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Autore: Finitem_    22/10/2012    13 recensioni
Ormai tutti sanno chi sono. Svenite al loro passaggio, urlate i loro nomi, ridete alle loro battute e cantate le loro canzoni...
Ma sapete davvero di chi state parlando? Conoscete davvero la loro storia e la loro vita? Sapete come tutto iniziò?
No, non sto parlando dei cinque classificati al terzo posto ad X Factor nel 2010.
Sto parlando dei cinque deficienti di Holmes Chapel, le cinque catastrofi della scuola, i cinque paglicci della compagnia.
Il mio passato, presente, e forse anche futuro.
Estratto dal 2° capitolo:
La partita era cominciata, e le pallonate fendevano l'aria come proiettili.
Una cannonata di Liam mi aveva sfiorato l'orecchio, facendomelo fischiare.
Niall era in prigione, e quindi mi era nemico, ma almeno aveva la sensibilità di lanciare la palla dalla parte opposta rispetto a dove mi trovavo.
Però poi Harry era stato preso, e Mr Styles la sensibilità non sa' nemmeno dov'è di casa, quindi mi ero ritrovata in costante pericolo, perchè anche se odio ammetterlo, Jennifer ha ragione: io ho paura della palla. Louis era incazzatissimo com me, gli avevo fatto perdere almeno due palle buone[...]
Paonazza, avevo deciso di nascondermi dietro a Zayn per il resto della partita...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Try A quanto sembrava, momentaneamente Louis era stato perdonato.
Senza una parola Sam aveva riunito i banchi e smesso di fare la sostenuta, commentando unicamente il disegno di Daisy, dicendo che era tanto dolce.
Louis aveva fatto una faccia confusa, ma quando Sam gli aveva mostrato il disegno era diventato rosso fuoco, perdendo per qualche secondo la sua incrollabile faccia di bronzo.
Intanto io avevo altri problemi: il compito di fisica si avvicinava e io non avevo ancora capito niente su traiettoria e moto rettilineo.
I miei mi avevano sempre asfissiato con la scuola, i voti, le medie e tutto il resto, ma da quando avevo cominciato il liceo erano tornati all'attacco con ancora più fervore.
Da piccola non ci davo molto peso, preferivo giocare o guardare i cartoni che studiare e fare i compiti.
Poi un giorno, quando avevo più o meno 13 anni,  esattamente alla rimpatriata con i vecchi compagni delle elementari avevo capito come mai la scuola per i miei contasse tanto: mentre i ragazzi giocavano a pallone e noi ragazze chiacchieravamo, le madri (e i pochi padri, tra cui quello di Sam) spettegolavano dei loro figli.
Avevo colto frasi come "Capo cheer-leader", "Premio della matematica", "Capitano squadra di basket", "Fatto dei provini per uno spot pubblicitario" e così via.
Mia madre stava in silenzio, con il viso congestionato. La madre di Caytlin (una delle tirapiedi di Jennifer, ma che caso) aveva chiesto a mia mamma "Ed Emma? Come va' a scuola? Fa' qualche sport?"
Che rispondere? Va da schifo e no, non si alza dal divano neanche su richiesta?
"Em e adorabile" era intervenuta Anne, salvando la faccia di mia madre, che non aveva trovato di meglio da fare che stare in silenzio.
"Mi aiuta a tenere Harry in riga" a quel punto la conversazione era stata dirottata sul piccolo combina guai, e c'erano così tanti anneddoti da raccontare che tutti si erano dimenticate di Em la noiosa.
Tutti tranne me, perchè sono io Em la noiosa.
Mi sentivo scottare, ma avevo brividi di freddo in tutto il corpo. Avevo realizzato una cosa: ero imbranata, goffa, grassa e brutta. E anche stupida. Niente di cui andare fiera.
Ed ero anche arrabbiata. Tremendamente arrabbiata. Non era colpa mia se ero grassa, non era colpa mia se ero imbranata, lenta e pesante. Eppure perchè tutte le mamme avevano qualcosa di carino da dire sulle proprie figlie, tranne la mia?
Ero così arrabbiata che avevo smesso di studiare, rischiando di non passare gli esami per entrare al liceo, avevo smesso di uscire, avevo smesso di fare qualsiasi cosa tranne respirare. Poi però i miei si erano incazzati di brutto e avevano pagato un insegnante privato per darmi lezioni.
Avevo passato gli esami per il rotto della cuffia, e quell'estate mi ero iscritta in palestra. Non avevo perso molto peso, ma almeno mi ero rassodata un po'.
In prima liceo mi ero sforzata di tenere i voti alti, e non avevo fallito clamorosamente, come mi aspettavo. Però facevo fatica, e ne faccio tutt'ora.
Soprattutto in questo periodo, che si accumulano verifiche e interrogazioni come la polvere sotto il letto...
Mentre guardavo il neo perdonato Tommo accampare una scusa sulla fervida immaginazione di sua sorella, avevo appoggiato la testa sul banco sfinita. Ci aspettava una giornata d'inferno: tema di italiano, interrogazione di biologia, test di ginnastica (la cosa che in effetti mi preoccupava più di tutte) e in più dovevamo assistere ad una conferenza sulle ripercussioni che il buco dell'ozono aveva sul nostro pianeta. Ed eravamo costretti a prendere appunti. Ma che gioia!
"Mi sento uno straccio" avevo commentato, rivolta a tutti e a nessuno in particolare.
"Come mai?" aveva chiesto Zayn che da bravo bambino stava già preparando fogli di protocollo e penna.
"Sono stufa marcia della scuola"
"Allora eviterò di dirti che siamo solo ad Ottobre e che mancano almeno 70 giorni alle vacanze di Natale"
"Zayn?"
"Si?"
"Ti ODIO"
Lui aveva provato a ribattere, ma la prof era entrata sprizzando felicità da tutti i pori (e ciò accadeva solo quando c'era un compito in classe) e ci aveva ordinato di separare i banchi.
Avevo atteso la scheda con la traccia del tema come se stessi aspettando la condanna a morte.


"Elabora un testo argomentativo sulle centrali nucleari,  presentando le tesi contrapposte a favore o contro le centrali nucleari. Dai anche un titolo alla tua trattazione"

Sarebbe stata una giornata molto lunga...

 




Ero stremata. STREMATA. E intanto quel tipo della conferenza non la smetteva di cianciare riguardo alle cause irreversibili dello smog. Ma fottiti.
All'inizio avevo preso appunti come una brava scolaretta, ma dopo un ora e mezza di un interminabile soliloquio palloso su sto cavolo di buco, avevo perso i miei buoni propositi.
Di fianco a me, la penna di Zayn sfrecciava sul foglio come una locomotiva a vapore. I prof ci avevano obbligati a tenere i posti così com'erano in classe, e la cosa mi rendeva mooolto infelice, dal momento che in quell'istante Louis e Sam stavano mangiucchiando un pacchetto di fonzies portate nell'auditorium di nascosto. Due file più indietro, Niall aveva l'acquolina in bocca.
Avevo guardato Zayn che continuava imperterrito a scrivere.
Avevo dato una sbirciatina al suo quaderno, leggendo da sopra la sua spalla. Avevo letto cose come "risorse rinnovabili" "fine dell'era del petrolio" "sovraffollamento" "crisi mondiale"  "Em piantala di fissarmi"... Oddio.
L'avevo guardato, e mi ero accorta che stava sorridendo.
"Mi annoio" avevo sussurrato.
"Che cos'è che entra lungo e duro ed esce molle e appiccicoso?"
Mi ero voltata così in fretta verso di lui che avevo sentito la schiena scrocchiare risentita.
"Come?" avevo chiesto incredula.
"Mi hai detto che ti stai annoiando. Ti sto facendo un indovinello. Che cos'è che entra lungo e duro ed esce molle e appiccicoso?" aveva ripetuto.
L'avevo fissato a bocca aperta. Harry sparava battute sconce e doppi sensi in continuazione, ma Zayn era il figlio pulito e perfetto che ogni madre vorrebbe avere, e non aveva mai azzardato un linguaggio volgare.
"Non lo so, Zayn" mi ero arresa, ancora sotto shock.
"Il chewing gum!!" aveva risposto, piegandosi in due dalle risate "Oh, Em, dovresti vedere la tua faccia!"
Lo avevo colpito su un braccio risentita, ma poi mi ero unita a lui "Troppe verifiche fanno sclerare anche Zayn sono perfetto Malik" avevo riso.
"E pensa che domani interroga in biologia, di nuovo, e c'è il test di storia dell'arte!!!" aveva continuato lui ridendo.
Più mi veniva in mente quanta roba dovevo studiare quel pomeriggio, più ridevo, più sembravo una pazza isterica.
Se mi andava bene, mi avrebbero internato, evitandomi le verifiche. Forse.


TUNZ TUNZ PARA TUNZ TUNZ
Avevo cercato di ignorare il rumore, con tutto il mio cuore.
TUNZ TUN PARA PARA TUNZ
Mi ero riconcentrata sul libro di testo, tappandomi le orecchie.
TUNZ TUNZ PARA TUNZ TUNZ
 "HARRY!!!" avevo urlato spalancando la finestra.
"Che c'è?" aveva risposto lui, affacciandosi dalla finestra di camera sua.
"Spegni quel cavolo di stereo, sto cercando di studiare"
"Ma per domani non c'è da studiare Emma!"
"Abbiamo tre verifiche domani Harry!"
"Ragazzi, non potreste trovarvi in giardino al posto che strillarvi da una casa all'altra come due scimmie urlatrici? Sapete, non è pieno di mine!!"
"Scusa mamma"
"Scusa Anne!"
"Tornate a studiare. E tu leva quella musica truzza, altrimenti stasera non ti cucino la cena!"
Avevo sorriso chiudendo la finestra, certe cose non sarebbero mai cambiate.
Harry ed io ci conosciamo praticamente da sempre: i nostri genitori erano dei vicini di casa in buoni rapporti (cosa rara nel nostro piccolo borgo pettegolo) già prima che noi nascessimo. Poi Anne era rimasta incinta, e cinque mesi dopo mia madre. Dopo la nostra nascita erano entrambe in maternità, e da sole in casa si annoiavano, quindi si facevano compagnia a vicenda con i rispettivi pargoli.
Quando Anne aveva degli impegni, dopo tutto di figli ne aveva due, mollava il giovane Styles a casa mia, e quando mia madre era impegnata accadeva il contrario.
In seguito, diventati più grandicelli, giocavamo in cortile o al parco giochi.
Mi ricordo che ogni estate mio padre gonfiava la piscinetta di gomma con gli anelli arcobaleno in giardino, la riempiva d'acqua e poi ci mollava lì, assicurandosi pomeriggi estivi liberi da ogni preoccupazine, dal momento che c'è ne stavamo buoni buoni a schizzarci o a provare ad affogare il gatto.
L'unica volta che gli avevamo dato da pensare, avevamo tre anni e dovevamo cominciare a giorni l'asilo, ma siccome faceva ancora caldo la piscina era ancora in giardino, e io, Harry e Gemma ci rincorrevamo attorno alla piscina.
Solo che qualcuno (indovinate chi?) correva così forte che era scivolato sull'erba inciampando nell'irrigatore e tagliandosi un piede.
I genitori di Harry lavoravano, mia madre faceva volontariato presso la biblioteca, Gemma aveva cinque anni,  quindi restava solo mio padre, che accorso a causa degli urli aveva trovato Harry in lacrime, sua sorella che strillava quanto la sirena dell'ambulanza ed io che vomitavo nella piscinetta.
L'episodio lo fa ancora ridere alle lacrime, ed è tutto ciò che ci resta: tante risate e una piccola cicatrice sull'alluce.
All'asilo era filato tutto a gonfie vele: eravamo diventati amici di Sammy e Liam, e il nostro cortile risuonava di risate, giochi e scherzi.
Alle elementari a noi si era unito Niall, "Qualcuno che mangia più di te non avrei mai pensato di incontrarlo Em!" però avevo cominciato a capire che non si può essere amici di tutti.
Per esempio, prima della seconda elementare ero abbastanza amica di Jennifer, ma poi lei aveva cominciato a dire cose cattive, a farmi i dispetti, e la nostra amicizia era naufragata come il Titanic.
Gli insegnanti avevano detto che era normale alla nostra età avere delle piccole incomprensioni, ma io non ero convinta: tutto d'un colpo avevo aperto gli occhi, e mi ero resa conto, come se mi vedessi da fuori, che ero diversa dalle altre bambine.
Quando vedevi Caytlin ti veniva voglia di prenderla in braccio e lanciarla per aria, se Jennifer, tutta nastri e ricci, ti sorrideva ti scioglievi come burro al sole. Con me no.
La mia stazza impediva a chiunque di prendermi in braccio e lanciarmi in aria. Non ero smodatamente grassa, ma non ero neanche piccolina e magrolina. Ero grande, alta e abbondante.
Avevo iniziato a vergognarmi un po'.
In mensa avevo smesso di finire i piatti sempre pieni di avanzi di Harry e Sammy, cedendo il compito a Niall, che ora aveva il controllo del traffico di avanzi della mensa.
Guardavo con terrore l'estate e la piscinetta arcobaleno. Mi sembrava che anche la mia pancia fosse fatta di anelli di gomma, rosa  e viscidi.
Di solito la famiglia Thompson e quella Styles andavano in vacanza al mare insieme, e io mi divertivo sempre un mondo, ma quell'anno speravo proprio che optassero per la montagna, se non rimanere a casa.
Ovviamente le mie tacite preghiere non erano state esaudite, e mi ero trovata in men che non si dica in vacanza a Palma de Maiorca, in bikini, mentre Harry cercava di sotterrarmi con la sabbia dorata, che mi si appiccicava dappertutto a causa della crema solare che mia madre mi aveva abbondantemente spalamta dappertutto, rendendomi unta come un sacchetto di patatine.
Lontano da Jennifer e dalla scuola era facile dimenticarsi di essere diversi, così avevo accolto con rinnovata gioia la "Stagione della piscinetta", unendomi ai miei amici.
Eravamo in tanti, e stavamo crescendo, ma avevamo trovato un nuovo modo di usare la piscinetta: la riempivamo di sapone che poi rovesciavamo in giardino, rendendo l'erba scivolosa e soffice, e poi ci divertivamo a pattinare scivolando e cascando in continuazione.
Il gioco era durato finchè il padre di Harry non era rientrato da un viaggio di lavoro e aveva trovato il suo amato prato giallo e secco a causa del sapone.
Nonostante le sgridate ci eravamo divertiti un mondo, e già mi immaginavo quanto mi sarei divertita l'estate prossima.
Inutile dire che la natura aveva rovinato i miei piani.
Mi stava crescendo il seno, stavo diventando una signorina; una signorina a cui veniva un attacco isterico ogni volta che qualcuno entrava nel bagno senza bussare.
Ero ufficialmente un adolescente, ed essendo la prima dei miei amici, mi vergognavo terribilmente di esserlo.
La prima volta che Niall e Sammy erano entrati in camera mia per svegliarmi per andare a scuola, mi era quasi venuto un infarto. Avrei preso Niall a calci in culo, se mia madre non me l'avesse impedito, Sammy no perchè era una femmina.
Non prendevo più il sole in giardino (che per me era diventato veramente un campo minato), non accompagnavo più Sam in piscina.
Mi ero sentita molto sola finchè anche Sam era diventata una signorina.
Si era creata una spaccatura tra noi e i ragazzi: li vedevamo ancora, ma quasi ci vergognavamo gli uni delle altre.
Passavo tutti i miei pomeriggi con Sam e delle nostre amiche comuni, mentre i ragazzi giocavano a calcetto nel campetto dell'oratorio, avevo cominciato a chiamare "Signora Styles" la mamma di Harry (cosa che la faceva scompisciare dalle risate, visto che fino a poco prima la chiamavo "Zia") e ad evitare sempre più la compagnia dei maschi.
Nonostante fossimo comunque partiti in vacanza al mare insieme, Harry mi ignorava e io ignoravo lui, trascorrendo i miei pomeriggi a correre appresso a Gemma e alle sue amiche.
Poi in prima media, la scoperta esaltante dell'altro sesso: a me interessavano i ragazzi e ai ragazzi interessavo io (Non io direttamente, ahimè, ma il genere femminile).
Eppure i ragazzi ci guardavano ancora con distacco, finchè Zayn non fece la sua rocambolesca comparsa nelle nostre vite (ma questa è un altra storia).
Le difficoltà legate a quel periodo ci avevano riuniti, in particolare il divorzio tra i genitori di Harry.
Li si sentiva sempre urlare, anche se chiudevamo le finestre ed accendevamo la Tv, ma dei loro figli nessun segnale.
Di solito cominciavano verso l'ora di cena e continuavano a strillarsi cose imbarazzanti fino a che lui/lei usciva di casa sbattendo la porta.
A scuola Harry andava malissimo, e avrebbe rischiato la bocciatura se non fosse diventato amico di quel secchione del Malik.
Lui però non provò mai a giustificarsi con i professori, e non fece parola con nessuno di quello che passava a casa. Sapeva che io sapevo, lo capivo da come evitava il mio sguardo.
Poi una sera, dopo una lite particolarmente violenta (della serie piatti e tazzine che si frantumavano al suolo) avevo avuto il coraggio di sbirciare dalla mia finestra in camera sua.
Si sentiva lo stereo a palla e vedevo solo le sue gambe a penzoloni dal letto.
Ero uscita in giardino, non sapendo ancora bene come fare, ma sapendo solo che volevo aiutare in qualche modo, senza sentirmi impotente.
Non mi sembrava il momento giusto per suonare il campanello (Si sentiva Anne che urlava cose che non dovrebbero mai uscire dalla bocca di una signora della sua età, mai) così avevo raccattato una pallina da tennis e l'avevo lanciata contro la sua finestra. I primi 5 tentativi erano andati in fumo, ma una volta presa la mano avevo fatto "canestro" almeno quattro volte di fila.
Harry aveva aperto la finestra. Non ero riuscita a guardarlo in faccia (le urla di suo padre come sottofondo di certo non aiutavano).
Avevo solo detto "Ti va' un film?"
Era bastato solo questo a riallacciare i rapporti.
"Ti va' un film?"
Non mi ricordo neanche cosa guardammo, so solo che ricominciammo a frequentarci.
In quel medesimo periodo Sam e io diventammo amiche di Zayn, e di conseguenza lui cominciò a frequentare anche Niall, Liam e Harry.
Lo aiutò anche a superare l'anno scolastico per il rotto della cuffia, e il pomeriggio uscivamo tutti di casa a giocare a calcio.
Non andava bene, ma neanche male.
Poi i genitori di Harry divorziarono definitivamente, e la casa tornò tranquilla e silenziosa, musica truzza a parte.
Tutto era tornato alla normalità, tranne per il fatto che, da quel momento in poi, la piscinetta con gli anelli arcobaleno sarebbe stata relegata in garage, per sempre dimenticata.



Angolo Autrice ^.^
Sciao bellezze!!!
Come va? Tutto bene?
Che ve ne pare di questo capitolo, dove veniamo a conoscenza delle pene del povero Harry? (Ho detto Pene, cioè Disgrazie, Tormenti, Affanni.... Miiiii se siete pervertite :P)
Spero dal più profondo del cuore che non sia realmente andata come l'ho descritta, sennò poveretto :(
Comunque, che ve ne pare?
Forse, mi pare che Emma sia un po' lamentosa, e siccome voglio evitare ciò, ditemi cosa ne pensate :)
Vorrei ringraziare happenin che recensisce sempre e che, nelle anteprime che le invio commenta sempre e solo "asdfghjkl" oppure "aawaaedvuvh :'''D", Annalisa e Laura che mi hanno spronato ad andare avanti ( e che sono troppo asdfghjk), xxpayneswag,perfection, e G the mockingjay (spero di averli scritti giusti lol) che sono scrittrici bravissime e anche ottime persone, dal momento che spendono il loro tempo a leggere e recensire una fanfiction come la mia :)
Davvero, a massive thank you...
Cami




























  
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