparisce
dietro quella porta,
lasciandomi con una terribile angoscia addosso. Ho paura. Non so cosa
dire, né
cosa fare. Ma so che devo stare qui.
E
se lui non venisse? Se una volta
sentito il mio nome decidesse di lasciarmi perdere e di ignorarmi? E se
fosse
davvero finita ed io mi stia illudendo? Cosa potrei fare se da quella
porta
uscisse solo il custode? Ne morirei, lo so.
Sto
lì a rimuginare, quando, ad un
tratto, dall'altra parte del portone semi aperto, sento dei passi ed
una voce.
La sua voce!
-Senta,
ma è sicuro di non starmi
prendendo in giro? Non è che è una delle trovate
idiote di quell'imbecille di
Sirius?-
-Signor
Potter io non ho niente a che
fare con il Signor Black, che, peraltro, è ancora nella
classe che lei ha appena
lasciato.-
Mi
sento mancare e le gambe stanno
cedendo. Cadrò a terra lo so. Sono terrorizzata e non so
proprio come fare per
convincerlo a tornare da me. Forza, Lily! Sei stata una Grifondoro, no?
Tira
fuori gli artigli e combatti per ciò che vuoi, proprio come
ti ha detto una
volta proprio il tuo James!
Il
portone si apre. Ne esce il custode,
con aria irritata e lui. Lui. Il mio lui.
Appena
lo vedo sento il mio cervello
andare in tilt. Dannazione, avevo un bel discorsetto pronto da
dirgli!!! Vabbè,
improvviserò. Sono sempre stata brava a farlo, è
in questo modo che riuscivo a
strappare alla McGranitt un Eccezionale alle interrogazioni di
Trasfigurazione!
Lui
distoglie lo sguardo dal custode e
lo punta su di me. E' sorpreso di vedermi per davvero davanti a lui, lo
noto dal
suo sguardo. Per un pò mi fissa, come a voler confermarsi
che è tutto vero, che
sono io. Io lo guardo a mia volta e cerco di non mettermi a piangere,
anche se
sento i miei occhi farsi umidi e la mia gola strozzata da un nodo
invisibile.
Vorrei buttarmi ai suoi piedi, implorandolo di riprendermi con
sè, ma sarebbe
troppo da codarda. Io devo parlargli, spiegarli.
Poi,
ad un tratto, succede. Lui mi
sorride. E io capisco.
Non
è mai finita. Il suo sorriso è
sempre bello e dolce, è ancora rivolto a me. Dio, come sono
fortunata....
-James...-
dico, facendo un passo verso
di lui. -Io...io ti devo parlare.-
Lui
scuote il capo, con quei bei capelli
corvini perennemente spettinati. E' bello il mio amore. Lui
è il più bello di
tutti.
-Non
ha importanza.- mi dice. -Ho
capito.-
Guardami
negli occhi, James. Puoi vedere
che ti amo ancora? Che non ho mai cessato di farlo? Ti ricordi come
è stato
bello quando eravamo io e te?
-Se
ne avete per molto, fuori dai
piedi.- si intromette il custode, mentre si accende la pipa. -Qui ci
passa
gente, non so se mi spiego.-
Mi
ero scordata che c'era anche lui.
Arrossisco.
In
un attimo James mi è accanto e
riaverlo vicino è come tornare a respirare.
-Non
si preoccupi, ce la filiamo!- dice
con il suo migliore sorriso da Malandrino.
Mi
prende per mano ed il mio cuore perde
un battito. Comincia a correre, portandomi via con sè.
-"Ce
la filiamo"?Potter, tu
hai lezione!!!! Torna indietro! POTTER!!- urla il custode alle nostre
spalle.
Ma
nè io nè James lo ascoltiamo più.
Uniti,
continuiamo a correre. Mano nella
mano, insieme, una strada tutta per noi.
So
che nessuno ci dividerà mai. Neppure
la morte.
Andremo
avanti insieme, lo so. Non c'è
più nulla che io possa temere. Gli spiegherò
tutto, gli chiederò di perdonarmi
e torneremo ad essere quelli di una volta. Perfetti solo se uniti.
Il
corridoio è vuoto, tutto per noi. E
continuiamo a correre, ridendo.
Mi
volto a guardarlo. Vorrei dirgli
tante cose, ma non so da dove cominciare.
Vorrei
dirgli tante cose, davvero un
monte, ma lui non me ne dà la possibilità. Mi
stringe a se e mi bacia. Proprio
nel modo dolce ed affettuoso che io riconosco. E' bello stare
così. E' bello
tornare ad essere insieme. Non sbaglierò più
amore, te lo prometto.
Gli
sussurro queste parole sulla sua
bocca.
E
lui sorride, tornando a baciarmi.
Quasi avido delle mie labbra. Rido anche io, rido tra i baci e rispondo
alla
sua stretta, quasi dolorosa.
So
che dovremo affrontare tante
difficoltà. So che c'è una guerra da combattere.
So che ci sarà da perdere
tanto.
Ma
saremo noi due.
E
non c'è niente di più importante al
mondo.
***
Fineeeee!!!!!!!!!Ok,
questo strazio è
terminato raga, adesso potete pure scappare schifati. Detto questo, vi
saluto.
Un abbraccio a tutti quelli che hanno letto questa fic, spero vi abbia
suscitato qualcosa e sia stata di piacevole lettura. Mi farebbe piacere
se
recensiste, anche per darmi delle critiche. Ho davvero bisogno di
conoscere il
parere di altri, altrimenti non mi sarei aggiunta al sito.
Di
nuovo grazie a tutti!^^
Ciao,
ciao
Lady
Tsepesh